PACIFICO, Frate
PACIFICO, Frate. – Non si hanno informazioni certe relative alla nascita e alla famiglia di questo frate, che nelle varie fonti francescane viene indicato con il nome di «Frate Pacifico» o «Re dei versi», se non la sua provenienza dalle Marche.
Francescano della prima generazione, fu uno fra i più intimi compagni di Francesco d’Assisi. Le fonti unanimemente lo descrivono come «un secolare», eccellente nell’arte del canto e della poesia, proveniente dalla Marca di Ancona.
L’appellativo di Rex versuum, con cui fu noto nel secolo, era infatti dovuto alle sue capacità poetiche. Come annota Tommaso da Celano, «egli era chiamato Re dei Versi poiché era il più rinomato dei cantori […]. In breve, la gloria del mondo lo aveva reso celebre a tal punto da essere incoronato, con grande onore, dall’Imperatore» (Vita seconda di san Francesco, cap. LXXII, p. 106).
Alla luce della contestualizzazione biografica di Tommaso da Celano, la conversione di Pacifico alla regola francescana può verosimilmente porsi nel 1212. Le fonti francescane riportano che essa avvenne in seguito a una visione mistica: nella figura di Francesco apparve a Pacifico una grande croce fatta di due spade lucenti, una scena liricamente descritta da Jacopone da Todi: «Vidde frate Pacifico la croce de duoi spade / en te, Francesco Angelico, degno de grande laude» (Lauda LXI, O Francesco povero, patriarca novello, vv. 26-27). L’episodio sarebbe avvenuto nel convento delle clarisse di San Severino Marche, presso cui il santo svolgeva in quel momento la sua predicazione. Il giorno seguente Francesco impose al convertito il nome di Pacifico, in quanto era stato «pacificato» dal mondo e ricondotto alla pace del Signore.
La capacità di visioni mistiche caratterizza la figura di fra Pacifico all’interno delle fonti francescane. Oltre che nell’episodio chiave della conversione, ne vengono descritte altre: in preghiera con Francesco nella chiesa di S. Pietro di Bovara, presso Trevi, vide un vuoto seggio celeste ornato di gloria, che una voce gli disse essere quello di un angelo caduto, riservato a Francesco per l’eternità (Speculum perfectionis, nn. 1749-1750); sulla fronte del santo gli apparve un tau multicolore, con il cromatismo di un pavone (Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco, 693; Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore, 1079); in preghiera nell’eremo di Soffiano, presso Sarnano, scorse l’anima di frate Umile innalzarsi in cielo prima della sua dipartita (I Fioretti, 1886, cap. XLVI).
Di frate Pacifico è descritta anche, attraverso vari episodi, l’intimità filiale con Francesco. Fra tali riferimenti, il più significativo è quello secondo cui il santo lo mandò a chiamare non appena ebbe terminato il Cantico di Frate Sole, affinché potesse cantarlo sotto forma di laude (Leggenda Perugina, 1592; Speculum perfectionis, 100).
L’episodio è particolarmente degno di nota in quanto, oltre a mostrare la rilevanza di Pacifico all’interno della più ristretta compagnia del santo, apre altresì pregnanti prospettive sul ruolo che dovette svolgere nella revisione e redazione del Cantico (al momento della cui composizione, come è noto, Francesco versava in gravi condizioni di salute).
Se il primo incontro di Pacifico con Francesco può porsi alla fine del 1212, la visione di Bovara può essere fissata all’inizio del 1214, poiché sappiamo che Francesco soggiornò presso il castello di Trevi quando questo era distrutto. Si può dunque supporre che, dal momento della conversione, Pacifico vivesse a stretto contatto con il santo sino al 1217. In quell’anno, in occasione del primo Capitolo generale che si svolse a Pentecoste alla Porziuncola, venne inviato da Francesco a predicare in Francia.
