CAMPANA, Giacinto
Nacque probabilmente in Bologna alla fine del sec. XVI. Unica fonte biografica per il C. è il Malvasia (1678) il quale, per essere stato suo allievo, come egli stesso afferma (I, p. 387), e per le copiose annotazioni sparse nella sua Felsina, ci permette di precisarne la fisionomia. Il C. non è parente di Tommaso Campana il Vecchio, cui forse erroneamente si accredita l'alunnato presso il Reni, ed è lui quello più assiduamente e più dettagliatamente menzionato per i suoi rapporti col Reni. Precisa infatti il Malvasia: il C. lavora insieme con il Reni a Roma nella cappella di Monte Cavallo (II, p. 15: gli affreschi, oggi nel palazzo del Quirinale, furono eseguiti nel 1610); è suo confidente e da lui incaricato di negoziare le opere e di riscuoterne i pagamenti (II, p. 47), ma è anche aiutato finanziariamente dall'artista che gli esegue disegni e cartoni (II, p. 51). In altri passi del Malvasia si apprende che il C. fu scolaro di F. Brizio, ma che disegnava secondo la maniera di Andrea Sirani (I, p. 387); che seguì C. Gavassetti a Parma per i lavori del palazzo del Giardino (I, p. 387), che fu incaricato, insieme con A. M. Colonna, di affrescare nella sala del palazzo Locatelli (oggi Donzelli) in Bologna (II, pp. 350 s.): la mano del C. è riconoscibile in una parte del fregio superiore; la data 1633 è da ritenersi termine dell'intera decorazione che A. M. Colonna portò a compimento. Essendo entrato in dimestichezza con l'Albani (II, p. 177), venne da questo proposto quale pittore di corte di Ladislao IV di Polonia (II, p. 179). Quindi l'"accorto", ma anche "irresoluto" C., in seguito alle pressioni del cardinale Santa Croce affinché giungesse in tempo per le nozze regali, partì alla volta di Varsavia (Bologna, Bibl. comun., ms. B 16, c. 107: lettera del cardinale, datata, in Roma, 2 maggio 1637 e indirizzata all'Albani).
Non sono oggi identificate opere del C. in Polonia ma è documentata la sua partecipazione alle pitture nella cappella di S. Casimiro nella cattedrale di Vilna, per le quali nel luglio 1639 il re ordinò di assegnargli 400 talleri, somma che l'artista reclamava, secondo una lettera scritta fra l'ottobre 1640 e il 1644 da un ufficiale reale, Mikołaj Kiszka. Il C. lavorò pure per il castello reale di Varsavia, e per esso dipinse almeno un quadro. Appare come testimonio di matrimonio l'11 febbr. 1646 negli atti della parrocchia di S. Giovanni di Varsavia; e morì probabilmente intorno al 1650 in Polonia, "non potendo resistere a' rigori di que' freddi, essendo massime adusto, gracile e poco sano" (Malvasia, 1678, I, p. 387)
II C. attualmente è noto attraverso due copie: l'una, commissionata dal cardinale Bernardino Spada, legato a Bologna dal 1627, ed ora presso la Galleria Spada, tratta dal Ratto di Elena del Reni (ora al Louvre, n. 1456), eseguito negli anni 1628-1631;l'altra, sita nella chiesa di S. Barnaba in Marino (Roma), tratta dal Martirio di S. Bartolomeo del Guercino della chiesa di S. Martino in Siena (Zeri). Delle altre opere "non disprezzabili" citate dal Malvasia (1686) come eseguite in proprio, e cioè il Transito di s. Giuseppe e il Martirio di s. Orsola nella chiesa dell'ospedale di S. Francesco di Bologna, non si è avuto alcun ricordo dopo la soppressione di questa (Emiliani, in Malvasia [1686], 1969). Ugualmente perduto è l'affresco raffigurante Il Padre Eterno della cappella del Noli me tangere dell'Albani nella chiesa di S. Maria dei Servi di Bologna, citato sino alla metà del secolo scorso (ibid.). Resta ancor oggi invece il dipinto raffigurante S. Barbara, collocato sopra la porta d'ingresso della navata di destra del duomo di Piacenza, e già in questa chiesa menzionato dall'Ambiveri.
Gli va inoltre assegnato il Miracolo dei pani e dei pesci (ora distrutto; già nel Kaiser Friedrich Museum di Berlino), che era attribuito a D. Fiasella (L. Salerno, The Picture Gallery of V. Giustiniani, I, Introduction, in The Burlington Mag., CII [1960], p. 27, ill. 33).
Fonti e Bibl.: Cracovia, Museo naz., Arch. dei Conti Chodkiewicz;Stoccolma, Riksarkivet, Polska arkivet;Varsavia, Archivio centrale di Atti antichi, Archivio di Nieśwież, Libri dei matrimoni nella parrocchia di S. Giovanni; C.C. Malvasia, Felsina-pittrice (1678), I-II, Bologna 1841, ad Indicem; Id., Le pitture di Bologna (1686), a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, pp. 116, 279; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 175; L. Ambiveri, Gli artisti piacentini, Piacenza 1879; S. Ciampi, Bibliografia critica delle antiche reciproche corrispondenze..., II, Firenze 1839, p. 245; M. Morelowski, Odkrycia wileńskie (Scoperte a Vilna), in Alma Mater Vilnensis, X (1932), pp. 54 s.; Z. Batowski, G. C. i kaplica św. Kazimierza w Wilnie (G. C. e la cappella di S. Casimiro a Vilna), in Biuletyn Historii Sztuki (Bollettino di storia dell'arte), I (1932-1933), 2, pp. 72-75; W. Tomkiewicz, Malarstwo dworskie w dobie Władysława IV (Pittura di corte al tempo di Ladislao IV), ibid., XII (1950), pp. 157, 159 s.; F. Zeri, La Galleria Spada, Firenze 1954, pp. 111-114; A. Arfelli, in C. C. Malvasia, Vite di pittori bolognesi (Appunti inediti), Bologna 1961, ad Indicem; W. Tomkiewicz, Pędzlem rozmaitym, Warszawa 1970, pp. 154 s., 249; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 453; Slownik artystów polskich... (Diz. degli artisti polacchi), I, p. 289.