BONVICINI, Franco
(Bonvi)
Nacque il 31 marzo 1941 a Modena, unico figlio di Mario Emilio, ingegnere presso la Motorizzazione civile di Modena, e Maria Luisa Prampolini, detta Mimma, maestra elementare e poi professoressa di scuola media. Il 19 marzo 1984 sposò Maria Angela Villani, medico dentista, con la quale ebbe due figli, Sofia e Francesco.
Dalle famiglie d’origine ereditò l’interesse per le armi e la storia militare. Il nonno paterno, Fortunato, fu sottufficiale della Regia Marina e fu decorato in Africa, Cina e Mediterraneo. Il nonno materno, Gilberto Prampolini, come diversi avi fu maestro d’arme all’Accademia militare di Modena. Durante la seconda guerra mondiale la zia Gilberta Prampolini fu staffetta partigiana, il marito Odoardo ufficiale pilota. Il cugino Ermanno Gorrieri fu comandante partigiano della brigata «Italia».
Tra le altre figure influenti va notato il prozio Camillo Prampolini, socialista e anticlericale: deputato per dieci legislature, fu tra i fondatori del Partito socialista italiano.
La vita di Bonvi è sempre stata raccontata in toni leggendari, innanzitutto da lui stesso. Parma viene spesso citata erroneamente come suo luogo di nascita: i familiari spiegano che la madre lo avrebbe registrato all’anagrafe di due città per ottenere, in tempo di guerra, due tessere annonarie. A sedici anni il giovane Franco avrebbe chiesto una carta d’identità a ciascun comune, ma il padre indignato avrebbe poi ripristinato la legalità cancellando l’iscrizione in eccesso.
Bonvi fu allevato da madre e zia mentre il padre, fervente repubblicano, era al confino a Brindisi, dove nel 1943 rimase gravemente ferito in un bombardamento. Si diplomò geometra a Modena e durante gli studi sfruttò il proprio talento decorando con vignette a china le borse da ginnastica dei compagni per 50 lire l’una. Entrò così in contatto con Francesco Guccini, che effettuava la stessa attività: i due strinsero una solida amicizia.
Frequentò la Città dei ragazzi, struttura educativa cattolica, collaborando al suo giornalino e decorandone le pareti. Quando Guccini contribuì a fondare il Movimento laico studentesco, organizzazione giovanile di sinistra ospitata presso il Partito socialista democratico italiano, Bonvi aderì. Realizzarono due numeri del giornalino Zero con lode che suscitarono l’ostilità del clero locale. Sulla stampa studentesca nacquero i primi fumetti di Bonvi: nel 1960 disegnò, su sceneggiatura di Guccini, l’inedito Il giorno sbagliato, storia di alcuni ragazzi finiti in un maniero in rovina. Il n. 2 di Look, «organo ufficiale degli studenti modenesi» che «esce contemporaneamente in tutte le scuole», propose a dicembre 1965 Cattivik contro Maciste, esordio di uno scombinato genio del male in calzamaglia che parodiava Diabolik, da poco in voga.
Si mise alla prova anche nel teatro: fu scenografo per un concorso del 1959 fra le scuole modenesi. Inoltre, pubblicò due racconti fantascientifici: la breve cronaca di un viaggio nel tempo, L’etica... e i bruti, uscì il 15 ottobre 1961 nel volume n. 10 della collana "Galassia" pubblicata dalla Casa Editrice La Tribuna (C.E.L.T.), mentre la storia di vampiri dell’emotività Uccideteli tutti apparve nel gennaio 1963 nella sezione Accademia del mensile Galaxy dedicata ai contributi dei lettori. Firmò entrambi «Franco Bonvi». Già da tempo gli amici lo chiamavano «il Bonvi» e a fine anni Cinquanta «Bonvi» era apparso su qualche suo disegno, venendo presto assunto come il suo nome d’arte. Quando diventò un professionista, a margine delle sue opere era sempre in corsivo e con l’iniziale minuscola.
