GOTTIFREDI, Francesco
Nacque a Roma, probabilmente nel 1596 da Giovan Battista, che aveva servito sotto Alessandro Farnese nella guerra di Fiandra, e Girolama Poggi, in una famiglia illustre; il fratello maggiore, Alessandro, fu generale della Compagnia di Gesù nel 1652. Seguendo la tradizione di famiglia il G. si impegnò nelle magistrature capitoline: fu conservatore di Roma nel primo trimestre del 1645, nel terzo del 1650, nel secondo del 1653 e ancora nel terzo del 1661; gabelliere maggiore nel 1647 e nel 1659; maestro delle Strade nel 1658 e ministro giustiziere nel 1660, 1662 e 1665. Come conservatore promosse nel 1645 l'erezione della statua capitolina del nuovo pontefice Innocenzo X, commissionata ad A. Algardi.
Sposatosi con Costanza del Drago, il G. trascorse a Roma (pur con viaggi a Napoli, Padova, Venezia e altrove) tutta la vita, densa di studi eruditi. Insieme con il fratello minore Bruto profuse parte del patrimonio in una ricchissima collezione di monete antiche, che alla fine degli anni Quaranta era tra le più importanti d'Europa. Segnalata nel 1638 dal Ritratto di Roma moderna, divenne una meta per viaggiatori eruditi come J. Evelyn, che la visitò il 4 maggio 1645. Grazie a simili contatti europei il G., divenuto celebre, si impose come il più autorevole cultore italiano di numismatica, servendo da consulente e fornitore di monete per i maggiori collezionisti contemporanei. Le sue raccolte erano collocate nella residenza di famiglia alla piazzetta dell'Orso, l'attuale palazzo Primoli, che il G. divideva con la famiglia del fratello Bruto. Alla fine degli anni Cinquanta i Gottifredi commissionarono a C. Arcucci una più sontuosa abitazione, l'attuale palazzo Grazioli in via del Plebiscito (non, come talvolta si scrive, il vicino palazzo Bonaparte).
Il G. non pubblicò alcuna opera, e ciò gli ha procurato una sensibile sfortuna storiografica: mancandone una biografia, la ricostruzione della sua vicenda intellettuale si basa sulle poche lettere superstiti (rintracciate recentemente), su quelle dei contemporanei e sulle più importanti opere numismatiche del sesto e settimo decennio del secolo, che dichiarando i loro debiti verso di lui ne riportano spesso pareri, idee e scoperte.
Le monete del G. erano assai stimate già nell'entourage di F. Barberini: nel marzo del 1641 il cardinale aveva incaricato il proprio antiquario L. Agostini di riprodurre in un'opera, poi non pubblicata, i pezzi inediti delle collezioni barberiniane e di quella gottifrediana, mentre M. Baldanza nella sua Istruttione sopra le medaglie degli imperatori antichi romani (anch'essa rimasta manoscritta) includeva molte monete del G., annoverandolo tra i propri consulenti. Fu lo stesso G. a suggerire all'Agostini di ripubblicare nel 1649 la Sicilia descritta con medaglie di F. Paruta, segnalandogliene i rami e permettendogli anche di riprodurvi 40 monete della propria collezione. Nel 1650 Leopoldo de' Medici fu a Roma, dove conobbe probabilmente il G., raccomandatogli dall'antiquario inglese P. Fytton e forse da C. Strozzi, cui almeno dal 1641 lo stesso G. procurava monete. Dal 1651 il G. iniziò a corrispondere stabilmente con il Medici, divenendo con l'Agostini suo agente per l'acquisto di monete antiche e fornendo preziosi consigli per il riordinamento del gabinetto granducale. Entrò in contatto con gli esponenti più importanti dell'erudizione medicea, quali A. Magliabechi o L. Magalotti, e Leopoldo gli affidò il compito di istruire in materia numismatica C.R. Dati. A Roma il G. partecipava intensamente al dibattito antiquario, in stretto contatto con L. Holste (che nella sua edizione dello Stefano Bizantino fece larghissimo uso delle sue monete), G.P. Bellori e C. Dal Pozzo (il cui carteggio con lui, ricordato da Dati, non è attualmente noto), orientando anche il collezionismo dei Vitelleschi, dei Boncompagni e di Camillo Pamphili. Nel 1652 propose a Leopoldo l'acquisto della collezione di F. Angeloni, sorta di santuario dell'erudizione romana, e meditò di vendergli la propria, troppo grande per un privato. In quell'anno N. Heinsius, inviato in Italia da Cristina di Svezia, spediva un inventario della sua raccolta alla regina, accompagnandolo con grandi lodi e un'indicazione di prezzo di 6000 scudi. Due anni dopo C. Dal Pozzo notava che la collezione del G. era ancora in vendita.
