TELLIÈ, Giorgio
La sua fisionomia biografica è ignota. Le poche notizie rintracciate lo attestano a Verona, dove abitava nell’agosto 1778 (Venturini, 1996, p. 44) e dove morì in data imprecisata (S. dalla Rosa, in Guzzo, 1998, p. 166): nel 1763 un «Giorgio Teglia» era registrato nel Libro residuale della Tansa di Verona tra i «debitori della profeccione de’ pitori» per gli anni 1760 e 1761 (Marchini, 1975-1976, pp. 255 s.; Giffi, 2011, p. 379); il 3 giugno 1769 «Teliè Giorgio, pittor bavarese», era aggregato all’Accademia veronese con qualifica d’onore (Marchini, 1986, p. 592). Saverio dalla Rosa (1803-04, 1996) citava tre sue opere: perduti l’ovato col «beato Benedetto XI con sua madre» in Sant’Anastasia e l'altro facente parte del ciclo con Storie della vita del Santo in S. Pietro Martire, si conserva l’Incredulità di s. Tommaso affrescata sopra la porta laterale della chiesa di S. Tommaso Apostolo. Sempre Dalla Rosa (in Guzzo, 1998, pp. 164, 166) registrava anche, nella collezione Gazzola, «moltissimi quadri di Giorgio Telliè» e in particolare il «ritratto della contessa Massimiliana Gazzola». Una «Carità Romana del Tellier» era nella collezione Orti (Id., 2002, p. 376).
La conoscenza del pittore rimane affidata alle opere firmate e datate presenti nel Veronese, Mantovano e Trentino (per quest’ultime: Weber, 1933, 1977; Mich, 1990; Chini, 2002), che ne definiscono il profilo, disinvolto nella deferenza verso i modelli decorosi dell’Accademia ma fondamentalmente legato, soprattutto come frescante, a moduli barocchetti declinati secondo uno spirito rustico e popolare: la Morte di s. Scolastica della chiesa della Madonna dei Miracoli di Lonigo, la cui data è stata letta come 1768 (Rigoni, 2005) e, più plausibilmente, 1760 (Giffi, 2011, p. 379; Id., 2015, p. 114); gli affreschi nella volta della chiesa di S. Vigilio a Molina di Ledro (1772); la coppia di tele con S. Giuseppe col Bambino e s. Domenico e l’Immacolata con i ss. Luigi Gonzaga e Massimo in S. Maria di Loreto a Massimeno (1773); nella chiesa di S. Michele in Monzambano, la pala con i Ss. Rocco e Sebastiano, pagata in sua vece a Francesco Turrini il 25 agosto degli anni 1777 e 1778 (Venturini, 1996, p. 44), e gli affreschi nella volta del presbiterio e nei peducci, siglati «G.T.P.D.M.» e datati 1777 (L’Occaso, 2011, p. 73); la più tarda pala con S. Tecla nella chiesa di S. Maria Assunta a Villa Lagarina, firmata e posta su un altare datato 1791. La sua maniera, ben riconoscibile per via delle soluzioni compositive impostate su profonde linee diagonali, con figure vivacemente espressive in forte scorcio, è inoltre siglata dal costante reimpiego di modelli e cartoni. Si scalano tra gli anni Sessanta e non oltre gli inizi dell’ottavo decennio alcuni dipinti rintracciati nel Veronese (Giffi, 2011, pp. 381 s.) e caratterizzati da una materia pittorica felicemente sfatta e brillante: la Deposizione di Cristo dalla croce su rame nella chiesa di S. Salvatore di Cancello di Verona, la pala dell’altare maggiore della parrocchiale di Lughezzano di Bosco Chiesanuova, la tela con la Madonna di Loreto con i ss. Luigi, Nicola da Tolentino e Valentino nell’oratorio di S. Vincenzo Ferrer a Isola della Scala. La stessa scioltezza pittorica contraddistingue gli affreschi della cupola nella basilica di S. Luigi a Castiglione delle Stiviere, dove il suo intervento, documentato anche dai bozzetti su tela e pergamena conservati presso la canonica di Casaloldo, dovette precedere quello di Giorgio Anselmi del 1771 (L’Occaso, 2011, pp. 73 s.; Id., 2013, p. 71); nella stessa località, in S. Francesco, Telliè lasciò anche un modesto Transito di s. Giuseppe (ibid.). Subito dopo, intorno al 1770, si collocano le opere della parrocchiale di Pesina di Caprino Veronese, e dunque la pala con l’Elemosina di s. Gallo (Crosatti, 1996) e tre tele della serie a monocromo con Storie di s. Luigi Gonzaga (Giffi, 2011, pp. 380 s., 497), e gli affreschi della volta della navata della chiesa di S. Zeno a San Zeno di Montagna (pp. 381, 498). L’esecuzione tra il 1774 e il 1775 del complesso degli affreschi della chiesa di S. Michele Arcangelo a Calmasino di Bardolino (G. Agostini, 1940, in Masiero, 1994, p. 129; Giffi, 2011, pp. 381 s., 495; Id., 2015, pp. 118-120) è attestata dalle vicende costruttive della chiesa e dall’iconografia del dipinto della sacrestia con Papa S. Pio V conferisce idealmente all’abate benedettino Giovanni Antonio Braschi le insegne pontificie (pp. 119 s.).
