FANTOLI, Gaudenzio
Nacque a Milano il 4 luglio 1867 da Angelo, ingegnere e ufficiale del genio militare, e da Virginia Belloni. Dopo aver completato la formazione scolastica presso l'istituto tecnico secondario (sezione fisico-maternatica), nel 1885 s'iscrisse all'istituto tecnico superiore (poi politecnico) di Milano. Nel 1890 conseguì la laurea in ingegneria civile e nell'ottobre dello stesso anno divenne assistente alle cattedre di geometria proiettiva e di geometria descrittiva, rispettivamente assegnate ai proff. G. Jung e A. Sayno. Meno di un anno dopo, il 31 ag. 1891, abbandonò l'incarico per divenire ingegnere regolatore del Naviglio Langosco, incarico in precedenza affidato a suo zio E. Vogt (vedi C. G. Lacaita, La professione degli ingegneri a Milano dalla fine del '700 alla prima guerra mondiale, Milano 1985; Lavorare a Milano. L'evoluzione delle professioni nel capoluogo lombardo dalla prima metà dell'800 ad oggi, Milano 1987, pp. 81-95).
Nel 1891 ottenne il premio A. Cavallini - che il politecnico destinava, per concorso, a giovani laureati - con lo studio su Il moto delle acque sotterranee, vasta sintesi della produzione scientifica sul tema. Si definiva così, anche per l'influenza del suo maestro E. Paladini, l'interesse del F. per le discipline idrauliche.
Negli anni successivi il F. approfondì in particolare lo studio dell'idraulica "lacuale", che non avrebbe più abbandonato. Nel 1895 la monografia Sul regime idraulico dei laghi (che, ampliata, fu pubblicata a Milano nel 1896) venne premiata dall'Istituto lombardo di scienze e lettere con il premio della Fondazione Kramer.
Nel 1896 pubblicò a Milano lo Studio della proposta Pestalozza relativo all'abbassamento delle piene del Verbano, considerata la migliore memoria edita dal Collegio degli ingegneri di Milano negli anni 1890-1896. Progressivamente si ampliarono in più direzioni i suoi interessi di studioso, con monografie sull'idrografia dei ghiacciai, sulle piene nelle reti di fognatura, sull'esame dei regimi fluviali dal punto di vista statistico. Nel 1906 divenne relatore del consiglio d'amministrazione della Società di incoraggiamento di arti e mestieri di Milano (nei cui Atti furono pubblicati diversi suoi scritti) ed ottenne la libera docenza in idraulica fluviale. Nello stesso anno fu nominato socio corrispondente (e dieci anni dopo membro effettivo) del R. Istituto lombardo. Il F. entrò nel Consiglio comunale di Milano nel 1906, rimanendovi fino al 1910, e portandovi anche il contributo della propria esperienza di tecnico. In particolare collaborò nel 1906 all'elaborazione del progetto di elettrificazione del Comune progetto che prevedeva la linea di trasporto Valtellina-Milano ed una vasta rete di distribuzione.
Il F. in questi anni si occupò anche di altri temi. Ad esempio, con una lettera-articolo pubblicata su l'Avanti! del 20 dic. 1911 col titolo L'uomo, la natura e la valle padana, riprendendo l'opinione di E. Bonardi, affermava che l'origine della pianura padana era dovuta all'azione pluvio-glaciale, che essa cioè era stata formata dalle alluvioni del Po e dei suoi affluenti in un golfo marino precedentemente esistente.
Nel 1914 il F. fu un acceso "interventista" (vedi la lettera datata 4 nov. 1914 di C. Zoli al generale U. Brusati, aiutante di campo del re, pubblicata in B. Vigezzi, Da Giolitti a Salandra, Firenze 1969, e Id., L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, Milano 1966).
Il F., insieme con altri interventisti tra cui gli ingegneri G. Belluzzo e L. De Marchi, costituì nel 1914 il Comitato pro Patria che svolse un'intensa propaganda. Divenuto poi nazionalista, nel gennaio 1918 il F. intervenne nella polemica apertasi tra Il Popolo d'Italia e L'Unità di Salvemini a proposito della questione adriatica, sostenendo l'espansione italiana in Dalmazia.
Nel 1910 divenne socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei e poi, nel 1921, socio nazionale della stessa nonché uno dei Quaranta della Società italiana delle scienze. Nel 1922 divenne socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Torino.
Nel 1919 il F. venne nominato ordinario di idraulica industriale presso il politecnico di Milano e nel 1923 fece parte della commissione di tecnici istituita dal ministero dei Lavori pubblici per riesaminare, in seguito al crollo della diga sul Gleno, i problemi costruttivi delle dighe di ritenuta, attuando nel contempo un ampio esame di tutte le opere del genere recentemente progettate, in costruzione o già funzionanti. Lasciata la cattedra alla fine del 1927, ricoprì la carica di commissario direttore del politecnico che tenne fino alla morte. Quest'ultimo incarico gli venne affidato in un momento di crisi gestionale e di sovraffollamento dell'istituzione milanese, acuita dalla necessità dello spostamento della sede, da piazza Cavour alla Città degli studi.