Dopo il diploma si iscrisse alla facoltà di Biologia dell’università di Bologna, senza però completare gli studi. Nel 1962 adempì alla leva frequentando il 31° corso allievi ufficiali di complemento presso la Scuola truppe corazzate di Caserta, poi fu sottotenente carrista alla caserma Luigi Sbaiz di Visco, in Friuli. Fu punito per aver fatto trainare la propria FIAT 500 senza benzina da un carro armato e per non aver portato a messa la propria compagnia, ma ebbe anche un attestato di benemerenza per i soccorsi prestati dopo il disastro del Vajont. Secondo i suoi coloriti racconti, inoltre, nell’agosto 1963 «dichiarò guerra alla Yugoslavia. Però la perse!» (Secchi, 1975, p. 9), sconfinando in realtà per errore con cinque carri armati M47 attraverso una pietraia fra Cormòns e Gorizia. Oltre che ricca fonte di aneddoti autobiografici, il servizio militare fu di forte ispirazione per le sue opere.
Dopo il congedo fece vari mestieri: affermò per esempio di aver venduto libri porta a porta per l’amico Franco Maria Ricci. Si propose come intercalatore di cartoni animati a Paul Campani, titolare della modenese Paul Film che realizzava filmati pubblicitari per la trasmissione Carosello, ma la collaborazione non decollò. Guccini aveva iniziato a lavorare per la Vimder Film di Bologna, anch’essa specializzata in pubblicità. Il titolare Guido De Maria cercava qualcuno che sapesse sia disegnare sia scrivere sceneggiature: Guccini gli presentò Bonvi, che fu assunto nel 1965. I due sceneggiarono la seconda stagione dei caroselli dell’amarena Fabbri con protagonista Salomone il pirata pacioccone, personaggio ideato da De Maria e disegnato da Ebro Arletti. Bonvi creò slogan per diversi prodotti e lavorò sul set di vari caroselli girati dal vivo nei ruoli più disparati: truccatore, scenografo, costumista. Collaborò agli spot della cera Grey con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e si recò con loro in Egitto per recitare la parte dell’agente segreto Derek Flit nel film Come rubammo la bomba atomica (di Lucio Fulci, 1967).
Intanto produsse fumetti professionali. Con gli amici Eddy, Enzo e Claudio realizzò per un giornale studentesco la striscia Teens, ironico ritratto degli adolescenti presessantottini, poi pubblicato tra il 1967 e il 1969 sul settimanale Giovani e su La Gazzetta di Parma. Un notevole riconoscimento gli venne dal Salone dei comics di Lucca, che gli fece realizzare la copertina dell’almanacco 1967 in cui ospitò il suo LDS, fumetto su capelloni e contestatori del Greenwich Village. Le note autobiografiche avevano un tono surreale: «Nasce in una notte tempestosa del 1941 sul finire dell’epoca dell’individualismo. Dopo di lui la storia l’hanno sempre fatta le masse. Anarchico per vocazione, da grande vuole fare l’ufficiale delle S.S.» (Comics Almanacco, Salone internazionale dei comics Roma-Lucca, Roma 1967, p. 77). All’epoca conobbe Hugo Pratt, che diede il suo volto al personaggio del tenente Slütter ne La ballata del mare salato, primo episodio dell’epopea di Corto Maltese, e fu poi testimone di nozze al suo matrimonio.
Fin dal 1965 la rivista Linus aveva diffuso in Italia il formato delle strip, fumetti di poche vignette in una gabbia rettangolare di dimensioni standard. Adatte ai giornali, erano molto diffuse negli Stati Uniti. Il quotidiano Paese sera prese a pubblicarne alcune delle più famose oltreoceano, come Peanuts, B.C., Blondie e Gli Antenati, e volle anche lanciare un concorso per una strip inedita di autore italiano, in collaborazione con il Salone dei comics. Bonvi stava prendendo parte alla produzione del film Flashback (di Raffaele Andreassi, 1969), storia di un cecchino tedesco rimasto isolato sull’Appennino durante il secondo conflitto mondiale. Ispirato da questo e dalle proprie passioni, mise a punto con un minuzioso lavoro le prime strisce delle Sturmtruppen.