Nel 1656 Alessandro VII preferì il conterraneo Agostini al G. per la carica di conservatore delle Antichità di Roma; i rapporti tra i due antiquari si erano peraltro già da tempo incrinati per l'acerrima concorrenza sul mercato romano. È probabile che dietro la decisione del G. di non accettare la proposta di succedere allo scomparso Fytton come antiquario mediceo a Firenze fosse il concretarsi di trattative con la regina Cristina, che proprio quell'anno aveva fissato la residenza a Roma e visitato il 29 aprile le collezioni del Gottifredi. Nel 1659 guidò il cardinale Pietro Ottoboni nel formare una collezione di monete antiche, restando in rapporti con i Medici (introdusse quell'anno a Firenze l'antiquario F. Cameli, suo discepolo e collaboratore) e in amicizia con Camillo Massimo. Numerose e importanti minute di lettere inviategli da questo tra il 1659 e il 1662 documentano il loro stretto legame e la crescente importanza del magistero del G., che conosceva "quasi tutti gli inventari de' studii d'Europa". Quando, nel 1661, il già celebre E. Spanheim giunse in Italia, Heinsius gli consigliò di visitare la collezione del G. e il Dati, amico comune, favorì l'incontro. Nel 1658 il G. vendette le collezioni a Cristina di Svezia, probabilmente affiancando come antiquario reale Holste, cui successe nel 1660. Il 2 dic. 1658 i conti della regina registrano l'erogazione di 600 scudi sui 6000 concordati: alla morte dell'antiquario ne risulteranno pagati solo 4900. Alla corte della Lungara il G., che continuava ad acquistare "medaglie" per la sovrana, come attestano i conti di quest'ultima, poté collaborare con il nuovo bibliotecario B. Mellini e con l'erudito elemosiniere T. Chifflet jr., che sull'autorità del G. ("in cuius verba solent iurare antiquarii") rivide la sua convinzione dell'inesistenza di monete in bronzo di Otone, mettendo fine a una polemica che aveva agitato l'Europa erudita.
La fama della regina aumentò ancora il prestigio del G. tra gli eruditi d'Europa. Nel 1660 il Séguin gli indirizzò una lettera "super dubiis quibusdam ad nummos familiarum Romanorum Fulvii Ursini spectantibus", stampandola e segnando così il vertice della fama europea del G., che ebbe un altisonante elogio nella riedizione delle Familiae Romanae dell'Orsini curata nel 1663 da C. Patin. L'anno seguente lo Spanheim, che aveva collaborato al riordino della raccolta cristiniana, lo rese uno dei personaggi principali del suo De praestantia et usu numismatum antiquorum. In quello stesso anno Bellori lo celebrava nella Nota delli musei come antiquario della regina, mentre egli riceveva le visite di B. de Monconys e di un deferente J.-F. Vaillant e intensificava la corrispondenza con P. Séguin, conosciuto a Roma nel 1658. Ormai anziano il G. non rallentava la propria attività: è del 1665 la notizia di uno scavo romano da lui diretto; nel 1667 riordinava insieme con Falconieri una non meglio identificata raccolta di monete e riceveva di nuovo il Séguin. In quell'anno il più fortunato manuale di numismatica del secolo, l'Introduction à la connoissance des médailles di C. Patin, assegnava alle collezioni del G., ormai della regina di Svezia, la palma di più importante raccolta europea di medaglioni romani.
