CANTELMO, Giacomo
Figlio di Restaino e della sua prima moglie Maria de Boulbon, il C. dovette nascere intorno al 1265, se è da identificare con lui quel Giacomo Cantelmo che il 15 genn. 1284 figura nei conti del tesoriere del principe di Salerno, per una quietanza di 12 once sul suo stipendio. Ancora nel 1308 egli è qualificato come damigello e come cavaliere soltanto nel 1315, dopo essere succeduto al padre, deceduto nel 1310.
Nel 1295 fu giustiziere e capitano generale di Abruzzo Citra e nel 1309 prese parte alla spedizione navale di re Roberto contro i Siciliani. Nel 1311 fu investito della carica di reggente della Corte della Vicaria a Napoli. Nel 1313, quando Firenze, travagliata da contrasti interni e minacciata dall'imperatore Enrico VII, conferì la signoria a Roberto d'Angiò, il C. vi fu mandato dal re come suo vicario. Giunto a Firenze ai primi di agosto, fece subito sentire tutta la sua autorità, abolendo la carica di capitano del popolo che fu ripristinata soltanto nel 1322. Ancora nello stesso agosto comandò l'esercito dei guelfi toscani che seguiva quello imperiale diretto a Roma, finché la morte di Enrico VII, sopraggiunta il 24 agosto a Buonconvento, non eliminò ogni pericolo. Nell'autunno fu alla testa delle truppe mandate da Firenze in aiuto di Lucca minacciata da Uguccione della Faggiuola, ma dovette tornare nel Regno non molto tempo dopo e venne sostituito da Gentile Orsini.
Alla fine del 1314 il C., al quale era stato conferito l'alto ufficio di maestro panettiere del Regno, fu mandato in Sicilia per condurre trattative con Federico d'Aragona. L'anno seguente lo troviamo in Provenza, dove, come luogotenente del siniscalco Jean Cabassole, il 1º luglio 1315 ricevette a Marsiglia la procura di Clemenza d'Ungheria, nipote di re Roberto, per le trattative per il suo matrimonio con il re di Francia, Luigi X. Nel 1316 partecipò a una spedizione militare in Calabria, poi nel 1318 accompagnò re Roberto a Genova per costringere Matteo Visconti a togliere l'assedio.
Quando dopo la disfatta di Altopascio (23 sett. 1325), i Fiorentini conferirono la signoria a Carlo duca di Calabria, figlio di re Roberto, il C. accompagnò il principe in Toscana, insieme con i figli Giovanni e Berengario. Nel 1328 scortò da Napoli in Provenza la regina vedova di Francia, Clemenza, decisa a finire i propri giorni nel convento dei domenicani di Aix-en-Provence.
Il C. morì nell'anno 1333.
Aveva sposato Filippa, figlia del provenzale Bertrand de Réal, signore di Bovino in Capitanata, e dal matrimonio erano nati tre figli, Restaino, Giovanni, Berengario, e due figlie. Il 27 apr. 1289 il C. nominò, da Napoli, dei procuratori per ricevere la successione di suo suocero in Provenza, ma sappiamo che i coniugi vi si recarono personalmente e soggiornarono, tra il febbraio 1292 e l'aprile 1294, nella loro casa di Avignone e nel loro castello di Romanin. Oltre a Bovino, la moglie gli portò anche, secondo il De Lellis, Castellucci de' Sauri, Bagnolo, Cerro, Acqua Borrana, Rocca Sassone, Santa Maria del Monte, Acquaviva e Montalto. Alla morte del padre, il C. divenne signore di Popoli; possedeva anche beni nella regione di Avignone, che gli procurarono alcuni litigi: così, nel 1308, il siniscalco annullò una spartizione delle paludi di Saint-Rémy tra il C. e la comunità locale; nel 1315 fece delimitare queste paludi lungo il suo feudo di Romanin, su autorizzazione del re, il quale ricordava che tale delimitazione rimontava all'epoca in cui egli era luogotenente del procuratore del re in Provenza. Nel 1314 una vertenza sull'uso di acque nella Durance lo oppose al vescovo di Avignone e al monastero di Saint-Paul di Saint-Rémy-de-Provence. Nel 1315 il re gli assegnò le rendite del pedaggio di Tarascona. Nel 1315-16 acquistò un palazzo ad Avignone, nella parrocchia di St.-Didier, e sappiamo inoltre che in quello stesso periodo egli possedeva dei censi nelle altre sei parrocchie della città e in campagna. Nel 1325 il C. acquistò da Vinciguerra di Anversa la metà di Castello Carceri e la metà di Pescocostanzo, e nel, 1329-30, senza dubbio durante un suo soggiorno in Provenza, vendette una parte di Boulbon a Guillaume de Boulbon.
Fonti e Bibl.: Avignone, Arch. départem. de Vaucluse, 9G 11, 16; L. Blancard, Iconographiedes sceaux et bulles... des Archives départementalesdes Bouches-du-Rhône, Marseille-Paris 1860, p. 156; Id., Inventaire-sommaire des Archives départementales des Bouches-du-Rhône..., s.B, I, Paris 1865, artt. B 478, 480; Ch. Perrat, Actes duroi Robert d'Anjou relatifs à la Provence,extraitsdes registres détruits des archives de Naples (1314-1316), in Bulletin philologique et historique, 1946-1947, pp. 140, 156; E. Leroy, Les archives communales de Saint-Rémy-de-Provence, Saint-Rémy 1949, nn. 57 bis, 64, 82, 92; S. Terlizzi, Documenti sulle relaz. tra Carlo I d'Angiò e la Toscana, Firenze 1950, pp. 514 s.; E. Baratier, Invent. duchâteau de Barbentane, dattil. [Arch. Bouches-du-Rhône 1954], nn. 39, 42, 45, 82; E. Leroy, Cartul.de Saint-Paul-de-Mausole à Saint-Rémy-de-Provence, I, Saint-Rémy 1961, n. 160; C. De Lellis, Discorsi delle fam. nobili del Regno di Napoli, I, Napoli 1654, pp. 116 s.; R. Bevere, La signoria di Firenze tenuta da Carlo, figlio di re Roberto, negli anni 1326 e 1327(docum. angioini dell'Archiviodi Napoli), in Arch. stor. per le prov. napol., XXXIII (1908), pp. 447 s.; A. Colarossi-Mancini, Mem. storiche di Popoli fino all'abolizione dei feudi, Popoli1911, pp. 71 s.; Th. E. Mommsen, Italien. Analekten zur Reichsgeschichte des 14. Jahrhunderts (1310-1378), Stuttgart 1952, p. 62 n. 132; R. Davidsohn, Storia di Firenze, IV, Firenze 1960, pp. 731-34, 739, 744, 746, 765, 773; P. Litta, Le famiglie celebri d'Italia,sub voce Cantelmi di Napoli, tavv. I-II.