LACAITA, Giacomo Filippo
Nacque a Manduria, presso Taranto, il 4 ott. 1813 da Diego Nicola e da Agata Conte, vedova Lopiccoli, sposata nel 1808. Grazie alle rendite di piccole proprietà terriere, la famiglia godette di una certa agiatezza fino a quando, morto il padre nel 1817, i beni furono sperperati dall'amministrazione poco avveduta della vedova. Malgrado le grandi difficoltà finanziarie, il L. ricevette l'istruzione inferiore da precettori privati e nel novembre 1832 si stabilì a Napoli per studiare legge conseguendo nel dicembre 1836 l'abilitazione all'avvocatura.
In questi anni Napoli ospitava una influente colonia inglese. Con essa entrò in contatto il L. che così poté introdursi nei circoli e nei salotti più esclusivi, agevolato in ciò dalla buona padronanza dell'inglese. Nel 1844 la stima di W. Temple, ministro britannico a Napoli, gli valse l'incarico di avvocato della legazione britannica; nel 1846 fu presentato a sir T. Carmichael e a giugno dello stesso anno ne sposò la figlia Mary; nel febbraio 1848 conobbe lord E.G. Minto, inviato a Napoli in qualità di rappresentante del ministro J. Russell per convincere Ferdinando II a concedere un parlamento separato alla Sicilia.
Nell'aprile del 1848, in forza del sostegno da lui dato alla causa costituzionale, il L. fu nominato dal governo Troya segretario della legazione napoletana a Londra, ma la reazione regia del 15 maggio e la caduta del governo gli impedirono di assumere l'incarico e lo costrinsero a tenersi lontano da ulteriori coinvolgimenti diretti. Densa di sviluppi fu la conoscenza che nel novembre 1850 fece di W.E. Gladstone con il quale ebbe più volte occasione di parlare della situazione politica del Regno. Proprio l'assidua frequentazione dell'uomo politico inglese fu il 3 genn. 1851 all'origine del suo arresto per una presunta partecipazione ai complotti antiborbonici di cui Ferdinando II sospettava fosse responsabile l'oro inglese, ma il ruolo di mediatore che gli fu attribuito nella circostanza non trovò conferma nei documenti che gli furono sequestrati. Fu rilasciato il 12 gennaio, e la sua vicenda alimentò l'indignazione dell'opinione pubblica per i metodi illiberali del governo borbonico e per le condizioni dei detenuti politici che Gladstone fece oggetto delle celebri lettere scritte nell'aprile 1851 al primo ministro G.G. Hamilton conte di Aberdeen e pubblicate dopo la sua partenza da Napoli.
La pubblicazione delle lettere ebbe ripercussioni immediate sulla posizione del L. che, sospettato di esserne stato l'ispiratore, reputò troppo rischiosa la sua permanenza a Napoli e ottenne un passaporto per recarsi a Londra a concludere un accordo finanziario per la costruzione della ferrovia Napoli-Brindisi. Giunse a Londra l'8 genn. 1852; in febbraio era in Scozia presso la famiglia del suocero e il 24 apr. 1853 perse la moglie per complicazioni seguite al parto del primo figlio, Charles, nato il 5 aprile. Tornato a Londra prese a frequentare assiduamente i maggiori esponenti del partito liberale (Minto, Russell, Gladstone). I tre anni successivi alla morte della moglie furono per il L. anni di depressione e solitudine, aggravati dalla condizione di esule politico senza occupazione e dalla lontananza del figlio che risiedeva in Scozia con la famiglia materna. Poté allora contare solo sulla sollecitudine degli amici e sulle sue doti personali e culturali, presto rivelatesi determinanti per il suo inserimento nella società inglese.
Il L. aveva interessi letterari ed era un bibliofilo con la passione per i rari esemplari a stampa e per le rilegature antiche; ma l'accoglienza calorosa ricevuta in Inghilterra dipendeva anche dal fatto che era considerato un liberale e in quanto tale rappresentante di un paese e di una causa. Nel novembre 1853, su interessamento dell'esule modenese A. Panizzi, assunse l'incarico - che tenne fino all'aprile 1856 - della cattedra di lingua e letteratura italiana al Queen's College, sebbene la reputasse una mansione inadeguata, poco interessante e mal remunerata.