Il nome evoca le truppe d’assalto tedesche che nella Grande Guerra si insinuavano tra le linee gettando scompiglio nelle retrovie. Benché le Sturmtruppen proponessero una vita di trincea tipica di quell’epoca, riprendevano uniformi e mezzi della Wermacht nella seconda guerra mondiale, cui rimandavano anche i riferimenti al nazismo e alla Shoah. Un esercito temutissimo, ma i soldatini di Bonvi sono eterni perdenti: goffi e maldestri, vivono tra fango e liquame, vessati dai superiori e nutriti con un pessimo rancio. Il loro vero nemico sono topi e pidocchi, più che i soldati nemici che nelle vignette non compaiono mai.
Frutto di una minuziosa preparazione e messa a punto, le Sturmtruppen vinsero il concorso di Paese sera e si aggiudicarono il premio Città di Lucca al Salone dei comics. La prima striscia apparve il 23 novembre 1968 sul quotidiano romano, che riportò il giudizio della giuria secondo cui le Sturmtruppen sono un fumetto «di alta tecnica tragica e di saporoso umorismo attraverso cui si esprime una carica antitotalitaria di alto valore morale» (I vincitori del nostro concorso per un personaggio a fumetti, in Paese sera, 23 novembre 1968).
Il 19 maggio 1969 esordì il quindicinale di fumetti Off-Side con la prima apparizione regolare delle Sturmtruppen: quattro strisce per numero. Bonvi realizzò per la stessa testata varie storie di più tavole con protagonisti a lui somiglianti, poi raccolte nel volume Incubi di provincia - Undici paranoie a fumetti (Milano 1981).
La prima fu Buddy the Kid, su un pistolero alcolizzato, ma la maggior parte degli episodi è di fantascienza. Sul n. 5 di Off-Side Bonvi riprese da Galaxy il racconto Uccideteli tutti! trasformandolo nel fumetto Sterminarli senza pietà: è la prima di varie storie in cui il fantastico si innesta nella vita quotidiana. Spicca inoltre Andiamo all’Havana!, da un’idea di Guccini: la storia di un folle che dirotta su Cuba l’ultimo tram serale di un’anonima città padana. I passeggeri cedono ai propri sogni di evasione, convinti che davvero arriveranno ai Caraibi col tram 23, ma un finto capolinea dell’Avana allestito dalle forze dell’ordine è il teatro della loro delusione.
L’8 luglio Paese sera iniziò la pubblicazione quotidiana delle Sturmtruppen, una striscia al giorno. Seguirono altri giornali tra cui La Gazzetta di Parma e L’Ora di Palermo. Questo segnò il definitivo successo di Bonvi, che per far fronte al cresciuto impegno chiamò vari amici a proporre idee per nuove strip. A ottobre 1970 le edizioni New Time di Bologna pubblicarono la prima raccolta in volume.
Le Sturmtruppen si dimostrano di validità universale, tanto da essere tradotte in undici lingue. Sono antimilitariste, ma lo spirito anarchico di Bonvi le rende una più generale critica antiautoritaria alle gerarchie e alla cieca obbedienza, trasformando la Wehrmacht in una metafora della società dei consumi. L’equivalente attuale dei suoi soldatini vessati da superiori e dittatori, sempre pronti ad accettare la propaganda del regime, è chi accetta supinamente le massificanti imposizioni della televisione: «Basta che un’idiozia venga dal teleschermo» garantiva l’autore «e subito viene accettata senza riserve» (E.R., Truppe d’assalto o «Scivolati giù», in Paese sera, 8 luglio 1969).