Secondo Bonaventura «Il beato Frate Pacifico» è «colui che introdusse per primo l’Ordine dei frati nella Francia» (Miscela Bonaventuriana, 2699); la Leggenda Perugina (1638) testimonia come Francesco, non ottenendo dal cardinale Ugolino il beneplacito per recarsi in prima persona in terra francese, «vi mandò frate Pacifico»; Francesco Gonzaga, nella sua cronaca (1517, p. 285), non manca di annotare: «Frater Pacificus, qui fuit primus minister in Francia, quod de provincia fuerit Marchiae» .
Fu di nuovo in Italia nel 1223, quando assunse la carica di visitatore generale delle clarisse (Oliger, 1912), per rimanervi almeno sino al 1225, quando, come si è detto, fu compartecipe alla stesura del Cantico.
Le fonti riportano che morì in Francia (Leggenda Maggiore, 1078-1079; Compilatio assisiensis, n. 82, 1638), nei pressi di Lens, intorno al 1230 (anno in cui si data infatti, secondo Gratien de Paris, la nascita dell’ordine francescano in terra francese).
Poiché, in osservanza della regola, il nome di Pacifico nel secolo viene taciuto dalle fonti, essendo indicato soltanto come il Rex versuum, per quanto concerne il periodo della sua vita precedente al 1212 gli studi si muovono in via congetturale. Non è confermata la tradizionale identificazione con Guglielmo Divini da Lisciano, che si basa anzitutto sul riferimento al Guglielmo Divini che sarebbe stato laureatus ab imperatore Frederico, dopo essere stato condotto alla corte palermitana in seguito al passaggio ad Ascoli, nel luglio 1187, di Enrico VI e Costanza di Sicilia. Le cronache ascolane (Andreantonelli, 1673, IV, p. 288) riportano come Guglielmo, insieme con altri scelti cittadini, venisse condotto dalla città marchigiana alla corte imperiale per i suoi meriti letterari, mostrati nella composizione di un carme encomiastico nei confronti dei sovrani. In un documento del 1194, Costanza si riferisce a Divini come al «fidelis noster attendentes cum fidem et devotionem» (Franchi, 1995, pp. 174 s. n. XIII).
Secondo Francesco Antonio Marcucci (1766), che tuttavia non rimanda a fonti originarie, quando Enrico e Costanza, novelli sposi, soggiornarono ad Ascoli nel 1187, un giovane rimatore proveniente dal borgo di Lisciano compose e recitò per la venuta della imperiale coppia un testo in versi di materia encomiastica; quello stesso giovane in più tarda età sarebbe divenuto un discepolo di Francesco d’Assisi, con il nome di Pacifico («Vuillielmo poi Pacifico poeta, quale nella sua età avanzata fu frate e discepolo di San Francesco»: Leopardi, 1936, p. 23). Alla luce di tale ricostruzione, frate Pacifico sarebbe nato attorno al 1158 e l’imperatore che l’avrebbe incoronato «Re dei versi» sarebbe stato il futuro Federico II, figlio di Costanza, alla corte di Palermo, in un momento che, considerando le biografie federiciane, è possibile supporre si collochi attorno al 1209 (Kantorowicz, 1957). Tra l’incoronazione a «Re dei versi» da parte dell’imperatore nel 1209 a Palermo e l’episodio della conversione del 1212 a San Severino non si hanno notizie relative al personaggio di Divini, né effettivi riscontri sul motivo per il quale avrebbe lasciato l’ambiente di corte siciliano per fare ritorno nella Marca. La sua permanenza da protagonista all’interno della cerchia letteraria federiciana indica un collegamento con la Scuola siciliana, nella quale dovette aver avuto un ruolo non secondario se, poco prima della piena fioritura della Scuola, venne incoronato come il primo dei poeti.
Accettando l’identificazione del Rex versuum con Guglielmo Divini, al momento della sua morte in Francia Pacifico dovrebbe aver avuto circa settant’anni.
