VEGA, Garcilaso de la
Poeta spagnolo, nato a Toledo forse nel 1503, morto a Nizza il 14 ottobre 1536. Di nobilissima famiglia, passò presto (1520) a corte, al seguito dell'imperatore Carlo V. Cavaliere perfetto per virile bellezza e per varietà di cultura, incarnò il tipo del cortigiano quale si vagheggiava dall'alta società d'allora. Fedele all'imperatore, combatté a Olías (1521) contro i ribelli delle comunità di Castiglia, partecipò alla spedizione organizzata dall'ordine di San Giovanni in soccorso dell'isola di Rodi (1522); fu contro i Francesi nell'avventurosa campagna di Navarra (1523); e a Pamplona, per concessione imperiale, fu armato cavaliere di Santiago. Dimorando a corte (1524-29), si strinse in fraterna amicizia con il Boscán, stimolandolo con la parola e con l'esempio nei primi tentativi di adozione della metrica italiana. Sposò (1525) Elena de Stúñiga; ma nel suo cuore rimase profondo e doloroso l'amore per Isabella Freyre (Galatea o Elisa delle sue egloghe), dama dell'imperatrice, maritatasi (1529) con Antonio de Fonseca e morta poco dopo. Venuto in Italia, sempre al seguito di Carlo V (agosto 1529), si distinse all'assedio di Firenze (1530). Ma l'anno seguente, da Madrid, l'imperatrice lo inviava suo messaggero a Parigi presso la cognata Eleonora, sposa di Francesco I; e di lì, insieme col duca d'Alba, si mosse per prender parte alla guerra contro i Turchi che minacciavano Vienna. Un'ordinanza di Carlo V lo arrestò a Tolosa, perché testimone del furtivo matrimonio che un suo cugino aveva celebrato con Isabella de la Cueva. Il duca d'Alba riuscì a trarlo a Ratisbona, dove l'imperatore lo confinò in un'isola del Danubio (a Schut, marzo-giugno 1532) e quindi a Napoli agli ordini del viceré Pedro de Toledo (1533) In un ambiente di tradizione sannazzariana, fu quello il periodo dei suoi ozî arcadici: delle sue tre egloghe, dedicò la prima al viceré e la terza a sua moglie, Maria Osorio Pimentel. Intrecciò numerose relazioni letterarie; tra gli altri, con Mario Galeota e con Pietro Bembo, che gli fu largo di elogi. S'abbandonb a un nuovo amore con una dama napoletana, misteriosa ispiratrice dei suoi migliori sonetti. In missione diplomatica a Barcellona (1533), scrisse per il Boscán la lettera prefazione alla sua versione del Cortegiano. Riprese le armi e fu capitano nella disgraziata campagna di Provenza, dove morì, a soli trentatré anni, in seguito alle ferite riportate sul campo. Le poesie che egli compose nelle soste della guerra e della politica, a sfogo del cuore e a omaggio d'amicizia, furono parzialmente raccolte insieme con quelle del Boscán (Barcellona 1543): ricordo dei due amici che nell'opera comune di rinnovamento delle lettere castigliane perseguirono, con l'introduzione dei metri italiani, gli stessi ideali d'arte. Certo il trionfo dell'italianismo, che letterariamente segna il trapasso dal Medioevo all'età moderna, sì deve soprattutto al V.: l'imitazione italiana, entro un'atmosfera idillica virgiliana, ondeggia in lui tra il Sannazzaro, che talvolta nelle egloghe è letteralmente tradotto, e il Petrarca, di cui si ascoltano echi lontani nelle liras e nei sonetti. È un mondo poetico, la cui nota più profonda è la tenera nostalgia di un bene lontano, di una pace non mai raggiunta, di un amore che vive solo nel ricordo o nel sogno. Poesia signorile che sfuma ogni particolare realistico, acquieta la passione in immagini, trasforma la mitologia in plastici motivi decorativi (egloga III), o presenta in quadri suggestivi la guerra (egloga II), esaltando le imprese di casa d'Alba e idealizzando i precettori del duca Fernando Álvarez: l'amico Boscán e il monaco italiano Severo Varini, amico dell'Ariosto. Il canzoniere di G. fu, durante i secoli XVI e XVII, commentato, con somma erudizione dal Brocense (Salamanca 1574, 1577, ecc.) e da Fernando de Herrera (Siviglia 1580) e imitato dai poeti delle scuole salmantina e sivigliana.
Ediz.: Obras, facsimile dell'ed. di Lisbona 1626, a cura di A. M. Huntington, New York 1903; a cura di E. Navarro Tomás, nella collez. dei Clasicos castellanos, Madrid 1924; E. Mele, Las poesías latinas de G. de la V., in Bull. hisp., XXV (1923); Elegías, a cura di J. FitzmauriceKelly, Oxford 1918; id., Poesías varias, Oxford 1918.
Bibl.: E. Fernández Navarrete, Vida del célebre poeta G. de la V., in Colección de doc. inéd. para la hist. de España, XVI (1852), pp. 9-287; B. Croce, Intorno al soggiorno di G. de la V. in Italia, Napoli 1894; De Laurencín, Doc. inéd. referentes al poeta G. de la V., Madrid 1915; G. Girot, À propos des dernières publ. sur G. de la V., in Bull. hisp., XXII (1920), pp. 234-255; H. Keniston, G. de la V. A critical Study of his Life and Works, New York 1922; M. Casella, Il monaco Severo nella Egloga II di G., in Bollettino storico piacentino, 1928.