Lasciata la pubblicità, Bonvi era intanto rientrato nella propria casa-studio di Modena per dedicarsi a tempo pieno ai fumetti. Prese come collaboratore Guido «Silver» Silvestri, ospitandolo da lui: i due fornirono agli albi Tiramolla e Cucciolo molti episodi di Capitan Posapiano, un comandante pirata ispirato al Salomone dei caroselli Fabbri. Oltre a disegnare personaggi minori, recuperarono la figura di Cattivik dedicandogli decine di storie. Nel 1975 Bonvi lo affidò a Silver, che da allora lo portò avanti in autonomia.
Nella primavera del 1969 fondò con De Maria la PlayComics per realizzare fumetti e la PlayVision per i cartoni animati. In un nuovo ufficio a Modena prese vari assistenti, creando una squadra che fu anche palestra per diversi professionisti. Le collaborazioni aumentarono: nel 1970 pubblicò una striscia di attualità su ABC, settimanale di politica e società dal forte stampo socialista e anticlericale.
Nello stesso anno, sul mensile Psycho dell’Editrice Naka videro la luce i racconti poi raccolti in volume come Storie dello spazio profondo (Roma 1972). Bonvi realizzò sette episodi, di cui cinque sceneggiati da Guccini e due ideati autonomamente in sua assenza.
Quando venne contattato per aiutare con battute per le Sturmtruppen, Guccini aveva proposto anche sceneggiature fantascientifiche tra astronavi, alieni, legioni imperiali dello spazio, pirati galattici e locali equivoci con orchestrine mostruose. Lo stesso immaginario che nel 1977 arrivò al cinema con Star Wars, incluso il richiamo a uniformi tedesche per i soldati futuribili. I due protagonisti del fumetto rispecchiano gli autori: il biondo avventuriero ha il volto di Bonvi, mentre il piccolo robot nevrotico, pur non somigliandogli fisicamente, riflette la personalità di Guccini. Le loro comuni esperienze traspaiono nell’episodio Vivere ricchi e felici, tutto incentrato sulla forza pervasiva della pubblicità televisiva.
In quel periodo il funzionario RAI Giancarlo Governi volle portare il fumetto in televisione e progettò la trasmissione Gulp - I fumetti in tivù. In cerca di proposte si rivolse sia a Campani, che realizzò il personaggio di Petrosino, sia a Bonvi. Quest’ultimo coinvolse De Maria nella creazione del detective Nick Carter, che vinse il confronto e divenne protagonista del programma comparendo in ben 11 puntate su 12.
Gulp non proponeva cartoni animati ma fumetti veri e propri, che prendevano vita grazie ai movimenti della telecamera. Andò in onda dal 14 settembre 1972 ogni giovedì alle 21.15, sul canale Secondo Programma della RAI. Nonostante il successo, per questioni di budget la nuova stagione Supergulp apparve solo cinque anni dopo. Intanto Bonvi sfruttò il personaggio per 82 storie a fumetti, disegnate con Silver e Claudio «Clod» Onesti, che esordirono sul Corriere dei Ragazzi anche se con qualche compromesso: il settimanale censurò le battuta più politiche e non pubblicò ...Ottobre!, in cui l’investigatore è testimone della Rivoluzione russa.
Sulla stessa testata, Bonvi e Silver collaborarono alla rubrica di umorismo demenziale Tilt! curata da Alfredo Castelli. Bonvi spronò Silver a proporre anche le prime strisce del suo La fattoria dei McKenzie, che lanciarono con duraturo successo il personaggio di Lupo Alberto. Avrebbero dovuto apparire sul quindicinale di attualità e fumetti Undercomics, realizzato da Bonvi per le edizioni Dardo ma che non andò oltre il numero zero del giugno 1973. Vi apparvero invece le Cronache del dopobomba, una striscia adulta e cupa in cui Bonvi ritrae un’indurita umanità del futuro che lotta per sopravvivere fra le macerie della nostra società consumista e massificata.
