GORGONE, Franco
Nacque a Santa Maria di Licodia, nel Catanese, il 14 ag. 1908, da Salvatore e Maria Rasà.
Spirito brillante e intraprendente, amante dei viaggi e dei piaceri della vita, il giovane G. diede non poche preoccupazioni al padre, interpretando il ruolo di figlio di famiglia benestante e rinviando a lungo quegli impegni di lavoro che lo avrebbero dovuto portare ad auspicate concretizzazioni.
Avviato agli studi di chimica e farmacia, il G. si allontanò da Catania, dove pure vi era un'ottima facoltà, e studiò all'Università di Urbino, conseguendo la laurea soltanto nel 1934. Tornato in Sicilia, per alcuni anni si tenne lontano da qualsiasi attività lavorativa, mostrando anzi un netto rifiuto per la farmacologia che aveva costituito il suo unico oggetto di studio. Alla fine degli anni Trenta riuscì a trovare un compromesso fra i suoi personali interessi e gli studi di chimica e pensò di produrre un dentifricio da vendersi indifferentemente in farmacia e in profumeria.
Questo progetto lo impegnò in maniera pressoché esclusiva e, dopo una breve ma intensa fase di ricerca, il G. fu in grado di far uscire dal laboratorio un preparato di sua soddisfazione.
Immediatamente dopo, egli si dedicò ai problemi della produzione e della vendita. Nel frattempo, lo scoppio della seconda guerra mondiale aveva di molto rallentato le comunicazioni, specie in una Sicilia isolata dai traffici e dai collegamenti: ciò fece la fortuna del G., il quale poté procedere a una larga diffusione del suo dentifricio nell'isola, senza timore della concorrenza.
Mostrando, inoltre, uno spiccato senso degli affari e sfruttando una solida rete di relazioni locali, egli riuscì a stabilire uno stretto rapporto con le autorità militari, diventando in breve uno dei maggiori fornitori dell'esercito.
Incoraggiato dal successo, il G. provvide rapidamente a estendere la sua attività in direzione di una produzione farmaceutica diversificata, resa ancor più necessaria dalla contingenza bellica. Ma soprattutto egli diede un notevole impulso alla diffusione commerciale, avviando rapporti con i principali produttori farmaceutici nazionali e contribuendo a soddisfare la forte domanda di medicinali dell'isola. A fronte di un volume d'affari ormai decisamente ampio, il G., nel 1943, costituì la CIFA (Compagnia italiana farmaceutici ed affini) che, in poco tempo, divenne la più importante azienda di distribuzione farmaceutica all'ingrosso della Sicilia.
Già dall'ottobre 1944, su esplicita richiesta della Commissione alleata di controllo, era stato deciso che il servizio di distribuzione dei medicinali forniti dagli Alleati al governo italiano sarebbe stato effettuato mediante un organismo appositamente costituito, l'Ente nazionale distribuzione medicinali alleati (Endimea) che avrebbe provveduto all'organizzazione del trasporto dal porto di sbarco fino ai capoluoghi delle rispettive province. La struttura prevedeva un'articolazione al centro, mediante un piano di distribuzione disposto dalle autorità, e un'altra in periferia, a cura dei singoli grossisti che avrebbero effettuato la consegna del materiale alle farmacie e agli ospedali. Gli Alleati dovettero constatare che tale organizzazione non era attiva in Sicilia, perché la locale direzione regionale di sanità, diversamente dalle direttive impartite, si ostinava a effettuare la distribuzione attraverso canali propri. Inviato un ispettore dell'Endimea in loco, questi si attivò per assegnare il servizio alla CIFA, suscitando la reazione delle aziende locali escluse; la protesta, che giunse sino alla presidenza del Consiglio dei ministri, diede luogo a un'inchiesta amministrativa che confermò, in linea di principio, il diritto a favorire l'azienda del Gorgone.
Terminata la fase di emergenza, nel 1945 il G. costituì una nuova società, l'Alfar (Azienda laboratori farmaceutici), con finalità non solo commerciali ma anche industriali. All'iniziativa fu associato come presidente E. Tobino, amico del G. e industriale alimentare, mentre il G. si riservò la carica di amministratore delegato.
