CERIOLI, Gaspare
Nacque a Cremona il 3 ag. 1784 da Giuseppe e da Giuseppa Meli; si laureò a Pavia in medicina nel 1806 e in chirurgia nel 1807. Appassionato di chimica, si dedicò, giovanissimo, a ricerche sulla composizione del tabacco, di cui aveva studiato le proprietà mediche: ne separò un olio essenziale, costituito sostanzialmente da nicotina (1807). Dopo aver pubblicato nel 1809-10, sul Giornale di fisica, chimica estoria naturale del Brugnatelli, qualche altra nota di carattere analitico (sulla pietra rossa usata dai pittori, sul caglio), ottenne per concorso, nel 1810,la cattedra di chimica e scienze naturali nel liceo di Cremona, dove restò fino a tutto il 1817. In questi anni continuò a pubblicare su argomenti di chimica applicata (sulla coltivazione del mais e sullo zucchero da esso ottenuto, su di uno sciroppo ricavato dal miele, sulla magnetite dell'isola d'Elba) tendenti a ovviare ai disagi causati dal blocco continentale.
Il 10 genn. 1818, sospettato di essere iscritto alla carboneria, alla quale probabilmente aveva aderito durante gli ultimi anni del regime napoleonico, fu privato della cattedra e, poco dopo, anche del posto che occupava, dal 1812, presso l'Ospedale Maggiore di Cremona. Si dedicò allora interamente alla libera professione e al giornalismo medico. Accanto ad alcune note di minore importanza (sull'impiego dell'acetato di morfina nel tetano, della corteccia di melograno nella sifilide, sulle proprietà terapeutiche del tartaro stibiato e dell'olio di crotontiglio) è da ricordare una memoria Sulla possibilità dicomunicare la sifilide col mezzo della vaccinazione (1821), che fu pubblicata, con altre memorie sullo stesso tema, a Cremona nel 1846 e di nuovo nel 1862.
Tale segnalazione sulla trasmissibilità della sifilide mediante la vaccinazione umana non fu tenuta dapprima nella debita considerazione perché contraddiceva alle dottrine, allora dominanti, del noto venerologo francese F.- Ricord. Ma finalmente nel 1865, in una seduta dell'Accademia imperiale di medicina a Parigi, fu riconosciuta la fondatezza della segnalazione del C. che, anche se riguarda un caso non frequente, merita di essere tenuta nella giusta considerazione.
Nel 1834 incappò ancora nei rigori della polizia austriaca, messa in allarme dall'attività cospirativa mazziniana culminata in febbraio nella fallita spedizione di Savoia. L'arresto di Pietro Strada, di ritorno dal Canton Ticino ove aveva incontrato Luigi Tentolini, portò al reperimento di carte compromettenti per diversi patrioti cremonesi; forse ci fu anche qualche ammissione dello stesso Strada. Il C. fu fermato dalla polizia il 20 giugno e quindi tradotto a Milano insieme con il figlio Marcello, incarcerato lui pure il 23 giugno perché sospettato di aderire alla Giovine Italia. Sottoposto a processo inquisitorio, non emersero a suo carico prove certe, per cui dopo alcuni mesi di detenzione, nell'ottobre 1834 fu rimesso in libertà. Da allora non venne più chiamato dalle autorità né a svolgere l'incarico di perito medico né a visitare i coscritti. Ma nel 1836, essendo comparso il colera a Cremona, gli fu affidata la direzione della locale Casa di contumacia, ufficio che egli tenne anche negli anni 1854 e 1855 e da cui trasse spunto per alcuni scritti sulla natura e la trasmissibilità del colera.
Nel marzo 1848, dopo l'insurrezione antiaustriaca, fu invitato dai concittadini a far parte del Comitato di pubblica sicurezza, ma alla fine di luglio dello stesso anno, prima del ritorno delle truppe austriache, lasciò Cremona. Fu a Lugano e poi a Torino; da qui, su suggerimento di Cesare Correnti, si trasferì per qualche tempo nel Piacentino, dove la sua famiglia aveva possedimenti agrari, per fare propaganda patriottica.
