COGNOLATO, Gaetano
Nato a Padova il 9 ag. 1728 da Antonio e da Anna (Padova, Bibl. del Seminario, cod. 864/I, 1735), entrò in seminario nel novembre del 1737, La famiglia - aveva altri due fratelli - non fu mai in grado di pagare per il suo mantenimento agli studi (Ibid., Status clericorum, al 1738-1748), pur non essendo di condizione del tutto oscura (Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, cod. Cicogna 378 6/17). Fin dall'inizio la carriera scolastica del futuro erudito latinista fu assai brillante. Per la spiccata attitudine verso gli studi classici, nel 1744 meritò l'inserimento nella severa scuola di Accademia del seminario in cui si affinavano le menti più elette, nell'ambito di una formazione morale e intellettuale che, per volontà del b. Gregorio Barbarigo, aveva scelto il rigore degli studi classici come principale fondamento (Serena, Scrittori..., pp. VII-XXXVIII).
Con lo scorrere degli anni, erano andate affievolendosi le finalità eminentemente pastorali con cui era state concepito il severo piano di studi, ma il secolarizzarsi della vita all'interno del seminario nulla aveva tolto all'impegno culturale. La rinascita dell'umanesimo voluta e avviata, localmente, dal Barbarigo aveva creato una fucina di studi classici, che aveva diffuso la fama del latino del seminario di Padova in tutta Europa, da dove accorrevano alunni, anche per frequentare la sua scuola di lingue straniere e orientali (Cristofanelli, Della cultura..., p. 172). Università (cui Venezia continuava a riservare cure e attenzioni) e seminario, gareggiando tra di loro, operavano in perfetta osmosi. In seminario studiavano M. Cesarotti, I. Belgrado, C. Sibiliato, G. Brunacci ed entravano G. Poleni e G. B. Morgagni per fornire la loro competenza scientifica al Forcellini che lavorava al suo Lexicon, mentre I. Facciolati, G. Toaldo e G. Stellini passavano ad insegnare all'università. Politicamente la Repubblica di Venezia moriva, ma la cultura in questa sua città si esprimeva ancora a livelli elevati. A tale ambiente il C. fornirà il suo prezioso contributo dirigendo la stampa del Lexicon del Forcellini e collaborando alla monumentale edizione dell'Encyclopédie méthodique. Non l'opera creatrice di un ardito innovatore, ma la sensibilità e competenza dell'erudito disinteressato furono messe a servizio della cultura per fornirle nuovi strumenti di studio e di progresso.
Il 25 sett. 1749 (un anno prima dell'ordinazione sacerdotale) si laureò brillantemente in teologia presso l'università, diventando membro del Collegio dei teologi (Padova, Arch. della Curia vescovile, Diversorum, I, f. 172; Ibid., Arch. antico dell'Università, ms. 447, f. 43; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3433c/12). Nel 1745 aveva pubblicato a Venezia un'ode in un volume che, oltre alla sua, raccoglieva poesie di G. Gozzi, A. Volpi, C. Sibiliato (Poesie in lode di... R. di Holdernesse... ambasciatore di S. M. Giorgio II...).
Il soggetto è l'Europa; i versi, tra i pochi in latino, sono privi di genuina freschezza poetica, ma rivelano già il gusto per la sonorità del vocabolo e l'ampiezza del periodare che resteranno tipici del suo stile.
Come spesso i migliori alunni, il C., cessati gli studi, rimase in seminario come insegnante e, al pari del Cesarotti, di cui era stato compagno di classe (1744) e poi della scuola d'Accademia, fu presto ammesso all'Accademia dei Ricovrati (Padova, Arch. dell'Acc. di scienze, lettere ed arti, Giornale, III, f. 189, a. 1750. Insegnò grammatica, retorica e, dal 1752, filosofia (Padova, Bibl. del Seminario, cod. 863, ff. 211, 978, dove si conservano sue lezioni di logica ed etica).
Più che pensatore originale, si mostrò educatore prudente e sensibile agli aspetti etici e didattici della materia. Giovane insegnante, forse memore di esperienze personali (Ibid., Status clericorum, 1745), egli appare soprattutto impegnato a far assimilare il nuovo linguaggio, attento che i suoi alunni progredissero "ad rectam ratiocinationem... caute" per evitare danni alla loro religiosità ed ai loro costumi (De Tipaldo, Biografia, p. 461; Ferrari, Vitae..., p. 429). E non lo animava un formale rispetto delle apparenze, ma una fede umile e sincera in Dio che così pregava "Signore... non soffrire che... pronunciando anatema sopra tutto l'universo, io condanni tutti quelli che giudico tuoi nemici" (Bibl. del Semin., cod. 978, II, f. 1).