Poté così tenere conferenze di letteratura italiana dinanzi al pubblico qualificato dei più esclusivi circoli inglesi, come quella che nel maggio 1855 dedicò a Dante presso la Royal Institution. Oltre all'insegnamento, altre forme di lavoro letterario gli consentirono di guadagnarsi da vivere: nel 1855 pubblicò un'antologia di Selections from the best Italian writers (London 1855; 2ª ed. 1863); tra il 1856 e il 1858 collaborò all'Encyclopaedia Britannica e scrisse su argomenti italiani per riviste come la Edinburgh Rewiew e la North British Rewiew.
Nel 1855 il L. ottenne la naturalizzazione inglese e nel novembre 1856 seguì lord Minto in un viaggio in Italia durante il quale ebbe modo di incontrare a Torino C. Benso conte di Cavour e rivedere alcuni esuli politici napoletani del 1848. Tornato in Inghilterra, nel dicembre 1857 iniziò a lavorare in qualità di segretario di H. Petty-Fitzmaurice marchese di Lansdowne, membro whig della Camera dei lords ed ex ministro di Russell, incarico che gli permise di intrattenere rapporti stretti con esponenti politici inglesi. Nel novembre 1858, in qualità di segretario di Gladstone, prese parte alla missione nelle Isole Ionie che sanciva la fine del protettorato britannico. Tale apprendistato gli servì nel 1860, quando ebbe un ruolo decisivo nella trama diplomatica aperta dagli eventi siciliani: fu infatti un suo intervento sul governo inglese, sollecitato da Cavour e concretizzatosi in un incontro con Russell il 24 luglio, che, facendo leva sul carattere reazionario della dinastia borbonica, vanificò il tentativo napoletano di ottenere che un accordo franco-inglese impedisse il passaggio di Garibaldi sul continente. Rifiutato sdegnosamente il posto di ambasciatore in Inghilterra offertogli dal governo napoletano nell'agosto 1860, successivamente il L. non accolse l'esortazione a tornare in Italia rivoltagli da Gladstone e rimase nella posizione di agente confidenziale del Piemonte fino al dicembre 1860 quando, come informatore di Cavour, si portò a Napoli. Qui, appurato che la linea moderata era sostenuta da una piccola minoranza, non modificò la sua decisione di restare fuori della lotta politica. Eletto, tuttavia, nell'estate 1861 nel collegio di Bitonto in Terra di Bari, il 29 novembre tornò in Italia per sedere in Parlamento durante l'VIII legislatura.
Nel febbraio 1862 il presidente del Consiglio B. Ricasoli lo incaricò di realizzare una convenzione finanziaria con la società inglese Hambro per la costruzione delle ferrovie maremmane; poco dopo entrò nel consiglio di amministrazione delle Strade ferrate meridionali e, dal 1864, nel Consorzio agrario italiano e nella Banca anglo-italiana, del cui consiglio di amministrazione fu prima uno dei direttori e poi presidente. All'onorificenza di "Knight commander of the Order of St. Michael and St. George" conferitagli nel marzo del 1859, un'altra se ne aggiunse in Italia quando nel 1863 fu nominato commendatore dell'Ordine Mauriziano.