Nel 1972, Nino De Tollis e Marina Faggi proposero Sturmtruppen nel proprio teatro di Trastevere. Lo spettacolo ebbe eco sulla stampa italiana ed estera, anche per la presenza di uomini nudi: soldati che per protesta indossavano solo stivali, elmetto e giberne, come in alcune strip ispirate al romanzo Comma 22 di Joseph Heller.
Per le Sturmtruppen il 25 marzo 1973, alla Fiera internazionale del libro di Bruxelles, Bonvi ricevette il Prix Saint-Michel come miglior autore europeo di fumetti. A quel punto chiuse la strip, per evitare che la produzione quotidiana la usurasse trasformandola in «una barzelletta da Settimana Enigmistica» (Burattini, 2018, p. 301). La striscia 1370, poi rinumerata 0000, fu quindi un addio ai lettori: «Tutto kuello che afevamo da diren, lo abbiamo già detto!..», commenta uno dei soldati in marcia verso il cimitero di guerra. E gli altri: «..Ora possiamo finalmente dedicarci alla nostra ultima funzionen...» «..Ja.. Concime organiken di prima kualità!..» (Sturmtruppen: la raccolten, vol. 40, 27 luglio 2016, p. 124-125).
Trascorrendo più tempo nella propria casa di Parigi, il poliedrico Bonvi sperimentò nuove strade. Iniziò a collaborare come vignettista al quotidiano L’Humanité e alla Domenica del Corriere. Produsse illustrazioni per la Lega italiana divorzio. Per la rivista Pif, con lo sceneggiatore Mario Gomboli realizzò l’investigatore Milo Marat, scritto in francese e poi tradotto in Italia anche con il nome alternativo di Jolly Flipper. Portò inoltre avanti le Cronache del dopobomba in edizione francese. Su testi di Claude Moliterni disegnò la striscia Dupont. Quando il gruppo Les Humanoïdes Associés fondò la rivista di fumetti fantascientifici Métal Hurlant, Bonvi sceneggiò una doppia storia fantascientifica quasi priva di testi, Black Out, disegnata da Silver in stile innovativo, con grandi e affollate scene ricche di dettagli. La collaborazione non andò in porto e la pubblicazione avvenne in Italia, sul mensile Eureka.
Dopo aver puntato per un paio d’anni soprattutto sul mercato francese, si stabilì in uno studio-abitazione in via Rizzoli a Bologna. Durante una cena, nel 1975, Umberto Eco lo convinse a riprendere le Sturmtruppen e gli spiegò le tecniche utilizzate dagli autori americani per produrre strisce seriali. La serie ripartì dunque con rinnovato successo. In seguito Eco scrisse anche un’ironica prefazione a una raccolta delle Cronache del dopobomba.
Ricavò dalla strip un libro in prosa, l’epistolario Ultime lettere delle Sturmtruppen (Milano-Como 1978) Seguirono inoltre due film: Sturmtruppen (di Salvatore Samperi, Italia/Francia 1976) e Sturmtruppen 2 - Tutti al fronte (di Salvatore Samperi, Italia/Francia 1982), che videro Bonvi impegnato come attore e come sceneggiatore. L’eco del film portò anche all’uscita nel 1977 di due imitazioni: Kakkientruppen di Marino Girolami e Von Buttiglione Sturmtruppenführer di Mino Guerrini.
Sempre più popolare, il fumetto iniziò a generare un’ampia gamma di prodotti derivati d’ogni genere: dai diari scolastici a un gioco da tavolo, dagli albi di figurine ai biglietti di auguri, da miniature dei propri personaggi a un volumetto di giochi da fare con carta e matita riambientati tra le Sturmtruppen.
