TIGRINI (Tegrimi), Francesco
TIGRINI (Tegrimi), Francesco (Franciscus Tigrinus, Francischus domini Iohannis Tegrimi de Pisis, Franciscus Tegrini). – Nacque prima del 1303, verosimilmente a Pisa; era figlio di Giovanni Tegrimi, iudex, ambasciatore presso Roberto d’Angiò e Castruccio Castracani e chiamato almeno tre volte fra gli Anziani del Comune di Pisa (marzo-aprile 1321, maggio-giugno 1323, giugno-agosto 1331); non si hanno invece informazioni sulla madre.
È identificabile con lo iudex Franciscus Tegrimi, più volte membro della magistratura pisana degli Anziani per il Quartiere di Mezzo (luglio-agosto 1333, marzo-aprile 1335, maggio-giugno 1337, luglio-agosto 1339, settembre-ottobre 1341, maggio-giugno 1343, settembre-ottobre 1345). Il collegio degli Anziani era precluso a coloro che non avevano compiuto i trent’anni, ciò che consente di ipotizzare la data di nascita.
La famiglia, originaria di Vicopisano, si era inurbata, forse spinta dai vantaggi offerti ai giudici, medici e notai di Vico che avevano deciso di trasferirsi in città, ed era entrata a far parte della nobiltà cittadina. Da scartare è invece l’identificazione con Francesco da Pisa, attivo a Napoli come giudice dal 1320 al 1347 e come docente di diritto almeno dal 1345 al 1347, che è verosimilmente Francesco della Barba da Pisa, giudice d’appello della Gran Corte della Vicaria dal 1322 al 1344 (Peruzzi, 1990, pp. 875-877).
Tigrini (questa la forma cognominale prevalsa nelle fonti perugine) fu chiamato a leggere diritto civile nello Studium di Perugia in un periodo compreso fra il 1345 – anno del suo ultimo anzianato pisano – e il 1348.
La prima data, citata da Giuseppe Ermini (1971, p. 145), è probabilmente frutto di una serie di congetture relative al rapporto fra Tigrini e i fratelli Baldo e Angelo Baldeschi, che a più riprese dichiararono di essere stati suoi allievi. Il riferimento è in particolare ad Angelo, che secondo la tradizione avrebbe iniziato gli studi di diritto proprio nel 1345, dopo il dottorato del fratello Baldo, collocato però da recenti ricerche nel 1346-47 e non più nel 1344, con il conseguente slittamento di tutti gli eventi a esso connessi.
Certa è invece la data del 1348, anno in cui Tigrini presenziò alla concessione della cittadinanza perugina al collega Bartolo da Sassoferrato, avvenuta il 30 novembre. Questo atto, edito nella Vita Bartoli (1576) di Giovanni Paolo Lancellotti, ma in seguito andato perduto, attesta la sua profonda amicizia con Bartolo da Sassoferrato.
Al riguardo Diplovatazio, basandosi sul Tractatus de commemoratione famosissimorum doctorum in utroque iure di Baldo degli Ubaldi, anch’esso perduto già nella seconda metà del XVI secolo (Peruzzi, 1990, p. 860), scrisse che Tigrini e Bartolo erant [ita] amici ut fratres (Diplovatatii Liber, 1968, p. 274).
L’11 febbraio 1349, assieme al già nominato Bartolo, al canonista Angelo Nardi di Amelia e al dottore in arti e medicina Azzolino da Camerino, Tigrini fu uno dei quattro lettori dello Studium perugino che presenziarono all’elezione del nuovo rettore dell’universitas. Sempre assieme a Bartolo e a Ugolino di Pellolo, giurista perugino di rilievo (che non sembra però aver ricoperto incarichi di docenza), l’11 gennaio 1351 Tigrini confermò a fra Pacino, dell’Ordine dei frati della Penitenza, che gli scolari Andrea M. da Viterbo e Brizio da Montepulciano risiedevano nella domus Sapientie, un collegio per studenti poveri.
Il 21 giugno 1353 Tigrini fu chiamato a leggere a Bologna, insieme al senese Giovanni Pagliaresi, ma è probabile che abbia declinato l’offerta, come già aveva fatto in precedenza, il 30 maggio 1349. Lo lasciano supporre i due documenti perugini appena citati e altri cinque relativi agli anni 1352, 1354 e 1355.
