ORLANDINI, Francesco Silvio
ORLANDINI, Francesco Silvio. – Nacque a Pietrafitta (distretto di San Gemignano, Siena) l’11 maggio 1805. Figlio di Gaetano e di Anna Busoni, ebbe tre fratelli (Antonio, Giuseppe, Leopoldo).
Trasferitosi nel 1806 con la famiglia a San Martino ai Colli (nei pressi di Poggibonsi), dapprima frequentò le scuole del seminario di Colle di Val d’Elsa, quindi nel 1820 iniziò – senza portarli a termine – gli studi di legge presso l’Università di Siena, coltivando contemporaneamente interessi letterari.
Nel luglio 1823 (Bianciardi, 1868, p. 22), spinto anche dai dissesti economici familiari, accettò l’incarico di maestro nella scuola comunale di Lucignano in Valdichiana, intraprendendo una lunga e appassionata attività di insegnamento che mantenne, in stretto connubio con gli studi e con l’impegno politico-civile, fino alla morte. Perso il padre nel 1835 (la madre era morta già nel 1813), nel 1836 si trasferì a Livorno, dove lavorò in un primo momento, grazie all’intervento dell’amico Giuseppe Vaselli, come insegnante di letteratura italiana e latina nell’istituto dei Padri di famiglia israelitici, e successivamente, nel 1838-39, come docente di eloquenza italiana e latina nell’istituto dei Padri di famiglia cristiani, per poi guadagnarsi da vivere per circa un ventennio (1840-59) come insegnante privato.
Costantemente dedito, almeno sin dal 1825, alla scrittura di poesie (molte delle quali rimaste per lungo tempo inedite) e già dal 1833 socio corrispondente della I.R. Società aretina di scienze, lettere e arti, si inserì proficuamente nel tessuto culturale livornese e toscano, non solo istaurando nel corso degli anni rapporti, amicizie (per es. con Stanislao Bianciardi ed Enrico Mayer) e collaborazioni (in particolare con la Guida dell’educatore di Raffaele Lambruschini, le Letture di famiglia di Pietro Thouar e il Giornale agrario toscano, per il quale curò una rubrica sulla stampa popolare: v. Bertoni Jovine, 1959, I, pp. XVIII-XXV), ma anche divenendo dapprima socio ordinario (1839) e quindi segretario perpetuo e bibliotecario dell’Accademia Labronica (1840). Nel frattempo diede anche alle stampe due prove narrative, Livorno assediato e difeso nel 1496. Racconto storico, e Galeazzo e Caterina. Racconto tratto da un manoscritto inedito (entrambe in La viola del pensiero. Miscellanea di letteratura e morale, Livorno 1839).
Acceso ammiratore di Ugo Foscolo (anche per palesi motivi patriottici e politici), a quest’ultimo dedicò gran parte della sua prolifica attività di curatore ed editore di testi: a partire dal 1843, potendo consultare le carte e il materiale autografo custodito nell’Accademia Labronica, si cimentò anzitutto nell’arduo impegno di ordinare e sistemare l’edizione delle Grazie, avvalendosi in particolare sia della collaborazione di Quirina Mocenni Magiotti (la quale tuttavia morì nel 1847, prima dell’edizione del testo) sia di Vaselli. Ne risultò la pubblicazione, presso Le Monnier, del volume Le Grazie. Carme di Ugo Foscolo riordinato sugli autografi… (Firenze 1848), che riveste senza dubbio un ruolo importante nella complessa e tormentata storia editoriale del testo foscoliano, ma che è sostanzialmente inaffidabile dal punto di vista del rigore filologico (soprattutto laddove, per ovviare alla costitutiva frammentarietà dell’opera, Orlandini non tenne conto delle diverse fasi redazionali o addirittura modificò arbitrariamente le lezioni: su tutto ciò v. Scotti, 1985).