Già nel marzo 1652 Heinsius aveva comunicato a Cristina che il G. aveva fatto riprodurre in incisione alcune delle sue monete più rare allo scopo di pubblicarle, "exemplum Angeloni […] secutus". Nel 1666 Falconieri lo convinse a portare a termine il vecchio progetto, nel frattempo sensibilmente allargato, proponendosi di aiutarlo: "sarà un indice di tutte le monete di bronzo di qualsivoglia grandezza che sono pervenute a sua notizia e che sono ne' più famosi studi d'Italia ed anche fuori, che sarà un libro sulla foggia di quello dell'Occone" (Lettere di O. Falconieri, p. 139). In esso avevano naturalmente grande parte le monete già del G. e ora di Cristina, delle quali molte già incise in "tabulae jam supra sexaginta" (Sylloges epistolarum…, V, p. 510) con l'incoraggiamento del cardinale D. Azzolini. Il volume, compiuto infine a due mani, non trovò un editore, nonostante l'intervento del Séguin presso gli stampatori parigini, ma le sue "bozze" furono ricercatissime. Nel 1674 G.P. Bellori trovava sul mercato librario alcune pagine stampate dalle matrici rimaste in possesso degli eredi del G.; nel giugno dell'anno seguente la regina Cristina le acquistò per 300 scudi, forse per consiglio del suo nuovo antiquario F. Cameli e con il progetto, poi abbandonato, di utilizzarle completando l'opera. Il confronto con le prove di stampa (Pesaro, Bibl. Oliveriana, Mss., 315) mostra che le tavole preparate dal G. sono da identificare con quelle giunte nel Settecento in Olanda e stampate da S. Havercamp all'Aja nel 1742 nel Nummophylacium reginae Christinae quod comprehendit numismata… a P.S. Bartoli… incisa tabulis LXIII. Fino allo scadere del secolo XVII le opere numismatiche di Bellori, Patin e Vaillant riproposero le intuizioni del G. tenendone viva la fama, che si spense solo nell'avanzato Settecento. Le sue monete sono oggi ripartite tra il Medagliere vaticano, il Cabinet des médailles della Bibliothèque nationale di Parigi e altre raccolte.
Il G. fece testamento il 29 sett. 1668 ("in lecto iacens, senectute gravatus"), disponendo di essere sepolto all'Aracoeli e lasciando eredi la moglie e i numerosi figli. Nel gennaio 1669 fu sostituito dal Cameli nel servizio della regina, e nello stesso mese tramite il Falconieri prestò le ultime consulenze a Leopoldo de' Medici, ormai cardinale.
Morì a Roma il 2 giugno del 1669.
Fonti e Bibl.: Documenti sulla vita pubblica e le finanze del G. sono in Roma, Arch. Capitolino, Camera Capitolina, cred. XI, 22, c. 16r; cred. I, 34, cc. 55r, 112v, 141r, 191v, 211v; 35, cc. 3v, 5v, 27v; XI, 21, cc. 22r, 162v; Arch. Urb., Pacicchelli, XI, 33, 15 giugno 1654; Abinantes, XII, 15, 22 giugno 1655; XXX, 26, 18 maggio 1667; XXX, 57, 29 sett. 1668 (testamento). La morte del G. è registrata nelle Effemeridi di C. Cartari (Arch. di Stato di Roma, Cartari Febei 82, c. 88r). I pagamenti della regina Cristina al G. e ai suoi eredi sono registrati in Arch. di Stato di Roma, Monte di Pietà, Depositi liberi, libri mastri 306, 309, 311-326, 339. L'inventario più antico delle monete del G., che risale a quando erano già passate a Cristina, è in Roma, Bibl. Angelica, Mss., 1623, cc. 202r-270r; è possibile confrontarlo con i più tardi inventari di Cristina, come quello in morte (Arch. di Stato di Roma, Misc. di carte politiche diverse, 359, 