gemma
Il nome generico denotante le pietre preziose (" la gemma, o gioia che dicono, è segnatamente dura... ed o traluce come il diamante o lo smeraldo, o pure di assai grazioso e vario colore ornata meravigliosamente risplende " [G. Agricola, Dell'arte dei Metalli, partita in XII libri... tradotti in lingua toscana da M. Florio, Basilea 1563, 276]), compare cinque volte nella Commedia, con la sola esclusione dell'Inferno.
Il senso proprio domina in Pg XXIII 31: agli occhi di D., delle anime espianti parean l'occhiaie anella sanza gemme, a causa del profondo incavo indice di terribile sofferenza. Più interessante, fuori di contesto comparativo, il caso di Pg V 135 ove, nelle malinconiche parole della Pia (colui che 'nnanellata pria / disposando m'avea con la sua gemma), si commenta l'anello della promessa ufficiale, ricordato, con sottile figura rettorica, tramite l'elemento più prezioso e caro a un tempo. Si ricordi in proposito una distinzione del Petrarca (Rime CCCXXXVIII 11): " senz'ella [Laura], è quasi / senza fior prato o senza gemma anello ". Ricca la gamma dei figurati, tutti ruotanti nel rapporto pietra preziosa-lucesplendore: così per analogia, in Pg IX 4 di gemme la sua fronte [dell'Aurora] era lucente, si allude ad astri celesti; e in Pd XV 22 la gemma che si partì... dal suo nastro è lo spirito lucente di Cacciaguida, come in Pd XVIII 115 gemme (in funzione di parola-rima) designa gli spiriti beati nella luce divina.