GIORDANO da Giano
Nacque intorno al 1195 nel piccolo centro di Giano (attuale Giano dell'Umbria), una cinquantina di chilometri a sud di Perugia.
La sua data di nascita si deduce sulla base di quanto egli stesso dichiara nella Chronica, l'opera che lo ha reso celebre e da cui si ricavano in maniera pressoché esclusiva le informazioni per ricostruire la sua biografia. All'indomani del capitolo provinciale (30 apr. 1262), quando - per rispondere alle ripetute sollecitazioni dei confratelli a fissare per iscritto i racconti edificanti sulle vicende dei primi frati francescani inviati in Germania -, mise mano presso il convento sassone di Halberstadt alla redazione della Chronica lo stesso G. afferma che nel 1221, anno d'inizio della sua seconda missione in terra tedesca, era già diacono. Si può quindi ritenere che egli fosse già stato consacrato al diaconato prima del suo ingresso nella vita minoritica. Quest'ultimo, poi, dev'essere avvenuto anteriormente alla partenza di Francesco d'Assisi per l'Oriente (giugno 1219), viaggio delle cui circostanze G. si mostra singolarmente edotto; lo stesso dicasi della sua conoscenza della missione dei frati in Spagna, martirizzati in Marocco nel gennaio 1220, e di quella, meno tragica ma altrettanto fallimentare, dei compagni inviati in Ungheria - forse sempre nel 1219 - e di cui venne a sapere per relazione diretta di uno dei partecipanti.
Stando a quanto rilevava agli inizi del Cinquecento il francescano osservante Nikolaus Glassberger, continuatore e interpolatore della Chronica - anche se, come aveva ipotizzato con buone ragioni il Böhmer, questo inserto sarebbe più verosimilmente da attribuire a Baldovino di Brandeburgo, amanuense ufficiale di G., i cui interventi sul testo ne fanno però ben altro che un pedissequo scrivano -, G. sarebbe stato ricevuto nella fraternitas dallo stesso Francesco, da lui conosciuto "in mundo viventem hominem infirmum". Sempre il cronista tedesco ci ha lasciato inoltre un breve ritratto fisico e spirituale di G., in cui si ricordano il suo incarnato scuro ("vir specie niger"), l'esiguità della statura ("statura pusillus"), l'animo giocondo, la benevolenza e disponibilità, e soprattutto il senso profondo dell'obbedienza, che riteneva virtù precipua e inderogabile della santità minoritica.
Se è dunque assai ragionevole assumere che G. abbia conosciuto Francesco, non si può d'altra parte ritenere che abbia avuto con lui una stretta familiarità (del resto da lui mai asserita), non essendo appartenuto al gruppo dei compagni della primissima generazione né potendosi annoverare tra quelli che entrarono nella fraternitas nell'arco di anni compreso fra l'approvazione orale del propositum da parte di Innocenzo III (1209-10) e il 1215 circa; e dovendo pertanto ascriverlo alla generazione di coloro che, come Cesario da Spira e Tommaso da Celano, affiliatisi al gruppo dei frati negli anni immediatamente successivi al quarto concilio Lateranense (1215), partirono con lui per la Germania nel settembre del 1221.
In occasione del celebre capitolo "delle stuoie", convocato ad Assisi dallo stesso Francesco il 23 maggio 1221, fu stabilito che il tedesco Cesario da Spira scegliesse un congruo numero di frati da destinarsi a una nuova e sistematica azione missionaria in Germania, anche in vista dell'impianto dell'Ordine in quelle terre dopo lo scacco del primo tentativo d'insediamento nel 1217-19. G., pur renitente (egli stesso racconta di aver provato orrore per la "furia dei tedeschi" e timore che la sua fede venisse corrotta "dagli eretici di Lombardia"), finì per piegarsi al comando di frate Elia, aggregandosi infine al drappello capeggiato da Cesario a fianco di uomini che avrebbero più tardi conseguito universale celebrità, come i frati Giovanni da Pian del Carpine e Tommaso da Celano. A essi si unirono, tra i dodici frati chierici, Barnaba il Tedesco, predicatore bilingue, Giuseppe da Treviso, l'ungherese Abramo, il toscano Simone, il tedesco Corrado, i sacerdoti Pietro da Camerino, Giacomo e Gualtiero; e a questi si affiancarono ben tredici frati laici, tra i quali G. menziona soltanto il tedesco Benedetto da Soest o lo svevo Enrico.