7, cc. n.n.; copia in Auditor Camerae, L. Belli, 917, pp. 286-519), la cui sezione numismatica fu pubblicata con varie mende da F. Cameli in Nummi antiqui… in thesauro Christinae reginae Suecorum… Romae asservati, Romae 1690. Il nucleo più consistente dell'archivio del G. (con molte minute e scartafacci della sua unica impresa editoriale) è ora a Pesaro, Bibl. Oliveriana, Oliveriani, 76-77, 315; frammenti del carteggio sono in Roma, Arch. stor. del Vicariato, Ottoboni, 101 (lettera al card. P. Ottoboni, 19 apr. 1659); Firenze, Bibl. nazionale, Magliabechiano, VIII, 1222, c. 47r (ad A. Magliabechi, 24 maggio 1662); Baldovinetti, 138 (copia di lettera di O. Falconieri al G. sui bassorilievi dell'Arco di Portogallo a Roma, circa 1665); 258, V (a C.R. Dati, 28 genn. 1662); Arch. di Stato di Firenze, Cart. d'artisti, VIII (a P. Fytton e a Leopoldo de' Medici, 1651-68); Carte Strozziane, III, 161, c. 266r (a C. Strozzi, 26 genn. 1641). Le minute delle lettere di C. Massimo al G., dal 1659 al 1662, sono in Roma, Archivio dei principi Massimo, Mss., 276; informazioni sull'attività antiquaria del G. in Roma, Arch. Doria Pamphili, scaffali 91, 49-50; 93, 46; Roma, Arch. dei principi Massimo, Mss., 275, 276; Firenze, Bibl. nazionale, Baldovinetti, 138, 258, V (lettera di P. Fytton e L. Holste a C. Dati); Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 5538, 5540 (M. Monanni a Leopoldo de' Medici sulle forniture di monete, 1650-62); 5573, c. 655r (il figlio del G. annuncia a Leopoldo la morte del padre); Carte Strozziane, III, 161, 163 (lettere di L. Agostini e G.P. Bellori a C. Strozzi, 1641-63).
P. Totti, Ritratto di Roma moderna…, Roma 1638, p. 253; La Sicilia di Filippo Paruta descritta con medaglie e ristampata con aggiunta da Leonardo Agostini, Roma 1649, p. 47; Selecta numismata antiqua ex museo Petri Seguini…, Lutetiae Parisiorum 1660, passim; Familiae Romanae in antiquis numismatibus… ex bibliotheca Fulvii Ursini cum adiunctis Antonii Augustini…, a cura di C. Patin, Parisiis 1663, Praefatio, pp. n.n.; Delle lodi del commendatore Cassiano Dal Pozzo. Orazione…, a cura di C.R. Dati, Firenze 1664, pp. n.n.; [G.P. Bellori], Nota delli musei, librarie, gallerie et ornamenti di pitture ne' palazzi, nelle case e ne' giardini di Roma, Roma 1664, p. 53; E. Spanheim, Dissertatio de praestantia et usu numismatum antiquorum, Romae 1664, passim; [B. de Monconys], Journal des voyages de monsieur de Monconys…, Lyon 1665, II, pp. 447, 458; C. Patin, Introduction à la connoissance des médailles…, s.l. [ma Amsterdam] 1667, p. 160; O. Falconieri, De nummo Apamensi… dissertatio…, Romae 1667, passim; Inscriptiones athleticae nuper repertae, editae et notis illustratae…, a cura di O. Falconieri, Romae 1668, passim; Imperatorum Romanorum numismata ex aere mediae et minimae formae descripta et enarrata…, a cura di C. Patin, Argentinae 1671, pp. 129-133 (con la lettera di T. Chifflet a Patin); J.