SASSI, Gianni
SASSI, Gianni. – Nacque a Varese l’8 settembre 1938, primo e unico figlio di Ermanno e di Esterina Battiston.
All’età di dodici anni si trasferì con la famiglia a Milano, dove frequentò le scuole medie e superiori iniziando a interessarsi al disegno e alla pittura. Nel 1962 fondò il circolo Giaime Pintor per la promozione di convegni e studi, e tra questi ultimi Mafia e politica. 1943-1962 di Michele Pantaleone (Torino 1962). Nel 1965, con Gianni Emilio Simonetti, Daniela Palazzoli e Sergio Albergoni, aprì la casa editrice ED912, dedita in particolare alla stampa di cataloghi e manifesti di artisti contemporanei, e curò la pubblicazione di Da-a/u delà: a magazine of arts and literature. L’anno successivo, con Simonetti e Palazzoli, fondò Bit, rivista dedicata alle arti visive, e con Albergoni l’agenzia di grafica pubblicitaria Al.Sa. Nella seconda metà degli anni Sessanta si avvicinò alle esperienze del movimento Fluxus, entrando in contatto con Walter Marchetti e Juan Hidalgo Codorniu. Con Al.Sa. progettò per il marchio Busnelli Caleidoscopio (1969), semestrale di cultura, design e produzione del mobile, curò per Iris Ceramiche Humus (1971), quadrimestrale di cultura e arte ceramica, e ideò, tra il 1969 e il 1971, diversi manifesti per Polistil, azienda produttrice di giocattoli.
Lo studio Al.Sa., con un’intuizione in anticipo sui tempi, riprendeva tecniche e modi dell’avanguardia per trasferirli nel campo della comunicazione commerciale, che in un’epoca di grande fermento economico assai volentieri si prestava all’innovazione e alla trasgressione delle regole. Nel 1971 Sassi realizzò due manifesti divenuti noti: Madre terra, Padre fuoco, per Iris Ceramiche, e quello per Busnelli che vede il cantautore Franco Battiato seduto su un divano, interamente dipinto di bianco, vestito con i colori della bandiera americana, accompagnato dalla scritta ironica: «Che c’è da guardare? Non avete mai visto un divano?». La campagna, non apprezzata da Busnelli che rescisse il contratto con la Al.Sa, fu a suo modo un successo: contribuì a trasformare Battiato, fino ad allora una presenza trascurabile nel panorama della musica popolare italiana, in un volto noto.
L’incontro con Battiato avvenne grazie alla Bla Bla Records di Pino Massara, che all’inizio degli anni Settanta aveva chiamato Sassi come grafico e art director. Per l’etichetta milanese Sassi creò, tra le altre, le copertine degli album Terra in bocca (1971, I Giganti), Foetus e Pollution (1971 e 1972, i primi di Battiato come solista). Nel 1972 per la Fonit Cetra realizzò la copertina di Orfeo 9, prima opera rock italiana, firmata dal cantautore Tito Schipa Jr (figlio dell’omonimo tenore).
L’esperienza maturata con la Bla Bla Records spinse nel 1973 Sassi, con Albergoni, il produttore musicale Tony Tasinato e il promoter Franco Mamone, a fondare la Cramps Records, rimasta attiva sino al 1980. Presentata al pubblico come etichetta alternativa e indipendente, per la distribuzione la Cramps si rivolgeva, in realtà, ai consueti canali commerciali, perché vincolata da un contratto alla Baby Records prima e alla Polygram poi (majors legate a multinazionali che controllavano gran parte del mercato discografico).
Questi contratti favorirono la realizzazione di ambiziosi progetti, ma negarono alla Cramps la possibilità di costruire una rete di vendita autonoma, elemento cardine di ogni attività discografica indipendente. L’etichetta vantò un profilo inconfondibile nel panorama italiano di quegli anni, dando voce a un indirizzo musicale del tutto nuovo (produsse, tra gli altri, Alberto Camerini, Canzoniere del Lazio, Eugenio Finardi, Claudio Rocchi, Arti & Mestieri e Skiantos), che prendeva le distanze dalla canzone di protesta tipica degli anni Sessanta per avvicinarsi alle esperienze sperimentali dell’avanguardia, senza abbandonare del tutto la tradizione folklorica e della canzone politica.
