MERULA, Giorgio (Giorgio Merlano di Negro)
Umanista e storico, nato ad Alessandria tra il 1430 e il 1431; morto a Milano il 19 marzo 1494. Negli anni 1444-46 studiò a Milano presso Francesco Filelfo. Nel 1450 si recò a Roma per il giubileo e ivi s'incontrò con Galeotto Marzio, che accompagnò a Padova per seguirne le lezioni. Nel 1454 ritornò a Milano, dove insegnò privatamente, frequentando a un tempo la scuola di Gabriele Paveri Fontana. Si trasferì nel 1460-61 a Mantova per udirvi le lezioni di greco di Gregorio Tifernate, alla partenza del quale vi restò a insegnare fino al 1465. Indi passò a Venezia, dove professò rettorica più di tre lustri (1465-82.)
Ivi allestì alcune edizioni: di Marziale (1471), di Cicerone, De finibus bon. et mal. (1471), degli Scriptores rei rusticae (1472: Catone, Varrone, Columella), di Plauto (1472: venti commedie), con un saggio di critica del testo nelle Emendationes in Virgilium et Plinium (1471). Commentò inoltre alcuni testi: l'epistola ovidiana di Saffo a Faone (1471), l'orazione Pro Lig. di Cicerone (1478) e le satire di Giovenale (1474). Per l'acredine della sua critica e per l'insofferenza della critica altrui s'attirò molte ostilità: indi le polemiche coi suoi maestri: il Filelfo, il Marzio, il Paveri Fontana, e specialmente con Domizio Calderini, che al par di lui s'era occupato di Marziale.
Un nuovo campo s'aprì all'attività del M., quando Ludovico il Moro lo invitò in Lombardia, dove tenne cattedra prima nello Studio di Pavia (1483-85) e poi nell'Accademia di Milano (1485-94).
Qui il duca se lo accaparrò per la storia della sua casa, alla quale il M. diede mano fino dal 1488, esplorando e facendo esplorare gli archivî e i monasteri dello stato visconteo e dei luoghi vicini a cercar cronache e documenti: nel che seguiva, consapevole o no, il procedimento del suo antico compaesano Benzo. La morte gl'impedì di compiere il vasto disegno, del quale portò a termine la prima decade, lasciando appena abbozzati quattro libri della seconda. Ma anche non compiuta, l'Historia Vicecomitum rimane l'opera sua migliore ed è tra le più notevoli che abbia prodotto la storiografia italiana del secolo XV. Uno dei più efficaci collaboratori nella ricerca dei documenti storici fu il suo amanuense Giorgio Galbiate, che visitò nel 1493 il monastero di Bobbio, dove fece la strepitosa scoperta di codici antichi, onde tanto si commossero circoli umanistici. Il merito della scoperta se l'appropriò il borioso M.; ma i posteri hanno fatto giustizia.
Bibl.: F. Gabotto e A. Badini Confalonieri, Vita di G. M., Alessandria 1894; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici greci e latini, Firenze 1905, pp. 157-164; id., in Giorn. stor. letter. ital., XLVII (1906), pp. 39-40; id., in Historia, 1932, pp. 89-95, 1933, pp. 615-622.