Con lo spostamento della capitale a Firenze nel giugno 1865 e lo scioglimento del Parlamento, il L. si ritirò a vita privata, stabilendosi in Italia per l'attività di banchiere e dividendo il suo tempo tra Firenze e la proprietà di Leucaspide presso Taranto, acquistata nel 1869. Tornò in Inghilterra tra il 1870 e il marzo 1871 per una missione diplomatica avente per oggetto la questione romana e la legge delle guarentigie. La residenza in Italia e la successiva rinunzia alla cittadinanza inglese costituirono, poi, i prerequisiti per una nomina a senatore (r.d. 28 febbr. 1876, categ. XXI) che, coincidendo quasi con l'avvento al potere della Sinistra, non lo vide molto assiduo ai lavori della Camera alta per una preoccupazione che ancora nel 1889 gli faceva scrivere a Gladstone: "La maggior parte dei miei migliori amici politici e dei compagni di lavoro per la rigenerazione dell'Italia se ne sono andati; […] ed altri si sono uniti alla massa, cosa che io stimo una politica avventata. Il demone dell'ambizione e del voler usurpare la terra di altri popoli si è impadronito del cuore dei capi responsabili del governo italiano sin dal 1876 con un crescendo allarmante, i cui ultimi sviluppi non oso prevedere" (C. Lacaita, p. 290). Colpito da una invalidità permanente, si dedicò all'edizione di uno studio letterario del commento latino di Benvenuto da Imola alla Commedia (Benvenuti de Rambaldis de Imola Comentum super Dantis Aldigherij Comoediam nunc primum integre in lucem editum sumptibus G.W. Vernon, curante Jacobo Philippo Lacaita, I-V, Florentiae 1887).
Lasciata nell'autunno 1894 l'Inghilterra per motivi di salute, il L. morì a Posillipo il 4 genn. 1895.
Il L. aveva anche curato il Catalogue of the library at Chatsworth in the possession of the Duke of Devonshire. Historical notice by J.Ph. Lacaita, I-IV, London 1879.
Fonti e Bibl.: Per la consultazione degli Atti parlamentari, Camera dei Deputati, Discussioni, VIII legislatura (febbraio 1861 - settembre 1865), v. l'indice nominativo posto nell'ultimo volume. L. Fagan, Lettere ad Antonio Panizzi di uomini illustri e di amici italiani (1823-1870), Firenze 1880, pp. 463-465, 484-487, 497 s.; Id., The life of sir Anthony Panizzi, I-II, London 1880, ad ind.; A.Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848, a cura di V. Imbriani, Napoli 1884, pp. 451 s.; Lettere e documenti del barone Bettino Ricasoli, a cura di M. Tabarrini - A. Gotti, Firenze 1891-95, VI, p. 338; VII, pp. 210, 258; X, pp. 26, 205, 211; S. Castromediano, Carceri e galere politiche. Memorie, Lecce 1895, II, p. 200; S. Spaventa, Dal 1848 al 1861. Lettere, scritti, documenti, a cura di B. Croce, Napoli 1898, p. 254; F. Crispi, Politica estera, a cura di T. Palamenghi-Crispi, Milano 1914, pp. 108 s., 111; N.W. Senior, L'Italia dopo il 1848. Colloqui con uomini politici e personaggi eminenti italiani, a cura di A. Omodeo, Bari 1937, ad ind.; Carteggi di Camillo di Cavour. Cavour e l'Inghilterra, Bologna 1933, II, 2, pp. 110, 162 s., 169, 172 s., 179, 205; La liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d'Italia, ibid. 1952-54, III, pp. 5 s.; IV, p. 448; V, p. 218; I documenti diplomatici italiani, s. 1, 1861-1870, I-IV, Roma 1952-74, ad indices; Le relazioni diplomatiche fra la Gran Bretagna e il Regno di Sardegna, a cura di G. Giarrizzo, VIII (1° marzo 1860 - 30 marzo 1861), Roma 1962, ad ind.; Carteggi di Bettino Ricasoli, XXII, a cura di S. Camerani - G. Arfè, Roma 1967, pp. 322 s.; GranBretagna e Italia nei documenti della missione Minto, a cura di F. Curato, II, Roma 1970, ad ind.; Carteggi di Bettino Ricasoli, a cura di S. Camerani, XXV, Roma 1971, pp. 522 s.; XXVI, ibid. 1972, pp. 62, 83, 149, 164, 376; XXVII, ibid. 1974, pp. 275, 300-302; The Gladstone diaries, IV, a cura di M.R.D. Foot - H.C.G. Matthew, Oxford 1974, p. 270.