Il rientro a Bologna coincise con l’impegno in campo giornalistico. All’inizio del 1977 fondò con Lucio Dalla, Francesco Guccini e il disc-jockey Gabriele Ansaloni, poi noto come Red Ronnie, la radio libera Radio Marconi e Company, attiva per diversi mesi. Il 12 marzo di quell’anno fece per Radio Alice la telecronaca dei violenti scontri di piazza conseguenti all’uccisione dello studente Francesco Lorusso, descrivendo in diretta telefonica ciò che vedeva dalla finestra del proprio studio.
L’anno seguente cominciò a scrivere con regolarità sul quotidiano Il Resto del Carlino, alternando reportage dall’America Latina a recensioni televisive e pezzi sulle serate musicali emiliane in toni da cronaca mondana. Il valore di queste collaborazioni, ironiche e graffianti, fu sancito nel 1980 dal premio gionalistico Due Torri.
Nel fumetto non si limitò a portare avanti le Sturmtruppen, da allora suo impegno principale. Due anni dopo Sergio Bonelli gli commissionò per le edizioni Cepim un volume della collana "Un uomo un’avventura", storie originali realizzate dai disegnatori più noti. Bonvi compose L’uomo di Tsushima sull’obsoleta flotta russa del Baltico, che tra il 1904 e il 1905 aveva circumnavigato tre continenti per farsi distruggere da quella giapponese in una sanguinosa battaglia dall’esito scontato.
Vi ricorrevano tutti i temi a lui cari. Come voce narrante scelse il giornalista Jack London, con cui si immedesimava fino a dargli il proprio volto: lo aveva già fatto in un episodio di Nick Carter. Il direttore del New York World che lo licenzia per le sue simpatie socialiste è il ritratto di Giancarlo Francesconi, che al Corriere dei ragazzi espurgava i riferimenti politici dai fumetti di Bonvi e di Hugo Pratt. Nelle dettagliate tavole dedicate alle scene di battaglia e ai fermenti che porteranno alla rivoluzione russa emerge una feroce critica alla follia della guerra e alla cecità delle gerarchie militari.
Dalle storie di Nick Carter Bonvi e De Maria ricavarono, con la collaborazione di Enzo Meschiari, una serie di albi illustrati per bambini, pubblicati dalla Malipiero. Per SuperGulp! creò Marzolino Tarantola, di cui realizzò poi gli albi a fumetti: il nome richiama Saturnino Farandola, personaggio di grande successo in uno sceneggiato televisivo per ragazzi del 1977, ma la storia di una gara automobilistica a inizio secolo tra San Francisco e Parigi evoca invece il film di Blake Edwards La grande corsa (USA 1965). Nel 1980 disegnò il divertito Heidi contro Ufo Robot per Playboy Italia, parodia a luci rosse dei cartoni animati giapponesi che suscitò immediato scandalo quando venne messa in mostra al Salone dei comics.
Bonvi mise a frutto l’esperienza giornalistica creando con Red Ronnie Bi-Bop-Alula, un «mensile di cultura grafica-musica rock/trasversale e vera attualità» distribuito in edicola a partire da maggio 1984 dall’Editoriale Corno, che pubblicava Sturmtruppen e Cattivik su diversi albi e volumi e sul mensile Eureka. Be Bop a Lula era anche la trasmissione televisiva che Red Ronnie conduceva in seconda serata su Italia Uno. La Corno, però, chiuse quello stesso anno: la testata si fermò al numero 2. Bonvi fondò quindi la G. Vincent edizioni, che non solo riprese Be Bop a Lula ma che fino al 1994 realizzò diversi periodici dedicati sia al proseguimento delle Sturmtruppen che al recupero di Nick Carter. Per le esigenze degli albi da edicola, nel 1985 abbandonò il formato della striscia dedicandosi invece a produrre tavole; per un breve periodo di passaggio, le stesse gag vennero disegnate in entrambi i formati.
