GIGA (dall'ant. ted. gîga)
Strumento musicale, derivato dall'antica lira ad arco, particolarmente diffuso tra il sec. XII e il XIV. Di forma allungata, a fondo ricurvo, la cassa armonica andava gradatamente assottigliandosi, a guisa di manico, in modo da offrire appoggio alla mano sinistra, come nel violino. L'incurvatura terminale si arricciava e poteva anche essere ornata di leggiadre finiture. La cassa armonica mancava d'incavi laterali, ma aveva due fori; nel mezzo c'era una piccola apertura che nel gergo dei liutai si chiamava rosa. Vi erano anche gighe preziose artisticamente scolpite: uno dei migliori esemplari che si conosca è quello appartenente alla collezione Fidgor di Vienna. Alla giga si addicevano le piacevoli arie di ballo, il canto dolce e ingenuo, dal libero metro.
Il vocabolo giga indica anche un vivace tempo di danza la cui vicenda artistica, nella letteratura strumentale dei secoli XVII e XVIII, fu molto interessante.
La giga ebbe uno svolgimento assai vario e complesso. Secondo alcuni ebbe origine da forme vocali; in Italia s'identificò con la tarantella e il saltarello. Chiamata dagl'Inglesi fig, fece le sue prime apparizioni nelle composizioni dei virginalisti inglesi e nelle musiche per liuto. Dall'Inghilterra passò nel continente e fu largamente coltivata in Germania e in Italia. Si scriveva in misure di ottavi (3/8, 6/8 e 12/8) e di quarti (3/4 e 6/4), nei primi fu simile alle altre danze di movimento vivace (gagliarda, saltarello). Anche la Canaria (in 3/4 o 6/8) può considerarsi come una specie di giga. J. J. Frosberger, verso il 1650, scrisse gighe anche in misura pari. Di Bernardo Pasquini, verso il 1700, si trova una giga in 3/8, divisa in due parti, nella quale già s'affemia il principio, assai diffuso, di riprendere il motivo iniziale in moto contrario.
Arcangelo Corelli, per il violino, e in seguito i clavicembalisti italiani del sec. XVIII scrissero bellissime gighe, alcune assai note e diffuse. Grande varietà del tipo di giga, per fantasia di ritmi e complessità di svolgimento offrono Bach e Haendel: o vagamente mosse, in tempi 3/8 e 6/8, o in tempo ordinario, mosso, a terzine (Haendel, Son., in fa); J. S. Bach, nella prima delle Suites francesi, comprese una giga a tempo tagliato, in movimento moderato, con note puntate.
Un precedente di questo modo di concepire la giga, notevolmente diverso da quello più comunemente noto, può additarsi nella giga della Partita II di Franz von Biber (1644-1704).
Bibl.: W. Danckert, Geschichte der Gigue, Lipsia 1924.