COLONNA, Francesco Maria Pompeo
Nacque a Roma, il 10 sett. 1646, dal patrizio romano Pompeo Colonna, del ramo di Zagarolo, noto impropriamente come principe di Gallicano, conte di Samo, che morì senza prole legittima nel 1661. Quanto alla madre, si sa soltanto che fu una napoletana, chiamata Anna Maria Castelli.
Tali dati anagrafici sono desunti da un registro dei battesimi della parrocchia del SS. Quirico e Giulitta, dove il C, fu battezzato il 25sett. 1646(Roma, Arch. storico del Vicariato, SS. Quirico e Giulitta, 1, Batt., I, II, 1575-1648, p. 430). Sideve quindi considerare in errore la peraltro autorevole Vie de M. Colonne, premessa ad un'opera postuma del C., la quale dà il 1644come suo anno di nascita (F. M. P. Colonna, Histoire naturelle de l'univers, Paris 1734, I, p. iij). Risultano inoltre privi di fondamento i dubbi avanzati circa le origini aristocratiche del C. da un antico biografo, secondo cui "il se disoit de la maison de Colonne si célèbre en Italie: mais on prétend qu'il n'en étoit point, & que son vrai nom étoit Lombard" (L. Moréri, Le grand dictionnaire historique, ou le mélange curieux de l'histoire sacrée et profane, III, Paris 1759, p. 846).
Allo stato attuale delle conoscenze, non si può stabilire con esattezza quali esperienze culturali contribuirono a plasmare la fisionomia spirituale del C. in quella Roma secentesca, che fu uno dei maggiori centri del libertinismo. Sembra che gli unici documenti, relativi al C., conservatì nello storico palazzo Colonna di Roma, siano due atti di battesimo, entrambi autenticati, datati rispettivamente 12 maggio 1647 e 9 giugno 1679 (Roma, Archivio Colonna, Miscell. II, A, 18, n. 42). Comunque egli deve essere stato trattato con molti riguardi dal padre naturale, dato che ebbe dei camerieri a disposizione, come dichiara incidentalmente nella Histoire naturelle. Sipuò affermare con certezza, che la sua educazione intellettuale non fu trascurata da Pompeo Colonna, il quale fu uno stimato cultore di letteratura, filosofia, astrologia e musica. Senza dubbio il C. trasse dall'ambiente paterno l'incentivo a dedicarsi non solo agli studi letterari, ma anche a quelli scientifici ed occultistici. Sta di fatto che proprio a Roma egli ebbe modo di esercitare la sua mente nel campo delle scienze naturali, come risulta da vari accenni, che si leggono nella Histoire naturelle. Sitratta di preziose testimonianze, dalle quali risulta che il C. fu in buoni rapporti con famiglie illustri, come i Del Bufalo, i Barberini, i Montevecchio, i Cavalieri. Né sembra azzardato ritenere che egli venisse a conoscere la cosiddetta "filosofia colonnese", la quale ebbe tanta importanza in quella rinascita culturale napoletana del Seicento, in cui il pensiero di Vico affonda le sue radici, in quanto il padre naturale del C. era nipote di Camillo Colonna, autore di quella filosofia. Comunque fu in Italia, con ogni probabilità a Roma, che il C. gettò le basi della vasta cultura, che più tardi lo rese celebre a Parigi.
