LANDO, Gerolamo
Nacque il 17 apr. 1590 dal cavaliere e procuratore Antonio di Gerolamo e da Caterina Contarini di Bertucci. Il 29 aprile fu registrato presso l'avogaria di Comun con il nome di Gerolamo Melchiorre. Figlio primogenito, ebbe tre fratelli: Francesco, Agostino e Piero. L'8 febbr. 1624 sposò, nella chiesa del Redentore, Marina Duodo di Alvise, vedova di Marcantonio Barbarigo, dalla quale ebbe quattro figli, Giovanni (morto alla nascita), Antonio, Contarina ed Elisabetta. Sin dall'adolescenza naturalmente portato agli studi umanistici - coltivati attraverso frequentazioni di letterati e raccogliendo libri nella sua biblioteca elogiata dai contemporanei - fu avviato alla carriera politica sin dal 1605, al seguito dello zio materno Bertucci Contarini, nell'ambasciata a papa Paolo V, viaggio di cui lasciò un accurato diario, inedito (Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 2856/III: Viaggio di Roma e descrizione di quella città).
Entrò in Maggior Consiglio nel 1615 e da subito ricoprì importanti cariche governative. Nel dicembre 1615 - giugno 1616 fu savio agli Ordini, nel settembre 1618 - marzo 1619 savio di Terraferma. Prestigiosa fu la nomina ad ambasciatore straordinario in Inghilterra, il 22 giugno 1619. Il L. partì da Venezia ai primi di ottobre e, attraverso Trento, Francoforte e L'Aia, giunse il 12 dicembre a Gravesend, dove fu accolto dal segretario Pier Antonio Marioni (che allora reggeva l'ambasciata in vece di Antonio Donà, richiamato nella Dominante per rispondere di malversazioni pecuniarie scoperte nel corso della sua residenza presso la corte sabauda). Entrò solennemente a Londra il 17 dicembre e il 3 genn. 1620 ebbe la prima udienza ufficiale con il re Giacomo I Stuart. Il L. seppe conquistare la totale fiducia del sovrano, che non solo lo insignì del titolo di cavaliere ma ebbe modo di manifestargli il pieno appoggio agli interessi e alla sicurezza della Serenissima nello scacchiere europeo.
Ripartì da Londra il 4 luglio 1622, sostituito da Alvise Vallaresso, e attraverso la Francia e il Piemonte rimpatriò in settembre e il 22 presentò in Senato la relazione finale sulla sua lunga missione. Anche di questo viaggio il L. stilò un diario, ricco di osservazioni (L. Monga, Il diario di viaggio a Londra dell'ambasciatore G. L., in Miscellanea marciana, XV [2000], pp. 79-111).
Già dal 30 giugno 1622 eletto savio di Terraferma, esercitò la carica dal 29 settembre al marzo 1623 e poi ancora dal dicembre 1623 al giugno 1624. Il 7 febbr. 1623 il Senato gli affidò, in aggiunta alle normali incombenze di savio deputato alle relazioni, il delicato incarico di raccogliere le relazioni e gli scritti di Paolo Sarpi, da poco morto, allo scopo di redigerne, con la collaborazione del segretario Agostino Dolce, un accurato inventario da consegnare alla Cancelleria dogale "a delucidatione della continenza di esse, et a potersene fruttuosamente valere, secondo le occorrenze di publico servitio".