-F. Vaillant, Numismata imperatorum Romanorum…, Parisiis 1674, passim; [G.P. Bellori], Scelta de' medaglioni più rari nella bibliotheca del… card. Gasparo Carpegna…, Roma 1679, p. 86; L. Holste, Notae et castigationes postumae in Stephani Byzantii Ethniká, Lugduni Batavorum 1684, passim; C.F. Menestrier, Symbolica Dianae Ephesiae statua…, Romae 1688, passim; A. Banduri, Bibliotheca nummaria, sive auctorum qui de re nummaria scripserunt…, Hamburgi 1719, p. 116; Sylloges epistolarum a viris illustribus scriptarum tomi quinque…, a cura di P. Burman, Leidae 1727, III e V, passim; A. Occo, Imperatorum Romanorum numismata…iam illustrata a Francisco Mediobarbo Birago…, a cura di F. Argelati, Mediolani 1730, p. 624; L. Holste, Epistolae ad diversos…, a cura di J.-F. Boissonade, Parisiis 1817, p. 407; I Colossi di Montecavallo, lettera di monsignor O. Falconieri a C.R. Dati e lettera del sig. C. Guasti al sig. marchese G. Ferrajoli, in Il Buonarroti, IV (1869), pp. 192-197; C. Lumbroso, Notizie sulla vita di Cassiano Dal Pozzo, Torino 1875, p. 72; C. Serafini, Le monete e le bolle plumbee pontificie del Medagliere vaticano descritte… precedute da un saggio di storia delle collezioni numismatiche di S. Le Grelle, I, Milano 1910, pp. XXXVIII-XLI (con bibl. precedente); The diary of John Evelyn…, a cura di E.S. de Beer, II, Oxford 1955, p. 391; R. Krautheimer - R.B.S. Jones, The diary of Alexander VII. Notes on art, artists and buildings, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XV (1975), pp. 203, 217; J.G. Pollard, Il Medagliere mediceo, in Gli Uffizi, quattro secoli di una galleria, a cura di P. Barocchi - P. Ragionieri, Firenze 1982, pp. 283 s.; E.L. Goldberg, Patterns in late Medici art patronage, Princeton 1983, passim; Lettere di Ottavio Falconieri a Leopoldo de' Medici, a cura di L. Giovannini, Firenze 1984, passim (con bibl. precedente); A. Schnapper, Le géant, la licorne, la tulipe. Collections françaises au XVIIe siècle, Paris 1988, passim; A. Burnett, Marco Baldanza's Instruttione sopra le medaglie degli imperatori antichi romani, in Medals and coins from BudéŽ to Mommsen, a cura di M.H. Crawford et al., London 1990, pp. 73-85 passim; L. Tondo, Domenico Sestini e il Medagliere mediceo, Firenze 1990, passim; R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma…, Roma 1994, p. 223; T. Montanari, Precisazioni e nuovi documenti sulla collezione di disegni e stampe di Cristina di Svezia, in Prospettiva, LXXIX (1995), p. 73; M.C. Molinari, La collezione numismatica, in Camillo Massimo collezionista di antichità. Fonti e materiali, Roma 1996, pp. 159-191; Id., I medaglioni, i contorniati e i bronzi di I forma della collezione Reginense-Odescalchi contenuti nel manoscritto Vaticano latino 10831, tesi di dottorato, Università di Roma Tor Vergata, 1997; F. Matitti, Le antichità di casa Ottoboni, in Storia dell'arte, XC (1997), p. 205; S. Feci, "Sed quia ipsa mulier". Le risorse dell'identità giuridica femminile a Roma in età moderna, in Quaderni storici, XCVIII (1998), 33, pp. 275-300; Archivio del collezionismo mediceo. Il cardinal Leopoldo, III, Rapporti con il mercato romano…, a cura di M. Fileti Mazza, Milano-Napoli 1998, passim; I. Herklotz, Cassiano Dal Pozzo und die Archäologie des 17. Jahrhunderts, München 1999, pp. 95-97, 110; M.C. Molinari, Nota sull'antiquaria numismatica a Roma ai tempi del Bellori, in L'idea del bello. Viaggio per Roma nel Seicento con Giovan Pietro Bellori, a cura di E. Borea - C. Gasparri, Roma 2000, II, pp. 562-565; T. Montanari, Giovan Pietro Bellori e Cristina di Svezia, in Art history in the age of Bellori. Atti del Convegno internazionale…, Roma 1996 (in corso di stampa).