RIZZOLI, Francesco
RIZZOLI, Francesco. – Nacque a Milano l’11 luglio 1809, da Gaetano e da Maria Trovamola.
Nel 1814, alla morte del padre in Calabria mentre combatteva con Gioacchino Murat, fu affidato allo zio paterno Vincenzo; crebbe a Bologna, dove si laureò in medicina il 23 giugno 1829 e in chirurgia il 2 luglio 1831 (i due insegnamenti erano stati di nuovo separati dopo gli anni rivoluzionari e napoleonici).
Iniziò la sua carriera nel 1835 come pro-assistente all’ospedale bolognese degli Abbandonati e Ricovero, dove fu poi primario fino al 1855. Affiancò l’insegnamento universitario all’impegno in ospedale, decisivo per la sua chirurgia. Fu assistente di Paolo Baroni, che aveva sposato sua sorella Teresa: le alleanze familiari erano ancora consuete in chirurgia. Dal 7 gennaio 1834 fu coadiutore con diritto di successione alla cattedra di chirurgia teorica e ostetricia, tenuta dal cognato. Quando questi si trasferì a Roma alla sanità militare pontificia, Rizzoli fu nominato ordinario, il 27 luglio 1840.
Nel 1842 fu ascritto al Collegio medico-chirurgico bolognese e l’anno seguente venne incaricato dell’insegnamento di ostetricia alle levatrici. Supplente di clinica chirurgica dal 19 novembre 1851, il 30 marzo 1855 divenne ordinario e direttore della clinica chirurgica. Tenne la cattedra fino all’anno accademico 1863-64. Il 27 febbraio 1865, in seguito a divergenze con il ministero della Pubblica Istruzione a proposito delle pessime condizioni dei locali dell’antico ospedale Azzolini o della Maddalena in cui prestava la sua opera, e con Luigi Concato, direttore della clinica medica, fu collocato a riposo.
Vicende analoghe, di difficoltà di adattamento di locali ed edifici alle nuove esigenze della chirurgia scientifica, avevano avuto protagonisti chirurghi e medici di altre città italiane, come, ad esempio, il napoletano Ferdinando Palasciano.
Nel 1869 l’Azzolini fu chiuso e la clinica chirurgica fu trasferita al S. Orsola, dove già operavano altre cliniche universitarie. Nel 1868 Rizzoli fu reintegrato nel corpo accademico con il titolo di professore emerito, ma non tornò all’insegnamento, tenendo invece, dal 1865 al 1876, il primariato di chirurgia all’Ospedale Maggiore, dedicandosi interamente all’attività ospedaliera. Nel 1876 gli fu offerta la cattedra di Luigi Porta a Pavia, ma la rifiutò.
Grande chirurgo pratico, famoso, negli anni precedenti l’introduzione dell’anestesia, per la velocità con cui riusciva a operare, Rizzoli si adattò con qualche difficoltà alla narcosi con il cloroformio, che introdusse all’Ospedale Maggiore; nel 1847 entrò a far parte di una commissione istituita a Bologna sull’anestesia generale. Nel 1865 visitò a Parigi l’istituto di Joseph-François Malgaigne. Fu uno degli ultimi chirurghi generalisti, in un’epoca in cui quella chirurgica era l’unica terapia disponibile per una serie di patologie, in primo luogo il cancro.
Fu attivo nella chirurgia maxillo-facciale, in cui introdusse la cura dell’anchilosi temporo-mascellare con la creazione di una nuova articolazione e la sezione della mandibola nell’estirpazione del cancro della lingua. Si occupò anche di chirurgia addominale, trattando ernie e patologie intestinali, soprattutto del retto; di urologia; di ginecologia e ostetricia, ideando il cosiddetto forcipe italiano, con un’articolazione a doppio incastro. Ideò anche una tecnica innovativa di compressione (non allacciatura) in casi di operazione di aneurisma delle arterie. Studiò diverse patologie legate ai traumi e alle ferite, tra le quali il tetano e la cancrena, ed eseguì anche interventi di trapanazione cranica per la cura dell’epilessia.