Nel frattempo aveva pubblicato (in Guida dell’educatore, 1844, 2, pp. 194-207; n. 3, pp. 275-292) una recensione (che assume l’aspetto del vero e proprio saggio) sul Discorso di Giuseppe Arcangeli Intorno a Virgilio ed alle sue opere (Prato 1842), contro la quale si scagliò polemicamente Niccolò Tommaseo sulle pagine del Giornale euganeo (v. Intorno ad alcune Opere di educazione, marzo 1845, pp. 271 s.; a sostegno di Orlandini si espressero a tal proposito Gian Pietro Vieusseux e Thouar: Baccini, 1922, p. 181). In questo stesso periodo compose anche un necrologio intitolato a Carolina Mayer (Livorno 1847), tratteggiata encomiasticamente come donna e cittadina esemplare.
In rapporti di amicizia con Giovan Battista Niccolini (cui saltuariamente faceva visita a Firenze), condivise con lui la diffidenza dinanzi alla diffusa fiducia nel ruolo di Pio IX ai fini della causa nazionale: non a caso nel 1847 si fece promotore, insieme ad altri, dell’incisione di una medaglia in onore dell’anticlericale Gabriele Rossetti (Bianciardi, 1868, p. 102) e nell’ottobre di quello stesso anno rivolse proprio a Niccolini un vibrante sonetto nel quale si pronunciò contro chi «dal pontefice-re salute aspetta» (v. 13). Nel 1848, pur non partecipando di persona ai moti, diresse per alcuni mesi il giornale Il Cittadino italiano, attirandosi tuttavia l’avversione del fronte più radicale (Michel, 1933, p. 739), tanto da trovarsi costretto nell’ottobre di quello stesso anno a ritirarsi fuori Livorno e a trasferirsi poi a Pisa, dove fu raggiunto dal fratello Leopoldo e dove visse per alcuni mesi impartendo lezioni private. Rifiutata la proposta di candidarsi per la Costituente italiana per conto del Circolo popolare di Arezzo, nell’aprile 1849 fece ritorno a Livorno e nel maggio di quello stesso anno, a causa dell’ingresso degli austriaci in città (in occasione del quale compose le terzine Occupando le armi austriache la Toscana), si rifugiò temporaneamente presso la dimora dell’ambasciatore danese Dalgas.
Nel luglio 1850, all’anniversario della morte di Carlo Alberto, si recò in visita a Superga (componendo in quel frangente alcuni versi celebrativi vergati sul registro dei visitatori, nei quali inneggiò al defunto sovrano: «O gran Campion della più santa guerra / Che mai re combattesse, io ti saluto», vv. 3-4), e in quella stessa occasione, passando per Torino nel ritornare a Livorno, incontrò anche Silvio Pellico.
Nel corso degli anni Cinquanta, fino ai primi anni del successivo decennio, riprendendo il lavoro intrapreso con le Grazie, si dedicò soprattutto all’edizione delle Opere edite e postume di Foscolo per Le Monnier: curò anzitutto (come si può almeno dedurre dalla presenza di sue prefazioni) il quarto volume delle Prose letterarie (1850; ma la prefazione è datata agosto 1851) e le Prose politiche (ancora 1850, con esplicito intento politico: «[…] la voce d’Ugo quasi redivivo gioverà a confermare i buoni nel sublime intento di dare alla comune Patria Indipendenza e Libertà», p. II); quindi, insieme con Enrico Mayer, sia l’Epistolario (I-III, 1852-54; la silloge è dichiaratamente incompleta, in parte per scelta dei curatori, in parte per l’impossibilità di reperire integralmente il materiale necessario: v. l’Avvertenza nel primo volume, pp. I-VI), sia i Saggi di critica storico-letteraria tradotti dall’inglese (I-II, 1859-62); infine, per sua sola opera, le Poesie (1856; diviso nelle sezioni Poesie originali e Traduzioni, comprende anche le Grazie, con correzioni e cambiamenti rispetto all’ed. del 1848).
