In geologia, termine introdotto da J.D. Dana (1873) per indicare una grande depressione, di forma allungata, soggetta a subsidenza, sede di enormi accumuli di sedimenti, coinvolta successivamente in movimenti orogenici con formazione di catene montuose. Questo concetto, verso la fine dell’Ottocento e nei primi del Novecento, venne sviluppato in modo differente in Europa e in America. In Europa geologi come E. Suess e G.-E. Haug vedevano le g. come fosse marine in cui si sarebbero accumulati spessori di sedimenti pelagici; esse avrebbero costituito zone mobili della crosta terrestre. In America J. Hall e Dana posizionavano le g. ai margini di un continente, considerandole quindi caratterizzate essenzialmente da facies di piattaforma; questi due autori imputavano, rispettivamente, la subsidenza delle g. a due differenti cause: peso dei sedimenti e movimenti della crosta. Accanto alle g. si sarebbero formate aree in sollevamento (geoanticlinali), in seguito a movimenti di compressione laterale.
Negli anni successivi H. Stille elaborò una classificazione delle g. più dettagliata distinguendo tra ortogeosinclinali, presenti ai bordi delle aree continentali stabili (cratoni), e parageosinclinali, all’interno di tali aree. Nell’ambito delle ortogeosinclinali egli distinse una zona esterna, la eugeosinclinale, sede di vulcanismo basico e soggetta a rapida subsidenza, e una zona interna, la miogeosinclinale, più spostata verso il continente in aree non vulcaniche. Questa classificazione venne seguita anche da M. Kay (1951), il quale propose una ulteriore suddivisione, nell’ambito delle parageosinclinali, in tre tipi principali: le exogeosinclinali, presenti ai margini o all’interno dei cratoni; le autogeosinclinali, che avrebbero costituito fosse isolate nel cratone; le zeugogeosinclinali, simili alle precedenti ma localizzate ai bordi di aree cratoniche sollevate. Lo stesso autore distinse successivamente due tipi di g. tardive: le epieugeosinclinali, che si sarebbero impostate dopo l’orogenesi, e le tafrogeosinclinali, corrispondenti alle zone di rift (fosse tettoniche dell’Africa orientale).