Non si sa quali ripercussioni abbia avuto sulla sua esistenza la morte del padre, avvenuta nel 1661, quando i beni dei Colonna di Zagarolo passarono a Stefano, duca di Bassanello, del ramo di Carbognano. Nessuna disposizione, relativa al C. si legge nel testamento di Pompeo Colonna, di cui si conserva una copia nel palazzo romano dell'illustre famiglia (Ibid., Miscell. II, A, 17, ff. 449-542). Sta di fatto che, intorno al 1668, il C. ritenne opportuno trasferirsi da Roma a Parigi. Pare che il C. tornasse in Italia nel 1690, e che, poco dopo, si stabilisse definitivamente in Francia, dove contò. numerose amicizie. Nell'ultimo decennio del Seicento, egli era già in ottimi termini con la famiglia, Richelieu, come dimostra il fatto che, il 3 marzo 1696, fu testimone, insieme con l'abate italianizzante Nicolas Laurent, della nascita di Louis-François-Armand du Plessis, duca di Richelieu, il noto corrispondente di Voltaire (H. Cole, First Gentleman of the Bedchamber, The Life of Louis-François-Armand, Maréchal Duc de Richelieu, New York 1965, p. 4). Più tardi, nel 1721, il C. doveva deporre, insieme col medesimo Laurent, davanti a una commissione incaricata di vagliare il diritto, spettante al giovane duca di Richelieu, di sedere in Parlamento (ibid., p. 71). Senza dubbio, l'aristocratico francese, che ebbe una grande passione per le pratiche occultistiche, fu il principale patrono del Colonna.
Assai frammentarie sono le notizie circa i contatti del C. con. l'ambiente intellettuale francese. Frequentò la casa di Philippe-julien Mancini-Mazarini, duca di Nevers, che godé fama di epicureo, e quella di Louis de Puget, proprietario di un gabinetto di storia naturale, noto in tutta Europa per la sua eccezionale ricchezza. Ebbe fecondi scambi d'idee con Pierre Pomet, un ricco mercante di prodotti chimici, noto agli studiosi di storia della farmacia, e con Louis Joblot, uno dei primi cultori di protozoologia. Conobbe personalmente Gian Domenico Cassini, nei confronti del quale espresse una profonda ammirazione, e collaborò col farmacista Mathieu-François Geoffroy, padre del celebre Etienne-François, ad alcune ricerche batteriologiche, da cui risultavano confermate lescoperte di Antony van Leeuwenhock. Ma la persona che doveva influire più profondamente sulla formazione mentale del C. fu senza dubbio il famoso conte Henri de Boulainviller, che si fece assistere da lui nello studio e nella pratica delle scienze occulte. Il marchese d'Argenson ricorda un oroscopo fatto a madame de Nointel da Boulainviller e dal C. (Mémoires et journal inédit, du Marquis d'Argenson, I, Paris 1857, pp. 208-209). Perfino Voltaire, nel 1756, ricordava di essersi fatto predire il futuro dai due astrologhi, in una epoca imprecisata, che non può essere posteriore al 23 genn. 1722, data di morte di Boulainviller: "le célèbre comte de Boulainvilliers, et un Italien nommé Colonne, qui avait beaucoup de réputation à Paris, me prédirent l'un et l'autre que je mourrais infailliblement à l'ige de trente-deux ans. J'ai eu la malice de les tromper déjà de près de trente années, de quoi je leur demande humblement pardon" (Voltaire, Dictionnaire philosophique, in Oeuvres complètes, Paris 1877-1885, XVII, p. 448).
Il C. diventò in Francia scrittore di lingua francese, sebbene egli non fosse in grado di esprimersi senza mende di stile. Sembra che prendesse parte alla pubblicazione dell'Introduction à la philosophie des anciens (Paris 1689), un'edizione migliorata dell'Escalier des sages, ou la, philosophie des anciens diBarent Coenders Vari Helpen.
L'Introduction èun trattato sulla pietra filosofale, che ebbe un'accoglienza lusinghiera da parte del Journal des Sçavans, dal quale si apprende che lo stile del libro fu emendato da Pierre Saint-Glas, abate di Saint-Ussans (Journal des Sçavans, marzo 1690, pp. 136140). Secondo il frontespizio, che non reca il nome dell'autore, l'opera sarebbe stata composta, da un "amateur de la vérité".
