MÉNAGE, Gilles
Erudito francese, nato ad Angers il 15 agosto 1613, morto a Parigi il 23 luglio 1692. Compiuti gli studî classici e giuridici, ai quali lo aveva avviato il padre, avvocato del re, il M. preferì all'eloquenza e ai tribunali, dove peraltro s'acquistò la sua prima notorietà, la vita più libera della cultura letteraria. Protetto dal principe di Conti, pensionato dal cardinale di Retz, favorito dal Mazzarino, il M. trascorse la sua esistenza tra le opere d'erudizione, la familiarità degli spiriti più colti del tempo (Vaugelas, P. Pellisson, A. Furetière, Ch. Perrault, J. Chapelain soprattutto), la frequenza dei salotti più in voga (Madame de Sévigné, La Fayette, Rambouillet, de Gournay), accolto per la sua ricca dottrina, ma temuto e avversato per il suo spirito maldicente (ebbe polemiche con l'abate d'Aubignac e specie con A. Baillet, per cui scrisse l'Antibaillet, 1690, e con Ch. Cotin, che lo combatté nella Ménagerie, 1666), oscillante tra la malizia mondana e l'acredine accademica e pedantesca. (e in ridicolo fu messo dal Boileau e dal Molière, che improntò alla figura del M. il Vadius delle Femmes savantes).
Nella sua attività frammentaria e dispersa, il M. rivela un suo particolare tipo di vivacità intellettuale, curiosissima di letture e ricca di interessi critici e linguistici, senza tuttavia sapersi tradurre in un'opera organica. Essenzialmente erudito, il M. tentò la poesia umanistica (Miscellanea, 1652; Poemata, 1656, 6ª ediz., 1673; Poésies composées en l'honneur du Cardinal Mazarin, 1666), servendosi con disinvoltura e con proprietà delle lingue classiche; dettò alcune osservazioni critiche sull'Aminta del Tasso (1653), sul Malherbe (1666), sulla poesia di monsignor della Casa (1667); ma soprattutto si esercitò nello studio della lingua francese e di quella italiana, che, al pari dello spagnolo, conobbe perfettamente: le Origines de la langue françoise (1650, divenute Dictionnaire étymologique, 1694), le Origini della lingua italiana (1669 e 1685), le Observations sur la langue françoise (1673-1676, voll. 2) attestano l'acume delle sue ricerche e l'ampiezza del materiale di studio, per quanto il M. difetti di controllo storico e non esiti ad avventurarsi in arbitrarie etimologie. Documento della sua dotta e arguta parola rimangono i Menagiana, raccolta di conversazioni e di detti, a cura degli amici (Parigi 1693; ediz. completa, 1715-1729).
Bibl.: L. G. Pélissier, Lettres de M. à Magliabechi et à Carlo Dati, in Revue des langues romanes, 1891; E. Samfiresco, M. polemiste, philologue, poète, Parigi 1903.