Acuto osservatore dei fenomeni politici che agitavano la società italiana dei primi anni Settanta, Sassi cavalcò le esigenze culturali espresse da frange dell’universo giovanile e, attraverso gli strumenti del marketing (curò l’immagine della Cramps sotto lo pseudonimo di Frankenstein), contribuì a creare una ‘scena’ che ebbe nella musica il proprio cardine (e che gli attirò, da parte della casa editrice Stampa Alternativa, una campagna avversa che culminò nel libro I padroni della musica, a cura di M. Baraghini, Roma 1974).
Il primo album pubblicato dalla Cramps fu Arbeit macht frei (1973) degli Area (gruppo formato, tra gli altri, da Demetrio Stratos, voce; Giulio Capiozzo, batteria; Patrizio Fariselli, tastiera; Paolo Tofani, basso): il disco fu anticipato da una campagna pubblicitaria che poneva l’accento sul carattere «rivoluzionario e unico» del gruppo, impegnato sul fronte dell’internazionalismo socialista (gli Area si fregiavano del sottotitolo ‘International popular group’) e autore di «radical music» (Marino, 2013, p. 9). Sassi ideò la copertina dell’album e vi partecipò in qualità di paroliere (ancora sotto lo pseudonimo Frankenstein); lo stesso avvenne per altri due lavori che gli Area pubblicarono con la Cramps, Crac! (1975) e Maledetti (maudits) (1976), mentre per Caution Radiation Area (1974) curò solo l’immagine. Sassi esercitò sugli Area anche un’influenza musicale, orientando il rock progressivo del gruppo, agli esordi vicino al nuovo suono fusion nato da poco negli Stati Uniti, verso sonorità più dure.
Nel 1974 Sassi ideò per la Cramps due ambiziose collane discografiche, intitolate nova musicha e DIVerso. La prima (1974-78), incentrata sulla composizione d’avanguardia, coinvolse John Cage (con due incisioni, l’album John Cage del 1974 e Cheap imitation del 1978), Hidalgo, Robert Ashley, Marchetti, Paolo Castaldi, Cornelius Cardew, Costin Miereanu, Martin Davorin-Jagodić, il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, Miguel Ángel Coria, Alvin Lucier, Petr Kotik, David Tudor, Horacio Vaggione e Stratos (Cantare la voce, 1978, ultimo album della collana). La seconda (1975-80), dedicata a lavori di ricerca su singoli strumenti, incluse Arza Aniak, Derek Bailey, Fernando Grillo, Jesús Villa-Rojo, Stratos, Steve Lacy, Fariselli, Tofani, Mario Schiano, Christina Kubisch e Fabrizio Plessi, Luigi Cinque, Giancarlo Schiaffini e Michele Iannaccone. Le due collane, nate dalla convinzione di Sassi che la musica d’avanguardia potesse trovare accoglienza presso un ampio pubblico, furono pubblicizzate non solo tramite la stampa specializzata, ma anche attraverso le testate più in voga, garantendo un’ampia circolazione ai dischi e fama a figure già allora iconiche, come quella, appunto, di Cage. L’esperienza delle collane proseguì grazie alla fondazione, nel 1976, della Multhipla, galleria d’arte e casa editrice, poi sottoetichetta della Cramps, che pubblicò lavori d’arte rumorista e sonora sino al 1986, e all’antologia Futura Poesia Sonora (box comprendente sette dischi a 33 giri; 1978), che Sassi affidò alla cura del poeta Arrigo Lora Totino, nell’intento di raccontare la storia di un genere simbolo delle avanguardie del Novecento (con registrazioni rare di Vladimir Majakovskij, Tristan Tzara, Antonin Artaud e dei Futuristi italiani).