In quel periodo Bonvi si lanciò anche nella campagna elettorale per il consiglio comunale di Bologna, presentandosi nella lista Due Torri formata dal Partito comunista italiano (PCI) e da indipendenti come lui. Chiamato a far numero, si impegnò in una campagna fortemente ironica e il 12 maggio 1985 venne eletto con 767 preferenze, superando candidati più istituzionali e radicati nella politica. Invitato a dimettersi per far loro posto, dopo giorni di esitazione decise di restare in carica e minacciò di restituire la tessera del PCI presa dieci anni prima.
Fra le sue proposte da consigliere comunale spiccò quella di una moschea per i numerosi immigrati musulmani. La giustificò con ironia: raccontò di aver visto per strada un venditore di tappeti marocchino inginocchiarsi a pregare non verso la Mecca ma in direzione di Modena, triste errore cui voleva assolutamente mettere rimedio. La mozione fu approvata all’unanimità.
Il 6 agosto 1987 si dimise durante una seduta fiume di quattordici ore «per votare il bilancio per l'anno in corso e una miriade di delibere piccole e grandi» (D. Del Prete, «Addio, imbecilli» e Bonvi si dimette, in La Repubblica, 4 agosto 1987). Dopo una breve pausa a casa per sbarbarsi e indossare un completo blu, tornò canticchiando il motivetto L’estate sta finendo, disse seccamente che la sua esperienza politica era stata soprattutto una gran perdita di tempo e abbandonò l’aula per sempre.
Continuò la saga delle Sturmtruppen e nel 1993 diede vita a una storia collaterale per la rivista Comix, Blob: una creatura dalle tendenze mistiche prende vita dal liquame prodotto nell’accampamento dei soldati. A gennaio dell’anno successivo il mensile Linus allegò Nuvantaquàter - Il calendario di Frate Indurino, da lui disegnato su testi dei giornalisti Piero Colaprico e Luca Fazzo, in cui gli strali della satira erano diretti contro gli esponenti della Lega Nord e i loro temi propagandistici.
A ottobre 1994 lasciò la casa-studio di via Rizzoli e si trasferì all’albergo Gallo di Castel del Rio, sull’appennino Tosco-Emiliano, lungo la Linea gotica. Nello stesso hotel abitava dal 1989 anche Roberto Raviola, in arte Magnus, suo collega e grande amico impegnato da tempo nella realizzazione di un albo speciale di Tex Willer particolarmente elaborato, che concluse dopo ben sette anni di lavoro.
Qui Bonvi realizzò le illustrazioni a colori per l’albo Alì Babà e i quaranta ladroni della Franco Panini Editore. A un testo tradizionale, affiancò disegni fantasiosi e ricchi di ironici dettagli. Dieci anni dopo le sue tavole vennero utilizzate per una libera rilettura della trama, riscritta da Enrico Brizzi come Apriti Sesamo! La vera storia di Alì Babà e i quaranta ladroni (Bologna 2005).
Bonvi sceneggiò inoltre La città, una serie di quattro episodi che riprendeva le atmosfere degli Incubi di provincia e che apparve postuma, disegnata da Giorgio Cavazzano con la cura di Alfredo Castelli; tra essi una nuova rilettura del racconto Uccideteli tutti. Stese inoltre la sceneggiatura dei tre racconti di Maledetta galassia, sempre per Cavazzano, ideale continuazione delle Storie dello spazio profondo. Due ulteriori sceneggiature rimasero inedite.
L’ultimo lavoro di Bonvi fu una strip ispirata alle Sturmtruppen ma su un moderno presidio italiano in un deserto. La creò per un diario scolastico che lo Stato maggiore dell’esercito regalò in 120.000 copie agli studenti.