Circa due decenni più tardi, uscì la prima opera originale del C. che adottò per l'occasione lo pseudonimo di Alexandre Le Crom: Plusieurs experiences utiles et curieuses concernant la medecine, la metallique, l'oeconomique, & autres curiosités. Avec un Traité du sel des philosophes, en forme de Dialogue, où sont enseignez la préparation, les vertus, & l'usage de ce sel merveilleux. Un vade mecum philosophique en faveur des enfans de la science hermétique, "par M.r Le Crom" (Paris 1718). In questo periodo il C. abitava in t Rue S. Denis près le Sepulchre, vis-àvis la Picarde, à la Tête Noire", dove spacciava vari specifici "principalement pour la jaunisse, les pâles couleurs, les mois retenus, l'hydropisie, les fleures blanches, la gonorrhée, l'incontinence d'urine, pour les fièvres intermittentes, et pour purifier la masse du sang", nonché la "Poudre Solaire qui est specifique pour conforter le ventricule, et ôter la nausée ou envie de vomir, pour la dissenterie et toutes les espèces de cours de ventre, pour le seignement du nez, les crachemens et les vomissemens de sang, les flux immoderés des hemorroïdes et des menstrues, et généralement pour toutes les hemoragies". Nicolas Lenglet-Dufresnoy, che fu imprigionato varie volte nella Bastiglia, e legò il suo nome ad una pubblicazione fondamentale nella storia dello spinozismo, andò qualche volta a trovare il C., come risulta da, quanto scrisse in margine al libro intitolato Plusieurs expériences:"j'ai visité quelquefois l'Auteur, mais il ne m'a point parti qu'il travaillat sur la Philosophie Hermètique, il ne s'appliquoit qu'à ce qui pouvoit servir à la santé, et àquelques autres opérations singuliéres" (N. Leriglet-Dufresnoy, Histoire de la philosophie hermetique, III, Paris 1744, p. 143).
Un anno più tardi, il C. pubblicava, con lo stesso pseudonimo, un altro libro, in cui intendeva spiegare, come si legge nella prefazione, "ce que c'est que la Chymie; les dispositions que doit avoir un veritable Artiste; la différence qu'il y a entre le vray Or potable, & les fausses teintures ausquelles les Sophistes donnent hardiment ce beau nom; comment on doit distinguer les vrayes opérations des fausses, & ce qui c'est qu'une Quintessence; & autres choses curieuses qui seront utiles à ceux qui voudrònt en profiter". L'opera era intitolata Vade mecum philosophique, en forme de dialogue, en faveur des enfans de la science, nouvellement mis au jour, où l'on fait voir ce que c'est que la vraye Quintessence, avec un petit traité des dissolutions, et coagulations naturelles & artificielles, "par le Sieur Le Crom" (Paris 1719). Secondo l'approvazione del censore reale. "l'Auteur y paroît très versé dans la science des vrais Philosophes", vale a dire nell'alchimia. Sta di fatto che il C. fece delle esperienze alchimistiche con un certo Joseph-Marie Girard, un cerretano che si faceva chiamare Diesbach, dietro incoraggiamento del duca di Richelieu (Cole, FirstGentleman ... cit., pp. 71-72). Tali esperienze furono seguite con interesse da Boulainviller, che scrisse una Relation du commerce et société entre M. Colonne et M. Diesbach, attualmenteirreperibile.
Secondo un'antica testimonianza, Crosset de la Haumerie, "ayant eu communication de ce que M. de Colonne avoit mis par écrit des expériences que Diesbach avoit faites chez lui et de quelques dissertations sur le grand oeuvre, en tira copie, et, quelques années après, chercha à tirer quelques pièces d'argent de cette copie" (Mémoiresauthentiques du Maréchal de Richelieu (1725-1757), publiés d'après le manuscrit original pour la Société de l'histoire de France, a cura di A. de Boislisle, Paris 1918, p. 179). Tale è l'origine dell'opera intitolata Les Secrets les plus cachés de la philosophie des anciens, découverts et expliqués à la suite d'unehistoire des plus curieuses, "par M. Crosset de La Haumerie" (Paris 1722). Il libro ebbe una favorevole accoglienza da parte del Journal des Sçavans, il quale notava che Les Secrets era un lavoro serio, ricco di "remarques, non seulement curieuses, mais utiles", sebbene fosse "très mal écrit pour le françois" (Journal des Sçavans, marzo 1723, pp. 112-115). L'opera figura nella storia della chimica di Johann Friedrich Gmelin (Geschichte der Chemie seit dem Wiederaufleben der Wissenschaften bis an das Ende des 18. Jahrhunderts, II, Hildesheim 1965, p. 318).