La specialità che lo ha reso celebre è stata l’ortopedia, che Rizzoli ha contribuito a fondare nel suo senso moderno (interventi operatori a carattere ortopedico erano presenti già nei trattati ippocratici). In un’epoca di grande riforma e avanzamento della chirurgia, ormai a pieno titolo parte della medicina scientifica, Rizzoli ne intuì le straordinarie potenzialità, oltre il «senso letterario della parola, ossia l’arte di raddrizzare i fanciulli» (Statuto dell’ospedale Rizzoli, 1882, art. 4, in Bader, 1965, p. 27). Le prime cattedre specialistiche erano state fondate negli anni Quaranta, a Napoli e a Firenze; Rizzoli tuttavia comprese la necessità di praticare l’ortopedia in istituzioni ‘totali’ e specializzate, in grado di seguire il paziente oltre l’intervento, e di riabilitarlo con tecniche postoperatorie specifiche. I risultati più spettacolari furono ottenuti da Rizzoli nel campo della chirurgia degli arti.
A partire dagli anni Quaranta ideò ed elaborò un metodo, peraltro rimasto estremamente controverso, per la ‘parificazione’ degli arti, la frattura artificiale (osteoclasia artificiale) ottenuta con una macchinetta ossifraga di sua ideazione. Nel 1869 riportò due casi in cui era riuscito a equiparare le gambe di un paziente, un intervento che era stato immaginato, ma non realizzato, dal chirurgo tedesco Bernhard Heine. Praticò anche interventi sulla mano: fu sempre attento alla ricostruzione e al ristabilimento della funzione, secondo il principio dell’«assettare le parti malconcie» (F. Rizzoli, Sulla tenotomia sottocutanea del tendine d’Achille in alcune fratture della gamba e sopra una nuova applicazione della resezione metacarpiana, Bologna 1852, p. 16) per consentire al paziente di riprendere una vita il più possibile normale. Lavorando a stretto contatto con l’officina dei fratelli bolognesi Pietro e Paolo Lollini, realizzò un gran numero di strumenti e apparati chirurgici e ortopedici.
Come molti medici e chirurghi italiani attivi alla metà dell’Ottocento, Rizzoli si distinse fin da giovane per il suo impegno politico e sociale. Nell’agosto del 1848 fu nominato membro del Comitato di salute pubblica di Bologna, insorta contro il governo pontificio, e nel 1849 fu eletto deputato della costituenda Assemblea nazionale dello Stato romano. Nel 1855 fece parte della commissione provinciale di sanità durante l’epidemia di colera che colpì la città e aprì l’ospedale del Ricovero ai malati che non riuscivano a entrare allo Spedale S. Lodovico (Il cholera morbus, 1857, p. 78). Nel 1859 fu deputato all’Assemblea delle Romagne; dopo l’Unità, fu per alcuni anni sovraintendente agli ospedali della città, e nel 1860 fu nominato medico consulente della Real Casa. Dal 1860 al 1880 fu consigliere provinciale di Bologna, schierato su posizioni progressiste; nel 1870 fece parte, con altri colleghi della facoltà di medicina, della giunta Casarini, distinguendosi per l’impegno a favore dell’istruzione pubblica. Nel 1862 si recò a visitare Giuseppe Garibaldi ferito in Aspromonte, e insieme ad altri chirurghi e medici italiani contribuì all’intervento che salvò il generale rivoluzionario dall’amputazione. Come molti medici della sua generazione, si interessò anche di igiene pubblica, proponendo il servizio medico domiciliare, poi realizzato in città nel 1881, e impegnandosi nella realizzazione di un ospizio marino a Fano per i bambini scrofolosi e rachitici, sotto l’egida della Società medico-chirurgica di Bologna. Il 16 marzo 1879 fu nominato senatore del Regno.
Rizzoli fu una figura di spicco nella sua città, di cui animò la vita culturale, e un protagonista della vita istituzionale medico-scientifica: fu presidente della Società medico-chirurgica di Bologna dal 1852 alla morte (con intervalli tra il 1853-55 e il 1861-63) e dell’Accademia delle scienze dal 1871 al 1880. Fece parte della Società operaia di Bologna, una dinamica associazione di mutuo soccorso. Non si interessò solo di medicina: fu in corrispondenza con il chirurgo e craniologo Joseph Barnard Davis, cui inviò dei reperti villanoviani. Fu anche membro di diverse società e accademie internazionali, tra le quali, dal 1872, la Società imperiale di medicina di Costantinopoli.