L'Alfar, oltre ad aprirgli la strada verso la vera e propria industria farmaceutica, permise al G. di impostare su nuove basi i rapporti con gli Americani, così brillantemente intrattenuti negli anni precedenti, attraverso la Commissione alleata di controllo.
Dopo alcuni viaggi negli Stati Uniti, egli avviò un proficuo e duraturo rapporto di collaborazione con una delle maggiori società del settore, la Lederle Laboratories Division American Cyanamid, dalla quale, nel 1947, ottenne dapprima la rappresentanza esclusiva, poi la possibilità di produrre, per l'Italia, alcuni medicinali, quali antibiotici, vitaminici ed estratti epatici.
Grazie al regime dei prezzi riconosciuto alle specialità importate dall'estero o prodotte in Italia con marchio estero ingiustificatamente superiore rispetto a quello imposto a un analogo prodotto nazionale, il G. poté ben presto vantare lusinghieri risultati economici che portarono l'Alfar a collocarsi tra le prime società farmaceutiche nazionali. D'altra parte, il fatto che gli investimenti esteri trovassero in tale settore un trattamento particolarmente favorevole, indusse la Lederle a intensificare i rapporti, che si concretizzarono in nuove e maggiori iniziative.
In tale contesto il G., forte dei capitali americani, poté avviare, nel 1951, nella zona industriale alla periferia di Catania, la costruzione di un nuovo stabilimento, le cui attrezzature costarono circa un miliardo di lire. Fu sicuramente un merito del G. quello di aver voluto insediare l'impianto in Sicilia, in zona atipica e comunque lontana dai luoghi di tradizionale concentrazione industriale del settore. Inaugurato il 4 apr. 1956, il nuovo stabilimento estese la sua attività, oltre che alla produzione di antibiotici, anche a quella di insetticidi agricoli e di mangimi artificiali.
Occupava poco più di 400 unità lavorative, tra cui molti chimici e farmacisti, contribuendo a risollevare le sorti occupazionali di quelle zone depresse. Per tale intensa attività, il G. nel 1954 fu nominato commendatore, nel 1955 grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica e nel 1956 ottenne anche la nomina a cavaliere del lavoro.
Grazie all'ulteriore intensificazione dei rapporti col socio americano e alla costante espansione dell'attività, l'Alfar occupava ormai una posizione leader nel mercato farmaceutico italiano. Nel 1957 essa si collocava, in Italia, immediatamente a ridosso delle grandi aziende del settore (Farmitalia, Lepetit, Squibb, Sandoz, Carlo Erba, Ciba, Pfizer e Bertelli) e davanti ad altri nomi di prestigio (quali Schering, Roche, Manetti & Roberts, Glaxo, Istituto De Angeli, Pierrel Recordati, Zambelletti e Serono) con un capitale di circa un miliardo e utili per oltre 112 milioni (Manera, tab. 14). A questo punto il G. si trovò di fronte alla scelta di limitare la crescita della sua società, se voleva continuare a conservare all'interno dell'azienda una posizione rilevante, oppure di procedere a un'ulteriore espansione, ma accettando, in questo caso, di ricoprire un ruolo marginale nell'assetto proprietario. Optando per questa seconda soluzione, nel 1959 egli favorì una nuova operazione finanziaria, per cui la Lederle acquisiva l'Alfar, procedendo alla costituzione della Cyanamid Italia spa, della quale il G. venne nominato vicepresidente e amministratore delegato.
