ZANOTTO, Francesco
– Nacque a Venezia nel 1794, come si evince da un passo dei Diari di Emmanuele Antonio Cicogna del 3 dicembre 1863 (Venezia, Biblioteca Museo Correr, Fondo Cicogna, Diari, III, 1837-1866, 2846, p. 6761). Tessendo l’elogio dell’amico appena scomparso, l’erudito riporta che Zanotto morì «d’anni 69». Non si hanno ulteriori notizie sui suoi natali, se non, sempre stando a Cicogna, che la famiglia fosse israelitica; gli Zanotto di Venezia, tuttavia, dinastia di antica origine teutonica e iscritta all’ordine dei cittadini dal XIII secolo, non professavano il culto ebraico. Si può dunque pensare che Francesco, nato da genitori ebrei, fosse stato tenuto a battesimo da uno dei membri della famiglia Zanotto, assumendone poi il cognome, secondo un’usanza diffusa all’epoca.
Frequentò poi scuole cattoliche, dove, accanto al sapere biblico ed ecclesiastico, maturò l’interesse per le lettere classiche e le arti, soprattutto per la poesia. Poemetti e odi si annoverano fra le sue prime pubblicazioni, uscite negli anni Venti dell’Ottocento presso l’editore veneziano Andreola (Fortis, 1849, pp. 27 s.).
In questo periodo cominciò a dedicarsi assiduamente alla ricerca e alla critica storico-artistica e si affacciò, inoltre, alla vita accademica e istituzionale veneziana, favorito dalla stima e dalla fiducia goduta presso Antonio Diedo, segretario dell’Accademia di belle arti dal 1808. Fu questi a procurargli l’incarico di addetto alla segreteria in Accademia e ad agevolare l’inserimento del suo protetto nella fervida comunità di letterati, critici, conoscitori d’arte e artisti attivi in laguna (Venezia, Biblioteca Museo Correr, Fondo Cicogna, Diari, III, 1837-1866, 2846, p. 6761).
L’impegno riposto da Zanotto nella riscoperta critica e nella promozione del passato storico e del patrimonio locale, condiviso con il mondo intellettuale dell’epoca, sfociò in una serie di opere, fra cui la Pinacoteca dell’I.R. Accademia di Belle Arti di Venezia (1831-1836), la Pinacoteca Veneta ossia Raccolta dei migliori dipinti delle chiese di Venezia illustrati da Francesco Zanotto (1834), la Storia della pittura veneziana (1837) e i Quaranta quadri classici della scuola veneziana (1837).
Gran parte dei ritratti d’artista riprodotti e anteposti ai cenni biografici dei pittori considerati nella Pinacoteca recano il nome di Zanotto come incisore e testimoniano, dunque, come l’erudito affiancasse all’attività critico-letteraria la pratica dell’arte incisoria.
Al 1836 risale l’avvio del rapporto epistolare con Cicogna, costituito dallo scambio reciproco di notizie storico-artistiche, dalla condivisione dei risultati dello studio o delle ricerche e da reciproche consulenze. Accanto all’amicizia con Cicogna, a misurare l’inserimento di Zanotto nella società intellettuale e culturale veneziana ottocentesca sono i legami stretti, fra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, con altri eminenti interlocutori, fra cui Emilio De Tipaldo, Tommaso Locatelli, Giorgio Podestà e Niccolò Tommaseo. In virtù di queste amicizie cominciò a scrivere per la Gazzetta privilegiata di Venezia e per Il Gondoliere, pubblicando articoli dedicati a questioni storico-artistiche o alla propaganda delle sue pubblicazioni, ma anche recensioni delle esposizioni accademiche. Interventi a sua firma comparvero anche sull’Emporio artistico e letterario e Il Vaglio. Antologia della letteratura periodica.
Nel frattempo si distinse come perito di raccolte d’arte, se l’abate e poligrafo Antonio Meneghelli nel 1838 lo interpellò per la stima della collezione del conte padovano Leopoldo Ferri (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, P.D. 595 c/IX, n. 605, 1838). Nello stesso anno, inoltre, Zanotto diede alle stampe la prima edizione della Galleria di Gasparo Craglietto (la seconda sarebbe uscita nel 1840), appartenente al fortunato settore editoriale dei cataloghi dedicati alle collezioni private.
