GHASSĀNIDI (Banū Ghassān)
Dinastia di principi arabi che dominarono nella regione intorno a Damasco e nella Transgiordania come vassalli dell'impero bizantino, nei due secoli anteriori al sorgere dell'Islām. La tradizione indigena li congiunge per stirpe alla grande tribù degli Azd, emigrata con altre dall'Arabia meridionale verso il nord allorché, nel corso del sec. IV d. C., il regno dei Sabei decadde in seguito alla prima conquista etiopica (v. etiopia: Storia; sabei). I Bizantini diedero ai Ghassānidi il titolo di "filarchi" (capi di tribù) e li impiegarono nella custodia del confine verso il deserto, sia per respingere le incursioni dei nomadi sia per contrapporli al regno dei Lakhmidi di al-Ḥīrah sull'Eufrate, arabi anch'essi, ma vassalli dei Persiani. E delle lotte coi Lakhmidi è in gran parte intessuta la storia dei Ghassānidi durante il sec. VI, la sola età per la quale si posseggano notizie storiche abbastanza abbondanti su essi. Il maggiore dei loro sovrani, al-Ḥārith ibn Giabalah (circa 530-circa 570) ebbe da Giustiniano il titolo di patrizio e la sovranità su tutte le tribù arabe sottomesse a Bisanzio; ma suo figlio, al-Mundhir III, si rese inviso alla corte bizantina, anche per la protezione da lui accordata al monofisismo, di cui i Ghassānidi erano fervidi seguaci, in netto contrasto con la politica religiosa degl'imperatori. Dopo una prima ribellione, al-Mundhir tornò in favore dei Bizantini, the avevano bisogno del suo soccorso per difendersi dai Persiani; ma presto il dissidio si riaprì e nel 581 il ghassānide, vinto, fu condotto prigioniero a Costantinopoli. Il suo figlio e successore an-Nu‛mān subì poco dopo la stessa sorte; la decadenza dei Ghassānidi favorì la spedizione persiana del 613, e anche dopo che Eraclio, nel 629, ebbe riconquistato la Siria, la dinastia non tornò all'antico splendore. Il suo ultimo sovrano, Giabalah ibn al-Ayham, fedele ai suoi antichi signori, combatté con essi contro i musulmani nella battaglia del Yarmūk (626), che segnò la perdita della Siria per l'impero di Bisanzio.
Sui Ghassānidi, abbondano le notizie nella letteratura araba, ma sparse e frammiste di elementi leggendarî. Ad essi si riallacciano numerosi aneddoti, specie sui loro rapporti con alcuni dei più famosi poeti dell'Arabia anteislamica, che ne han celebrato la ricchezza e la generosità (specie an-Nābighah e Ḥassān ibn Thābit): tipici rappresentanti della fase di passaggio dal nomadismo alla vita sedentaria, i Ghassānidi, anche per la loro condizione di cristiani, assorbirono molti elementi della civiltà siriaco-bizantina e la trasmisero agli Arabi del deserto, sicché la loro funzione nel formarsi dell'islamismo e della civiltà araba è di notevole importanza (minore tuttavia di quella dei Lakkmidi, loro rivali).
Bibl.: T. Nöldeke, Die Ghass. Fürsten, in Abhandl. d. Berk. Ak., 1887; L. Caetani, Ann. dell'Islam, I-III, Milano 1904-1910, passim.