STAHL, Friedrich Julius
Pensatore politico tedesco, nato a Monaco di Baviera il 16 gennaio 1801, morto a Bad Brückenau il 10 agosto 1861. Professore di diritto pubblico a Erlangen e a Würzburg, fu nel 1840 chiamato da Federico Guglielmo IV all'università di Berlino.
Sua opera principale è: Die Philosophie des Rechts nach geschichtlicher Ansicht (Heidelberg 1830-37, 5ª ed., Tubinga 1879; ristampa anastatica, ivi 1890. Trad. ital. di P. Torre, col titolo di Storia della filosofia del diritto e con note di R. Conforti, Torino 1853). Tra gli altri scritti sono da ricordare: Das monarchische Prinzip (Heidelberg 1845): Reden (Berlino 1850); Was ist die Revolution? (ivi 1852); Der christliche Staat (2ª ed., ivi 1858); Siebzehn parlamentarische Reden und drei Vorträge (ivi 1862); Die gegenwärtige Parteien in Staat und Kirche (ivi 1863); Staatslehre auf der Grundlage christlicher Weltanschauung (compendio postumo, ivi 1910). Nel campo della filosofia del diritto e della teoria dello stato, lo St. è uno dei più notevoli rappresentanti del cosiddetto "teismo speculativo", cioè del movimento che tendeva a rivendicare, su un piano filosofico, i diritti del teismo contro l'idealismo postkantiano, che ad esso appariva "panteistico". Egli considera ogni ordinamento giuridico e politico come dipendente dal valore assoluto della legge etico-religiosa; e condanna perciò ogni idea liberale e democratica del potere come nascente dal basso. L'importanza storica di tale concezione dello St., di scarsa novità da un punto di vista teorico, sta nel fatto che essa diede veste allo spirito del conservatorismo monarchico di Prussia, restando a lungo quale massima formulazione dottrinale del suo programma di partito e favorendo sul piano ideale l'opera unificatrice del Bismarck.
Bibl.: R. Michniewicz, St. und Bismarck, Berlino 1913; H. Schmidt, F. J. S., über die deutsche Nationalstaatsidee, Breslavia 1914. Per la critica della concezione dello St., paragonata a quella del Gioberti, e del suo antihegelismo (che ebbe successo tra gli ambienti affini d'Italia), v. lo scritto pubblicato da B. Spaventa nel Cimento e ristampato da G. Gentile nel vol. Da Socrate a Hegel, Bari 1905, pp. 215-45; e cfr., ivi, p. 93 seg.