PRIMADIZZI, Giacomo
PRIMADIZZI, Giacomo (Iacobus de Bononia). – Nacque a Bologna nel tardo Trecento da Antonio, cittadino bolognese e cartolarius (Piana, 1971, p. 190). Ignoto è, invece, il nome della madre.
Il 9 giugno 1403 fu ammesso alla tonsura nella cattedrale di Bologna «d. Iacobus q. Antonii de Primadiciis, civis Bononiae, capellae S. Ioseph» (ibid.). Non è nota la data d’ingresso nell’Osservanza francescana, avvenuta prima del 17 maggio 1410, quando «fr. Iacobus Antonii de Primadiciis ord. Observantiae Minorum» ricevette gli ordini minori a Bologna (Piana, 1964, p. 32). Non si hanno informazioni sulla sua formazione culturale, per quanto il ministero di predicatore apostolico presupponesse una solida preparazione teologica.
Primadizzi fu uno dei primi frati dell’Osservanza a Bologna e dovette presto godere fama di buon predicatore se il vescovo Pietro Boiardo, il 4 luglio 1426, lo invitò a predicare nella cattedrale di Ferrara, ricordando come «te in predicatione tuis Christifidelibus quamplurimum fore fructuosum et omnibus pariter acceptum» (Pavenda, 1980, p. 149). Nel 1426 costituiva già il punto di riferimento dell’Osservanza a Bologna: un breve di Martino V riguardo alla possibilità di ricevere come «pia largitione fidelium» due luoghi nella provincia ecclesiastica bolognese è indirizzato infatti «Iacobo de Primaditiis et aliis ordinis fratrum Minorum de Observantia […] in provincia Bononiensi commorantibus» (Bullarium franciscanum VII, 1904, n. 1720).
A favore di una di queste nuove fondazioni, nella primavera del 1427 Primadizzi predicò con largo successo a Forlì. Il cronista Pedrino registrò alcuni temi (lotta alle vanità e al gioco d’azzardo) e la dimensione scenografica della sua predicazione. Invece di predicare in piazza, egli predicò nel cimitero, organizzando anche uno spettacolare falò delle vanità: gli oggetti raccolti furono disposti sotto «una immagine in forma de diavolo con molto solfane dentro» posta non lontano dal cimitero e «quando fo quaxi fornida la predigha, lue gridò parechie fiade: Fuogho», mentre un frate accendeva la miccia (Giovanni di Pedrino, 1929-1934, I, pp. 158 s.).
Primadizzi e il nuovo convento furono sostenuti dal legato pontificio Domenico Capranica, come attestano due sue lettere scritte nel 1430 (Cenci, 1998, pp. 123, 127). In maniera simile, nel 1435 un breve di Eugenio IV riguardo al convento osservante a Parma (Bullarium franciscanum nova series, 1929-1990, I, n. 149) individuò in Primadizzi il protagonista e il garante per l’espansione dell’Osservanza in quell’area di Italia.
Negli anni Trenta Primadizzi fu una figura di assoluto spicco nell’Osservanza e persona di fiducia di papa Eugenio IV. Nel primo capitolo dell’Osservanza, svoltosi nel 1431 proprio nel convento bolognese di San Paolo in Monte, Primadizzi fu inserito tra i sei «fratres in predicationes prestantiores» esenti da altri incarichi e a diretta disposizione del nuovo pontefice, insieme a figure del calibro di Giovanni da Capestrano e Giacomo della Marca (Mariano da Firenze, 1910, p. 713). Nell’estate del 1431 predicò ancora a Forlì (Giovanni di Pedrino, 1929-1934, I, p. 294), mentre alla fine del 1432 risulta a Ferrara (Piana, 1979, p. 38). La sua fama era considerevole: nel 1440 frati di Montpellier, chiedendo a Cosimo de’ Medici che favorisse la loro richiesta di mandare «aliquos famosos praedicatores» per introdurre l’Osservanza ad Avignone, lo menzionarono accanto a Bernardino da Siena, Matteo d’Agrigento e Alberto da Sarteano (Pratesi, 1957a, p. 194).