Tra i lavori dedicati al L.: G. Gigli, Scrittori manduriani, Manduria 1896, ad nomen; A. Luzio, Garibaldi e i partiti, in Corriere della sera, 1° luglio 1907; R. Mirabelli, Garibaldi e Cavour nella spedizione dei Mille, ibid., 29 luglio 1907; A. Luzio, Garibaldi e Cavour nella spedizione dei Mille, ibid., 23 ag. 1907; R. Mirabelli, Garibaldi e Cavour nella spedizione dei Mille. Replica dell'on. R. Mirabelli al sig. A. Luzio, in Il Secolo, 16 sett. 1907; P. Villari, Garibaldi e Cavour nella spedizione dei Mille, ibid., 21 sett. 1907; R. Mirabelli, Intorno alla spedizione dei Mille. L'episodio Lacaita, ibid., 4 ott. 1907; P. Palumbo, Perché Garibaldi passò lo stretto, in Riv. storica salentina, IV (1907), pp. 129-139; R. De Cesare, La fine di un Regno, Città di Castello 1909, I, p. 352; Manduria a N. Schiavoni e G. L., in Rass. pugliese di scienze, lettere ed arti, 1910, vol. XXV, pp. 81-88; G.M. Trevelyan, Garibaldi and the making of Italy, London 1912, ad ind.; G. Gigli, G. L. (1813-1895), in Arch. pugliese del Risorgimento italiano, I (1914), pp. 80-98; R. Cotugno, Francia e Inghilterra nei rapporti con Francesco II e Garibaldi nel 1860, ibid., II (1915), pp. 29-50; G.M. Trevelyan, Englishmen and Italians. Some aspects of their relations past and present, London 1919, pp. 14, 16 s.; La raccolta Lacaita alla Biblioteca P. Acclavio di Taranto, in Accademiee biblioteche d'Italia, VI (1932), 2, p. 192; M. Avetta, Studi cavouriani: una "vexata quaestio" alla luce dei carteggi cavouriani, in Rass. storica del Risorgimento, XXI (1934), pp. 49-72; Panfilo [G. Caprin], Vecchia Inghilterra e nuova Italia. G. L. e i suoi amici, in Corriere della sera, 7 febbr. 1934; S. Cilibrizzi, Storia parlamentare politica e diplomatica d'Italia da Novara a Vittorio Veneto, I, Napoli 1939, ad ind.; G. Caprin, L'esule fortunato. Antonio Panizzi, Firenze 1945, ad ind.; A.F. Guidi, Come il pugliese L. divenne lord e senatore d'Italia, in Il Messaggero, 29 sett. 1949; D. Varè, Quando la diplomazia era veramente un'arte, in Il Tempo, 22 genn. 1954; N. Rodolico, Gli amici inglesi dell'Unità d'Italia, ibid., 21 marzo 1959; M. Greco, Manduria nel Risorgimento (1793-1860), Manduria 1961, pp. 117-142; T. Leccisotti, Uno dei tentativi di conciliazione del 1861, in Arch. storico per le provincie napoletane, LXXXI (1962), pp. 425, 453-456; M. Viterbo (Peucezio), Gente del Sud, III, Il Sud e l'Unità, Bari 1966, ad ind.; J. Ridley, Garibaldi, Milano 1975, ad ind.; G. Iacovelli, I giorni dell'ira, Manduria 1980, pp. 102 s.; C. Lacaita, Un italo-inglese. Sir James L. senatore del Regno d'Italia (1813-1895), a cura di A.M. Andriani, Manduria 1983 (ed. inglese, London 1933).
S. Bacile, Medaglioni pugliesi. G.F. L., in Rass. pugliese di scienze, lettere ed arti, XII (1895), 2, pp. 33-36; G. Gigli, Il senatore G. L. Discorso letto nella solenne commemorazione tenuta nell'aula magna del R. Liceo Palmieri il 12 maggio 1895, Lecce 1895; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 560; Dict. of National Biography. Index and epitome, London 1903, p. 737; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904, p. 486; Diz. del Risorgimento nazionale, Milano 1933, III, s.v.; I senatori del Regno…, II, Roma 1934, p. 227; Storia della Puglia, a cura di G. Musca, Bari 1987, II, p. 176; The Concise Dict. of National Biography, Oxford 1992, II, p. 1701; Enc. Italiana, XXXV, sub voce.