Chiamato alla zonta del Senato (1° ott. 1624 e 1° ott. 1625), il 12 ott. 1624 fu eletto provveditore alle Artiglierie ma il 7 dicembre passò depositario in Zecca. Tra il dicembre 1624 e il giugno 1625 fu ancora savio di Terraferma, il 12 ag. 1625 fu eletto tra i due revisori e regolatori sopra i Dazi de rispetto, tra febbraio e luglio 1625 fu cassiere di Collegio. Nel gennaio 1626 fu scelto come ambasciatore in Savoia ma l'elezione fu "taglià" (annullata), preferendo il L. andare podestà a Padova (20 gennaio), dove si distinse per equità e saggezza. Al ritorno a Venezia presentò, il 19 ott. 1627, un'esauriente relazione, spaziando dall'amministrazione dello Studio e del Monte di pietà al fisco, alla giustizia, ai rapporti con le autorità ecclesiastiche. Tra il dicembre 1627 e il giugno 1628 fu savio del Consiglio. Il 4 ott. 1628 fu eletto savio all'Eresia ma, poiché "scusado", il 7 ottobre passò regolatore alla Scrittura; il 17 novembre entrò pure tra i nove aggiunti ai savi ed esecutori alle Acque. Il 27 genn. 1629 fu eletto contemporaneamente tra i quattro aggiunti ai riformatori allo Studio di Padova e nel Collegio straordinario sopra i processi formati in Candia. Nel 1629 fu depositario sopra il Banco giro (giugno-settembre) e provveditore in Zecca (12 ottobre), carica che lasciò nel settembre 1630 perché eletto savio del Consiglio. Il 6 ott. 1632 fu eletto provveditore all'Arsenale, ma preferì passare, nel dicembre, ancora savio del Consiglio. Nel 1633 ricoprì, seppur per brevi periodi, le cariche di sovraprovveditore alle Pompe de rispetto (1° aprile), inquisitore sopra il Banco giro (12 aprile), aggiunto ai riformatori allo Studio di Padova (28 novembre) e savio di Terraferma (31 dicembre); nel 1634 fu tra i due conservatori del deposito in Zecca (11 aprile) e consigliere per il sestiere di S. Marco (agosto 1634 - settembre 1635). Dal settembre 1635 al marzo 1636 fu savio del Consiglio, il 18 aprile fu eletto conservatore alle Leggi, incarico lasciato per diventare savio alla Mercanzia (19 aprile); il 29 settembre fu designato savio del Consiglio ma rinunciò perché indisposto. Nel 1637 riprese attivamente la vita politica con le elezioni a depositario in Zecca (24 luglio), savio all'Eresia (5 settembre), savio e revisore sopra le Entrate pubbliche (16 settembre), provveditore alle Artiglierie (29 settembre), tutte cariche a cui rinunciò per diventare dall'ottobre al marzo 1638 savio del Consiglio. L'8 apr. 1638 fu designato savio alla Mercanzia, il 21 giugno aggiunto ai riformatori allo Studio di Padova, il 14 dicembre presidente sopra la tansa (tassa) delle case del sestiere di S. Marco e il 21 dicembre ancora savio del Consiglio, ma fu costretto a rinunciare perché indisposto. Il 1° ott. 1639 fu eletto depositario in Zecca, il 20 genn. 1640 regolatore alla Scrittura ma il 7 luglio passò alla carica di provveditore sopra Monasteri. Nel 1642 fu ancora presidente sopra la tansa del sestiere di S. Marco (12 marzo), revisore e regolatore sopra Dazi (19 luglio) e provveditore in Zecca (23 dicembre).
Nel 1643 fu distolto dall'attività politica per questioni familiari, legate all'eredità del padre, che lo portarono a una causa con il fratello Francesco e a dare alle stampe le proprie ragioni in una Scrittura cui fece seguito la relativa Risposta (edite da Nicolò Tebaldini, Bologna 1643).
L'11 luglio 1644 il L. entrò aggiunto ai riformatori allo Studio di Padova e, tra il gennaio e il febbraio 1645, tra i provveditori alle Fortezze, i provveditori sopra le Artiglierie e i tre provveditori sopra la francation della Zecca. L'11 ott. 1645 fu chiamato a far parte dell'officio temporaneo e straordinario dei sette deputati alla liberazione (sopra la revision) dei banditi, con apposita deliberazione senatoriale. Il 25 ag. 1646 fu eletto savio alle Acque ma il 25 genn. 1647 preferì optare per l'ufficio di consigliere per il sestiere di S. Marco. Il 3 ott. 1647 fu designato tra i due sovraprovveditori alle Biave, ancora deputato alla Liberazione dei banditi (5 ottobre), aggiunto ai riformatori allo Studio di Padova (7 dicembre). Nel 1648 entrò come membro de rispetto dei revisori e regolatori sopra Dazi (19 maggio), esecutore contro la Bestemmia (4 luglio) e ancora tra i deputati alla Liberazione dei banditi (19 dicembre). Nel 1649 fu riformatore allo Studio di Padova (18 maggio), savio alle Acque (17 agosto), e deputato sopra la Liberazione dei banditi (24 settembre). Il 2 apr. 1650 fu eletto provveditore in Zecca e il 10 giugno tra i tre inquisitori al Sal. Dal 7 genn. 1651 fu provveditore sopra Monasteri ma il 24 giugno passò tra gli Otto tansadori de qua del Canal, istituiti con decreto del Senato del 20 giugno. Il 31 maggio 1652 fu ancora aggiunto ai riformatori allo Studio di Padova ma dal dicembre preferì la carica di consigliere per il sestiere di Castello. Il 18 genn. 1653 fu designato provveditore in Zecca al pagamento dei prò, il 5 febbr. 1655 provveditore alle Beccarie, il 20 febbr. 1655 ancora dei tre inquisitori al Sal.
