MANGANELLI, Giorgio
Scrittore, nato il 15 novembre 1922 a Milano, dove ha compiuto gli studi fino alla laurea. Trasferitosi a Roma, dopo un periodo d'insegnamento universitario si è dedicato all'attività di saggista e di giornalista collaborando al Giorno, all'Espresso, al Corriere della sera, al Mondo, ecc. Ha partecipato, in posizione autonoma, alle vicende della neo-avanguardia dalla collaborazione al Verri alla fondazione di Grammatica e all'esperienza di Quindici.
Una strenua volontà di organizzazione dei dati dell'esperienza, un contradittorio tentativo di costruzione del sistema al di là della caotica indisponibilità di un universo proliferante su sé stesso presiede alla scrittura di M. sin da Hilarotragoedia (1964). Il rifiuto della forma romanzesca come veicolo di letteratura "edificante", di "messaggio" si attua, passando per una ricognizione dei generi, nell'elaborazione di un modello di letteratura didascalica nella forma del trattato, come nell'Hilarotragoedia, o del commento, come nel successivo Nuovo commento (1969) il cui rigoroso andamento lineare viene continuamente reinventato e stravolto in chiave ironica e grottesca. Esposizione e chiosa, cessando di essere regolate da norme limpidamente razionali funzionanti come argini, come briglie di contenimento di un sapere retto da premesse controllate e certe, si trasformano in veicoli di accumulazione, di dilatazione, di mostruosa e incontrollata proliferazione di materiali verbali in folle accelerazione. Il paradosso dell'operazione compiuta da M. sta proprio nella capacità di recuperare la funzione, l'esposizione ordinata di un sistema di dottrine, attraverso lo strumento tipico della scomposizione, il monologo, adattato di volta in volta ai toni dell'esplicazione, della perorazione o del delirio ossessivo, come risultante di un'elaborazione tesa a sfruttare, nell'ambiguità, l'elemento dinamico del linguaggio. La formula della lucida allucinazione maniacale dà vita anche ai capitoli di Agli dei ulteriori (1972), dove si affaccia però, nel ricorso all'espediente del carteggio, l'esigenza di dare ai materiali uno sviluppo drammatico, di distendere il monologo nel dialogo a due voci da cui nascono anche i capitoli di A e B (1975) che raccoglie testi nati come radiodrammi e destinati perciò alla recitazione. Un'analoga operazione di rilettura dei materiali dell'esperienza che è anche reinvenzione secondo procedimenti di volta in volta iperbolici e paradossali, metaforici e ironici in funzione straniante, appare in Lunario dell'orfano sannita (1973) e in Cina e altri orienti (1974). Da un'idea di riscrittura di "favole" già sottoposte a trattamento letterario, nascono due opere, peraltro assai diverse, come Cassio governa Cipro (1977), rifacimento in chiave attuale dell'Otello shakespeariano (e recitato alla Biennale di Venezia, 1974), e Pinocchio: un libro parallelo (1977), nel quale l'autore segue all'interno del libro uno degl'infiniti percorsi possibili risultante dall'invenzione di una nuova e inedita relazionalità tra gli elementi dell'opera. M. ha dato anche importanti contributi critici sia con l'originale attività di saggista, sia nei brani raccolti in La letteratura come menzogna (1967).
Bibl.: Vent'anni d'impazienza, a cura di A. Guglielmi, Milano 1965; A. Guglielmi, Vero e falso, ivi 1968; M. Corti, rec. a G. Manganelli, Nuovo commento, in Strumenti critici, 1969, n. 10, pp. 421-23.