HELMONT, Franciscus Mercurius van
Naturalista e filosofo olandese, nato il 20 ottobre 1614, morto a Berlino nel 1699. Figlio di Johannes Baptista van H. (v.), condusse una vita avventurosa in Austria, Italia, Inghilterra e Germania.
I suoi scritti principali sono: Alphabeti vere naturalis Hebraici brevissima delineatio (Sulzbach 1667); The paradoxical discourses (Londra 1685); Opuscula philosophica (Amsterdam 1690); Seder Olam sive ordo sœculorum (1693); Quaedam praemeditatae et consideratae cogitationes super quattuor capita libri primi Moisis (Amsterdam 1697). Sviluppando la concezione, formulata da Paracelso e dal padre, dell'archeus come principio vitale delle realtà singole, il H. costruì un sistema monadologico, che sotto molti aspetti costituisce una singolare anticipazione di quello del Leibniz (e dal H. sembra del resto che il Leibniz stesso abbia tratto l'uso del termine "monade").
Per il van H., il mondo si riduce a un complesso di primi elementi, insieme spirituali e corporei. Queste "monadi" sono indivisibili ed eterne, e tuttavia non immobili, perché soggette a un continuo sviluppo e perfezionamento, prodotto però soltanto dall'interno di ciascuna di esse: e l'accordo reciproco di questi molteplici sviluppi è determinato da una "simpatia" cosmica, risalente in ultima istanza all'azione della monade suprema, Dio. Evidenti, in questi lineamenti principali della costruzione del van H., appaiono le analogie col sistema leibniziano: da tener presente peraltro è il fatto che, per quanto anche il van H. si proponga di superare il dualismo cartesiano delle sostanze estesa e pensante, l'impostazione gnoseologica del problema rimane in lui assai più elementare e secondaria rispetto alla costruzione cosmologica e teologica, e questa è ancora tutta permeata dei concetti teosofici e cabalistici proprî del naturalismo del Rinascimento.
Bibl.: Broeckx, Le baron F. M. v. H., Anversa 1870; L. Stein, Leibniz und Spinoza, Berlino 1890.