Il L. morì il 21 maggio 1656, nella casa in parrocchia di S. Maria Formosa, "da influsion de cataro […] sofocato al improvviso" dopo una malattia invalidante di circa 45 giorni. Non aveva fatto testamento e i giudici di Petizion furono chiamati a stilare l'inventario dei suoi beni.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, IV, c. 224; III, St. veneta, 32: G.A. Cappellari Vivaro, Campidoglio veneto, II, c. 656; Avogaria di Comun, Libri d'oro nascite, reg. 56, t. VI, c. 142r; Libri d'oro matrimoni, reg. 91, t. IV, c. 150; Collegio, Relazioni, b. 17: Inghilterra; b. 43: Padova; Senato, Secreti, regg. 115, cc. 14-15; 121, c. 198; Dispacci, Ambasciatori, Inghilterra, f. XX, nn. 1-46, 32a; XXI, nn. 47-141, 78; XXII, nn. 142-291, 203-208; XXIII, nn. 1-2, 209-225; Capi del Consiglio dei dieci, Lettere rettori ed altre cariche, bb. 88, nn. 290-297, 299-303, 307, 309-311, 316-339; 89, nn. 1-3; Lettere, Ambasciatori, Inghilterra, b. 14, nn. 98-125; Segretario alle Voci, Elezioni in Pregadi, regg. 9, cc. 14v, 20v; 10, cc. 12v, 13v; 11, cc. 11v, 12v, 55v, 70v, 87v, 99v, 132v, 144r; 12, cc. 1, 2v, 85v, 99r, 104v, 149r; 13, cc. 1, 2v, 3v, 12v, 25v, 27v, 32r, 44v, 45r, 60r, 88r, 98v, 100, 104v, 109v; 14, cc. 1, 43v, 72v, 85v, 87v, 99v, 109v, 132v, 161r, 163v, 180; 15, cc. 30v, 60, 79r, 82v, 99v, 133r, 139, 146r, 162r, 179v; 16, cc. 28v, 59v, 60r, 82v, 85v, 88v, 133r, 139r, 161v, 163v, 172r; 17, cc. 22v, 31v, 39r; Quarantia e altri uffici, reg. 2, cc. 129r, 131r; Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 12, cc. 1, 2v, 60r, 72v, 83r, 85v, 99r, 104v, 133v, 144r, 149r, 164v; 14, c. 137v; 16, cc. 1-2; 18, c. 3v; 20, c. 1; Giudici di petizion, Inventari, b. 366, nn. 20, 52; Provveditori e sopraprovveditori alla Sanità, Necrologi, reg. 878 (21 maggio 1656); Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., cl. VII, 984 (=7510), cc. 48-93; C. Orsino, Panegirico nella partenza di G. L. dalla pretura di Padova, Padova 1627; A.L. Aldreghetti, Ricompense di onore dovute alle virtù di G. L. podestà di Padova, Padova 1627; G. Mazzucato, Sonetto con coda, all'illust. sig. et patron suo coll. il sig. G. L. cav. podestà di Padova, Padova 1627; G. De Ricci, Corona di ottave nella partenza dal reggimento di Padova di G. L., Padova 1627; Le relazioni degli Stati europei lette al Senato dagli ambasciatori veneziani nel secolo decimosettimo, a cura di N. Barozzi - G. Berchet, s. 4, Inghilterra, Venezia 1863, pp. 213-277; Calendar of State papers and manuscripts, relating to English affairs… in the Archives… of Venice…, a cura di A.B. Hinds, XVI, London 1910, passim; XVII, ibid. 1911, s.v.; Relazioni di ambasciatori veneti al Senato, I, Inghilterra, a cura di L. Firpo, Torino 1965, pp. 685-752; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, IV, Podestaria e Capitanato di Padova, Milano 1975, pp. 219-226; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, I, Venezia 1824, cc. 176-177, 363; Id., Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847, p. 440; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, p. 431; L. Pelliccioni di Poli, Storia della famiglia Landi patrizia veneta, Roma 1960, pp. 26-28.