CAMBIAGI, Gioacchino
Nato a Firenze il 18 marzo 1747 da Gaetano e da Maria Teresa Ravagli, abbracciò inizialmente lo stato ecclesiastico e frequentò il collegio Eugeniano del duomo, dove nel 1768 appare come "uno dei sotto maestri, non avendo volontà di tirarsi avanti per lo Stato Ecclesiastico"; in questo stesso anno ottenne un posto nel collegio della Sapienza per seguire nell'università pisana gli studi giuridici, nei quali conseguì la laurea nel 1772 (da questo momento il titolo di dottore sostituì quello di abate, che appare ancora nella Istoria del Regno di Corsica). La sua vera formazione letteraria e storica era tuttavia già iniziata nell'ambiente della libreria e della stamperia del padre, alle cui imprese editoriali aveva collaborato fin dagli inizi, per poi succedergli nella direzione della Stamperia granducale.
Dall'aprile 1767 al 5 genn. 1768 fu "dispensatore" della Gazzetta estera pubblicata dal padre e redatta dall'abate G. Molinari; quando questi, alla fine del 1767, abbandonò la Stamperia granducale per affidare la Gazzetta estera al tipografo G. Allegrini, il C. intraprese insieme con l'abate Luigi Semplici, con Lazzero Rampezini e con Fulvio Mauro, un nuovo foglio settimanale, Il nuovo corriere, notizie del mondo, di cui uscirono solo venti numeri, dal 2 gennaio al 14 maggio 1768.
Il periodico, che nell'agosto 1768 si fuse con la Gazzetta estera per dar luogo alla Gazzetta di Firenze stampata da Allegrini e diretta da Molinari e Rampezini (che la continuarono nell'ottobre col titolo Notizie del mondo), si riprometteva di fornire notizie "in materie politiche, economiche, e di fatto, senza entrare nelle Accademiche, Filosofiche, o Letterarie", essendo "l'Istoria l'occhio dell'umana prudenza" (manifesto al pubblico del 19 dic. 1767).
Escluso dalla società dei compilatori della Gazzetta di Firenze, il C. cercò in seguito, ma inutilmente, di dar vita a un Giornale politico-letterario, di cui stampò clandestinamente tre numeri nel luglio 1773, senza ottenere l'approvazione. Nessuna traccia resta invece di un'iniziativa che sembra abbia preso nel 1779, "di pubblicare nel suo soggiorno in Inghilterra un Giornale della nostra Letteratura" (necr. in Gazzetta di Firenze, 1822).
Negli anni in cui frequentò l'università di Pisa egli scrisse e pubblicò quella monumentale Istoria del Regno di Corsica (s.l. [ma Firenze], 1770-72, tomi 4) che nel 1939 Volpe definirà "opera fondamentale anche oggi, la prima storia riccamente documentata dell'isola", e che nel periodo fascista richiamò sulla figura del C. l'interesse - di stampo nazionalistico e privo spesso di scrupolo critico - dell'Archivio storico di Corsica.
Gli avvenimenti dell'isola e il tentativo indipendentistico di Pasquale Paoli ebbero anche in Toscana, come in tutta Europa, risonanza assai vasta, ad opera degli stessi rifugiati corsi numerosi soprattutto a Livorno. Accanto a Raimondo Cocchi, il C. si distinse - a detta dell'Inghirami - "tra quei che divulgavano i manifesti della nazione contro i genovesi, e che mantennero costanti relazioni tanto col generale Paoli, quanto coi capi della ribellione, momentaneamente stanziati in Toscana": al Paoli dimostrò in realtà, in più occasioni, stima e simpatia, ricambiata dal generale al "caro e buon amico Cambiagi" (vedi lettera di Paoli al C. del 31 genn. 1800, cit. da Tommaseo, pp. 797 s.: "Oh quanto devo al vostro generoso zelo verso de' miei poveri compatriotti! Hanno essi trovato nella vostra persona ben altro che un diligente sincero avvocato, che soccorre e raccomanda"); dell'interessamento del C. per le sorti della Corsica è testimonianza anche il Nouveau plan da lui proposto al ministro della Guerra francese, "moyennant lequel le Royaume de Corse peut devenir riche, peuplé, tranquille, entièrement attaché et dévoué à la Couronne de France" (ms. in Archives du Départ. de la Guerre, Parigi, carton 1099, cit. da C. Starace, Bibliografia della Corsica, Milano 1943, n. 8112).