Gli anni Quaranta furono contrassegnati da eventi decisivi per Zanotto, a livello sia professionale sia biografico. Nel 1843 fu nominato socio corrispondente nella classe di lettere dell’Ateneo Veneto, dopo che Diedo ne aveva caldeggiato l’entrata già nel 1841 (Venezia, Biblioteca dell’Ateneo Veneto, Catalogo cronologico ed alfabetico delle cariche e dei soci, 1895, anno 1843, n. 762; Manuale per le province soggette all’Imperial Regio Governo di Venezia, 1845, p. 328). In occasione della dissertazione inaugurale presso l’Ateneo, Zanotto illustrò il dipinto di Tintoretto con la Battaglia di Zara, decorante la sala dello Scrutinio a palazzo ducale; seguirono, dal 1843 al 1847, una serie di relazioni dedicate ad altre tematiche storico-artistiche.
In un’epistola priva di data, lo storiografo comunicò a Diedo di essere stato proposto come socio corrispondente della Reale Accademia di Modena, ma non risulta che l’invito si tramutasse poi nella nomina effettiva (Venezia, Biblioteca Museo Correr, P.D. 590 c/CCXIV, n. 77, s.d.).
Il 18 ottobre 1846, data della scomparsa del pittore udinese Odorico Politi, si concluse uno dei più intensi e stretti legami d’amicizia coltivati da Zanotto, fondati su stima reciproca, elogi pubblici, favori reciproci, ma anche da qualche incomprensione. Politi era stato cinque volte compare dello scrittore e lo aveva introdotto nell’ambiente artistico e accademico milanese, raccomandandolo a Pompeo Marchesi, scultore e professore di scultura dell’Accademia di Brera, come «bravo e rapido compositore di opere belle letterarie, e buon critico delli lavori d’arte» (Gransinigh, 2004, p. 139, doc. 6). Zanotto si recò, infatti, a Milano, dove visitò Brera e diversi studi d’artista, per poi fare tappa a Monza, Lodi, Pavia, Codogno, Como, Piacenza e presso il lago Maggiore (Venezia, Biblioteca Museo Correr, P.D. 590 c/ CCXIV, n. 75, Milano, 24 giugno).
Nel quarto decennio dell’Ottocento Zanotto consegnò alla stampa numerose opere: nel 1844 curò la pubblicazione dei Trenta disegni di Raffaello posseduti dall’Accademia di Belle Arti di Venezia e le Quaranta incisioni di Rembrandt per l’editore Gaspari. Proseguiva, inoltre, l’uscita in fascicoli de Il Palazzo Ducale di Venezia (1842-1861), impresa monumentale dello storiografo, che fu coadiuvato, per la sezione storica, da Giovanni Battista Lorenzi. Nel 1846 cominciò a uscire mensilmente il Fiore della scuola pittorica veneziana e dal 1847 Venezia in miniatura e principali vedute e pianta di questa città.
In occasione del IX Congresso degli scienziati italiani, tenutosi a Venezia nell’autunno del 1847, la comunità scientifica coinvolta lavorò alla redazione della prestigiosa guida Venezia e le sue lagune; a Zanotto fu affidata la compilazione della sezione illustrante la storia della pittura veneziana e dell’elenco delle collezioni artistiche lagunari.
Scoppiata la rivoluzione popolare capeggiata da Daniele Manin, con la conseguente proclamazione della Repubblica di S. Marco il 22 marzo 1848, Zanotto sposò la causa repubblicana, scegliendo la strada dell’attivismo politico. Fu eletto, infatti, deputato presso la parrocchia dei Ss. Ermagora e Fortunato, dove risiedeva (Venezia, Biblioteca Museo Correr, Doc. Manin, 3337-3573, fasc. 12, nn. 3430, 3431, 3435).
Curò la riedizione veneziana delle Gioie, sventure e speranze d’Italia. Canti Repubblicani di Giuseppe Ricciardi (Parigi, 1839), e nel settembre 1848 divenne collaboratore del settimanale La Formica.
Nel frattempo la tipografia Antonelli, da cui il poligrafo dipendeva, fu costretta a chiudere i battenti a causa dei moti rivoluzionari. Piombato nella miseria, Zanotto cominciò a condurre una vita sregolata, all’insegna della fraudolenza e del vizio del gioco.
Per far fronte alle difficoltà finanziarie, si cimentò nella falsificazione della cartamoneta assieme al litografo Giuseppe Hennert (con la cui moglie Luigia teneva una relazione extraconiugale da almeno otto anni). Arrestato nella notte fra il 17 e il 18 dicembre del 1848, fu sottoposto a processo da parte del Tribunale criminale di Venezia. Nonostante la brillante arringa pronunciata in sua difesa il 13 marzo 1849 dall’avvocato Leone Fortis, fu condannato a quindici anni di carcere e al risarcimento di 5210 lire (Fortis, 1849, p. 32).
In seguito all’arrivo degli austriaci a Venezia nell’agosto 1849, che posero fine all’esperienza rivoluzionaria, il provvedimento decadde e si concluse la prigionia di Francesco.
