GANDINI DEL GRANO (Gandino del Grano), Giorgio
Pittore documentato a Parma nel quarto decennio del Cinquecento. Figlio di Ognissante Gandini e di Lucrezia del Grano, aggiunse al cognome paterno quello della madre nel 1528, quando essa fu nominata erede, insieme con i figli Gianfranco e lo stesso G., dal fratello Giacomo (Affò, 1796). L'esiguità delle notizie fornite dalle fonti e la scarsità di documenti disponibili ha impedito il chiarimento della figura del pittore di cui s'ignorano tuttora molti aspetti della vita e dell'attività.
Nelle carte d'archivio (Dall'Acqua) il G. viene ricordato come "pictor parmensis" e questo contraddice l'affermazione di Orlandi secondo il quale l'artista era di origine mantovana. Riguardo all'anno di nascita, l'unica testimonianza ci viene da Malaspina che, in totale assenza di basi documentarie, propose la data 1489. La critica moderna è tuttavia incline a posticipare la data intorno ai primi anni del Cinquecento poiché sembrerebbe più probabile, tenuto conto dell'esiguità e dell'omogeneità stilistica del corpus pittorico, che il G. sia stato attivo per un periodo piuttosto breve, da circoscrivere al decennio 1528-38.
Dimenticato dalle fonti contemporanee, il G. entrò nella storiografia artistica soltanto nel Settecento quando Orlandi lo definì "allievo del Correggio e pittore di buona classe"; Lanzi lo incluse tra i pittori correggeschi "di grande merito", scorgendo nei suoi quadri gli interventi del maestro.
Benché non vi siano prove di un reale alunnato presso la bottega di Antonio Allegri detto il Correggio, l'appartenenza del G. a quest'ambito è comprovata da una netta adesione al gusto e allo stile dell'Allegri del quale riprese, rielaborandoli, i moduli compositivi e tipologici; la marcata dipendenza da invenzioni correggesche ha consentito di stabilire una consequenzialità temporale nei dipinti del Gandini. Sembrerebbe infatti che i modelli ai quali guardò l'artista siano stati tutti realizzati dall'Allegri entro il 1528.
L'attività grafica e pittorica del G. è stata a lungo confusa con quella dell'artista cremonese Bernardino Gatti; un contributo fondamentale per la distinzione delle due personalità artistiche venne dato da Oberhuber che ha ridiscusso l'attribuzione di un gruppo di disegni in favore del Gandini. Diverse opere sono state allora espunte dal catalogo del Gatti e il corpus pittorico gandiniano è stato oggetto di diverse precisazioni. Si è arrivati a distinguere nel percorso del G. due momenti stilistici: un primo, in cui la preponderante adesione ai modi correggeschi è resa evidente dalla circolarità della grafica e delle strutture compositive; un secondo, legato agli ultimi anni della sua attività, in cui emerge uno stile più personale, caratterizzato dall'uso di tinte fredde e da una angolosità nordica, da una tecnica raffinata e sicura, vicina al manierismo di Francesco Mazzola detto il Parmigianino e di Girolamo Bedoli detto il Mazzola.
Legata all'influsso correggesco, quindi databile intorno al 1528-30, è la pala con La città di Parma dedicata alla Vergine e i suoi santi patroni (Milano, collezione Gallarati Scotti), per la quale è stata proposta l'identificazione con il dipinto menzionato nell'inventario di Francesco Baiardi, collezionista e committente del Parmigianino, dove risulta un quadro con Madonna e puttino e altre undici figure intorno di mano di "Georgio da Parma" (Cirillo - Godi, pp. 11 s.). Prossimo per cronologia e stile alla pala milanese è il dipinto con il Matrimonio mistico di s. Caterina, conservato nella collezione del conte di Yarborough a Brocklesby Park, già attribuito al Correggio e al Gatti (Oberhuber). Intorno al 1530 va collocata la pala raffigurante La Madonna col Bambino e i ss. Michele, Giovannino e Cristoforo, conservata all'Istituto Madonnina del Grappa a Rifredi. Il dipinto, proveniente dalla collezione Boscoli di Parma, in passato attribuito al Correggio e successivamente ad Annibale Carracci, è oggi ritenuto un'opera, non finita, ascrivibile al G. ma con ampie ridipinture seicentesche.
Al 1532 risalgono i primi documenti che testimoniano la presenza del G. a Parma; a questa data figurò infatti come testimone di alcune vertenze ereditarie di famiglia. Dalle carte, in cui viene citato come "discretum virum" (Venturi) si deduce che il pittore risiedeva presso S. Paolo in Borgo delle Asse (Cirillo - Godi, p. 11). Del 6 maggio 1535 è invece la prima notizia documentaria relativa alla sua attività artistica. La Compagnia della Steccata gli commissionò l'esecuzione di una Crocifissione, oggi perduta, per la quale ricevette un pagamento di 5 lire (Testi, 1934).