Dopo la sconfitta dei Piemontesi a Novara (1849) il C., essendo costretto, per necessità familiari, a profittare dell'indulto, ma tardando a rimpatriare, fu colpito da una multa. Tornò a esercitare la professione medica a Cremona, dove però, fino al 1859, ebbe a sopportare angherie, controlli e perquisizioni da parte della polizia austriaca. Alla fine della seconda guerra d'indipendenza, durante la quale aveva curato i feriti nell'ospedale militare di Cremona, da lui diretto, fu decorato, da Napoleone III, della "Grande médaille". Rasserenato per aver visto finalmente la sua città natale entrare a far parte del nuovo Regno d'Italia, continuò fino agli ultimi giorni della sua esistenza l'attività di medico e di scienziato.
Morì a Cremona l'11 sett. 1865.
La fama del C. è soprattutto legata al sopra accennato lavoro sul tabacco, peraltro poco conosciuto perché pubblicato su di una rivista a scarsa diffusione: Nuova d'opuscoli interessanti sulle scienze e sull'arti, II (1807), pp. 250-258.Il titolo è: Transunto d'una memoria ms. contenente l'analisi del tabacco, con alcune osservazioni relative al suo uso medico. Il C. si riferisce alla specie di tabacco più comune, la nicoziana maggiore (cioè Nicotiana latifolia). Dopo una breve premessa sulle virtù terapeutiche, reali o presunte, del tabacco, il C. espone i risultati delle sue ricerche analitiche. Mediante l'uso di reattivi appropriati, egli mette in evidenza, nell'infuso di tabacco, varie sostanze, fra cui l'ossigallico (cioèl'acido gallico), il concino (tannino), l'ossimuriatico (cloruri), la calce e l'estrattivo. Distillando il tabacco con un eccesso di acqua, su bagno di sabbia, egli ne ottiene un liquido acquoso, di colore giallognolo e di leggerissimo sapore piccante, e un olio essenziale assai acre; quest'ultimo risulta completamente solubile in alcool. Conclude pertanto questa parte dicendo: "...somministra finalmente un olio essenziale, dalla cui presenza riconosce il tabacco la sua virtù, o senza del quale diventa un capo morto". Il C., dopo aver riportato anche i risultati analitici ottenuti dalle ceneri (carbonato di potassio e poca calce), conclude la sua memoria illustrando le applicazioni di varie forme farmaceutiche ottenute dal tabacco e i metodi per evitame gli effetti secondari.
La suddetta pubblicazione ènotevole soprattutto per la segnalazione di un olio essenziale caratteristico del tabacco, tanto che al C. si può ascrivere la scoperta della nicotina. Tale scoperta è generalmente attribuita a L. N. Vauquelin, il quale due anni dopo il C., anche se indipendentemente da lui, riportò in Annales de chimie, LXXI (1809), pp. 139-157, di aver ottenuto dalla distillazione del tabacco un liquido solubile in acqua e in alcool, di odore e sapore acre; il metodo descritto dal Vauquelin è più elaborato rispetto a quello del C., in quanto consiste in una preventiva purificazione con acetato di piombo, seguita da una prima distillazione e poi da un'altra in ambiente alcalino; il risultato, tuttavia, sembra lo stesso; il Vauquelin aggiunge che il liquido è alcalino, ma non ne dà altre caratteristiche oltre a quelle suddette. Solo vent'anni dopo W. Posselt ed E. Reimann purificarono e descrissero la sostanza alla quale intanto, nel 1817, T. Thomson aveva attribuito il nome di nicotina; peraltro la formula esatta di questo alcaloide fu trovata da A. Pinner solamente nell'ultimo decennio del secolo XIX e confermata per sintesi da A. Pictet agli inizi del secolo XX, dopo quasi cent'anni dalla scoperta del Cerioli.
Al C. comunque spetta la priorità, del resto da molti riconosciutagli, di aver isolato, sia pure allo stato greggio, il principio attivo del tabacco, cioè la nicotina.
Bibl.: Necrologio sul Corriere di Cremona, 12 sett. 1865; I. Cantù, L'Italia scientifica contemp.,Milano 1844, pp. 127 s.; G. De Castro, Cospirazioni e processi in Lombardia (1830-1835), in Riv. stor. ital., XI(1894), pp. 434, 469; E. Cerioli, Del dott. G. C. e della sw famiglia, Piacenza 1904; G. Munaro, Il Patriota G. C. scopritore della nicotina, in Regime fascista (Cremona), 8 maggio 1935; G. C. lo scopritore della nicotina, in Avvenire sanitario (Milano), 30 dic. 1940; J. C. Poggendorff, Biographisch-literar. Handwörterbuch zur Geschichte der exakten Wissenschaften, I, p. 12; Diz. d. Risorg. nazionale, II, ad vocem.