Nel 1816 il C. si dichiarerà autore, ancor prima della Istoria del Regno di Corsica, delle Memorie istoriche concernenti la vita di Pasquale Paoli generalissimo, e capo del governo corso (pubbl. a Firenze nel 1769 in 2 t.) forse identificabili - nella congerie di scritti e traduzioni sulla Corsica circolanti in Italia in quegli anni - con le Memorie istoriche concernenti la vita di S. E. D. Pasquale de Paoli Presidente del Consiglio di Stato del Regno di Corsica (Corti 1769), attribuite dal Melzi (Diz. di opere anonime e pseudonime, II, Milano 1863, p. 186) a Domenico Caminer come riassunto del Saggio storico del Regno di Corsica pubblicato da quest'ultimo nel 1768, e da Starace (op. cit., n. 3834) a unanonimo autore corso. Resta comunque difficile identificare questa operetta - della cui pubblicazione in due parti dette notizia la Gazzetta toscana, 1769, nn. 4 e 27 - con quella "breve Istoria, o vogliam dire Compendio di questo Regno" che nel 1770 il C. disse di aver scritto "negli anni scorsi" (prefaz. a Istoria..., I, p. VIII), perché qui probabilmente il C. alludeva a una prima redazione manoscritta dell'opera maggiore. Già alla fine del 1768, infatti, aveva annunciato l'Istoria in due tomi, che cominciò a uscire periodicamente, quattro fogli per volta, all'inizio del 1769. L'opera completa fu raccolta in quattro tomi nel 1770-72, non uscirono gli altri due tomi promessi nel 1770 e annunciati ancora nel '73, dedicati alla Corsica sacra (vescovadi, chiese, santi ecc.) e alla Corsica illustrata (vite di uomini illustri, carta corografica ecc.). Basata su numerosissimi documenti e su una bibliografia eterogenea (da Erodoto al celebre Account di James Boswell), l'opera si sforza di dominare la storia dell'isola dai tempi più remoti al 1771, ma non riesce a evitare il carattere cronachistico proprio di tutta la produzione del C., né quegli errori che gli procurarono, pur tra molte lodi, gli inviti alla prudenza delle Novelle letterarie e delle Notizie letterarie di Firenze, tanto che egli si propose, a conclusione dell'Istoria (IV, p. 356) di correggere gli "abbagli" in cui era incorso, sembra che nel 1798 avesse pronta per le stampe una nuova edizione aggiornata dell'opera, condotta su nuovi materiali, ma l'unico nuovo contributo alla storia della Corsica che sia rimasto è la voce Bonifazio scritta per Cesare Orlandi, Delle città d'Italia e sue isole adiacenti. Compendiose notizie sacre,eprofane, Perugia 1775, IV, pp. 139-46 (vedi anche p. 436). L'Istoria deve tuttavia essere valutata, più che come opera di erudizione storica, come testimonianza della fortuna di Paoli: nonostante la professione di imparzialità ("essendo io in possesso di genuine memorie lasciate, e trasmessemi da Soggetti qualificati, che hanno scritto per la sola verità, e scevri d'ogni passione di un forsennato patriottismo" II, p. 332), il racconto del C. si vivifica nel tomo IV (dedicato al periodo 1755-71) dove traspare la sua simpatia per il generale corso rivelatosi - quando lo conobbe nel giugno-luglio 1769 a Firenze - "un Uomo il quale oltre l'esser pieno di cortesia, e di rispetto, era pieno di cognizioni di ogni genere di Scienze, francamente, e fondatamente discorrendo di tutto, come se in ciascuna di quelle date cose fosse stato in tutto il tempo della sua vita esercitato" (IV, p. 210).