Il 29 giugno 1437 Eugenio IV nominò Primadizzi vicario in Oriente («vicarium in partibus omnibus orientalibus»; Bullarium franciscanum nova series, cit., I, n. 295), ponendolo a capo di una delicata missione Oltremare. Un breve pontificio del 2 luglio 1437, indirizzato ai rettori di Caffa, traccia un notevole encomio del frate bolognese: «virum esse vita, zelo, charitate et in praedicando divinum verbum singularem» (ibid., n. 297). Due documenti di pochi giorni successivi conferivano poi ampie facoltà a lui e ai suoi compagni (ibid., nn. 300 s.). Primadizzi si adoperò nella riforma dei conventi francescani, in particolare di Pera e Caffa (Matteucci, 1971). Quest’ultima città fu la base ideale per le trattative con i rappresentanti della Chiesa armena in vista del concilio di unione indetto da Eugenio IV. In questa trattativa Primadizzi fu decisivo, inserendosi così tra i protagonisti del grande progetto politico-religioso promosso dal pontefice per rispondere al Concilio di Basilea e fronteggiare l’avanzata turca. Nel dicembre del 1438 partì da Caffa per accompagnare a Firenze i legati armeni, dei quali aveva saputo conquistare la fiducia, almeno a dar credito alla lettera indirizzata a Eugenio IV da Paolo Imperiale, console di Caffa, dove si dice che Primadizzi «corda ipsorum [legatorum] Armenorum ita in manibus habet, quod nusquam absque ipso accedere possint» (Wadding, 1932, XI, a. 1439, n. 10). Tra l’estate del 1439 e quella del 1440, Primadizzi è attestato ripetutamente a Firenze (Piana, 1971, pp. 165-167, 195-198), dove, oltre a curare le necessità della famiglia osservante presso la Curia, probabilmente continuò a seguire le trattative con i legati armeni, culminate nella bolla d’unione del 22 novembre 1439.
Tra il 1440 e il 1443 Primadizzi fu principalmente impegnato Oltremare. L’incarico di vicario in Oriente gli venne rinnovato nel luglio del 1440, chiedendogli di sostare anche a Lecce per dirimere una questione legata all’interpretazione del precetto pasquale (Bullarium franciscanum nova series, cit., I, 475 s.). Il 5 agosto 1441 una bolla estese l’autorità del frate a Creta e Chio (ibid., III, p. 1013) e nel medesimo anno Primadizzi promosse la fondazione del convento di Sant’Antonio dei Cipressi a Pera (Matteucci, 1971, pp. 214-218). Nel 1442, il papa lo incaricò di comporre alcuni dissidi tra greci e armeni a Costantinopoli. A loro volta, Giovanni VIII Paleologo e il patriarca Gregorio Màmmas inviarono Primadizzi come ambasciatore per chiedere aiuto militare a Venezia e informare il papa della drammatica situazione di Costantinopoli e dell’incombente minaccia turca («rediens, miserias huiusmodi atque calamitates se vidisse […] propria voce testatur»; Eugenio IV, 4 marzo 1444; Supplementum ad bullarium franciscanum, 2002-2003, I, n. 967; Piana, 1971, p. 199, data la lettera al 1° gennaio 1443). Il 4 maggio 1443 Primadizzi fu nominato nunzio pontificio per l’esarcato di Ravenna per predicare e raccogliere fondi per la crociata (crociata di Varna) e l’anno successivo il suo raggio d’azione venne esteso a tutta l’Italia (Bullarium franciscanum nova series, cit., I, n. 792 s.). Inoltre, i pagamenti della tesoreria apostolica attestano una missione di Primadizzi «pro factis d.n. pape» a Milano nell’estate 1443 (Cenci, 1999, p. 185) e da un documento della cancelleria viscontea egli risulta attivo nel Ducato di Milano anche nella primavera del 1444 (Piana, 1971, p. 200). Nel 1444 e 1445 il pontefice conferì ampie facoltà a Primadizzi come commissario apostolico (Bullarium franciscanum nova series, cit., I, nn. 854, 855, 900, 919, 925, e III, n. 158). Nel marzo del 1445 un rogito notarile stipulato a Ferrara ben sintetizza le facoltà concessegli «super absolutione a certis casibus super pecuniis exigendis in auxilium armatae christianorum contra perfidos Turcos» (Piana, 1971, p. 201).