La presenza di Tigrini come testimone, negli atti concernenti lo Studium, è assidua. Il 19 settembre1352 egli presenziò al procedimento con il quale Iacoba, vedova del famoso medico Gentile da Foligno, morto di peste nel 1348, chiese e ottenne un tutore di suo gradimento per la nipote Iacobaiohanna, orfana di padre. Il 23 aprile 1354 e poi ancora il 19 febbraio 1355 comparve come testimone in occasione della condotta prima, e del contratto poi, del canonista Pietro Corsini da Firenze, chiamato a leggere extraordinarie il Sesto e le Clementine. Il 3 maggio 1354 Tigrini assistette l’amico Bartolo nel contratto fra quest’ultimo e il futuro genero Niccolò Aleçandri Tancredi, al quale il famoso giurista si impegnava a concedere 750 fiorini di dote per il matrimonio con la figlia Paola. Pochi mesi dopo (6 agosto 1354), nella sua stessa casa, fu Tigrini a stabilire che la dote venisse versata in tre rate. Sempre insieme a Bartolo, fra il 14 dicembre 1356 e il 17 febbraio 1357 (nella casa heredum Baldoli, sita in porta Sole, parrocchia San Severo, ove Tigrini al momento risiedeva: Le pergamene..., a cura di A.M. Sartore, 2005, p. 300, n. 690, 2) Tigrini predispose un arbitrato in merito a una controversia sorta per l’eredità del mercante perugino Giovanni di Pagno.
La vicenda farebbe pensare che Tigrini rimase a Perugia fino ai primi mesi del 1357, nonostante gli Anziani pisani lo avessero richiamato in patria con apposito decreto, datato 26 novembre 1355, per insegnare nel locale Studio dietro compenso di 200 fiorini. Non è possibile sapere se la morte di Bartolo, avvenuta nello stesso 1357 o al massimo nell’anno successivo – come supposto da Paolo Mari (2014, pp. 679-681) –, abbia finalmente spinto Francesco ad accettare l’incarico offerto dagli Anziani. Sta di fatto che era certamente e Pisa nel 1358, giacché il suo nome figura tra quelli dei lettori pisani dell’anno accademico 1358-59 ai quali non fu rinnovata la condotta, nella prospettiva di una drastica riduzione delle spese destinate all’Università.
Da Pisa Tigrini passò quindi a Siena, dove risulta attivo come lettore già nel 1361 e poi ancora nell’anno accademico 1362-63, nel quale ebbe un compenso di 250 fiorini (Denley, 2006, pp. 47 s.; Trapani, 2006, p. 41, parla invece di anno accademico 1363-64). Sempre a Siena, fece testamento l’8 marzo 1363, come risulta da un instrumentum redatto a Pisa il 5 marzo 1364, dietro richiesta del genero del defunto, dominus Petrus de Peccioli. Tigrini morì dunque nel lasso di tempo intercorso fra l’8 marzo 1363 e il 4 marzo 1364.
Nel testamento Tigrini aveva istituito come eredi i pauperes Yhesu Christi e come fedecommissari ed esecutori testamentari la moglie domina Mathea, il frate Guilliermus di Asti heremita Montis Assisi e il genero dominus Petrus de Peccioli. I primi due erano morti poco dopo il testatore, circostanza che aveva motivato l’aggiornamento delle disposizioni statutarie, con la nomina di Pietro da Peccioli come unico fedecommissario. Pietro interpretò le volontà del suocero stabilendo come eredi i poveri dell’Ospedale nuovo della Misericordia di Santo Spirito di Pisa e disponendo che le 100 lire di denari pisani lasciate da Tigrini al convento dei frati Minori di Assisi pro anima sua fossero recuperate dal debito dello stesso importo che il giurista Conte di ser Sacco, lettore dello Studio perugino, aveva contratto con Tigrini e non ancora restituito.
La produzione di Tigrini è strettamente collegata a quella di Bartolo da Sassoferrato: la vicinanza tra i due, testimoniata dai documenti perugini, fu evidenziata già dai contemporanei, a partire da Baldo e Angelo degli Ubaldi. Il secondo in particolare dimostra una profonda stima nei confronti del maestro che – a suo dire – molto contribuì alle opere di Bartolo, il quale non avrebbe avuto nei suoi confronti la dovuta riconoscenza.
In base alla ricognizione fatta a suo tempo da Piergiorgio Peruzzi (1990, pp. 883-899) su manoscritti e opere a stampa, sono attribuiti a Tigrini 59 consilia, 9 dei quali con Bartolo da Sassoferrato, alcuni commenti della Lectura ad Codicem di Bartolo (inc. Eatenus, quatenus transactio fit pretextu falsi instrumenti rescinditur), due quaestiones (quaestio de restitutione in integrum, quaestio de mutuo), un Tractatus instrumentorum, tradito da un codice di metà Quattrocento conservato nella Studienbibliothek di Dillingen (ms. XV 93, cc. 241r-245v) e un Tractatus de vulgari et pupillari substitutionibus, non conservatosi, nominato da Giuseppe Vernaccini (1790, p. 345, n. 69) fra le opere di Tigrini sulla scorta delle considerazioni fatte a riguardo da Baldo degli Ubaldi. A questo corpus iniziale vanno aggiunti almeno altri 25 consilia, recanti la doppia sottoscrizione di Bartolo e Francesco, e una quaestio contenuta nel ms. 18 della biblioteca privata Domenico Maffei in Siena (S. Maffei - S. Nocentini, Franciscus Tigrinus de Pisis, 2010, III, 5, pp. 546 s.; Mecacci, 2006, p. 751).