Nel 1765 divenne prefetto agli studi. I suoi biografi mettono in luce l'affetto e la stima di cui riuscì a circondarsi per la cordialità e dolcezza del tratto, per la versatilità dell'intelligenza e della preparazione, ma qualcosa, nella sua attività, ne feriva lo spirito (Stellini, Opere..., VI, p. 252). Nella disputa letteraria che in città opponeva il Facciolati e il Dalle Laste, il primo sostenitore di un latino costruito con augustea semplicità, il secondo fautore del periodare ampio e solenne, il C. si schierò in favore di quest'ultimo, come risulta chiaramente dall'opera Orationes VI, pubblicata a Padova nel 1769. Il libro contiene sei orazioni: quattro, di carattere filosofico, corrispondono all'inaugurazione degli anni accademici dal '65 al '68, due (già pubblicate in precedenza) sono le orazioni funebri pronunciate per il vescovo di Padova card. S. Veronese e per il card. A. A. Galli, morti entrambi nel 1767.
Sono soprattutto "eruditae dissertationes" che qua e là assurgono alla dignità dell'oratoria (Ferrari, Vitae…, p. 430). Accanto all'eclettismo classicheggiante, tipico del seminario padovano, affiora qualche vena di sensismo, evidente soprattutto nella quarta. Secondo il Serena (Scrittori..., p. 291), il C., appena nominato prefetto, aveva cercato di dare luogo, dopo la breve perturbazione cesarottiana, ad un pò di aria nuova, rettoricamente ventilata". Sintomatico è l'uso della perifrasi nel titolo per introdurre la "metaforica parola corrente" pur sapendo che i puristi gliel'avrebbero sostituita con la parola "elegantia". Contenuto e stile, comunque, vennero assai apprezzati dai contemporanei; il Cesarotti se ne servì come argomento per difendere la cultura padovana contro il Denina.La cerchia delle sue amicizie comprendeva, tra gli altri, il filosofo Stellini, il matematico Belgrado, gli storici Brunacci e Gennari, i nobili A. Molin, A. Guarnieri Ottoni e Dondi dall'Orologio, il medico veronese L. Targa, per conto del quale, con la sua competenza di lessicografo, seguì, nella tipografia del seminario, la stampa di tutta l'opera di Celso (C. Celsi Medicinae..., Patavii 1769, pp. 541, 542). Alla sua abilità di letterato si rivolgevano anche inglesi e tedeschi (Ferrari, Vitae..., p. 437). Al suo stile e alla "venustà" dei suoi concetti spesso ricorrevano i concittadini per i testi delle lapidi. Nel 1769 il vescovo Priuli affidò al C. il compito di pubblicare il vocabolario cui il Forcellini, morto un anno prima, aveva lavorato quasi per tutta la vita. Il C. vi si applicò con "intelligente affetto" (Serena, Il seminario…, p. 221) e certo con la massima solerzia, se nel 1771 l'opera poté finalmente vedere la luce, accolta con entusiasmo dai letterati per la novità dell'impostazione e l'ampiezza del suo apparato critico.
Il Facciolati, ideatore dell'opera, aveva per essa pensato il pomposo titolo di "Grammatophylacium", ma il C. scelse Lexicon totius latinitatis... Forcellini (Bellini, Sacerdoti..., p. 195), ritenendo giusto onorare anche nel titolo l'eccezionale realizzatore dell'opera con cui egli aveva collaborato, accomunato tanto dalla passione per il latino, quanto, forse, dalla sensibilità del carattere e dalla sincerità della fede. Tutti i biografi (dal Ferrari al Natali) lodano la dotta prefazione con cui il C. presentò l'opera, confermando l'assoluta padronanza dei classici e della lingua latina, il gusto per l'ampiezza solenne del periodare ciceroniano e per il vocabolo raro, l'attenzione per le innovazioni del linguaggio, la perizia del retore e, insieme, i limiti della sua ispirazione. In essa egli illustra la novità del metodo seguito, rende omaggio alla collaborazione di scienziati quali il Poleni e il Morgagni, esalta l'opera del Forcellini quasi a voler mettere sotto gli occhi di tutti che solo a questo (e non al Facciolati) andava il merito di aver offerto agli studiosi uno strumento che ancor oggi non può dirsi superato, essendo il Thesaurus pervenuto solo alla lettera "P", infine difende la lingua latina; per sé riserva il merito, secondo il compito affidatogli dal Forcellini stesso, d'aver vagliato criticamente l'autenticità di alcune iscrizioni inserite nel Calepino e nell'Arte critica lapidaria, un'opera postuma del Maffei.
Nel 1771 si trasferì a Monselice, eletto canonico teologo di quella collegiata (Bellini, Sacerdoti, p. 116).
Visse il suo sacerdozio nella carità verso il prossimo, ma senza abbandonare il mondo della cultura. Raccolse voci per la seconda edizione del Lexicon (1805), curò l'edizione delle opere del vescovo S. Veronese, inserendovi la sua orazione funebre come prefazione (S. Veronesii De necessaria fidelium communione cum Apostolica Sede, Brixiae 1783), pubblicò la sua lettera Ad Hieronymum Gradonicum archiepiscopum Utinensem (Patavii 1786), ma soprattutto incoraggiò ed aiutò il rettore del seminario G. Coi nella stampa dell'Encyclopédie méthodique ou par ordre de matières... nouvelle édition enrichie de remarques dediée à la Ser. Rep. de Venise.