A drappelli scaglionati di tre o quattro uomini i frati giunsero a Trento per la festa di S. Michele (29 settembre), ben accolti dal vescovo e dal popolo, e vi poterono conseguire un primo importante frutto del loro apostolato con l'ingresso nell'Ordine di un ricco cittadino bilingue di nome Pellegrino, che si aggregò alla missione d'Oltralpe. Dopo brevi stazioni a Bolzano e Bressanone, inoltratisi verso i valichi alpini, G. e i suoi compagni conobbero i primi morsi della fame, ma finalmente, nella città di Matrei, riuscirono a rifocillarsi grazie alla generosità di alcuni ospiti. Da qui raggiunsero Augusta, dove furono accolti con grande benevolenza dal vescovo e dal suo vicario, che li alloggiarono presso la curia: nella città bavarese, il 16 ottobre, i trentun frati della missione si radunarono per il primo capitolo dopo il loro ingresso in Germania, e in quella sede frate Cesario poté così destinarli presso varie città tedesche: Giovanni da Pian del Carpine e frate Barnaba come predicatori a Würzburg, da dove poi si recarono a Magonza, Worms, Spira, Strasburgo e Colonia; G., con due altri compagni, Abramo e Costantino, fu assegnato a Salisburgo, dove fu accolto fraternamente dal locale arcivescovo Eberardo II di Regensberg. Nel frattempo frate Cesario, ripercorrendo le strade dei confratelli che lo precedevano, raccoglieva frutti copiosi di quei primi sforzi missionari aggregando nuove leve all'Ordine (sia chierici sia laici), e poté così celebrare presso la cattedrale di Worms, nel 1222, il primo capitolo provinciale di Germania. G., che non aveva potuto prender parte all'assemblea, fu allora invitato da frate Cesario a recarsi presso di lui: durante il viaggio diede prova di sapersi ingegnare mendicando il cibo in una lingua, il tedesco, di cui conosceva soltanto qualche parola (chierico e sacerdote, G. non aveva però ricevuto quella formazione superiore che pur suole rilevare in altri frati, e si dichiara ben consapevole dei limiti letterari ed eruditi della propria opera): in ogni caso, come rievoca compiaciuto G. stesso in una pagina della Chronica, la gente dei villaggi presso cui transitavano e predicavano i frati era di solito così devota che, inginocchiandosi dinanzi a loro, ne venerava persino le orme. Il 18 marzo 1223 G. fu ordinato sacerdote da Cesario (che di lì a poco, stanco e desideroso di ritornare in Umbria a rivedere Francesco, fu sostituito nell'ufficio di ministro provinciale da frate Alberto da Pisa), e per tutta quell'estate fu il solo frate che celebrò, alternatamente, nelle città di Worms, Magonza e Spira, dove, in quel periodo medesimo, fu nominato custode Tommaso da Celano. In occasione del capitolo celebrato in quello stesso anno da Alberto da Pisa, presso il lebbrosario a ridosso delle mura di Spira, G. esercitò tra i frati insediati nella città l'ufficio di guardiano. Lo ritroviamo poi a Magonza, nel 1224, inviato dal ministro provinciale con altri sette frati affinché reperisse nuove case per l'auspicato insediamento in Turingia, dopo il successo della missione in Sassonia: l'11 novembre giunse a Erfurt, dove alloggiò provvisoriamente, in attesa della bella stagione, nella casa del sacerdote del lebbrosario, fuori le mura della città. Con lui risiedevano frate Ermanno da Weissensee, sacerdote e predicatore; frate Corrado di Würzburg, suddiacono; frate Arnoldo, chierico; i frati laici Enrico di Colonia, Gernoto di Worms e Corrado di Svevia, e a essi si unirono poi frate Giovanni di Colonia e frate Enrico di Hildesheim. Nel 1225 G. mandò in avanscoperta alcuni frati laici a indagare sulle condizioni delle città della Turingia, regione in cui da quel momento avrebbe rivestito l'ufficio di custode. Frate Ermanno, con l'assenso di G., poté impiantare così un primo insediamento minoritico nella città di Eisenach. Nel frattempo, a Erfurt, i frati furono trasferiti in una sede più congrua presso la chiesa di S. Spirito, che aveva già ospitato le monache agostiniane, e vi rimasero per ben sei anni. Sempre nel 1225 furono inviati gruppi di frati a Nordhausen e Mühlhausen, dove trovarono situazioni non sempre favorevoli a uno stabile insediamento.
