FUERO (dal lat. forum)
È un corpo di leggi, da annoverare fra le più importanti fonti del diritto spagnolo.
Il re visigoto Chindasvindo, che regnò nella Penisola Iberica e nelle regioni contigue ai Pirenei fra il 642 e il 653, volle che fosse formato un codice di leggi ai due popoli a lui soggetti, cioè Visigoti e Romani. L'opera intrapresa da Chindasvindo fu portata a termine da suo figlio Recisvindo, il primo re cattolico visigoto, nei primi anni del suo regno, poco dopo il 18 febbraio 654. Il codice, chiamato Liber iudiciorum e più tardi Forum iudicum, incorporò molte leggi degli antichi re visigoti, designate nella nuova raccolta con l'epiteto di antique e molti passi della Lex Romana Visigothorum o Breviario Alariciano. Questi passi tolti dal Breviario costituiscono circa una sesta parte del codice recesvindiano. Recesvindo, nell'emanare queste leggi, vietò ai Romani di adoperare più oltre il Breviario: il liber iudiciorum doveva dunque avere valore territoriale, ciò che è una grande innovazione nel diritto dei nuovi regni barbarici, i quali rispettavano, di regola, il principio della personalità delle leggi. Altra importante circostanza è che Recesvindo attinse una parte dei capitoli della sua legge dai canoni dei concilî della chiesa spagnola.
La raccolta recesvindiana è formata su un piano sistematico: il primo libro contiene principî generali, il secondo riguarda l'ordinamento giudiziario e la procedura, il terzo il matrimonio, il quarto la parentela e le successioni, il quinto i contratti, il sesto i reati contro le persone, il settimo il furto, l'ottavo gli altri reati contro la proprietà, il nono le pene per gli schiavi fuggitivi e contro i renitenti al servizio militare, il decimo i termini, l'undecimo riguarda i medici e la materia del ius sepulchri, nonché alcune norme di diritto marittimo, il dodicesimo finalmente concerne gli eretici e gli Ebrei. L'influenza del clero è evidente nel codice di Recesvindo, giacché in esso è ben distinta la morale dal diritto e spesso il legislatore s'indugia a esporre concetti teologici o filosofici; essa risulta anche dallo spirito vessatorio che lo anima contro gli Ebrei e gli eretici. La lingua è gonfia e retorica. Malgrado ciò, il codice di Recesvindo si deve considerare come la più importante opera legislativa del periodo barbarico.
Al codice di Recesvindo fece alcune aggiunte il re Wamba (672-680) ed esso fu sottoposto a una revisione dal re Ervig (680-687), il quale nel 683 aggiunse al codice una novella, nella quale diede ordine d'esecuzione ad alcuni capitoli del Concilio di Toledo. Alla redazione Ervigiana fecero ulteriori aggiunte i re Egica (687-702) e Wiltiza (700-710). Cadeva intanto lo splendido regno visigotico sotto i colpi degli Arabi; tuttavia il liber iudiciorum continuò a reggere le popolazioni visigote che, cacciate dai musulmani, avevano costituito sotto l'egida dei Franchi, la "Gotia" di qua e di là dai Pirenei, e i suoi istituti vissero anche nelle consuetudini delle popolazioni cristiane, sotto la signoria araba. Quando più tardi la Spagna fu in buona parte liberata dalla dominazione musulmana, il re Ferdinando III di Castiglia e León (1217-1272) fece tradurre in volgare castigliano il liber iudiciorum che prese il nome di Fuero de los Jueces o di Fuero Juzgo (edizione a cura della Reale accademia spagnola, Madrid 1815). Così il codice formato dal re visigoto Recesvindo divenne una delle basi principali del diritto spagnolo. Ne derivano l'Espéculo e il Fuero de las Leyes o Fuero Real.
Col nome di fuero si indicano poi nella Spagna medievale le immunità locali, concesse dai sovrani a città, feudi ed enti ecclesiastici, e i capitoli ai quali, valendosi di queste immunità, tali enti dànno forza di legge, col consenso del sovrano alle loro consuetudini. Taluna abbraccia un intero regno come il Fuero viejo de Castilla confermato dal re don Pedro alla metà del secolo XIV. Di questi fueros locali i più antichi sono quelli concessi da Alfonso V e poi da Sancio il Grande nel regno di León (999-1027).
Questi fueros, numerosissimi, dei varî territorî spagnoli, mostrano già fiorenti nei secoli XI e XII le autonomie locali. Essi si sviluppano largamente nei secoli XIII e XIV, più tardi declinano dinnanzi al potere accentratore della monarchia. Le regioni che conservarono più a lungo queste larghe autonomie furono la Navarra e i Paesi Baschi sino ai tempi moderni e il regno d'Aragona dove durarono fino ai tempi del re Filippo V. Questi però, venuto in conflitto con le autorità più elevate del regno, marciò con le sue truppe contro di esse e, entrato a Saragozza, tolse all'Aragona le sue franchige. ll ricordo dei fueros non si spense però e si ebbero ripetuti e importanti movimenti di ribellione per la restaurazione delle autonomie locali.
Bibl.: E. Múñoz y Romero, Collección de fueros, Madrid 1847; S. Hinojosa, Historia general del derecho español, Madrid 1887; J. Beneyto Pérez, Fuentes de derecho histórico español, Barcellona 1931.