Non restano scritti riconducibili alla sua attività poetica. Tuttavia, oltre che nella presenza da protagonista nel francescanesimo delle origini, la sua importanza storica è da individuarsi nella sua attività di poeta-cantore, confermata da molteplici fonti indipendenti, e nel fatto che fosse un riconosciuto autore di testi lirici nell’idioma linguistico dell’Italia mediana prima che questo venisse definito dalla letteratura in volgare. Inoltre, se fosse da identificare con Guglielmo Divini, egli avrebbe intrattenuto intimi rapporti personali sia con Federico II sia con Francesco d’Assisi e avrebbe svolto un ruolo di importantissima congiuntura tra la letteratura composta nell’Italia mediana tra XII e XIII secolo e la Scuola siciliana. Infine, la sua importanza è connessa all’effettivo ruolo che può aver svolto nella composizione del Cantico di Frate Sole.
Fonti e Bibl.: Fontes Franciscani, a cura di E. Menestò - S. Brufani, Assisi 2005: Tommaso da Celano, Vita seconda di san Francesco, n. 82 (669), n. 106 (693), n. 122 (707), n. 126 (710), n. 137 (721); Id., Trattato dei miracoli, § 3 (828); Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore, capitolo IV, § 9 (1078-79), § 10 (1235), lezione IX (1347); Id., Miscela Bonaventuriana, § 3 (2699); Leggenda Perugina, n. 23 (1570), n. 43 (1592), n. 82 (1638); I Fioretti, capitolo XLVI (1886); Speculum perfectionis, n. 1749-1750; Thomas Tuscus, GestaImperatorum et Pontificum, § 1 (2677). Inoltre: F. Gonzaga, De origine Seraphicae religionis Francescanae, Roma 1587, p. 285; L. Wadding, Annales Minorum, ann. 1212, I, Lyon 1625-54, p. 150; S. Andreantonelli, Historiae Asculanae, Padova 1673; G. Panelli, Memorie degli uomini illustri e chiari in medicina del Piceno, Ascoli 1758, pp. 8 s.; F.A. Marcucci, Saggio delle cose ascolane e de’ vescovi di Ascoli nel Piceno, Teramo 1766; Panfilo da Magliano, Storia compendiosa di san Francesco e de’ Francescani, Roma 1874-76, I, pp. 261-263; U. Cosmo, Frate Pacifico Rex Versuum, in Giornale storico della letteratura italiana, XXXVIII (1901), pp. 1-40; L. Oliger, De origine Regolarum ordinis s. Clarae, in Archivum Franciscanum Historicum, V (1912), pp. 419 s.; C. da Pesaro, Beato Pacifico Re dei Versi, in Picenum Seraphicum, IV (1918), pp. 121-169; Id., Il re dei versi [fra Pacifico da Lisciano]: Spunti critico-storici, Pesaro 1932; B. Leopardi, Un denaro vescovile, Fermo 1936; Id., Guglielmo da Lisciano, Fermo 1939; N. Mancini, Guglielmo da Lisciano, Fra Pacifico, Re dei versi, in L’Italia francescana, XXX (1955), pp. 242-246; E. Kantorowicz, Frederick the Second. 1194-1250, London 1957, pp. 20-22; A. Franchi, Ascoli imperiale da Carlo Magno a Federico II, Ascoli Piceno 1995, pp. 174 s. (n. XIII); M. Massignani, Fra’ Pacifico rex versuum, in Esculum e Federico II. L’imperatore e la città: per una rilettura dei percorsi della memoria, Atti del convegno di studio..., Ascoli Piceno... 1995, a cura di E. Menestò, Spoleto 1998, pp. 163-180; J.-B. Auberger, Le bienhereux Frère Pacifique, “Rex versuum”et compagnon de Saint François, in Archivum Franciscanum Historicum, XCII (1999), pp. 59-93; C. Catà, Con l’alloro sotto il saio. Ipotesi su Fra Pacifico, Re dei Versi, in Picenum Seraphicum. Rivista di studi storici e francescani, XXV (2006-08), pp. 355-395.