Il 2 febbr. 1227, poco dopo la morte di Francesco, G. prese parte nella città di Magonza, con tutti i custodi, i predicatori e i guardiani, a un nuovo capitolo provinciale tedesco presieduto da Alberto da Pisa: costui, di lì a poco, sarebbe stato esonerato da Giovanni Parenti (nuovo ministro generale dell'Ordine) e sostituito dall'inglese Simone nel provincialato di Germania; a quest'ultimo, già l'anno seguente, sarebbe succeduto Giovanni da Pian del Carpine, assiduo promotore di nuove missioni in Boemia, Ungheria, Polonia, Dacia e Norvegia.
Nel 1230 la provincia francescana di Germania venne divisa nelle due province del Reno e di Sassonia. G., allora custode di Turingia, insieme con frate Leonardo, custode di Sassonia, si recò a Worms, al capitolo del Reno; qui, su consiglio del ministro e del vicario, affidata temporaneamente la custodia di Turingia a Leonardo, partì con un compagno per chiedere al generale un ministro e un lettore per la nuova provincia. G. ottenne la nomina di frate Giovanni l'Inglese, già visitatore in Germania, e come lettore un tal frate Bartolomeo. Fu in quelle circostanze che G., di ritorno dall'Italia, ricevette in dono da Tommaso da Celano alcune preziose reliquie di s. Francesco, accolte trionfalmente dai frati di Eisenach.
Notizie di G. si ritrovano nel 1238, quando fu il capofila di una delegazione di frati recatisi da Gregorio IX - dopo un vano appello rivolto al ministro generale Elia, contro gli sgraditi provvedimenti del visitatore inviato in Germania -, delegazione organizzata per ottenere l'esonero dello stesso frate Elia. Dalla narrazione autobiografica non sembra però di poter dedurre che G. abbia fatto parte della commissione romana di venti frati voluta dal papa e approvata dal successivo capitolo generale per deliberare sulla riforma e il futuro stato dell'ordine, azione che culminò nell'esonero di Elia, sostituito da frate Alberto da Pisa.
Stando a tre lettere scritte da Praga da un certo "frater Jordanus" nell'aprile-maggio 1241, che annunziavano all'Occidente l'orrore delle stragi e l'imminenza del pericolo dei Tartari, G., tradizionalmente identificato con l'autore di quegli scritti (Böhmer, Ausweiler), sarebbe stato dunque in quel periodo anche il vicario delle province francescane di Boemia e di Polonia. Successive ricerche hanno, però, sollevato seri dubbi sulla paternità di quelle epistole, attribuendole più fondatamente allo scriptorium del cronista Matthaeus Paris, nei cui Chronica maiora erano state inserite e tradite. Del resto è ben strano che G., cronista assai scrupoloso, specie quando si tratta di rievocare le circostanze dell'assunzione dei propri incarichi all'interno dell'Ordine, in un caso oltretutto così drammatico, avesse completamente omesso la menzione di quell'ufficio.
Nonostante la sua narrazione, sia pur con estrema laconicità e quasi stanca e monotona registrazione degli eventi rispetto alla densità e singolarità degli episodi ricordati per i primi anni della missione, prosegua sino al 1262, l'ultima notizia relativa a G. è quella della sua nomina al vicariato di Sassonia da parte di frate Aimone durante il capitolo provinciale di Altenburg nel 1242.
La riduzione piuttosto brusca della profondità e ampiezza di osservazione a partire da quel momento, solo in parte riconducibile ai caratteri intrinseci della materia (la monotona successione degli eventi di una provincia missionaria ormai relativamente stabilizzata nelle sue funzioni), risente probabilmente dell'ottica peculiare con cui G. guarda alla storia del suo Ordine. Egli, infatti, è guidato nella ricostruzione da un ovvio e marcato criterio provvidenzialistico: se le sue pagine lasciano pur trasparire la svolta in senso monastico-clericale successiva al 1220, G., sorretto da un vigoroso ideale unitario e continuista della vicenda di una fraternitas quasi spontaneamente evolutasi in ordine all'insegna di una sostanziale fedeltà ai dettami e allo spirito originari, e anche al di là se non proprio addirittura in occasione dei contrasti verificatisi su alcune scelte istituzionali di non poco rilievo, evidenzia sempre la fondamentale armonia di intenti tra il fondatore, il Papato e l'ala maggioritaria e vincente dei suoi frati. Tuttavia, forse per l'imbarazzo in cui la cosa l'avrebbe posto anche in rapporto all'esaltazione che aveva fatto del suo maestro spirituale e missionario Cesario da Spira, di cui sono note grazie al Chronicon di Angelo Clareno le tragiche circostanze di morte, egli tace del tutto la spaccatura, che aveva ormai decisamente iniziato a farsi strada quando scriveva, tra l'ala "conventuale" e il gruppo degli "zelatori", poi noto come corrente degli spirituali. L'obbedienza, e dunque la conformità assoluta alla norma e all'autorità del gruppo, rimane per G. il criterio primo di identità e il metro più adeguato per accertare la santità dei genuini osservanti della regola.