La nuova struttura societaria, composta di tre divisioni - Lederle (prodotti farmaceutici), Agricolo-Veterinaria e Davis and Geck (prodotti per la chirurgia) - riproduceva, a tutti gli effetti e per le esigenze del mercato italiano, l'organizzazione della casa madre americana; quest'ultima, inoltre, vedeva ulteriormente consolidata la sua posizione sul mercato statunitense, collocandosi al secondo posto dopo la Squibb, con circa 580 milioni di dollari di fatturato, 29.000 addetti e 47 milioni di dollari di profitti nel 1960 (Manera, tab. 15). Del resto, l'industria farmaceutica italiana già da alcuni anni risultava largamente caratterizzata da una consistente e diffusa presenza di capitale estero, tendenza che continuò a manifestarsi con particolare vigore per tutti i successivi anni Sessanta (cfr. Problemi e prospettive dell'industria farmaceutica in Italia, p. 38).
Alla fine degli anni Sessanta il G. fu nominato presidente della Cyanamid Italia; di fronte alle non poche difficoltà di espansione del settore nella penisola, fu ulteriormente intensificato il lavoro a Roma, dove da tempo si era trasferita la sede della società e dove il G. aveva la sua base operativa.
Il soggiorno romano consentì al G. di coltivare la sua vecchia passione per il mondo dello spettacolo e per la frequentazione di personaggi di quell'ambiente: tra l'altro nel febbraio 1969 ideò e realizzò una trasmissione radiofonica, "Si sono fatti dal nulla", che ripercorreva le principali tappe della sua vicenda biografica e, nel 1970, intitolò un premio annuale al giornalista e critico teatrale Sandro De Feo, di cui era stato amico.
Nel 1970 la Cyanamid aveva un capitale di 1500 miliardi di lire e un fatturato collocato nella fascia da 1 a 10 miliardi (Problemi e prospettive…, p. 39). Queste cifre confermavano gli ostacoli a un ulteriore sviluppo della società sul mercato italiano, obiettivo che invece il G. continuava a perseguire: in questo quadro può essere inserita la realizzazione e l'inaugurazione a Catania, il 6 maggio 1973, del nuovo stabilimento della Cyanamid Italia, un moderno edificio di quattro piani, su un'area di 160.000 m2, adibito non solo alla produzione ma anche al confezionamento dei prodotti e all'amministrazione della società, che in Italia aveva ormai raggiunto i 1000 addetti.
Fu questa l'ultima realizzazione del G. che morì improvvisamente a Roma, il 23 nov. 1975.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Messaggero, 23-24 nov. 1975; Il Tempo, 24 nov. 1975; Roma, Arch. stor. della Federazione dei cavalieri del lavoro, f. pers.; S. Nicolosi, Uno splendido ventennio: Catania 1944-1964, Catania 1985, p. 130; Il chi è?della finanza italiana, 1955, p. 360; 1962, p. 374; 1964, p. 359; 1967, p. 355; 1972, p. 331; Associazione nazionale dell'industria chimica, Relazione del Consiglio direttivo all'assemblea delle associate, esercizio 1956, p. XLII; ibid., esercizio 1958, p. XL; ibid., esercizio 1960, p. XLI; Lui chi è?, Torino 1971, I, p. 1327. Per le notizie sulle società del G. si veda: per la CIFA: Roma, Arch. centr. dello Stato, Presidenza del Consiglio dei ministri, 1944-47, materia, f. 19/14, sottofasc. 21-5; per l'Alfar: L. Manera, Il mercato farmaceutico: contributo statistico alla conoscenza strutturale, Milano 1962, pp. 53 s.; per la Cyanamid Italia spa: Farmunione, Problemi e prospettive dell'industria farmaceutica in Italia, Assemblea dell'Associazione nazionale dell'industria farmaceutica italiana, Roma 1970, p. 39; in generale, per lo sviluppo dell'industria farmaceutica italiana si veda ancora: B.M. Onorato, L'industria farmaceutica italiana verso il Mec, Roma 1962; L. Liberatore, Industria farmaceutica italiana: problematica gestionale e di mercato, Roma 1963; S. Cesali, L'industria farmaceutica, Milano 1980; sulla storia di Catania si veda Catania contemporanea. Cento anni di vita economica, a cura di A. Petino, in Annali del Mezzogiorno, XVI (1976), 6; G. Giarrizzo, Catania, Roma-Bari 1986; M. Aymard - G. Giarrizzo, La Sicilia, Torino 1987.