GIACOMO da Lentini
Rimatore della scuola siciliana, forse il più antico, e uno dei principali notai della curia imperiale di Federico II, menzionato in documenti del 1233 e 1240. Egli stesso nelle sue rime ricorda il proprio nome, la sua patria (provincia di Siracusa) e la professione. Dante allude a lui nel De Vulgari Eloquentia (lib. I, 12) e lo ricorda nella Commedia (Purg., XXIV, 55). Qualche accenno storico che si è creduto riconoscere nelle sue poesie è assai dubbio. Si hanno di lui una quarantina di poesie, di cui alcune fredde e impacciate nelle forme convenzionali, altre più sciolte e vive nell'espressione del sentimento, e talvolta non senza qualche accenno realistico. È il più antico rimatore di cui si conoscano sonetti, e forse fu l'inventore di questa forma metrica.
Bibl.: Notizie biografiche, poesie e bibliografia nel vol. di E. F. Langley, The Poetry of Giacomo da Lentino, Cambridge 1915; per altre poesie che gli possono essere attribuite v. S. Santangelo, Le tenzoni poetiche nella letteratura italiana delle origini, Ginevra 1928. Sulla poesia: G. A. Cesareo, Le origini della poesia lirica e la poesia siciliana sotto gli Svevi, 2ª ed., Palermo 1924, p. 332; F. Pellegrini, Per una canzone di G. d. L., in Rass. bibliogr. d. letteratura ital., XXIII (1915), p. 218; S. Santangelo, Il discordo di G. d. L., in Studi critici in onore di G. A. Cesareo, Palermo 1924; id., La canzone "Ben m'è venuto" di Notar Giacomo, in Annuario del R. Istituto Mag. di Catania (1925-26), Catania 1927.