Gli intensi contatti con Eugenio IV sono provati sia da una lettera del 30 novembre 1445, dove questi affidò a Primadizzi notevoli risorse economiche (900 ducati) per far fronte alle necessità del convento di Costantinopoli che, nel drammatico frangente, svolgeva anche la funzione di ospedale per i feriti della flotta crociata (Supplementum ad bullarium franciscanum, cit., I, n. 1007), sia dall’incarico conferitogli all’inizio del 1446 come commissario per la riforma dei conventi maschili e femminili «in ultramaris orientalibus partibus et maxime in provincia Romaniae» (Bullarium franciscanum nova series, cit., I, n. 955).
La piena fiducia di Eugenio IV in Primadizzi favorì la sua elezione a vicario generale dell’Osservanza cismontana nel capitolo osservante svoltosi a Roma nel maggio del 1446 e presieduto personalmente dal pontefice. Attraverso la nuova procedura dell’elezione, Primadizzi succedeva così a Giovanni da Capestrano. Il pontefice stesso confermò la nomina (ibid., I, n. 993), avvenuta senza tenere conto del maestro generale, Antonio Rusconi, impegnato nel capitolo generale di Montpellier. Questi rifiutò di riconoscere validi il capitolo e l’elezione di Primadizzi, ma dovette cedere davanti al fermo intervento del pontefice (ibid., III, n. 178), riconoscendone – seppure solo a novembre – l’elezione (Pratesi, 1957b). Il capitolo del 1446 e l’elezione stessa di Primadizzi rientravano nel progetto di rafforzare l’Osservanza, cui la bolla Una sacra (Bullarium franciscanum nova series, cit., I, n. 1007) aveva concesso una sostanziale indipendenza. Nelle aspre polemiche tra i due rami dell’Ordine un anonimo conventuale accostò Primadizzi a Giovanni da Capestrano e Nicola da Osimo, ritenendoli i responsabili di questo documento (Piana, 1954, p. 63; altri testi polemici in Piana, 1979, p. 38).
Il triennio del suo vicariato si colloca in una fase delicata e di rafforzamento dell’Osservanza. Non si è però conservata la corrispondenza di questo periodo e l’azione di governo è nota solo attraverso le decisioni prese nella congregazione di Assisi del 1447 (Chronologia, 1650, I, pp. 115 s.) e alcuni documenti pontifici (ad ind.: Bullarium franciscanum nova series, cit., I e III; Supplementum ad bullarium franciscanum, cit.). Un tema complesso riguardò la riforma delle clarisse e la necessità di dirimere le questioni legate all’utilizzo della regola di santa Chiara e soprattutto alla sua interpretazione, su cui si erano espressi in maniera divergente Giovanni da Capestrano e Nicola da Osimo. Per aggirare l’autorevole ma severa interpretazione del capestranese, Primadizzi si rivolse al maestro di palazzo, il domenicano Heinrich Kalteisen, la cui risposta permette di ricostruire le questioni postegli dal vicario generale (Creytens, 1968). Il 5 febbraio 1447, Eugenio IV ribadì che i monasteri riformati ricadevano sotto l’autorità del vicario generale e rifiutò sostanzialmente la posizione di Giovanni da Capestrano, riconducendo a quattro gli obblighi sub gravi per le clarisse (Bullarium franciscanum nova series, cit., I, n. 1045).