Come direttore del politecnico, il F. diede particolare impulso alle attività didattiche e a quelle di ricerca: ampliò, anche grazie a donazioni di privati, i laboratori esistenti, ne creò di nuovi, e potenziò istituti, scuole speciali e corsi di perfezionamento.
Nominato senatore il 22 dic. 1928, fu membro del Consiglio sup. delle Acque, del Consiglio sup. dei Lavori pubblici, del Consiglio sup. dell'Educaz. nazionale, del Consiglio superiore dell'Economia nazionale e della Consociazione turistica italiana.
Morì a Milano il 15 genn. 1940.
I lavori del F. abbracciano numerosi temi attinenti l'idraulica e le sue applicazioni.
Come è noto agli studiosi di idraulica, il coefficiente di filtrazione (o di conducibilità idraulica) riassume in sè, ai fini del moto del liquido filtrante, le costanti fisiche di questo e l'influenza delle dimensioni. della forma e dell'assetto dei granuli che costituiscono il materiale poroso. Tale coefficiente, in un generico punto dell'ammasso permeabile, è uguale al rapporto tra la portata per unità di superficie di ugual carico e la pendenza motrice. Il F. da misure relative al sottosuolo acquifero milanese ricavò per tale coefficiente il valore di 0,0025 m/sec.
Nello studio Le acque di piena nella rete delle fognature di Milano (Milano 1904) il F. assunse per il coefficiente m, nella formula della scala di deflusso per sezioni chiuse di fognatura, ed in via di approssimazione, il valore m=1, aprendo così una via di indagine matematica.
Nel precedente lavoro Sul regime idraulico dei laghi (cit.), integrando gli studi di E. Lombardini sulle caratteristiche idrologiche del regime dei laghi, considerò, accanto ai fattori idraulici, ai quali si era sostanzialmente circoscritta l'attenzione dei predecessori, molteplici altri fattori, meteorologici e fisici, che concorrono a determinarne il regime. Il F. estese inoltre l'applicazione matematica ammettendo che la scala dei deflussi lacuali fosse rappresentabile, come egli aveva verificato, da funzioni molto semplici, lineari o quadratiche, dell'altezza lacuale. Egli poté così tener conto, matematicamente, delle ripercussioni, sul regime del lago e su quello dell'emissario, di opere e costruzioni che modifichino la configurazione dell'incile e, per conseguenza, la scala dei deflussi dell'emissario.
Il F. riuscì dunque a determinare la quantità d'acqua necessaria per attenuare le piene ed elevare le acque di magra, ed inoltre per adattare le erogazioni alle richieste delle utenze (irrigazione e forza motrice) che si succedono lungo il corso degli emissari. Tale regolazione poteva cosi essere effettuata costruendo, vicino allo sbocco del lago, un'opera di regolazione fornita di paratoie mobili.
In base a tali considerazioni, su progetto del F., nel 1943 fu realizzata la diga alla stretta della Miorina, a valle di Sesto Calende, per la regolazione del lago Maggiore.
Per quanto concerne le reti di fognatura (vedi la già citata opera Le acque di piena nella rete delle fognature di Milano), il F., sulle orme dell'ing. F. Poggi e di E. Paladini, elaborò i concetti teorici adattandoli alle applicazioni pratiche. Ne risultò un procedimento originale ed organico per la verifica delle reti.
Per quanto concerne le piogge il F. introdusse il concetto delle linee segnalatrici della possibilità pluviometrica, che applicò al caso delle piogge intense e brevi, e successivamente estese ad altre situazioni e, in particolare, ai periodi di siccità prolungata.
Originali sono Alcune note di idrografia sulla estensione dei ghiacciai nel dominio dei nostri fiumi alpini..., sul tributo e sul regime delle acque glaciali, pubblicate a Milano nel 1902 e ristampate nel 1925, nelle quali egli espose le prime attendibili valutazioni dei prodotti glaciali, per diversi ghiacciai dei due versanti delle Alpi e dimostrò l'esistenza di una relazione di semplice proporzionalità tra tali prodotti e le temperature in centigradi ad una altitudine di riferimento. Successivamente il F. si occupò soprattutto di idrologia applicata, contribuendo alla definizione dei concetti e metodi che si affermarono nella disciplina. Gli studi sulla Frequenza e portata delle magre nell'Adda valtellinese (Milano 1906) e su Il Po nelle effemeridi di un secolo (Roma 1913), oltre che per i particolari risultati di ricerca, vanno ricordati per l'uso del concetto di "durata o tenuta dei diversi stati d'acqua", che, ridenominato "frequenza", fu in seguito largamente applicato ed accolto nel mondo scientifico. Lo studio sulle Linee segnalatrici delle possibilità climatiche e loro applicazioni idrauliche (Milano 1913) costituisce un'importante applicazione delle linee di segnalazione di possibilità climatiche al problema dell'efficienza dei serbatoi ed alla probabilità del loro esaurimento.
