FRANCHINO, Francesco
Nacque a Cosenza nel 1500, come si ricava con certezza dall'epitaffio apposto dagli eredi sulla sua sepoltura. La famiglia possedeva terreni e armenti. Il padre Pietro morì nel 1544; ebbe due fratelli e una sorella.
Dopo gli studi nella città natale, lasciò definitivamente la Calabria nel 1524, ma già da qualche anno si trovava a Roma ben inserito negli ambienti letterari della città, dove poteva contare sull'appoggio di illustri conterranei, come Coriolano Martirano e Antonio Telesio.
Con l'elevazione di Alessandro Farnese alla tiara (1534), iniziò un periodo di attività come agente dei Farnese, ai quali doveva avere legato per tempo le sue sorti. Nel novembre 1535 fu probabilmente al seguito di Pier Luigi Farnese, il quale si recò a Cosenza incontro a Carlo V reduce dall'impresa di Tunisi, e di lì lo accompagnò a Roma, passando per Napoli. A questa missione ne seguirono altre.
Al seguito di Ottavio Farnese il F. prese parte alla sfortunata spedizione contro Algeri, condotta da Carlo V alla fine del 1541, e in una lunga elegia narra i momenti cruciali della disfatta vissuti direttamente. Dopo la ritirata dell'esercito imperiale in Spagna, in dicembre, rimase al fianco dello stesso Ottavio, che accompagnò Carlo V in un viaggio attraverso la penisola iberica. Negli anni successivi il F. seguì Ottavio come segretario in Francia e nei Paesi Bassi, nella campagna contro il duca di Clèves; fece parte del corpo di spedizione che Paolo III inviò al comando di G.B. Savelli in Ungheria contro i Turchi e dell'esercito imperiale in Francia.
Nel maggio 1545 era nuovamente in Fiandra. Tra il luglio 1543 e il febbraio 1546 cade un carteggio con Pietro Aretino per conto di Ottavio, con l'obiettivo di reclutare il letterato come panegirista del Farnese, ma non se ne fece nulla a causa delle esose richieste dell'Aretino e dell'avarizia del Farnese.
Nel 1546 il F. non seguì il Farnese, nominato comandante in capo delle truppe inviate dal papa per combattere la Lega smalcaldica: negli anni successivi, fino alla morte di Paolo III, non volle più allontanarsi da Roma per lunghi periodi. Era tra i familiari del papa quando questi morì il 10 nov. 1549. Perduto il grande protettore, rimase fedele agli antichi signori, per i quali svolse il compito di corrispondente da Roma; non sembra peraltro che il nuovo pontefice gli si mostrasse ostile. È probabile che il F., stanco dei lunghi anni di servizio, si legasse al cardinale Ranuccio Farnese, come prova anche la dedica a Ranuccio dei Poemata, usciti nel 1564.
Nel 1556 il F. fu creato da Paolo IV vescovo di Massa Marittima e Piombino su proposta di Alessandro Farnese, che di quella diocesi era amministratore dal 1538. Sulle rendite del vescovato pesava una pensione di 100 ducati a favore del letterato veneziano Bernardo Cappello, anch'egli antico agente dei Farnese. Il F. aveva preso nel frattempo i voti minori, perché nei registri vaticani risulta chierico di Martirano; non mise comunque mai piede nella diocesi, territorio paludoso e inospitale.
Si spense a Roma nel 1559 e fu sepolto nella chiesa di Trinità dei Monti.
I suoi Poemata uscirono in cinque libri nel 1564 dalla tipografia degli eredi di Natale Veneto e di Giovanni Onorio, scrittore di greco della Biblioteca Vaticana. Quattro anni dopo furono ristampati a Basilea da Pietro Perna, accresciuti di un sesto libro con 40 carmi - si tratta dei componimenti posteriori alla princeps - che gli amici del F. consegnarono a sua insaputa all'editore. L'edizione fu corretta da Ottaviano Raveria. Nel 1559 l'opera fu messa all'Indice per l'oscenità di alcuni componimenti. Irreperibili sono le edizioni del 1549 e del 1574 citate da alcune fonti.
In larga parte legate a occasioni e particolari ricorrenze dei propri signori e della cerchia letteraria che attorno a loro si raccoglieva, il F. attinse con accenti più sentiti al registro epigrammatico e a quello elegiaco nelle corone di carmi dedicate alle donne amate, Leucia e Imera, anche se il tenore di esercizio letterario e psicologico ne limitano fortemente il valore documentario.
Più impegnativi e densi di erudizione i poemetti In laudem beati Francisci Paulani e Manna e i carmi odeporici sui paesi visitati durante i viaggi in Europa al seguito degli eserciti imperiali, De Germania, De Gallia, De Hispania, De Belgis.
Poesie del F. sono state edite da J. Gruytère [R. Gherus], in Delitiae Italorum poëtarum, Francofurti 1608; da M. Toscano, in Carmina illustrium poetarum Italorum, V, Florentiae 1719; da G. Falcone, Poeti e rimatori latini, I, Napoli 1902; e da A. Perosa - J. Sparrow, Renaissance Latin verse, London 1979, pp. 268-276.
Fonti e Bibl.: P. Aretino, Il terzo libro delle lettere, Parigi 1609, cc. 50rv, 83rv, 90v-91r, 133v-134rv, 146rv, 175v-176r, 262v, 265c, 270r, 300r, 375rv; G. Guidiccioni, Le lettere, a cura di T. Graziosi, II, Roma 1979, pp. 46, 103; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, col. 728; S. Spiriti, Mem. degli scrittori cosentini, Napoli 1750, pp. 47-50; L. Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, II, Cosenza 1870, pp. 9-12; F. Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, I, Bonn 1883, p. 392; G.B. Di Crollalanza, Diz. storico-blasonico, I, Pisa 1886, p. 99; L. Aliquò Lenzi, Gli scrittori calabresi, Messina 1913, p. 153; L. Nicoletti, Un umanista cosentino del Cinquecento, F. F., Cosenza 1919; G. Ellinger, Italien und der deutsche Humanismus in der neulateinischen Lyrik, Berlin-Leipzig 1929, pp. 255 ss.; A. Guaglianone, Un umanista cosentino: F. F., in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, XVII (1948), pp. 123-131; Id., Un poemetto sconosciuto su s. Francesco di Paola dell'umanista cosentino F. F., in Atti dell'Acc. Pontaniana, n.s., XIII (1964), pp. 239-255; L. von Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1959, p. 640; VI, ibid. 1963, p. 9; M. Turchi, F. F., Cosenza 1969; B. Croce, Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento, Bari 1970, pp. 171-192; G. Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 237; Iter Italicum, II, pp. 356, 380.