RONDELLI, Geminiano
– Nacque il 2 agosto 1652 a Roncoscaglia di Sestola, nell’Appennino modenese, da Domenico e da Lucrezia Bertuzzi.
Conseguì la laurea in filosofia nell’Università di Bologna il 4 agosto 1687, dopo avere svolto, dal 1680, incarichi di lettore straordinario di filosofia e di astronomia. Il suo maestro più importante fu il matematico Pietro Mengoli.
Parallelamente agli studi universitari, seguì nella diocesi di Modena un percorso di formazione ecclesiastica, conseguendo, nel 1680, il diaconato e il presbiterato. Il silenzio delle fonti allora conosciute sulla sua condizione sacerdotale indusse a supporre una sua rinuncia a essa (Riccardi, 1879, p. 22). In realtà Rondelli non cessò mai di esercitare il sacerdozio nella sua patria di adozione, Bologna (Barbieri, 1987, pp. 66 s.).
Dal 1689 al 1697-98 ricoprì il ruolo di lettore di matematica nello Studio bolognese, con il compito di spiegare ad anni alterni la matematica di Euclide e l’astronomia di Tolomeo. I testi di evidente finalità didattica da lui pubblicati dal 1684 (cfr. Catalogo delle opere a stampa, in Riccardi, 1879, Appendice I, pp. 36-38) sono una prova dell’impegno con cui egli affrontò il suo lavoro di docente.
Dal dicembre 1698 gli fu assegnata, in sostituzione di Domenico Guglielmini, trasferitosi a Padova, la lettura di idrometria, di cui restò titolare (come emerito dal 1730) fino al 1739, anno della sua morte.
Si trattava di una cattedra di nuova istituzione, resa possibile dall’eredità lasciata all’Università di Bologna dal nobile veneziano Alvise Venier. Il primo titolare fu Guglielmini, dal 1686 sovrintendente alle acque nel territorio bolognese (carica a cui aveva concorso anche Rondelli) e autore di opere altamente innovatrici. Lo stesso Rondelli si cimentò in un Trattato idrometrico pratico, di ben 386 pagine e corredato di tavole, conservato in due copie nella Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. In quest’opera, «pur rivolta all’idraulica pratica», il modenese affronta anche questioni teoriche, in particolare «l’enigma forza/pressione». Le sue risposte presentano tuttavia «vistose contraddizioni» (Maffioli, 1987, pp. 108 s.).
Se non era un teorico all’altezza di Guglielmini, Rondelli poteva tuttavia vantare una competenza ingegneristica in campo idraulico che gli valse importanti incarichi anche fuori dall’ambito bolognese e padano, in particolare a Lucca. Dal 1700 in poi fu ripetutamente chiamato a riparare i danni provocati alla città dalle piene del Serchio. La sua ricostruzione del ponte di S. Pietro fu particolarmente apprezzata dalle autorità locali, tanto che nel dicembre 1708 gli offrirono un contratto decennale, che non accettò, per il ruolo di ingegnere della Repubblica di Lucca.
Grazie alla sua intermediazione, intorno al 1712 cominciò a prestare i suoi servizi alla stessa Repubblica anche un suo più giovane collega bolognese, Eustachio Manfredi, lettore di matematica dall’inizio del secolo ed esperto di problemi idraulici. Occorre dire che nel 1730 questi venne chiamato a correggere alcune soluzioni dei problemi del Serchio proposte da Rondelli e rivelatesi infelici (Barbieri, 1996, pp. 257-261). Anche in un’altra occasione, riguardante un altro fiume toscano, l’Era, le proposte di Rondelli furono contestate (Grandi, 1715).
