ATTERBURY, Francis
Nacque a Milton Keynes (Buckinghamshire) nel 1662, fu educato a Westminster School e al collegio di Christ Church a Oxford, e nel 1687 prese gli ordini religiosi nella chiesa anglicana. Si mostrò vigoroso polemista nelle questioni religiose e sostenne la tesi del partito tory della High Church, accettando la dottrina della non-resistenza all'autorità regia. Dopo la rivoluzione del 1688 giurò fedeltà al nuovo regime di Guglielmo III, ma continuò a sostenere i principî della High Church. Con l'avvento al trono della regina Anna, essendo i tories al potere, Atterbury fu nominato decano della cattedrale di Carlisle. Ma caduti i tories, difese energicamente nel 1710 il predicatore Sacheverell, che era stato processato per le sue idee conformi alla High Church. Tornati al potere i tories, egli fu fatto decano di Christ Church (Oxford), nel 1711, e sebbene non desse buona prova come amministratore, fu promosso vescovo di Rochester e decano di Westminster, due cariche che erano allora unite. Continuò quindi le sue vivaci polemiche; anzi, partecipò al complotto che intendeva, quando fosse venuta a morte la regina, far revocare l'Act of Settlement per il quale la successione sarebbe passata alla casa di Hannover, e far salire al trono il pretendente principe Giacomo, figlio del re Giacomo II. Andato a vuoto il piano per l'improvvisa morte della regina, cercò di entrare nelle buone grazie del nuovo re Giorgio I, ma senza successo, e divenne quindi uno dei più pertinaci oppositori del regime. Emanava continue proteste dal suo seggio nella Camera Alta; e, scoppiata nel 1715 la ribellione giacobita, si rifiutò di aderire alla dichiarazione a favore della successione protestante. Nel 1717 entrò in corrispondenza diretta col pretendente tornato in esilio; nel 1721 fu arrestato sotto l'accusa di aver partecipato ad un complotto per catturare la famiglia reale, e sebbene mancassero le prove della sua colpa, fu votata dal Parlamento una legge che lo privava delle sue cariche ecclesiastiche, lo condannava all'esilio perpetuo e vietava ai cittadini britannici di avere rapporti con lui. Si recò prima a Bruxelles e poi a Parigi, dove riprese i suoi rapporti col pretendente e ne divenne il principale consulente. Non volle però accompagnarlo a Roma, perché, malgrado la sua ostilità al regime allora al potere in Inghilterra, si riteneva sempre prelato della chiesa anglicana. Poco dopo, avendo compreso che non godeva più la piena fiducia del pretendente, andò a stabilirsi a Montpellier 1728; ma in seguito, tornato nelle buone grazie di Giacomo, ritornò a Parigi. Nel 1731 pubblicò una giustificazione contro l'accusa mossagli da John Oldmixon di avere arbitrariamente alterato la storia della rivoluzione inglese del Clarendon nel curarne una seconda edizione. Morì il 22 febbraio 1732. Fu scrittore vigoroso e di buon gusto, ma non lo si può considerare come letterato di prim'ordine.
Bibl.: F. Williams, Memoirs and Correspondence of Atterbury, Londra 1869; H. C. Beeching, Francis Atterbury, Londra 1909.