Per documentarsi, Bonvi parlò con i soldati della missione italiana in Somalia. «È stato possibile realizzare l’agenda grazie alla cortese disponibilità e disinteressata collaborazione di Bonvi», recita il colophon (Stato maggiore dell'esercito 1995, ultima pagina non numerata). Come espressione di gratitudine, l’artista ebbe in dono un Moschetto ’91 restaurato con dedica del Capo di stato maggiore, generale Incisa di Camerana. Venne inoltre promosso capitano. Nelle presentazioni dell’iniziativa si dichiarò fiero di aver lavorato per un esercito cambiato «come dalla notte al giorno» rispetto a quello del suo periodo di leva. Anche perché «io non combatto l’Esercito, combatto un certo modo di pensare. Il nonnismo, per esempio, o la tendenza di far pesare il grado sui gradi inferiori.» (Bonvi, in Angiolino, 2003, pp. 30-31).
Bonvi valutò di portare avanti la nuova striscia autonomamente, al di là dell’agenda, ma non ne ebbe il tempo. La sera del 9 dicembre era atteso da Red Ronnie negli studi della trasmissione Roxie Bar, a Bologna. Intendeva mettere all’asta 20 litografie numerate e autografate tratte dalla serie Blob per aiutare con il ricavato Magnus, che proprio in quei giorni si sottoponeva ad accertamenti diagnostici per un sospetto tumore al pancreas. Non trovando la strada, Bonvi si fermò in un bar su via Genuzio Bentini per chiedere indicazioni; uscendo venne investito da un’auto di passaggio.
Ricoverato d’urgenza, si spense alle 2 di notte del 10 dicembre 1994.
Ha lasciato un vasto archivio che è stato oggetto di un’attenta catalogazione a cura degli eredi Bonvicini. Le sole Sturmtruppen vi contano oltre seimila originali fra strisce e tavole, oltre a centinaia di pagine di storie più lunghe. Le opere sono state conseguentemente riproposte in nuove edizioni commentate, a cura di Sofia Bonvicini e Claudio Varetto. Nel 2011 Modena ha dedicato all’artista il Bonvi Parken, un’area verde con le sagome e le storie dei suoi personaggi. Mostre prestigiose come Ach Sturmtruppen, tenutasi nel 2015 nell’ambito della manifestazione Lucca Comics & Games, e Sturmtruppen 50 anni, a Palazzo Fava a Bologna nel 2018, hanno ulteriormente rinnovato l’interesse per i fumetti di Bonvi.
Si ringraziano familiari, amici e collaboratori di Franco Bonvicini per le informazioni fornite. Cfr. inoltre: Bonvi, Sturmtruppen, con introduzioni di E.G. Laura - E. Rava - R. Traini - S. Trinchero, Bologna 1970; Bonvi, Prima del ’68. Bonvi Graffiti, con un testo di F. P. Conte, Milano 1974; Bonvi, a cura di L. Secchi, con testi di F. Bonvicini, Milano 1975; G. Ferrari, Sturmtruppen. Il fumetto di satira antimilitarista, Milano 1981; Stato maggiore dell’esercito V reparto Ufficio documentazione ed attività promozionali, Agenda dello studente 1995/96, con un testo di S. Cardini, Roma 1995; A. Ferro, Eventi rigorosamente autentici, in G. Governi - A. Ferro, Bonvi senza makkien und senza pauren, Roma 1996, pp. 35-36; A. Angiolino, Interviste di fine millennio, Roma 2003; F. Guccini, Non so che viso avesse. Quasi un’autobiografia, Milano 2010; Bonvi, Sturmtruppen: la raccolten, 40 voll., a cura di S. Bonvicini - C. Varetto, Milano 2015-2016; Wikiradio: Bonvi, programma radiofonico a cura di A. Angiolino, RAI Radio3, 2018; S. Bonvicini - C. Varetto, Sturmtruppen 50 anni Il kataloghen (catal.), Milano 2018; M. Burattini, Sturmtruppen per sempre. La guerra eterna dei soldatinen di Bonvi, in Discorsi sulle nuvole. Saggi e assaggi sul fumetto, La Spezia 2018, pp. 298-302.