Incerta è la data della morte, avvenuta dopo il 1262, anno in cui iniziò a scrivere la Chronica.
Edizioni. L'opera cronachistica di G., fonte precipua per la ricostruzione della sua biografia, oltre che documento di grande importanza per la storia del primo francescanesimo, fu edita criticamente da H. Denifle e V. Albers in Chronica fratrum minorum auctore fratre Iordano de Iano, in Analecta Franciscana, I, Ad Claras Aquas, 1885, pp. 1-19. Una nuova e tuttora insuperata edizione (nonostante le successive indagini dell'Ausweiler - che approntò le ricerche per una nuova edizione, senza poi dare corso all'opera -, dello Esser e di altri, abbiano fornito nuovi e ampi materiali per una opportuna revisione) fu poi offerta da H. Böhmer, Chronica fratris Iordani, in Collection d'études et de documents sur l'histoire réligieuse et littéraire du Moyen Âge, VI, Paris 1908, pp. 1-62. Una buona versione italiana, a cura di A. Cabasso e F. Olgiati, si trova in Fonti francescane, Padova 1977, pp. 1969-2010. Due delle tre lettere attribuite a G. furono pubblicate dal Böhmer in appendice alla sua edizione della Chronica, cit., pp. 72-75; le tre epistole si trovano raccolte in Mattheus Parisiensis, Chronica maiora, a cura di F. Liebermann, Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXVIII, Hannoverae 1888, pp. 207-209.
Fonti e Bibl.: H. Denifle - V. Albers, Praefatio a Chronica fratrum minorum …, in Analecta Franciscana, cit., pp. XII-XVII; H. Böhmer, Introduction a Chronica fratris Iordani, in Collection d'études …, cit., pp. LVI, LXXX; E.J. Ausweiler, The "Chronica fratris Iordani a G.", Washington, DC, 1917; O. van der Wat, Das chronologische Rätsel der Chronik des Iordanus von G., in Archivum Franciscanum historicum, XXIV (1931), pp. 395-398; R.B. Brooke, Early Franciscan government. From Elias to Bonaventure, Cambridge, MA, 1959, pp. 20-27; C. Schmitt, Jourdain de G., in Catholicisme, VI, Paris 1967, coll. 1064 s.; L. Pellegrini, Introduzione, in Fonti francescane, cit., pp. 1849-1865; K. Esser, Eine vollständige Handschrift der Chronik des Fr. Jordanus von G., in Studia historico-ecclesiastica. Festgabe für L.G. Spätling, Romae 1977, pp. 419-425; R.B. Brooke, La prima espansione francescana in Europa, in Espansione del francescanesimo tra Occidente e Oriente nel secolo XIII, Atti del VI Convegno della Società internazionale di studi francescani,Assisi … 1978, Assisi 1979, pp. 125 s., 131 s.; L. Petech, Introduzione, in Giovanni da Pian del Carpine, Storia dei Mongoli, a cura di P. Daffinà, Spoleto 1989, p. 29; F. Dal Pino, G. da G. e le prime missioni Oltralpe dei frati minori, in I compagni di Francesco e la prima generazione minoritica, Atti del XIX Convegno della Società internazionale di studi francescani,Assisi…1991, Assisi 1992, pp. 201-257; F.E. Reichert, Incontri con la Cina. La scoperta dell'Asia orientale nel Medioevo, Milano 1997, pp. 75 s.; L. Pellegrini, I quadri e i tempi dell'espansione dell'Ordine, in Francesco d'Assisi e il primo secolo di storia francescana, Torino 1997, pp. 165, 168-170, 172-175, 177, 179, 183, 188, 201; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VI, Roma 1990, pp. 437 s.; Medioevo latino, I (1980) e successivi s.v.Iordanus de Iano.