Documentazione archivistica, testimonianze coeve e una produzione scientifica nella quale prevalgono i consilia su opere di carattere dottrinario restituiscono l’immagine di un professore di diritto esperto e apprezzato, tanto da essere richiesto nei maggiori Studia dell’epoca, molto attivo sul piano professionale, ma allo stesso tempo condizionato, e forse in qualche modo sminuito, dal sodalizio con un giurista del tutto eccezionale come Bartolo da Sassoferrato.
Fonti e Bibl.: L’elenco dei mss. di materia giuridica è in S. Maffei - S. Nocentini, Franciscus Tigrinus de Pisis, in Compendium Auctorum Latinorum Medii Aevi (= CALMA), III, 5, Firenze 2010, pp. 546 s.. S.M. Fabrucci, Excursio historica per subsequens vicennium, ab eo primum tempore, quo certior Pisanae Universitatis Epocha constituta fuit, in A. Calogerà, Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XXIII, Venezia 1751, pp. 42 s.; A. Rossi, Documenti per la storia dell’Università di Perugia. Albo dei professori del secondo e terzo quarto del sec. XIV, in Giornale di erudizione artistica pubblicato a cura della R. commissione conservatrice di Belle Arti nella provincia dell’Umbria, V (1876), pp. 188 s., 368 s., 372-374; Le pergamene dell’ospedale di S. Maria della Misericordia di Perugia dalle origini al 1400. Regesti, a cura di A.M. Sartore, Perugia 2005, pp. 267, 282 s., 287, 299, 300, 302-304.
G. Vernaccini, F. T., in Memorie istoriche di più illustri pisani, Pisa 1790 (rist. anast. Bologna 1972); A. Fabroni, Memorie istoriche di più uomini illustri pisani, Pisa 1790-1792, I, pp. 305-357 (rist. anast. Bologna 1972); F. Landogna, Maestri e scolari pisani nello Studio di Bologna tra il secolo XII e la metà del XIV, in Archivio storico italiano, LXXXIV (1926), p. 223; T. Diplovatatii Liber de claris iuris consultis: pars posterior, a cura di F. Schulz - H. Kantorowicz - G. Rabotti, in Studia Gratiana, X (1968), pp. 140-511 (in partic. pp. 274, 280); G. Ermini, Storia dell’Università di Perugia, I, Firenze 1971, pp. 88 s., 145 s., 152, 395; P. Peruzzi, Prime note sulla vita e sull’opera scientifica di F. T. da Pisa, in Studi medievali, s. 3, XXXI (1990), pp. 853-899; M. Tangheroni, L’età della Repubblica, in Storia dell’Università di Pisa, I. 1343-1737, Ospedaletto 1993, p. 26; P. Denley, Commune and Studio in late medieval and renaissance Siena, Bologna 2006, pp. 47 s.; E. Mecacci, Alcune notizie sul fondo manoscritti della raccolta Maffei, in Manoscritti, editoria e biblioteche dal medioevo all’età contemporanea. Studi offerti a Domenico Maffei per il suo ottantesimo compleanno, a cura di M. Ascheri - G. Colli - P. Maffei, II, Roma 2006, p. 751; L. Trapani, Docenti senesi dalla fondazione dello Studio generale all’istituzione della facoltà teologica (1357-1408), in Annali di storia delle università italiane, X (2006), p. 41; F. Treggiari, Le ossa di Bartolo. Contributo alla storia della tradizione giuridica perugina, Perugia 2009, pp. 113, 125, 129 s., 138, 166; G. Murano, F. T., in Autographa. I: Giuristi, giudici e notai (sec. XII-XVI med.), a cura di G. Murano, Bologna 2012, pp. 64 s.; E. Cortese, Baldo degli Ubaldi, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), dir. I Birocchi et al., Bologna 2013, I, p. 149; P. Peruzzi, Tigrini (Tigrino) F., ibid., II, pp. 1951 s.; P. Mari, Aspetti della vita quotidiana nell’opera di Bartolo, in Bartolo da Sassoferrato nel VII centenario della nascita: diritto, politica, società. Atti del L Convegno storico internazionale, Todi-Perugia... 2013, Spoleto 2014, pp. 667-706 (in partic. pp. 679-681).