Rimasto celibe, morì a Bologna il 24 maggio 1880.
La parsimonia di Rizzoli era leggendaria; pur essendo nato in condizioni di quasi povertà, e pur distinguendosi per l’attenzione riservata ai pazienti indigenti, aveva accumulato un patrimonio notevole, anche immobiliare: nel 1876 Giosue Carducci si trasferì con la famiglia in un palazzo di sua proprietà. Nell’aprile del 1879 Rizzoli acquistò per 55.000 lire l’ex convento, poi villa di S. Michele in Bosco, e redasse un atto di donazione del suo patrimonio, ammontante a oltre 1.750.000 lire, alla Provincia di Bologna, per la fondazione di uno stabilimento ortopedico da collocare nel complesso monumentale, con la condizione di restaurarne e conservarne la struttura storica. L’Istituto Rizzoli fu inaugurato solo il 28 giugno 1896, con una cerimonia solenne e la partecipazione dei reali, divenendo in pochi anni uno dei centri di eccellenza della chirurgia ortopedica e traumatologica in Italia e in Europa.
Opere. La maggior parte dei suoi scritti fu pubblicata nel Bullettino delle scienze mediche della Società medico-chirurgica e nelle Memorie dell’Accademia delle scienze di Bologna. Nel 1869 raccolse in due volumi i propri scritti (F. Rizzoli, Collezione delle memorie chirurgiche e ostetriche, Bologna); l’opera fu tradotta anche in francese da Rinaldo Andreini (F. Rizzoli, Clinique chirurgicale, Parigi 1872). Un elenco degli scritti di Rizzoli posteriori alla collezione del 1869 si trova nel necrologio pubblicato nel 1880 dagli Annali universali di medicina e chirurgia, la principale rivista medica italiana dell’epoca (Necrologia, 1880).
Fonti e Bibl.: Il suo carteggio, comprendente materiali dal 1836 alla morte, ricco di testimonianze di pazienti e colleghi, è conservato presso l’Istituto Rizzoli di Bologna ed è stato riordinato e studiato da un’équipe diretta da Raffaele Bernabeo. Presso il Museo dell’Istituto Rizzoli sono anche conservati suoi manoscritti, libri, strumenti e cimeli; altri ferri chirurgici sono esposti nella Biblioteca della clinica chirurgica del policlinico S. Orsola di Bologna. La sua attività è documentata in Cronologia di Bologna dall’Unità a oggi, http://www.bibliotecasalaborsa.it/content/ timeline900/ (17 ottobre 2016).
Il cholera morbus nella citta di Bologna l’anno 1855. Relazione della Deputazione comunale di sanita preceduta da notizie storiche intorno le pestilenze nel bolognese, II, Bologna 1857, pp. 273-280; A. Corradi, Della chirurgia in Italia, dagli ultimi anni del secolo scorso fino al presente, Bologna 1871, passim; Necrologia di F. R., in Annali universali di medicina e chirurgia, 1880, vol. 251, n. 756, pp. 549-553; G. Ruggi, Ricordi della mia vita, Bologna 1924, pp. 2 s., 23 s., e passim; G.G. Forni, L’insegnamento della chirurgia nello studio di Bologna, Bologna 1948, pp. 155-157; L. Bader, L’Istituto Rizzoli e la scuola bolognese di chirurgia ortopedica, Bologna 1965, passim; N.S. Onofri, Il dibattito sui servizi pubblici al consiglio comunale di Bologna negli ultimi decenni del secolo scorso, in La municipalizzazione nell’area padana. Storia ed esperienze a confronto, a cura di A. Berselli - F. Della Peruta - A. Varni, Milano 1988, pp. 492-523; R.A. Bernabeo et al., Il Carteggio di F. R., in Nuncius, VII (1992), pp. 149-166; Studi su F. R. (1809-1880), a cura di S. Arieti, in Bullettino delle scienze mediche, CLXXXVI (2014).