L'impresa, avviata nel 1783, continuò fino al 1817, giungendo a ripubblicare a Padova, in lingua originale, duecentotrentasette dei trecentotrentasette volumi che l'opera originale francese alla fine stampò (Bellini, Storia della tipografia..., pp. 153-174; Bertolaso, Inediti..., pp. 5-24; Natali, Il Settecento, p. 241). Il C. si dedicò soprattutto alla ricerca di sostenitori e di collaboratori per le parti che si volevano rivedere, ottenendo, tra gli altri, l'aiuto di L. Spallanzani e G. Tiraboschi (Padova, Bibl. del Seminario, cod. 721: Ottanta lettere del carteggio C.-Coi; Ibid., cod. 991: carteggio A. Dondi-Spallanzani-C.; Ibid., busta 930, II, 49-89; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, ms. autogr., A-F 547).
Ma i tempi mutavano rapidamente, ed egli avvertì la necessità di motivare, di fronte alle nuove correnti di pensiero, la fede e la religiosità che tanto apprezzava nella sua gente (Ferrari, Vitae..., p. 436). Nel 1794, in italiano, dedicata ad A. Molin, uscì a Padova l'operetta Saggio di memorie della terra di Monselice,delle sue sette chiese, del santuario in esse ultimamente aperto.
Ricostruita la storia del paese fin dalle sue origini, il C. illustra il singolare complesso architettonico eretto dallo Scamozzi per onorare e ospitare degnamente le reliquie possedute dalla famiglia Duodo, che vengono minuziosamente descritte. Fondandosi soprattutto sul metodo di M. A. Boldetti e Muratori, egli tratta i criteri per riconoscere l'autenticità delle sepolture dei martiri e le loro reliquie.
In un'epoca in cui non era "più tempo e voglia di pensare ai libri" (Padova, Bibl. del Seminario, cod. 721: lett. del 7 febbr. 1801), morì a Monselice l'11 nov. 1802 - come risulta dal Registro dei morti di S. Giustina, VII, f. 81 dell'Archivio arcipretale di Monselice - amaramente compianto per la sua carità, lasciando le sue carte al vescovo S. Dondi dall'Orologio (Ferrari, Vitae…, p. 438; Serena, Il seminario..., p. 221).
Fonti e Bibl.: Lettere del C. si trovano a Venezia (Bibl. del Civico Museo Correr, Epist. Moschini, ad vocem; Bibl. naz. Marciana, ms. It., X, 471 [= 12140] b), a Padova (Bibl. civica, Racc. manoscritti autogr., fasc. 390; Bibl. del Seminario, cod. 621, IV, f. 37) e a Verona (Bibl. civica, Cat. ms., busta 92). Cfr. inoltre Novelle lett. di Firenze, XXX (1769), col. 522; G. Stellini, Opere varie, VI, Padova 1784, pp. 233-43, 250-53; M. Cesarotti, Lettera d'un padovano al... Denina…, Padova 1796, p. 113; Notizie intorno al... C. in Giornale dell'italiana letteratura, II (1802), pp. 285-288; G. Moschini, Della letteratura veneziana, Venezia 1806, I, p. 46; G. B. Ferrari, Vitae virorum... seminarii Patavini…, Patavii 1815, ad vocem; G. Vedova, Biografia degli scritt. padovani, Padova 1832, I, pp. 267-270; E. De Tipaldo, Biogr. degli Italiani illustri…, IV, Venezia 1837, pp. 461 ss.; E. A. Cicogna, Saggio di bibl. venez., Venezia 1847, p. 515; G. Dandolo, La caduta della Rep. di Venezia…, Appendice, Venezia 1857, pp. 30 s.; G. Cristofanelli, Della cultura padovana sullo scorcio del sec. XVIII, Padova 1905, passim; S. Serena, Il seminario di Padova, Padova 1911, passim; G. Natali, Il Settecento, secolo di latinisti, in La Cultura, VII (1927-28), p. 396; Id., Il Settecento, Milano 1936, pp. 241, 529, 560; S. Serena, Scrittori latini del seminario di Padova, Padova 1936, ad Indicem; G. Bellini, Storia della tipografia del sem. di Padova, Padova 1938, ad Indicem; Id., Sacerdoti educati nel sem. di Padova, Padova 1951, pp. 116 s.; B. Bertolaso, Inediti di L. Spallanzani. Verona 1961, ad Indicem; A. Dal Zotto, Umanità e spiritualità di E. Forcellini…, in Fonti e ricerche di storia eccl. padovana, II (1969), pp. 301-338; G. Paglia, Monselice, in Padova e la sua provincia, XV (1969), 5, pp. 18 s.; A. Rigon, S. Giacomo di Monselice, in Fonti e ricerche di storia eccl. padovana, IV (1972), p. 68.