MACHIAVELLI, Francesco Maria
Nacque a Firenze nel 1610 (secondo alcune fonti nel 1608) da Filippo e da Maria Magalotti, terzo di sei fratelli. I legami familiari furono decisivi per definire la sua carriera: per parte di madre il M. era imparentato con i Barberini, avendo la zia Costanza Magalotti sposato Carlo Barberini, fratello di Maffeo; era inoltre nipote del cardinale Lorenzo Magalotti. Il M., dunque, fu a tutti gli effetti una creatura dei Barberini.
In seguito all'elezione di Maffeo Barberini (Urbano VIII) nel 1623, il M. fu mandato dalla famiglia a Roma, dove compì gli studi, dapprima grammatica e materie umanistiche presso il Seminario romano, poi completando la formazione con gli studi in giurisprudenza. Giovanissimo, ottenne dal papa un canonicato nella basilica Vaticana.
Tra i primi incarichi di responsabilità del M. vi fu l'ambasciata presso Ferdinando d'Asburgo - il cardinale infante di Spagna governatore di Milano giunto in quella città il 24 maggio 1633 -, cui recò gli omaggi di Urbano VIII e dei suoi nipoti. Nel dicembre 1633, in seguito alla promozione cardinalizia di Benedetto Monaldi Baldeschi, il M. fu proposto, sempre per volontà del papa, come uditore della Sacra Rota e con tale qualifica operò fino al 1638.
Nel giugno 1636 partì come uditore e datario al seguito del cardinale Marzio Ginetti, legato a latere a Colonia, per seguire le trattative di pace tra le potenze europee cattoliche e protestanti. Giunse a Colonia il 22 ottobre e durante la permanenza in Germania, l'11 ott. 1638 gli fu conferita la diocesi di Ferrara con la dispensa, per non aver raggiunto l'età canonica e per non aver ancora ricevuto il presbiterato, essendo morto il precedente vescovo, lo zio cardinale Magalotti. Ma, giunto a Colonia, vi rimase e in sua vece prese possesso della diocesi il congiunto Filippo Magalotti, allora in quella sede per curare questioni attinenti all'eredità del defunto cardinale.
Un altro riconoscimento di prestigio fu conferito al M. il 26 marzo 1640, quando fu consacrato patriarca di Costantinopoli, pur conservando la diocesi ferrarese. In seguito all'accoglimento della richiesta del cardinale Ginetti di tornare in Italia per motivi di salute, il 25 ag. 1640 il M. gli subentrò con funzioni di nunzio straordinario e con il mandato di seguire le trattative di pace per conto del papa. Non durò a lungo in quest'incarico: il 31 ag. 1641, avendo accusato egli stesso problemi di salute, gli fu concesso di tornare in Italia e gli succedette Carlo Rossetti.
Il M. si recò, allora, a Ferrara per prendere possesso della diocesi. Vi giunse il 26 nov. 1641, dopo che l'arciprete, il conte Giambattista Estense Tassoni, e l'arcidiacono della cattedrale, il conte Iacopo Sacrati, erano andati a incontrarlo, a spese del capitolo, a Verona. Il 30 novembre fece il solenne ingresso nel duomo. Appena tre settimane più tardi giunse la notizia che, nella creazione cardinalizia del 16 dicembre, era stato nominato cardinale con il titolo dei Ss. Giovanni e Paolo. Presumibilmente proprio nello stesso periodo ottenne per la sua famiglia l'ascrizione alla nobiltà romana.
Suo fratello, Lorenzo, fu capitano delle guardie pontificie della Legazione di Ferrara, governata dal Ginetti tra il 1640 e il 1643, e quindi dal cardinale Antonio Barberini. Nei primi anni della residenza nella sua diocesi, il M. svolse anche funzioni di prolegato durante la prima guerra di Castro (1641-43), che oppose lo Stato pontificio ai Farnese e ai loro alleati.
Nella conduzione dell'apostolato, al M. vennero riconosciute esemplari doti di carità e contegno. Tra le azioni più rilevanti si ricordano la consacrazione dell'oratorio della Confraternita delle Sacre Stimmate di S. Francesco, nel 1644, e la celebrazione del sinodo diocesano nel 1648. Precedentemente il M. si era adoperato per pubblicare la raccolta delle disposizioni sinodali adottate durante l'episcopato del predecessore, lo zio Magalotti, a cui premise una introduzione nella quale elogiava la qualità degli ordini adottati per regolare la vita della diocesi, con particolare attenzione ai costumi del clero (Synodi Ferrariensis constitutiones, et decreta sub( d. Laurentio( card. Magalotto S. Ferrarien. Ecclesiae episcopo anni 1637(, Ferrariae 1644). Provvide, altresì, a pubblicare i decreti adottati nel sinodo da lui celebrato (Decreta synodalia observanda a clero Ferrariensi publicata in prima synodo habita, Ferrariae 1648). Il 29 genn. 1651, nel corso di una cerimonia nel duomo di Ferrara, conferì l'ordine vescovile a Benedetto Odescalchi, cardinale legato della città, che era stato nominato vescovo di Novara e che poi sarebbe divenuto papa Innocenzo XI.
Il M. svolse i suoi uffici anche all'interno di alcune congregazioni romane: nel 1642 prese parte alla congregazione incaricata di reperire i fondi per sostenere l'impegno bellico contro i Farnese; nel 1643 fu presente nella congregazione del Concilio e l'anno successivo fu anche impegnato nella congregazione del Cerimoniale e in quella dei Vescovi e regolari. Partecipò al conclave che nel 1644 portò all'elezione del successore di Urbano VIII, Innocenzo X Pamphili; durante il nuovo pontificato la presenza a Roma del M. sembra essersi rarefatta, restando egli per lo più nella sua diocesi.
L'appartenenza al partito dei Barberini è riscontrabile nello svolgimento di alcune delicate mansioni a tutela dei loro interessi familiari anche dopo la morte di Urbano VIII. Ancora nel 1653 il M. è indicato tra le persone incaricate di provvedere a Lucrezia Barberini, insieme con la sorella Maria e con Clarice e Francesca Magalotti. Le cronache riportano che dopo avere accompagnato la Barberini a Venezia, sulla via del ritorno a Ferrara una tempesta lo sorprese a Malamocco. Le conseguenze avrebbero provocato uno stato febbrile che in pochi giorni lo condusse alla morte.
Il M. morì il 20 nov. 1653 (per alcuni il 22). Fu sepolto nella cattedrale di Ferrara davanti all'altare dell'Angelo custode, poi traslato davanti all'altare di S. Lorenzo, dove era stato deposto il predecessore.
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