All’attività di produttore e grafico Sassi accompagnò quella di organizzatore di happenings, affidati ad artisti della Cramps. Tra questi eventi si segnalano, per l’afflusso di pubblico e l’attenzione destata nella critica, il concerto che il 27 ottobre 1976 gli Area tennero nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano: il gruppo propose agli spettatori, su suggerimento di Cage, un’improvvisazione al posto del consueto repertorio di brani, generando lo stupore generale (cfr. la testimonianza di Fariselli in Marino, 2013, pp. 64 s.), la performance di Cage Empty words, al Teatro Lirico di Milano (2 dicembre 1977; elaborazione casuale di fonemi tratti da testi di Henry David Thoreau, letti al microfono, della durata di due ore e mezza circa), e il concerto per Stratos all’Arena civica di Milano, pensato in origine come raccolta fondi per un trapianto di midollo osseo di cui il cantante aveva urgente necessità: di fatto, finì per essere una serata commemorativa all’indomani della morte di Stratos, avvenuta il 13 giugno 1979 (vi parteciparono più di cento musicisti; la RAI, fatto insolito per l’epoca, trasmise in diretta alcune esibizioni).
Dal 1979 Sassi collaborò, in qualità di art director prima, direttore poi, alla rivista Alfabeta: mensile di informazione culturale, che nell’arco di un decennio riunì un nutrito gruppo di intellettuali (tra cui Nanni Balestrini, Umberto Eco, Gino Di Maggio, Antonio Porta, Paolo Volponi) nel tentativo di dare una risposta ai convulsi avvenimenti dell’epoca. Negli anni Ottanta Sassi organizzò numerosi convegni, tra cui Il senso della letteratura (Palermo, 1984, incontro con cento intellettuali di discipline artistiche diverse), Stabat nuda Aestas: D’Annunzio e la poesia, oggi (Viareggio, 1985), Io parlo di un certo mio libro (Roma, 1985, incontro tra scrittori e critici italiani e francesi), Tradizione, letteratura, valori (Mondello, 1986, con scrittori italiani, statunitensi e sovietici), Il gioco del futuro (Correggio, 1987, sul ruolo dell’intellettuale fra creatività e nuove tecnologie), concorsi, mostre, rassegne e festival (ideò e organizzò per dieci anni, dal 1982 al 1992, Milanopoesia). Al 1982 risale l’inizio della collaborazione di Sassi con l’ARCI (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana), per la creazione di manifesti che rinnovassero l’immagine dell’associazione, e con il tabloid La Gola (fu art director), tentativo editoriale di affiancare argomenti culturali al tema del cibo andando oltre la semplice proposta di ricette: ne nacque ARCI Gola, divenuta poi Slow Food. Nel 1984 prese parte al comitato promotore della prima Biennale della grafica di Cattolica, dedicata ai posters di pubblica utilità degli anni Settanta e Ottanta; dall’iniziativa derivò, nel 1985, a Torino una mostra, «SegnoPolis», per il cui pieghevole Sassi scrisse Elogio del dilettante, testo programmatico sul fare grafica che vagheggia un’utopistica idea di dilettantismo quale fondamento per lo sviluppo di una grafica realmente creativa.
Morì a Milano il 14 marzo 1993, per un carcinoma.
Fonti e Bibl.: D. Carugati, Ricordi. La scommessa di G. S., Il Manifesto, 17 marzo 1993; F. Fabbri, Cramps. Un’indipendenza mancata, in Musica/Realtà, XLIII (1994), pp. 209-211; Alfabeta 1979-1988: antologia della rivista, a cura di R. Bossaglia et al., Milano 1996, ad ind.; G. Fioravanti - L. Passarelli - S. Sfligiotti, La grafica in Italia, Milano 1997, ad ind.; F. Fabbri, Album Bianco 2. Diari musicali 1965-2002, Milano 2002, ad ind.; La musica leggera in Italia dal dopoguerra agli anni del ‘boom’, Milano 2011, ad ind.; M. Marino, G. S. Fuori di testa, Roma 2013; G. S. Uno di noi, a cura di F. Di Maggio - S. Albergoni - F. Simion, Milano 2015; V. Mattioli, Superonda. Storia segreta della musica italiana, Milano 2016, pp. 346-365; Franco Bucci, Massimo Dolcini, G. S. Artigianato e cultura del progetto nella Pesaro degli anni ’60-’90, a cura di R. Pieraccini - F. Facchini, Milano 2017; http://www.italianprog.com/it/l_ cramps.htm (discografia della Cramps Records; 15 settembre 2017).