Al Paoli egli dedicò nel 1779 (per "la stima grande, che ho sempre avuta per l'Eccellenza Vostra, e l'amicizia, della quale vi siete compiaciuto onorarmi") l'importante edizione del volgarizzamento marchettiano di Lucrezio da lui pubblicata a Londra, dove si era recato assieme a Felice Fontana, direttore del gabinetto di fisica di Firenze, dopo un lungo viaggio attraverso la Francia e l'Olanda. Questa edizione DiLucrezio Caro Della natura delle cose libri VI tradotti in verso toscano da Alessandro Marchetti ora per la prima volta pubblicati secondo le ultime correzioni, e addizioni da esso fatte (Londra 1779) fu giudicata "la più nitida, la più corretta e la più elegante" dalle Novelle letterarie, e "incomparabilmente migliore di tutte" dal Carducci; ma, basata sulle "ultime correzioni" apportate dopo il 1671, e comunicate al C. dal figlio del Marchetti, Francesco, riflette il momento dell'autocensura imposta all'autore dal "bigottismo" di Cosimo III (mentre la precedente edizione, quella veneziana del 1768, riproduceva l'autografo magliabechiano datato 1671); l'interesse settecentesco per la filosofia sperimentale, dimostrato anche da Gaetano Cambiagi, vi appare perciò attenuato: la nota aggiunta marchettiana sulle "immortali/Opre del gran Gassendo, onore e lume/Del bel paese ove la "Senna inonda", scompare per la prima volta nell'edizione del 1779.
All'opera dedicata alla Corsica si ricollega la Istoria del Regno di Sardegna annunciata nel luglio '73 in tre volumi, ma di cui uscì solo il primo, che "dai più remoti tempi" giunge fino al 1457 (Firenze 1775): scritta con diligenza, non sfugge però al carattere compilativo di molti lavori del C. legati all'attività editoriale, come Ilforestiero erudito o sieno compendiose notizie spettanti alla città di Pisa (Pisa 1773), in cui egli si proponeva di correggere la Guida pubblicata da Pandolfo Titi nel 1751, e manifestava l'intenzione di "tessere un'Istoria completa" di Pisa (pp. 10 s.). Collaboratore delle imprese del padre, si dichiarerà autore di cento elogi inseriti nella Serie degli uominii più illustri nella pittura, scultura e architettura (Firenze 1769-76), e di due degli scritti antigesuiti fioriti dopo la morte di papa Ganganelli, tutti nascosti dall'anonimato: Lo spirito di Clemente XIV dato in luce dal R. P. B. confessore del detto pontefice e depositario di tutti i suoi segreti (Amsterdam 1777), traduzione de L'esprit du Pape Clément XIV... di Joseph Lanjuinais (Amsterdam 1775), che a sua volta si dichiarava "traduit de l'italien par l'abbé C.", e la Storia della vita, azioni, e virtù di Clemente XIV Pontefice Ottimo Massimo di nuovo arricchita di medaglie, iscrizioni, e d'altri monumenti (Firenze 1778), seconda edizione, con aggiunte, di un Ragguaglio della vita, azioni, e virtù... (Firenze 1775), anch'esso anonimo.
