BOUTERWEK, Friedrich
Nacque il 15 aprile 1765 ad Oker vicino a Goslar e morì il 9 agosto 1828 a Gottinga; dal 1797 fu professore di filosofia in quella università. Nella sua giovinezza scrisse versi e un romanzo in tre volumi, Graf Donamar (1791-92), che incontrò largo favore e spinse l'autore a scrivere altre tre opere dello stesso genere che ebbero invece scarsa risonanza. I suoi lavori di carattere filosofico tendono ad innestare sul criticismo kantiano elementi di carattere realistico: il saggio più meritevole di ricordo è quello intitolato Ideen zu einer allgemeinen Apodiktik (Halle 1799). Si occupò anche di problemi letterarî, non senza subire qualche influsso da parte del Jacobi, e pubblicò la Âsthetik (Lipsia 1806; 3ª ed., 1824) e la Geschichte der neueren Poesie und Beredsamkeit (Gottinga 1801-1819), in 12 voll., che è l'opera sua più importante, frutto di vent'anni di lavoro. Il B. vi si occupa di quasi tutte le letterature dei popoli della moderna Europa; e l'opera ineguale, ma ricca di notizie, e condotta secondo un'idea fondamentale, raccolse allora, non soltanto in Germania, molta ammirazione: in Italia molto l'apprezzarono il Berchet, lo Scalvini ecc. Pubblicò inoltre: Lehrbuch der philosophischen Vorkenntnisse (1810), Lehrbuch der philosophischen Wissenschaften (1813), Religion und Vernunft, che possiamo considerare come i breviarî di quel suo moderato razionalismo cui era giunto staccandosi da Kant. Importanti per la sua biografia sono le Kleine Schriften (1818).
Bibl.: H. Doring, in Zeitgenossen, III, pp. 28-50.