Sono in parte perduti gli affreschi che decoravano il Pozzo dei Martiri, il Sacello di s. Prosdocimo e il corridoio di collegamento tra quei due ambienti nell’abbazia di S. Giustina a Padova, la cui esecuzione pare da legare ai soggiorni padovani di papa Pio VI, che fu ospite della stessa abbazia nel maggio 1782 (ibid., pp. 111-118). La condotta pittorica di Telliè si fa qui più secca e dura, come in altre opere che si collocano a cavallo tra l’ottavo e il nono decennio: l’affresco con Diana e Endimione nella volta di una sala di palazzo Portalupi a Verona (p. 114); nella parrocchiale di Rivalta di Brentino Belluno, la pala dell’altare maggiore, gli affreschi del presbiterio con figure allegoriche, la tela con il Riposo nella fuga in Egitto e un rame con la Colomba dello Spirito Santo (Id., 2011, pp. 382, 495-497); le tele con la Fede con s. Vincenzo Ferrer e s. Luigi Gonzaga e il Compianto su Cristo morto con i ss. Giuseppe e Antonio di Padova della parrocchiale di Cerro Veronese (ibid.).
S. dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle scolture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona (ms., 1803-04), a cura di S. Marinelli - P. Rigoli, Verona 1996, pp. 12, 84, 144; S. Weber, Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino (1933), Trento 1977, p. 350; G.P. Marchini, Le origini dell’Accademia di Pittura di Verona, in Atti e memorie dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, s. 6, XXVII (1975-1976), pp. 242-275; Id., L’Accademia di Pittura e Scultura di Verona, in La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, a cura di P. Brugnoli, II, Verona 1986, pp. 497-592; E. Mich, T., G., in La pittura in Italia. Il Settecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1990, p. 877; E. Masiero, Calmasino. Un antico borgo tra l’Adige e il Garda, Bardolino 1994, p. 129; G. Crosatti, Pesina. Cenni biografici di San Gallo e breve storia del paese, Verona 1996, p. 35; R. Venturini, Gli altari di San Michele, Monzambano 1996, p. 28 e doc. 9, 44; E.M. Guzzo, Quadrerie barocche a Verona: le collezioni Turco e Gazzola, in Studi storici Luigi Simeoni, XLVIII (1998), pp. 143-167; E. Chini, La pittura dal Rinascimento al Settecento, in Storia del Trentino, IV, L’Età moderna, a cura di M. Bellabarba - G. Olmi, Bologna 2002, pp. 817 s.; E.M. Guzzo, “Nota delle pitture degli autori veronesi per farne l’incisione ed altri anedoti” di Saverio dalla Rosa sul patrimonio artistico veronese, in Studi storici Luigi Simeoni, LII (2002), pp. 367-418; C. Rigoni, La Cappella del Miracolo: artisti veronesi e foresti nel santuario, in Le tavolette votive della Madonna dei Miracoli di Lonigo, a cura di A. Lora et al., Lonigo 2005, p. 10; L. Giffi, G. T., in I pittori dell’Accademia di Verona (1764-1813), a cura di L. Caburlotto et al., Crocetta del Montello 2011, pp. 379-383, 492-498; S. L’Occaso, I pittori dell’Accademia veronese nel mantovano, ibid., pp. 41-75; S. Marinelli, La pittura dei professori, ibid., pp. 11-39; S. L’Occaso, Appunti per il Settecento veronese, in Verona illustrata, XXVI (2013), pp. 67-72; L. Giffi, Il pittore “veronese” G. T. nell’abbazia di Santa Giustina a Padova. “Furono i popoli penetrati da una santa divozione”: ipotesi su Pio VI e il vescovo Nicolò Antonio Giustiniani, in Musica e Figura, III (2015), pp. 111-120, 218-223.