fraternità
La disposizione a considerare tutti gli altri come fratelli
La fraternità è quel sentimento che ci induce a trattare gli altri come fratelli, e si esprime con atti benevoli, con forme di aiuto e con azioni generose intraprese specialmente nei momenti di maggiore bisogno, in modo disinteressato, senza secondi fini. Tale sentimento è stato ed è presente in tutte le culture, e può essere connotato da una variegata tipologia di sfumature, religiose e non
Alla base della fraternità come valore cui fanno riferimento i credenti di varie religioni c'è il rapporto di amore che accomuna i fedeli come figli di Dio e dunque fratelli fra loro. Questa concezione della comune appartenenza dà luogo a forme specifiche di associazione quali le confraternite religiose, formate soprattutto da laici che si dedicano ad attività caritative, a servizi di soccorso, all'organizzazione dei riti religiosi, alla sepoltura dei morti, a opere di beneficenza, di misericordia e di pietà a vantaggio delle persone più povere ed emarginate. Un grande sviluppo di queste associazioni religiose si ebbe nel cattolicesimo soprattutto nel periodo della Controriforma, cioè dopo il Concilio di Trento, in particolare nel 17° secolo. Ma va ricordato che anche la vita in comune degli ordini religiosi, maschili e femminili, è intesa come fraternità, tanto che i membri di una medesima congregazione si chiamano tra loro fratelli e sorelle. Lo stesso dicasi anche per coloro che fanno parte di una Chiesa, di una comunità di credenti (cattolici o musulmani o altri). In generale si tratta di una fraternità spirituale che oltrepassa quella carnale.
Il concetto di fraternità ha caratterizzato la Rivoluzione francese del 1789, insieme con quelli di libertà e di uguaglianza. Più tardi, nel 19° secolo, l'idea di fraternità ha accompagnato lo sviluppo del marxismo (Marx), soprattutto in riferimento alle relazioni che si hanno all'interno di una medesima classe sociale, specialmente nel proletariato e in generale nelle classi meno abbienti che condividono sia i problemi sia le lotte per superarli. Non a caso lo scrittore torinese Primo Levi riportava nel secolo scorso: "questa fraternità passiva, questo patire insieme, questa rassegnata, solidale, secolare pazienza è il profondo sentimento comune dei contadini".
L'idea della fraternità è alla base della 'fratellanza di sangue' praticata in varie zone dell'Africa equatoriale, concetto che implica la creazione di parentele fittizie fra tribù, clan, gruppi. In tal modo una parentela inesistente viene trasformata in un rapporto di cooperazione. Colui che intende stringere l'alleanza si procura una ferita da cui fa sgorgare un po' del proprio sangue, che poi mescola con quello della persona con cui vuole apparentarsi. Dalla fratellanza di sangue deriva un rapporto di fiducia, di sostegno reciproco fra i nuovi 'fratelli', tra i quali si instaura una forte solidarietà. Le stesse funzioni rivestiva nel Medioevo la fratellanza di armi, sancita con un giuramento di fedeltà e di aiuto fra cavalieri. Si parla poi di fraternità universale per indicare che tutti gli uomini e tutte le donne sono affratellati dalla condivisione della medesima condizione, dello stesso destino di vita e di morte. Deriva da qui l'impulso a impegnarsi in azioni di solidarietà, specialmente per risolvere i problemi più gravi di alcune popolazioni afflitte da mali di ogni genere (malattie, carestie, scarsità di acqua, difficoltà di sopravvivenza, scarsa alimentazione).
Infine si ricorre al concetto di fraternità per sottolineare il carattere particolarmente affettuoso di un'amicizia o di un legame di alleanza.