Circa due anni dopo, il C. pubblicava un'opera anonima su Paracelso, intitolata Abrégéde la doctrine de Paracelse et de ses Archidoxes, avec une explication de la nature des principes de la chimie (Paris 1724), che fu subito recensita nel Journal des Sçavans (maggio 1724, pp. 285-288). Il libro venne definito "eine fleissige Arbeit" da Karl Sudhoff, che ignorava il nome dell'autore (Bibliographia Paracelsica. Besprechung der unter Hohenheims Namen 1527-1893 erschienenen Druckschriften, Graz 1958, pp. 644-645). L'Abrége può dare un'idea di alcuni scritti perduti su Paracelso, dovuti a Boulainviller, cui il C. fu assai vicino. Dava quindi alle stampe un altro lavoro, destinato ad uscire l'anno seguente con lo pseudonimo Alexandre Le Crom: Suite des expériences utiles et curieuses. Nouveau traitédes dissolutions & coagulations naturelles. Où l'on met au jour ce qu'il y a de plus caché dans lachymie, "par M. Le Crom" (Paris 1725). Nello stesso anno, pubblicava anonima la sua opera più audace: Les principes de la Nature, suivantles opinions des anciens Philosophes, avec un abregé de leurssentimens surla composition des corps: où l'on fait voir que toutes leurs opinions sur ces principes, peuvent se réduire auxdeux sectes, des atomistes, et des academiciens (I-II, Paris 1725).
Le esperienze scientifiche e pseudoscientifiche del C., combinandosi con le suggestioni filosofiche del gassendismo, del libertinismo e dello spinozismo, contribuirono a fare dei Principes un libro significativo del primo Illuminismo europeo. Il C. non esita ad affermare che tutte le filosofie moderne possono facilmente ricondursi alle due grandi scuole dell'antichità: la corpuscolare e l'accademica. L'interesse con cui il filosofo romano guarda alle sistemazioni filosofiche del mondo antico è una prova della coscienza storicistica, che egli aveva mutuato da Boulainviller. Sotto tale aspetto, il pensiero del C. s'inquadra in quel movimento d'idee, in cui Friedrich Meinecke ha ravvisato le origini dello storicismo. L'autore assume una posizione nettamente favorevole all'atomismo, conforme ai suoi interessi alchimistici ed alla cultura più avanzata del tempo. Echeggiando dei motivi comuni nella letteratura libertina, giustifica l'ateismo dei filosofi corpuscolari, asserendo che erano guidati unicamente dalla ragione umana, e pertanto non potevano giungere all'idea di un Essere supremo, creatore della materia. Nello stesso tempo, il C. addita nei pensatori dell'antichità i veri maestri della moderna filosofia, fondata sulla valida base dell'esperienza. Si tratta di una concezione del mondo assolutamente inconciliabile con la dogmatica cristiana, che il C. finge di prendere in esame per non incorrere nei rigori della censura. Grazie a tale accorgimento, il filosofo romano poté far stampare l'opera, anziché farla circolare manoscritta.