La partecipazione di Rondelli al processo di rinnovamento della cultura scientifica e della pratica sperimentale che caratterizzò Bologna dall’inizio del XVIII secolo fu indubbiamente consistente, anche se meno lineare di quella di altri protagonisti. Nel 1705 entrò a far parte dell’Accademia degli Inquieti, fondata da Eustachio Manfredi nel 1690 e rilanciata l’anno precedente dall’elezione di un nuovo ‘principe’, il futuro grande anatomico Giovanni Battista Morgagni, allora studente a Bologna e assiduo frequentatore del suo insegnamento privato di matematica. Contemporaneamente, l’Accademia fu coinvolta nei progetti di rinnovamento scientifico e didattico del conte Luigi Ferdinando Marsili e trasferì la propria sede nel palazzo di questi. Rondelli era in rapporti epistolari con Marsili (allora a Vienna) già dal maggio 1701. In una lettera del 3 gennaio 1702, certamente rispondendo a una sua richiesta, gli raccomandava come collaboratori due propri allievi: Gabriele Manfredi, fratello più giovane di Eustachio, e Vittorio Francesco Stancari, di cui tesseva appassionatamente le lodi (Barbieri - Zuccoli, 1991, pp. 151-154).
Rondelli godeva ancora della stima di Marsili quando, nel gennaio 1712, nacque ufficialmente l’Istituto delle scienze di Bologna, al quale fu annessa l’Accademia degli Inquieti con il nome di Accademia delle Scienze dell’Istituto. Fu infatti nominato bibliotecario della nuova istituzione. In seguito perdette tuttavia la fiducia del fondatore, nonostante il generoso dono di ben 423 preziosi volumi (Barbieri - Zuccoli, 1994). Nel 1721 l’incarico di bibliotecario fu assegnato a un suo ex allievo, Francesco Maria Zanotti, futuro segretario e presidente dell’Istituto. Rondelli ebbe il posto di professore di architettura militare, ma si dimise dopo meno di un anno.
A Zanotti, ideatore dei De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Academia commentarii (1731-1791) e curatore dei primi volumi, si deve la maggior parte delle informazioni sulla partecipazione di Rondelli all’attività scientifica dei primi decenni del Settecento, in particolare alle esperienze iniziate tra il 1704 e il 1708 in collaborazione con Vittorio Francesco Stancari (il primo a usare la macchina pneumatica a Bologna) e finalizzate a verificare la validità generale dell’equazione tra elasticità e densità dell’aria teorizzata da Edme Mariotte (1620-1684). Un altro tema di ricerca comune fu quello della fabbricazione e rettificazione del termometro descritto nel 1702 da Guillaume Amontons (1663-1705).
Rondelli s’impegnò anche in esperienze finalizzate a ricercare i motivi della mancata ascesa del mercurio in fili d’oro molto sottili (De Bononiensi scientiarum, I, 1731, pp. 208-212). Questi esperimenti furono ripetuti, e invalidati, anni dopo da Gottardo Bonzi e altri (ibid., II, parte I, 1745, p. 361). Gli stessi temi furono oggetto di due dissertazioni, oggi perdute, presentate da Rondelli in sedute dell’Accademia delle Scienze, il 3 marzo 1711 e il 7 febbraio 1716, intitolate rispettivamente De fluidorum gravitandi momento e Pro divisione thermometrorum (Anatomie accademiche, 1993, Appendice I. Il diario scientifico, pp. 318 s.). Anche della dissertazione letta il 20 dicembre 1720 si conosce solo il titolo, Sulla teoria dei vortici, che a questa data suona un po’ arretrato (p. 321). Guarda indietro anche la dissertazione presentata in Accademia l’11 marzo dello stesso anno (p. 320) e intitolata Contro il calcolo infinitesimale, l’unica di cui abbiamo il testo (Giuntini, 2009, p. 215).
Se si pensa che il libro di Gabriele Manfredi sulle equazioni differenziali, il primo pubblicato in Italia sul calcolo integrale, risaliva al 1707, che nel 1708 Stancari aveva pubblicamente difeso tesi fisico-matematiche, sei delle quali, sotto il titolo Ex analysi infinitorum, intendevano dimostrare l’utilità dell’analisi degli infiniti in geometria, e che nel 1709 il Senato aveva istituito una cattedra di analisi, assegnandola a Stancari (che non poté occuparla, essendo deceduto nel corso dell’anno), si ha la misura della distanza tra l’ostinato guardare indietro di Rondelli e la strada percorsa dai suoi antichi allievi (con Eustachio Manfredi, il cesenate Giuseppe Verzaglia e lo stesso Zanotti) per adeguarsi ai progressi europei in campo matematico.