Succeduto nel 1795 al padre nella direzione della stamperia granducale, il C. la condusse nei difficili anni di fine secolo che videro l'occupazione francese di Livorno nel 1796 (durante la quale dirà di essersi adoperato presso Bonaparte e Paoli, esule a Londra, per ottenere la restituzione alla Francia della Corsica occupata dagli Inglesi, in cambio dell'allontanamento da Livorno delle truppe francesi) e quella di tutta la Toscana nel 1799, nel corso della quale svolse solo un ruolo secondario fra i patrioti più moderati, sfruttando le sue conoscenze con i Corsi (parlando di sé in terza persona, dirà che "era già conosciuto da Napoleone, per avere scritta l'Istoria della Corsica, e nel di lui viaggio in quell'Isola ebbe luogo di fare molte relazioni, tra le quali quella di Carlo Padre del medesimo, Saliceti, Cervoni, Casabianca, e di molti altri Corsi, che hanno figurato"). Morì il 22 genn. 1822 a Firenze, dopo aver ceduto al figlio Carlo la stamperia che nel 1815, dopo il periodo napoleonico, aveva riassunto il nome di "granducale".
Fonti e Bibl.: Giudizi contemporanei sulle opere del C. in Novelle letterarie di Firenze, XXIX (1768), col. 681; XXX (1769), coll. 145 s. e 449-451; n.s., I (1770), coll. 276 s.; II (1771) col. 243; IV (1773), coll. 518 s., 562 s.; VI (1775), coll. 550 s.; IX (1778), col. 737; XI (1780), col. 80; Notizie letterarie, 1772, coll. 813 s. Sulla vita vedi Firenze, Biblioteca nazionale centrale, ms. Palatino 1062: Operazioni state fatte dal Cap. G. C. in servizio del suo Real Sovrano, e della Patria (1816), autografo del C. che riguarda il periodo 1790-99 (vi è annesso un foglio che elenca scritti di cui il C. dichiara di essere autore); necrologio in Gazzetta di Firenze, 1822, n. 26, supplemento; F. Inghirami, Storia della Toscana, XII, Firenze 1843, pp. 366 s. Sulla sua attività di stampatore e giornalista, F. Cambiagi, Cenni storici della Stamperia granducale, Firenze 1846, passim;S.Landi, La Stamperia reale di Firenze e le sue vicende, Firenze 1881, passim;A. Mondolfo, IlTiraboschi e il Bandini (da carteggi inediti), in Accademie e biblioteche d'Italia, X (1936), pp. 378 s., 391; M. A. Timpanaro Morelli, Persone e momenti del giornalismo politico a Firenze dal 1766 al 1799, in Rass. degli Archivi di Stato, XXXI(1971), pp. 400-471 passim (alle pp. 465 s. alcune notizie biografiche). Sulla edizione di Lucrezio, vedi M. Saccenti, Lucrezio in Toscana. Studio su A. Marchetti, Firenze 1966, pp. 107-112, 122. Una lettera del 12 luglio 1770 del Metastasio al C. in P. Metastasio, Tutte le opere, a cura di B. Brunelli, V, Milano 1954, pp. 32 s.; la lettera di Paoli al C. del 31 genn. 1800 in N. Tommaseo, Italia, Corsica, Francia, in Nuova Antologia, aprile 1872, pp. 797 s. Accenni al C. in rapporto alla Corsica in Revue de la Corse..., I (1920), pp. 3-10; E. Michel, Pasquale Paoli a Livorno (1769), in Liburni Civitas, I (1928), n. 2, p. 75 n. 14, Id., G. C. e Pasquale Paoli, in Archivio storico di Corsica, XI (1935), pp. 448 s.; D. Spadoni, G. C. e Pasquale Paoli, ibid., VIII (1932), pp. 417 s.; Id., G. C. e Pasquale Paoli, ibid., XII (1936), pp. 543 s.;Id., Gli amici toscani di Pasquale Paoli, ibid., XVI (1940), pp. 354-359; G. Natali, Pasquale Paoli nella letteratura italiana del Settecento, ibid., XII (1936), p. 260, G. Volpe, Storia della Corsica italiana, Milano 1939, pp. 134, 154, 167, 222; Illuministi italiani, VII, Riformatori delle antiche repubbliche, dei ducati, dello Stato pontificio e delle isole, a cura di G. Giarrizzo-G. Torcellan-F. Venturi, Milano-Napoli 1965, pp. 735, 741, 758 n., 763 n.