GNECCO, Francesco
Nacque a Genova intorno al 1769. Secondogenito di quattro figli, era stato destinato dal padre, Giambattista, all'attività commerciale; manifestò tuttavia sin dalla più tenera infanzia una forte inclinazione per la musica e la poesia, ed ebbe così il permesso di prendere lezioni di violino. Indicato sovente come allievo di D. Cimarosa, studiò più probabilmente con G. Costa e più tardi prese lezioni di contrappunto da L. Mariani a Savona e G. Carbonino a Genova. Nel 1790 sostituì quest'ultimo nella direzione dell'orchestra della cappella di S. Lorenzo, sempre a Genova.
Il primo accenno all'attività musicale dello G. si ha negli Avvisi del 10 dic. 1791 (Genova, Biblioteca universitaria), in cui si legge: "Dimani all'oratorio di Sant'Ambrogio si solennizzerà la festa di detto Santo con l'accompagnamento di una sceltissima orchestra alla gran messa, sotto la direzione del m.o Gnecco".
Allo studio della musica lo G. alternava l'attività di verseggiatore e di attore presso compagnie di dilettanti. Questo lo portò a trascurare i suoi studi, cosicché il padre lo richiamò a Genova; qui, nel 1792, esordì nel campo operistico ottenendo un grande successo con il dramma giocoso Auretta e Masullo ossia Il contratempo, di cui scrisse anche il libretto, rappresentato al teatro di S. Agostino l'8 maggio.
Gli Avvisi del 12 maggio, a proposito di questa rappresentazione, dopo aver lodato cantanti, costumi e scenografia, proseguono: "I replicati evviva poi, che si fecero alla musica, furono un attestato sincero di universal gradimento e di stima al suo compositore Sig. Francesco Gnecco nostro concittadino, che in questa sua prima fatica teatrale, trovandosi nella fresca età di 23 anni ha confermato il pubblico nella giusta opinione, che avevasi de' superiori di lui talenti e della singolar perizia".
In realtà l'opera, nonostante non mancasse di effetti scenici, era musicalmente alquanto convenzionale, essendo caratterizzata da moduli melodici e procedimenti armonici stereotipati. Tuttavia, questa scarsa originalità d'invenzione rispondeva al gusto del pubblico più conservatore.
Il successo di questa sua prima prova gli spalancò le porte dei più famosi teatri italiani ed esteri: nello stesso anno fece rappresentare altre due opere, sempre su proprio libretto: in estate La contadina astuta o La finta semplice, al teatro dei Risoluti di Firenze, e nell'autunno Il nuovo galateo, al teatro della Crosa Larga di Sampierdarena. Il consenso raccolto con queste, e con altre due opere date nell'anno successivo, fu confermato nel carnevale del 1794 con la rappresentazione, al teatro S. Agostino di Genova, di Pigmalione.
Tuttavia, la fama dello G. rimase a lungo legata a un dramma che, come molti del Settecento, aveva per argomento la parodia della vita nel teatro: originariamente in un atto, fu rappresentato come La prima prova dell'opera Gli Orazi e i Curiazi (libretto di G. Artusi, Venezia, teatro di S. Giovanni Grisostomo, 8 luglio 1803). Il libretto fu successivamente rimaneggiato e rimusicato dallo G. in La prova di un'opera seria, in due atti, data al teatro alla Scala di Milano il 16 ag. 1805. Il successo fu immediato e duraturo, tanto che venne messa in scena per più di cinquant'anni nei principali teatri in Italia e all'estero. L'opera incontrò particolare favore in Inghilterra: a Londra venne presentata per la prima volta nel 1831 al King's theatre, interpretata da Giuditta Pasta e L. Lablache; fu riproposta poi nel 1854, e per l'ultima volta nel 1860. Il compositore G. Mazza rimusicò inoltre il celebre libretto dello G., portandolo in scena a Fiume nel 1845 (o Lugano 1846).
Discordanti sono i dati circa l'opera dello G. Clementina e Roberto: la Gazzetta di Genova del 17 genn. 1810 la presentava come "nuova produzione" in riferimento alla rappresentazione data in quell'anno al teatro di S. Agostino; secondo quanto afferma L. Grillo (in Frassoni, II, p. 398), quest'opera era già stata presentata in quel teatro nel 1801, con il titolo Clementina e Roberto o La bella Marmottara; per il Manferrari si tratta invece di un rifacimento con musiche in parte rinnovate di Carolina e Filandro (Roma 1804).