In realtà i Principes sono un'inequivocabile affermazione delle esigenze del libero pensiero moderno, in cui ogni elemento cospira ad orientare il lettore in senso eterodosso. La sostanza del libro è condensata nell' "Abregé de l'opinion générale des anciens Philosophes sur les principes de la nature, et leur, manière de raisonner". Secondo il C., gli antichi filosofi, che rappresenterebbero la libera ragione umana all'apice delle sue possibilità, postularono una sostanza universale, increata, indistruttibile ed illimitata, dotata di un'infinita capacità di movimento, e pertanto vivente. Si tratta di un'interpretazione unilaterale del pensiero greco, in cui affiora l'idea di un universo tutto vivo, fatto di occulte simpatie e corrispondenze, che il C. aveva accolto dall'alchimia e dall'astrologia. Tutto è vivente, compresi i minerali, che crescono e si formano mediante il movimento delle particelle, di cui sono costituiti. Tutto sente e conosce, in quanto la virtù motrice, che vivifica la materia, comunica ad essa nello stesso tempo la sensibilità e la conoscenza. Il C. afferma con energia la teoria dell'anima del mondo, tipica dei platonismo e dello stoicismo, che era sorta a nuova vita ad opera di Spinoza, un pensatore che Boulainviller aveva studiato a fondo. La perfetta adesione del C. alla posizione panteistica è più che mai evidente nelle pagine del libro, in cui viene passato in rassegna lo svolgimento della filosofia greca, sulla scorta di scrittori antichi, come Diogene Laerzio, o moderni, come Thomas Stanley. Il C. concentra lapropria attenzione su Democrito, sottolineando la concezione del divino immanente alla materia, su cui aveva già insistito Pierre Bayle nell'articolo del Dictionnaire historique et critique dedicato al filosofo di Abdera. L'importanza della posizione assunta dal C. nei Principes non sfuggì a Voltaire, il quale, oltre un cinquantennio più tardi, sentì il bisogno di polemizzare con lui nei Dialogues d'Evhémère, in cui attaccò anche Holbach, Delisle de Sales, Morelly (Oeuvres complètes de Voltaire, XXX, Mélanges, IX., p. 471).
Sembra che il filosofo romano, nonostante l'età assai avanzata, avesse un'invidiabile prestanga fisica. Voltaire ricorda in una sua lettera un'impresa erotica, compiuta dal C. alla bella età di settantacinque anni, osservando che "il y a peti de ces grandes Ames qui conservent sì longtemps le feu sacré de Prométhée" (Oeuvres complètes de Voltaire, XXXVIII, Correspondance, VI, pp. 477-478). Nell'ultimo periodo della sua vita il C. abitava, insieme con la moglie, di cui non si sa nulla, e con l'abate Laurent, nella "rue Saint-Anastase, au Marais". Pare che possedesse anche una casa di campagna a Villeneuve-Sairit-Georges (Seine-et-Oise).
La sera del 5 marzo 1726, martedì grasso, il C. e Laurent festeggiarono allegramente il loro lungo sodalizio. Il giorno seguente, 6marzo, verso le quattro del mattino, un violento incendio divampò al secondo piano della casa parigina, dove risiedevano i due vecchi amici. Tanto il C. quanto Laurent perirono nel sinistro, che fece molta impressione a Parigi. Secondo il Mercure de France, il C., con ogni probabilità, "fut d'abord étouffé par la fumée & par les fiames", mentre "Madame de Colonne, qui occupoit le premier étage, se sauva en chemise" (Mercure de France, marzo 1726, pp. 603-607). Nello stesso anno, veniva pubblicata un'altra opera, che testimonia l'interesse del filosofo romano per le scienze occulte: Le nouveau miroir de la fortune, ou Abregé de la geomance, pour la recréation des persònnes curieuses de cette science, "par Monsieur Colonne" (Paris 1726).