Il periodo di detenzione non impedì allo scrittore di proseguire con lo studio e le ricerche, tanto che nel corso degli anni Cinquanta egli diede alle stampe numerose opere.
Nel 1850 uscì la seconda versione, in lingua francese, della Pinacoteca Barbini-Breganze, seguita da Pinacoteca di Valentino Benfatto veneziano (1856), Quadri scelti posseduti da Clemente Bordato (1858), Raccolta di quadri classici posseduti da Giovanni Persico e Vincenza de Garriera (1861) e Raccolta di quadri scelti di Carlo Berra (1863). Un ulteriore contributo all’ambito della letteratura periegetica fu la Nuovissima guida di Venezia e delle isole della laguna (1856).
Un lungo rapporto epistolare, avviato nel 1842 e infittitosi nel biennio 1857-58, testimonia il servizio prestato da Zanotto come consulente artistico di Pietro Pianton, abate di S. Maria della Misericordia, che dal 1828 era impegnato strenuamente nella ristrutturazione dell’abbazia.
Sospinto dalla passione per la sua professione studiò e lavorò instancabilmente fino all’ultimo anno di vita, affidandosi a Cicogna per il reperimento delle informazioni. A suggellare le sue fatiche intellettuali fu il conferimento, il 15 maggio 1862, della medaglia d’oro pro litteris et artibus da parte dell’imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe I (Archivio di Stato di Venezia, Presidenza Luogotenenza, 1852-1856, X, 5/14, b. 588).
Morì il 3 dicembre 1863 nella dimora in Calle della Gorna, presso la parrocchia dei Ss. Giovanni e Paolo, fra il cordoglio della moglie, Anna Quintavalle, dei figli e dei nipoti (Venezia, Archivio Storico del Patriarcato, Parrocchia dei Ss. Giovanni e Paolo, Registro dei morti, reg. 7; ibid., Libro degli atti di morte, n. 10, 925).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Presidenza Luogotenenza, 1852-1856, X, 5/14, b. 588; Venezia, Archivio dell’Ateneo Veneto, Memorie e studi di soci, 1843-46, Attività letteraria e scientifica, b. 33; Memorie e studi di soci, 1847-51, Attività letteraria e scientifica, b. 34; Archivio Storico del Patriarcato, Parrocchia dei Ss. Giovanni e Paolo, Registro dei morti, reg. 7; Libro degli atti di morte, n. 10, 925; Biblioteca dell’Ateneo Veneto, Catalogo cronologico ed alfabetico delle cariche e dei soci, 1895, anno 1843, n. 762; Biblioteca Museo Correr, Fondo Cicogna, Diari, III, 1837-1866, 2846, pp. 6761-6763; Epist. Cicogna, 1284/16; P.D. 590 c/CCXIV, nn. 1-86, lettere di Francesco Zanotto ad Antonio Diedo; P.D. 595 c/IX, nn. 602-608, lettere di Antonio Meneghelli a Francesco Zanotto; P.D. 595 c/IX, nn. 720-740, lettere dell’abate Pianton a Francesco Zanotto; Doc. Manin, 3337-3573, f. 12, nn. 3430, 3431, 3435; Manuale per le province soggette all’Imperial Regio Governo di Venezia, Venezia 1845, p. 328; Prospetto cronologico delle letture, conferenze e memorie dal 1812 compilato dall’avv. A.S. De Kiriaki, proseguito fino al 1902 da Cesare Musatti, s.n.t., passim.
G. Lecomte, Venezia o colpo d’occhio letterario, artistico, storico, poetico e pittoresco sui monumenti e curiosità di questa città, Venezia 1844, pp. 710 s.; E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847; L. Fortis, Arringa per F. Z., Venezia 1849; G.B. Contarini, Menzioni onorifiche dei defonti, ossia raccolta di lapidi, necrologi, poesie, annunzii a distinti defonti di Venezia, nell’anno 1863, Venezia 1863, pp. 39 s.; F. Nani Mocenigo, Della letteratura veneziana del secolo XIX. Notizie ed appunti, Venezia 1891, pp. 252-256; P. Rigobon, Gli eletti alle assemblee veneziane del 1848-1849, Venezia 1950, pp. 248 s.; V. Gransinigh, Artisti friulani a Venezia nell’Ottocento: appunti per una storia del rapporto centro/periferia in area veneta, in Tra Venezia e Vienna. Le arti a Udine nell’Ottocento (catal., Udine), a cura di G. Bergamini, Cinisello Balsamo 2004, pp. 123-139; A. Collavin, F. Z. e alcuni cataloghi d’arte della Venezia ottocentesca, in MDCCC 1800, I (2012), pp. 67-80.