Castellano, Franco
Sceneggiatore e regista cinematografico e televisivo, nato a Roma il 20 giugno 1925 e morto ivi il 28 dicembre 1999. Autore che con alterna fortuna ha tentato la difficile impresa di innestare un umorismo leggero e immune da volgarità entro ricette di comicità popolare, riferendosi spesso ai meccanismi collaudati della commedia cinematografica hollywoodiana e di quella dei 'telefoni bianchi'.
La sua formazione avvenne, come del resto per altri sceneggiatori e registi della sua generazione, nella fucina della testata satirica "Marc'Aurelio", dove fu vignettista sotto la guida di M. Marchesi e dove incontrò il suo futuro alter ego Pipolo. Con più di sessanta sceneggiature per lo schermo al suo attivo, delle quali la prima, Marinai, donne e guai, è del 1958, tra il 1964 e il 1992 C. diresse, sempre in coppia con Pipolo, venti commedie di costume confezionate su misura per un pubblico familiare e borghese. Fu soggettista e regista d'elezione per Adriano Celentano che diresse in nove film dal 1978 (Zio Adolfo, in arte Führer) sino al 1986, quando il sodalizio si concluse, almeno sul grande schermo, con Il burbero. Furono proprio le interpretazioni del cantante-attore (in particolare Il bisbetico domato, 1980, e Innamorato pazzo, 1981) a procurare a C. un notevole successo commerciale, che tuttavia il regista non fu in grado di eguagliare quando tentò l'avventura con altri beniamini del pubblico come Renato Pozzetto in Mia moglie è una strega (1980) e Il ragazzo di campagna (1984), Diego Abatantuono in Attila flagello di Dio (1982), o Massimo Boldi in Mia moglie è una bestia (1988). Negli anni Sessanta C. aveva firmato, con Pipolo, varietà televisivi di successo come Partitissima e Studio Uno; l'esperienza trovò poi coronamento nel 1987, quando i due autori riproposero la loro collaudata intesa con Celentano lavorando per una controversa edizione dello show televisivo Fantastico.