Lo G., oltre a dare buoni frutti nel campo operistico, con opere sia serie sia buffe, si distinse, e non solo a Genova, anche nelle composizioni sacre. Nel 1812 il compositore J.S. Mayr, che si trovava di passaggio a Genova, ebbe modo di apprezzare una sua messa da Requiem. Oltre che come compositore, lo G. mostrò grande versatilità anche nelle lettere, componendo i versi dei libretti di molte fra le sue opere e di quelle di altri compositori: nel 1823 fu rappresentato a Firenze Il voto di Jefte, melodramma di P. Generali su versi dello G. (il libretto, conservato presso la Biblioteca del Civico Museo bibl. musicale G.B. Martini di Bologna, è attribuito erroneamente dal Manferrari a G.M. Foppa).
Lo G. morì tra il 1810 e il 1811 a Milano in povertà, poco prima di terminare l'opera buffa Conversazione filarmonica.
Tra le opere teatrali dello G. si ricordano inoltre: Lo sposo di tre e marito di nessuna (libretto G. Palomba, Milano, teatro alla Scala, marzo 1793); I filosofi in derisione (libretto proprio, Firenze, teatro degli Intrepidi, carnevale 1793); L'indolente (G. Palomba, Parma, teatro Ducale, carnevale 1797); Le nozze dei Sanniti (G. Foppa, Padova, teatro Nuovo, 1797); musiche dei balli Artaserse e Pastorale ne La Lodoïska di J.S. Mayr (Genova, teatro di S. Agostino, primavera 1797); La Virginia (Genova, teatro di S. Agostino, carnevale 1798); Il nuovo podestà (Bologna, teatro Comunale, primavera 1802; come Le nozze di Lauretta, Roma, teatro Valle, 23 maggio 1804; Lisbona, teatro S. Carlo, estate 1807; Madrid, teatro Los Caños del Peral, 1° ott. 1808); I due sordiburlati (libretto proprio, Genova, teatro Falcone, giugno 1798); Il pignataro (Napoli 1799); Adelaide di Guesclino (G. Rossi, Firenze, teatro di via della Pergola, autunno 1800); Alessandro nell'Indie (Livorno, teatro degli Avvalorati, autunno 1800); Vonima e Mitridate (Venezia, teatro La Fenice, primavera 1803, in collab. con S. Nasolini); Il finto fratello (G. Camagna, Venezia, teatro di S. Giovanni Grisostomo, 25 maggio 1803); Arsace e Semiramide (G. Rossi, Venezia, teatro La Fenice, 31 genn. 1804); Il geloso corretto (G. Artusi, Venezia, teatro di S. Giovanni Crisostomo, 18 apr. 1804); Carolina e Filandro (libretto proprio, Roma, teatro Valle, ottobre 1804; Bologna, teatro Comunale, primavera 1805 con il titolo Filandro e Carolina; Dresda 1806, con il titolo Filandro e Alfonsina; Zara, autunno 1821, come Carolina e Filandro ossia I Savoiardi); Gl'incogniti (Vicenza, teatro Eretenio, 1804); L'amore in musica (libretto proprio, Bologna, teatro Comunale, 1° apr. 1805); Gli ultimi due giorni di carnevale (Milano, teatro alla Scala, 7 apr. 1806); I riti dei bramini (Livorno, teatro degli Avvalorati, autunno 1806); Argete (libretto proprio, Napoli, teatro S. Carlo, novembre 1808); I falsi galantuomini (M.A. Prunetti, Milano, teatro alla Scala, 16 ag. 1809); Gli amanti filarmonici (libretto proprio, Milano 1810).
Altre composizioni: tre trii concertanti per clarinetto, violino e violoncello (Vienna s.d.) op. 2; Trois quatuors concertans pour deux violons alto basse (Parigi s.d.) op. 4. Manoscritti: la cantata Tuona a sinistra il cielo (soprano, tenore, coro e orchestra); tre sinfonie; sestetto (due violini, clarinetto, corno, viola e fagotto); due quintetti (con clarinetto); notturno (violino, clarinetto, viola e violoncello); cinque notturni (quartetto d'archi, 1794); otto sonate a quattro (1794); una messa a due voci; alcuni mottetti.
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