Contemporaneamente all’impegnativa sistemazione e pubblicazione dei testi foscoliani, non trascurò altri versanti della sua attività letteraria e culturale. Oltre a promuovere, a partire dal 1855, la costituzione di una società per l’erezione del monumento a Dante Alighieri in piazza S. Maria Novella a Firenze (per opera dello scultore Enrico Pazzi), nel 1856 pubblicò un saggio di traduzione delle Georgiche virgiliane (in appendice a Letture di famiglia, n. 11) e la Biografia dell’avvocato Gaspero Capei (Firenze), mentre l’anno seguente diede alle stampe gli Scritti editi e inediti del prof. Giuseppe Vaselli (ibid. 1857). Dopo aver allestito, ancora per Le Monnier, la raccolta delle Opere del tragediografo e poeta Francesco Benedetti (I-II, ibid. 1858, con una sezione anche di Rime liriche e satiriche inedite), concentrò i suoi sforzi sulla pubblicazione (sempre per Le Monnier) degli Scritti in verso e in prosa di Salvatore Viale da Bastia (ibid. 1861) e sull’edizione de L’Aminta e le rime scelte di Torquato Tasso (ibid. 1862).
Caduto il Granducato dei Lorena, il 28 aprile 1859 fu nominato dal governo provvisorio consigliere di prefettura a Livorno (Bianciardi, 1868, p. 170); ma nel giugno di quello stesso anno lasciò la carica e si trasferì a Firenze per assumere il ruolo di preside del R. Liceo e ginnasio. L’ultima pubblicazione di rilievo – se si esclude il saggio Della Vita Nuova di Dante, nel collettaneo Dante e il suo secolo, Firenze 1865, pp. 383-418 – fu la raccolta poetica intitolata Alcuni versi (ibid. 1864), nella quale confluirono componimenti di vario metro composti nell’arco di circa 40 anni, soprattutto liriche di stampo politico-civile, versi d’occasione e poesie di ispirazione autobiografica.
Morì a Firenze il 15 dicembre 1865.
Opere: Nella Biblioteca Labronica di Livorno sono conservate lettere ricevute da Orlandini in qualità di segretario dell’Accademia (Fondo Accademia Labronica) e, oltre ad altre missive comprese tra il 1846 e il 1865, anche gli autografi di alcune poesie. In Bianciardi (1868, pp. 90-95) è pubblicato un ampio frammento di un incompiuto poema in terza rima di ispirazione filosabauda (prob. intitolato Ardoino). Lo stesso Bianciardi, oltre a menzionare tra le opere un non precisato dramma per musica dal titolo Sordello e Beatrice (ibid., p. 88), pubblica in Appendice (pp. 248-321) una cospicua selezione di lettere scritte e ricevute da Orlandini, che documentano rapporti e scambi, tra gli altri, anche con Atto Vannucci, Gino Capponi, Silvio Pellico, Gian Pietro Vieusseux, Luigi Carrer.
Fonti e Bibl.: S. Bianciardi, F. O. nella vita e nei suoi scritti, Firenze 1868; G.B. Passano, I Novellieri italiani in prosa, II, Torino 1878 (rist. anast., Bologna 1965), pp. 543 s.; A. Linaker, La vita e i tempi di E. Mayer con documenti inediti della storia della educazione e del Risorgimento italiano (1802-1877), Firenze 1898, ad ind.; G. Baccini, F.S. O., in Rivista delle biblioteche e degli archivi, XXIII (1922), 12, pp. 181-195; E. Michel, in Diz. del Risorgimento nazionale, III, Milano 1933, pp. 739 s.; Enc. bio-bibliogr. «Italiana»: E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 316; I periodici popolari del Risorgimento, I-III, a cura di D. Bertoni Jovine, Milano 1959-60, ad ind.; Ed. nazionale delle opere di Ugo Foscolo, I, Poesie e carmi…, a cura di F. Pagliai - G. Folena - M. Scotti, Firenze 1985 (in partic.: Le Grazie, ed. critica a cura di M. Scotti, pp. 278-285 e 447 ss.); M. Scotti, Foscoliana, Modena 1997, ad ind.