Grazie ai comuni trascorsi bolognesi, Primadizzi godé della personale fiducia anche di Tommaso Parentuccelli, eletto pontefice nel 1447: Niccolò V poteva infatti ricordare «de integritate e sinceritate conscientiae tuae, quarum in nostris et romanae ecclesiae negotiis saepe experientiam praebuisti» (Supplementum ad bullarium franciscanum, cit., I, n. 1060).
Terminato il periodo triennale di vicariato, le notizie su Primadizzi diminuiscono. Nell’ottobre del 1451 era a Bologna (Piana, 1971, p. 205), mentre dopo la caduta di Costantinopoli il vicario generale Marco da Bologna organizzò con lui l’impegnativa raccolta della somma necessaria a liberare sedici frati osservanti prigionieri dei turchi, i quali si erano appellati a Primadizzi quale «in tanto suarum periculo animarum patronum ac intercessorem» (lettera di Marco da Bologna, 15 ottobre 1453; Wadding, 1932, XII, a. 1453, n. 30; Lucas Wadding ricorda anche la loro successiva liberazione). Nel 1454 Primadizzi venne incaricato come commissario per l’Oriente di confermare le comunità là rimaste e di provvedere alla liberazione dei prigionieri (Wadding, 1932, XII, a. 1454, n. 28). Dopo la (probabile) missione Oltremare, il 25 novembre 1454 era a Bologna, da dove scrisse una lettera a Bianca Maria Visconti, duchessa di Milano (Sevesi, 1955, pp. 321 s.).
Nel maggio del 1455 partecipò al capitolo generale dell’Osservanza svoltosi a Bologna. Nel colorito resoconto scritto da Nicola da Fara emerge sia l’autorevolezza di cui godeva Primadizzi sia una sua condizione d’infermità: Nicola segnala come durante l’elezione del nuovo vicario generale Primadizzi ebbe un voto «licet habuisset omnes, si fuisset sanus», ricordando anche come egli «mirabili fiducia exhortatus est omnes ad unitatem et nostrorum privilegiorum tutelam et tantis usus fuit facetiis invehendo contra Robertum [Caracciolo] […] ut omnes fecerit quodammodo iubilare» (Chiappini, 1922, pp. 399 s.). Primadizzi venne poi coinvolto nel tentativo di mediazione, voluto da Callisto III, tra osservanti e conventuali svoltosi ad Assisi nel novembre del 1455 (Wadding, 1932, XII, a. 1455, nn. 52, 54).
Tra il 1455 e il 1456 egli si recò a Ferrara con la delegazione che organizzò il trasferimento a Bologna di un gruppo di clarisse osservanti guidate da Caterina de Vigri per fondare in città il monastero del Corpus Domini (Bembo, 2001, p. 54; Piana, 1971, p. 157). Il capitolo del 1457, svoltosi a Milano, nominò Primadizzi procurator dei conventi di Costantinopoli e Caffa; risulta questo il suo ultimo incarico ufficiale nell’Ordine (Wadding, 1932, XIII, a. 1457, n. 64). Alla fine del 1459, un documento notarile lo segnala a Bologna (Piana, 1971, p. 239).
Dopo questa data, le uniche notizie certe si hanno nel 1462: il 3 aprile egli scrisse da Bologna una lettera a Barbara di Brandeburgo, marchesa di Mantova (Piana, 1971, p. 208); il 20 aprile, il cardinale Bessarione, protettore dell’Ordine, scrisse a Giacomo della Marca, Giacomo Primadizzi, Marco da Bologna e Battista Tagliacarne chiedendo e dando loro facoltà di intervenire (assieme o singolarmente) al capitolo della provincia di Sant’Antonio, per risolvere una delicata vicenda che coinvolgeva gravi accuse mosse da alcuni frati contro il vicario generale, Ludovico da Vicenza (Cenci, 2001, pp. 101-103). Pochi giorni dopo Primadizzi risulta ancora vivo (Piana, 1971, p. 205).
