Amendola, Giorgio
Politico (Roma 1907-ivi 1980). Figlio di Giovanni, la morte del padre a seguito dell’aggressione subita dai fascisti lo segnò profondamente, portandolo verso la militanza politica. Entrato in contatto col gruppo comunista che a Napoli faceva capo a E. Sereni e M. Rossi Doria, nel 1929 si iscrisse al Partito comunista. A seguito della sua attività, nel 1932 fu arrestato e condannato al confino per cinque anni. A Ponza A. fu raggiunto dalla sua compagna, Germaine Lecocq, che sposò nel 1934. Nel 1937 espatriò in Francia, dove diresse i gruppi comunisti italiani. Rientrato in Italia nel 1943, dopo l’8 settembre fece parte del CLN centrale; nel marzo 1944 fu tra gli ideatori dell’azione di via Rasella. A maggio si trasferì nell'Italia settentrionale. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Parri (1945), fu riconfermato in tale incarico nel primo governo De Gasperi (1946). Consultore nazionale per il PCI, deputato alla Costituente, è stato poi eletto alla camera per numerose legislature. Dal 1969 fu anche deputato al parlamento europeo. Tra i massimi dirigenti del PCI, fu tenace assertore dell’unità del movimento operaio. Negli ultimi anni della sua vita partecipò al dibattito storiografico con varie pubblicazioni, tra le quali: Lettere a Milano. Ricordi e documenti, 1939-45 (1974), Intervista sull'antifascismo (1976), Storia del Partito comunista italiano, 1921-43 (1978). Di carattere autobiografico: Una scelta di vita (1976) e Un’isola (1980).