Morì il 17 luglio 1739, lasciando in eredità tutti i suoi beni alla parrocchia di S. Maria della Mascarella, dove fu sepolto.
La sua collezione di manoscritti e opere edite, acquisita, non si sa come, dalla famiglia Bianconi, nel 1877 fu donata dal professor Gian Giuseppe Bianconi alla Biblioteca Estense di Modena.
Opere (edite). Sex priora Euclidis geometrica elementa, Bononiae 1684 (altre edizioni 1693 e 1719); Universale trigonometria lineare e logaritmica, Bononiae 1705; Urania, custode del tempo, varie considerazioni intorno al computo e determinazione degli anni, Bononiae 1720.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Partitorum (dal 1688 al 1735); Rotuli (1680-87, 1689-97, 1699-1738); Bologna, Archivio dell’Accademia delle scienze dell’Istituto, titolo IV, mss. delle Memorie dell’Accademia, Dissertazione di R. contro il calcolo infinitesimale; Biblioteca dell’Archiginnasio, ms A.1114: Trattato idrometrico pratico del dot.e G. R. dove s’insegna il modo di livellare, formare profili, calcolare le pressioni, e forze assolute dei fluidi, misurare le velocità dell’acqua in passare per diverse sezioni; Biblioteca Universitaria, ms. 418 (elenco dei volumi donati da Rondelli nel 1713); Modena, Biblioteca Estense, Archivio Rondelli. Il fondo fu ordinato e descritto da Pietro Riccardi, che inserì nella biografia Cenni su la vita e le opere di G. R. (Modena 1879, pp. 23-45) un Catalogo delle opere a stampa e un Catalogo dei manoscritti (pp. 36-45).
G. Grandi, Esame della scrittura pubblicata dal signor dott. G. R. nella famosa causa del mulino dell’Era, Firenze 1715; De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Academia commentarii, I, Bononiae, 1731, pp. 208-212, II, parte I, 1745, p. 361; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, VI, Modena 1783, parte I, pp. 181 ss.; P. Riccardi, Cenni su la vita e le opere di G. R., in Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Modena, 1879, t. 19, pp. 21-46; F. Barbieri, Sulla data di morte di G. R., in Atti e Memorie dell’Accademia nazionale di scienze, lettere e arti di Modena, s. 7, 1987, vol. 4, pp. 63-68; C.S. Maffioli, Domenico Guglielmini, G. R. e la nuova cattedra di Idrometria nello Studio di Bologna, in Rapporti di scienziati europei con lo Studio di Bologna fra ’600 e ’700, a cura di M. Cavazza, in Studi e memorie per la storia dell’Università di Bologna, n.s., VI (1987), pp. 81-124; F. Barbieri - M. Zuccoli, Nove lettere di G. R. al conte Luigi Ferdinando Marsili, in Nuncius, VI (1991), 2, pp. 145-155; Anatomie accademiche. III. L’Istituto delle Scienze e l’Accademia, Appendice I. Il diario scientifico, a cura di A. Angelini, Bologna 1993, pp. 318-321; F. Barbieri - M. Zuccoli, La libreria di G. R. donata alla Biblioteca dell’Istituto delle Scienze di Bologna, in Schede umanistiche, n.s., 1994, n. 2, pp. 165-230; F. Barbieri, G. R. e la Repubblica di Lucca, Itinera mathematica. Studi in onore di Gino Arrighi, a cura di R. Franci - P. Pagli - L. Toti Rigatelli, Siena 1996, pp. 251-275; S. Giuntini, Gabriele Manfredi e l’insegnamento della matematica a Bologna nel XVIII secolo, in Bollettino di storia delle scienze matematiche, XXIX (2009), 2, pp. 207-282.