A questi stessi anni viene datato il Riposo dopo la fuga in Egitto (Helsinki, collezione Roschier-Holmberg) nel quale la critica (Cirillo - Godi, pp. 11 s.) ha voluto riconoscere la seconda opera di mano del G. citata nell'inventario di Francesco Baiardi. Per le analogie stilistiche questo dipinto è stato accostato alla pala, raffigurante la Sacra Famiglia con i ss. Michele, Bernardo e angeli, proveniente dalla chiesa di S. Michele dell'Arco e conservata oggi nella Pinacoteca nazionale di Parma. Sebbene in passato sia stata attribuita a Lelio Orsi da Novellara (Ruta; Ratti), quest'opera è oggi concordemente assegnata al G., sulla scorta dell'attribuzione proposta a fine Settecento da Affò, ed è considerata unanimemente il risultato più alto della sua maturità artistica.
Sempre al 1535 risale la prima testimonianza relativa agli affreschi del duomo di Parma che, sebbene mai realizzati, dimostrano come a questa data l'artista avesse raggiunto un notevole prestigio. Nel contratto, rogato il 31 giugno, i fabbricieri commissionarono al G. gli affreschi del presbiterio e della conca absidale per i quali si impegnarono a pagare 350 scudi d'oro (Pungileoni).
Il G. eseguì diversi disegni preparatori ma non arrivò mai a eseguire gli affreschi. Morì presumibilmente alla fine di maggio del 1538; il 5 giugno i fabbricieri chiesero alla famiglia del pittore la restituzione della somma versata come anticipo.
Alla metà degli anni Trenta si collocano i due dipinti, raffiguranti la Madonna col Bambino e santi, conservati presso la Pinacoteca nazionale di Parma: l'analogia del soggetto e le misure pressoché identiche hanno fatto supporre che le due opere siano state realizzate per un'unica committenza alla quale venne offerta la possibilità di scegliere tra due varianti (Cirillo - Godi). In base ad analisi stilistiche e compositive, Degrazia ha attribuito al G. due opere in collezioni private statunitensi: un S. Giorgio e il drago (Boston) e un Giovane che fugge dopo la cattura di Cristo (Columbus).
Fonti e Bibl.: P.A. Orlandi, L'Abcedario pittorico, Bologna 1719, pp. 194 s.; C. Ruta, Guida alle più eccellenti pitture che sono in molte chiese della città di Parma, Parma 1739, pp. 49 s.; C.G. Ratti, Notizie… intorno la vita e le opere del celebre pittore A. Allegri da Correggio, Finale 1781, pp. 138 s.; I. Affò, Il parmigiano servitor di piazza, I, Parma 1796, p. 27; Id., Vita del graziosissimo pittore F. Mazzola detto il Parmigianino, Parma 1784, p. 94; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, IV, Pisa 1816, p. 95; L. Pungileoni, Memorie istoriche di A. Allegri detto Correggio, III, Parma 1821, pp. 29-31; C. Malaspina, Guida… di Parma, Parma 1869, ad indicem; G. Campori, Raccolta di cataloghi ed inventari inediti, Modena 1870, pp. 262 s.; C. Ricci, La Reale Galleria di Parma, Parma 1896, pp. 129, 137-139; L. Testi, S. Maria della Steccata in Parma, Firenze 1922, p. 151 n. 73; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 2, Milano 1926, pp. 716-718; L. Testi, La cattedrale di Parma, Bergamo 1934, p. 104; Mostra del Correggio (catal.), Parma 1935, pp. 97, 172 s.; G. Copertini, I primi conseguenti del Correggio nell'Emilia e nelle Marche, in Manifestazioni parmensi nel IV centenario della morte di Correggio, Parma 1936, p. 227; E. Bodmer, Il Correggio e gli emiliani, Novara 1943, pp. XXX s.; A.E. Popham, Correggio's drawings, Londra 1957, pp. 113 s.; L. Gambara, "Parma conscrata alla Vergine": storia di un quadro di G. G. d. G., in Parma economica, 1964-69, pp. 14-21; K. Oberhuber, Drawings by artists working in Parma in the sixteenth century, in Master Drawings, VIII (1970), 3, p. 282; Pittori bolognesi del Seicento nelle Gallerie di Firenze (catal.), a cura di E. Borea, Firenze 1975, pp. 32-34; G. Cirillo - G. Godi, Per G. G.d.G., "pupillo del Correggio", in Parma nell'arte, X (1978), 2, pp. 7-31; Correggio e il suo lascito. Disegni del Cinquecento emiliano (catal., Washington-Parma), a cura di D. Degrazia, Parma 1984, pp. 198-207; L. Fornari Schianchi, La Galleria nazionale di Parma, Parma 1983, p. 94; M. Dall'Acqua, Correggio e il suo tempo, Parma 1984, pp. 86-91; S.J. Freedberg, La pittura in Italia dal Cinquecento al Seicento, Bologna 1988, pp. 496 s.; E. Riccomini, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1987, I, p. 240; M.G. Diana, ibid., II, p. 723; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 150.