GASINDIO (ted. Gesinde)
Il mondo germanico, dopo le invasioni, conosce una comitiva dei re e dei duchi composta di uomini (gasindî) devoti a tutta prova, che stavano in un rapporto di fedeltà e di soggezione, ritenuto degno di liberi anche di elevata condizione (benché si dicesse in servitio o in obsequio esse). Pare che in origine tale seguito fosse concesso soltanto al re, ma, almeno ai tempi di Rotari, esso era esteso già ai duchi e ad altri grandi. Il rapporto fra il gasindio libero e il suo signore poteva essere sciolto ogniqualvolta le due parti lo credessero opportuno.
La condizione del gasindio regio era molto elevata; ma si faceva distinzione fra maggiori e minori. Liutprando fissò il guidrigildo dei maggiori gasindî fra duecento e trecento solidi, cioè, in questo ultimo caso, al doppio del guidrigildo d'un libero di minor condizione. I gasindî avevano particolare protezione anche in giudizio.
Dopo la caduta del regno longobardo, una parte dei gasindî si trasformò in vassi ed entrò a far parte del vassatico regio, che più tardi diede origine alla più antica categoria di feudali (v. feudo); una parte invece rimase nei precedenti rapporti di soggezione domestica. I gasindî di questa seconda specie sono ancora ricordati verso il Mille; più tardi scompaiono.
Bibl.: F. Schupfer, Istit. polit. longobardiche, Firenze 1863; p. 250 seg.; P. Del Giudice, Studi di st. e dir., Milano 1888; P.S. Leicht, Gasindii e Vassalli, in Rendic. della R. Acc. dei Lincei, s. 6ª, III, Roma 1922, fasc. 3-4.