Durante il conflitto mondiale il F. propugnò la necessità dell'istituzione di un Servizio idrografico nazionale articolato nelle regioni idrografiche da lui stesso indicate. Dopo l'istituzione del servizio, egli ne seguì da vicino l'evoluzione, contribuendo alla sua progressiva efficienza e sviluppo.
Strettamente correlata ai temi precedenti è la monografia su Illago di Como e l'Adda emissario nella condizione idraulica odierna e nella divisata regolazione del deflusso mediante opere mobili di trattenuta e di scarico (ibid. 1921), nella quale l'approccio tecnico e la definizione dell'"interesse" del bacino si intreccia con le considerazioni sullo sfruttamento del deflusso fluviale per scopi agricoli, industriali e di navigazione. Secondo il F., qualunque sia la soluzione adottata, la competenza per la regolazione del deflusso deve essere affidata ad un "organo direttivo". La proposta di costruire un condotto artificiale avente funzione di scarico sussidiario avrebbe consentito di compensare afflussi di eccessiva entità e di graduare a volontà la portata del lago. Questo studio costituì un punto di riferimento anche per altri progetti di sistemazione idraulica e in particolare per quelli relativi al lago Maggiore ed al lago d'Iseo.
Importante è anche il saggio del 1909, edito a Genova, Relazione sulla portata massima del torrente Bisagno e sulla conduttura urbana dello stesso, che riguarda un corso d'acqua montano che, a differenza delle fognature bianche, si sottrae ad un calcolo matematico preciso. Merito del F. è, in questo caso, l'elaborazione di un metodo valido per la valutazione del fenomeno. È da sottolineare il fatto che, all'epoca, il torrente Bisagno, dopo un corso assai accidentato, attraversava l'abitato di Genova producendovi più volte danni con le sue piene. Solo nel 1929 il suo ultimo tratto fu coperto.
Sul tema generale del moto dell'acqua nelle condotte forzate il F., per incarico del comitato tecnico dell'acquedotto pugliese, scrisse cinque memorie. La memoria del 1921 effettua varie considerazioni sul coefficiente della formula di Chezy, sulle applicazioni di questa, e sull'indice di scabrezza con riferimento all'applicazione della formula di H. E. Bazin alle tubazioni metalliche ed a quelle di grande diametro. Le altre memorie, basate su una raccolta di dati altrettanto copiosa, concernono il tema del riscaldamento dell'acqua nelle condotte, con riferimento alle scelte costruttive per l'acquedotto pugliese.
Per sottolineare la necessità di garantire requisiti di sicurezza nei progetti e nelle costruzioni delle dighe, il F., in una relazione presentata nel 1918 al Consiglio superiore delle acque, criticò le dighe a scogliera ed analogamente sostenne nel 1924 la pericolosità di quelle del tipo "sottile".
Nel suo studio Sul problema delle gallerie e dei pozzi scavati in roccia per condotte forzate d'acqua (in Annali d. Cons. sup. d. Acque pubbliche, V [1923]), si trova trattato per la prima volta in Italia il problema delle deformazioni elastiche che si verificano in una massa rocciosa indefinita a seguito della costruzione di una galleria forzata e per effetto delle variazioni di temperatura dovute all'immissione della corrente liquida.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. generale del Politecnico, b. 916; Commemor. tenuta dal prof. G. De Marchi nell'aula magna del R. Politecnico di Milano il 12 maggio 1940-XVIII, Milano 1940, pubblicata anche (insieme con Parole del prof. C. L. Azimonti), in G. F. direttore dal 16 genn. 1926-IV al 15 genn. 1940-XVIII, Commemor. del 12maggio 1940-XVIII, Milano 1940; C. L. Azimonti, G. F. (1867-1940), estr. dai Rendic. del Seminario matem. e fis. di Milano, XIV (1940); G. De Marchi, Idraulica, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 856, 861, 865, 868, 871; A. Barbagelata-P. Regoliosi, Elettrotecnica, ibid., p. 892; C. G. Lacaita, I tecnici milanesi dal moderatismo al fascismo: il caso F., in Riv. milanese di economia, Quaderni, n. 17 (Suppl. al n. 28, ott.-dic. 1988), I, pp. 171-204. Un ampio elenco delle opere del F. si trova in R. Politecnico di Milano, Annuario a.a. 1937-38, 1938-39, Milano 1939, pp. 198-202; un elenco parziale è in R. Scuola di ingegneria di Milano, Annuario 1926- 27, Milano 1927, pp. 214 ss.