Il C. lasciò varie opere inedite, di cui due furono pubblicate postume a cura dell'amico e discepolo Gosmond. Così vide la luce, qualche anno dopo il tragico incendio, un libro significativo del C., intitolato Principes de la nature, ou de la génération des choses (Paris 1731), che fu ampiamente recensito nei Mémoires de Trévoux (1732, giugno, pp. 998-1010; luglio, pp. 1174-1187). Visi legge, fra l'altro, un resoconto assai preciso di una discussione filosofica, che il C. ebbe col gesuita Louis-Bertrand Castel, presso il quale si era recato, poco prima della morte, a raccomandare i suoi scritti ancora ineditì e il discepolo Gosmond, che doveva pubblicare, alcuni anni più tardi, un altro lavoro assai discusso del C., dedicato al duca di Richelieu: la Histoire naturelle de l'univers, dans laquelle on rapporte des raisons physiques, sur les effets les plus curieux, & les plus extraordinaires de la nature, "enrichie de figures en taille-douce, par Monsieur Colonne, Gentilhomme Romain" (I-IV, Paris 1734). Illibro non fu accolto favorevolmente dal Journal des Sçavans (settembre 1734, pp. 633-642). Assai più benevola fu la recensione dei Mémoires de Trévoux (1735, marzo, pp. 412-434; aprile, pp. 668-683). Alcuni anni più tardi, l'opera fu tradotta in olandese da Pieter le Clercq: Natuurlyke Historie van het Heelal. Behelzende eene naaukeurige Beschryving van het merkwaardigste dat aan den Hemel en op de Aarde gevonden wordt: Mitsgaders de Verklaring van de wonderbaarste en ongemeenste Uitwerksels der Natuur (I-IV, Amsterdam 1748). Scipione Maffei cita l'Histoire naturelle nella settima lettera, indirizzata a Gianmaria Mazzuchelli, del trattato Della formazione de' fulmini, in cui il C. viene definito un "naturalista eccellente... che fu a ragione molto stimato in Francia" (Opere del Maffei, Venezia 1790, III, pp. 101-102). Più severo nei confronti del C. fu Giovanni Targioni Tozzetti, che confutò alcune teorie dell'Histoire naturelle (Relazioni d'alcuni viaggi, fatti in diverse parti della Toscana, per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa, Firenze 1751-54, II, pp. 180-83).
Fonti e Bibl.: Oltre al materiale citato nel testo, si v. le seguenti opere: C. G. Jócher, Allgemeines Gelehrten-Lexikon, I, Leipzig 1750, coll. 2023-2024; J. C. Adelung, Fortsetzung und Ergänzungen zu Christian Gottlieb Jöchers allgemeinen Gelehrten-Lexikon, II, ibid. 1787, col. 551; J. van Abkonde, Naamregister van de bekendste en meestin gebruik zynde Nederduitsche boeken, welke sedert het jaar 1600 tot het iaar 1761 zyn uitgekomen, Rotterdam 1773, p. 100; A. L. Caillet, Manuel bibliogr. des sciences psychiques ou occultes, I, Paris 1912, pp. 373-374; P. Fesch-J. Denais-R. Lay, Bibliographie de la franc-maçonnerie et des sociétés secrètes, I, 1912, p. 404. Sivedano ancora: J.-M. Quérard, Les supercheries littér. dévoilées, I, Paris 1869, col. 810; II, ibid. 1870, col. 724; D. Mornet, Les sciences de la nature, en France, au XVIIIe siècle, Paris 1911, p. 248; R. Simon, Henry de Boulainviller, historien, politique, philosophe, astrologue, 1658-1722, Paris s.d., p. 635; Id., A la recherche d'un homme et d'un auteur. Essai de bibliogr. des ouvrages du comte de Boulainviller, Paris s.d., p. 15; F. Savorgnan di Brazzà, Gli scienziati ital. in Francia, Roma 1941, p. 159; J. S. Spink, French Free Thought from Gassendi to Voltaire, London 1960, pp. 120-121, 128-132, 228; J. Roger, Les sciences de la vie dans le pensée française du XVIIIe siècle. La génération des animaux de Descartes à l'Encyclopédie, Paris 1963, pp. 436-439; G. Costa, Un collaboratore ital. del conte di Boulainviller: F. M. P. C. (1644-1726), in Atti e mem. dell'Accad. tosc. di sc. e lett. "La Colombaria", XXIX(1964), pp. 205-295; Id., La fortuna europea della filosofia colonnese, in Il libertinismo in Europa, a cura di S. Bertelli, Milano-Napoli 1980, pp. 417-33.