Non si conosce la data della sua morte, avvenuta di sicuro prima del 1466, quando Gabriele Rangone lo menzionò tra le glorie dell’Osservanza, ricordando come «ego […] patrem et archam federis appellabam» (Bihl, 1949, p. 189). Venne sepolto nella chiesa del convento di San Paolo in Monte (Melloni, 1971, pp. 267 s.) dove – secondo Wadding – «multis post mortem claruit miraculis» (Wadding, 1932, X, a. 1426, n. 11). In tale chiesa, un quadro dipinto nel 1778 da Ubaldo Gandolfi lo ritrae con una bolla di Eugenio IV in mano, cogliendo molto bene il nesso tra il papato e l’affermarsi dell’Osservanza minorita, e racchiudendo in questa relazione l’impegno religioso, pastorale e diplomatico di Primadizzi.
Fonti e Bibl.: Chronologia historico-legalis Seraphici ordinis fratrum minorum, Napoli 1650; Bullarium franciscanum VII, Roma 1904; Mariano da Firenze, Compendium chronicarum Ordinis fr. Minorum, a cura di P.T. Domenichelli, in Archivum Franciscanum Historicum, III (1910), pp. 700-715; A. Chiappini, Fr. Nicolai de Fara, epistolae duae ad S. Joh. de Capistrano, ibid., XV (1922), pp. 382-405; Giovanni di Pedrino, Cronica del suo tempo, I-II, Roma 1929-1934; Bullarium franciscanum nova series, I-IV, Roma 1929-1990; L. Wadding, Annales minorum, X-XIII, Firenze 1932; G. Melloni, Atti o memorie degli uomini illustri in santità nati o morti a Bologna, a cura di A. Benati - M. Fanti, Roma 1971, pp. 255-268; C. Cenci, Documenta Vaticana ad Franciscales spectantia. Ann. 1385-1492: Pars II: Documenta Vaticana ann. 1417-1431, in Archivum Franciscanum Historicum, XCI (1998), pp. 65-131; Pars III: Documenta Vaticana ann. 1431-1447, ibid., XCII (1999), pp. 143-198; Pars V: Documenta Vaticana ann. 1458-1471, ibid., XCIV (2001), pp. 85-145;I. Bembo, Specchio di illuminazione, a cura di S. Mostaccio, Firenze 2001; Supplementum ad bullarium franciscanum, I-II, Roma, 2002-2003.
M. Bihl, L’Epistola Consolatoria di Fra Gabriele Rangone da Verona sulla morte di Fra Antonio da Bitonto, scritta a Vienna il 10 gennaio 1466, in Miscellanea Pio Paschini, II, Roma 1949, pp. 165-190; C. Piana, Lettera di S. Bernardino da Siena ed altra corrispondenza per la storia del pulpito di S. Petronio a Bologna nel ’400, in Archivum Franciscanum Historicum, XLVII (1954), pp. 54-87; P.M. Sevesi, Corrispondenza milanese del beato Marco da Bologna, ibid., XLVIII (1955), pp. 298-323; R. Pratesi, L’introduzione della regolare Osservanza nella Francia meridionale, ibid., L (1957a), pp. 178-194; Id., Antonio Rusconi, Ministro generale OFM conferma Giacomo Primadizzi vicario degli osservanti cismontani, ibid., L (1957b), pp. 225-231; C. Piana, Promozioni di religiosi francescani agli Ordini sacri a Bologna (an. 1349-1508), ibid., LVII (1964), pp. 3-89; R. Creytens, L’opuscule de Henri Kalteisen OP sur l’obligation de la règle de Sainte Claire, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXXVIII (1968), pp. 47-69; G. Matteucci, La missione francescana di Costantinopoli, Firenze 1971; C. Piana, Il Beato Marco da Bologna e il suo convento, in Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, n.s., XXII (1971), pp. 85-265; Id., Scritti polemici fra conventuali ed osservanti a metà del ’400: Parte II, in Archivum Franciscanum Historicum, LXXII (1979), pp. 37-105; E. Pavenda, Sinodi ferraresi quattrocenteschi, in Analecta Pomposiana, V (1980), pp. 137-159.