FRANCESCO d'Antonio del Chierico (Cherico)
Nacque a Firenze nel 1433 da Antonio di Francesco detto il Chierico e da monna Giemma. Dell'apprendistato di F. si conosce solo l'esordio come orafo, pratica abbastanza diffusa fra gli artisti fiorentini dell'epoca. Come orafo è ricordato negli elenchi della Compagnia di S. Paolo, alla quale si iscrisse il 12 febbr. 1452. La sua presenza all'interno della confraternita fiorentina è costantemente registrata, con qualche breve interruzione, fino alla morte. F. ricoprì varie cariche all'interno della confraternita - frequentata anche da Lorenzo de' Medici - e ne fu governatore a più riprese, dal 1466 al 1484 (Levi D'Ancona, 1962, pp. 112-114).
A soli ventidue anni era già un affermato maestro se nel 1455 fu incaricato di miniare Le Deche di Tito Livio per il re di Napoli Alfonso d'Aragona, identificate da Ames-Lewis (1978, p. 390) in tre volumi della Biblioteca nazionale di Firenze (Mss., B.R., 34-36); pagamenti relativi sono registrati da febbraio a marzo 1455 (Corti - Hartt, 1962). Il prestigioso incarico ricevuto da F. per il tramite di Vespasiano da Bisticci, in rapporto con l'agente del re Bartolomeo di Paolo Serragli, dimostra che la sua fama come miniatore valicava ormai i confini di Firenze. Secondo Garzelli (1985, pp. 163 s.) F. disponeva già da allora di una efficiente bottega per condurre a termine i suoi disegni e realizzare le decorazioni a margine.
Fra le opere giovanili, databili al 1455, vanno annoverati due libri d'ore, frutto della collaborazione tra F. e Zanobi Strozzi. Nel primo (New York, Alexandre Rosenberg Collection) i due miniatori si ripartiscono il lavoro più o meno equamente; nel secondo (Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 457) solo l'Annunciazione spetta a Zanobi, mentre le rimanenti miniature sono opera di F. e mostrano una apertura alle più moderne tendenze della cultura figurativa del tempo (Garzelli, 1985, pp. 240 s.). Dello stesso periodo è la Vita di Niccolò V (Firenze, Biblioteca Laurenziana, pluteo 66.22) datato 1455 nell'explicit.
Già in queste prime prove F. dimostra di rinnovare la tradizione della miniatura per la nuova concezione del paesaggio, ricco di notazioni realistiche, ampio e luminoso, per la resa della figura in movimento, studiata nelle pose e nelle espressioni, per l'inesauribile capacità inventiva e la freschezza narrativa. La frequentazione dell'ambiente mediceo, la padronanza dei temi umanistici e l'attenzione verso i pittori contemporanei diedero a F. l'opportunità di sperimentare un linguaggio autonomo e creativo, di commento più che di illustrazione al testo letterario.
Per il cardinale Donato de' Medici F. avrebbe miniato, secondo Garzelli (1985, pp. 101 s.) la serie dei corali per il duomo di Pistoia, datati al 1457 e con iscrizione dedicatoria; sempre per i Medici, nello stesso anno, una Tebaide di Stazio, stando ad una lettera di Vespasiano da Bisticci a Piero de' Medici. Fra le numerose opere classiche miniate in quegli anni, che riflettono puntualmente il clima umanistico e antiquariale nell'accurata scelta delle immagini, i due esemplari della Naturalis Historia di Plinio (Firenze, Biblioteca Laurenziana) sono documentati ad annum: le lettere di Vespasiano a Piero di Cosimo de' Medici ci informano del progredire dell'opera dal 19 aprile al 19 maggio 1458. Il codice 82.3 è interamente eseguito da F., mentre l'82.4, benché firmato in greco "Frankiskos", è autografo solo nel foglio del titolo. F. si firma una seconda volta in un altro importante codice classico eseguito per Piero de' Medici: il Plutarco in due volumi (Firenze, Biblioteca Laurenziana, plutei 65.26 e 62.27). Le illustrazioni dei volumi costituiscono uno dei contributi più elevati alla miniatura rinascimentale sia per sperimentazione sia per invenzioni, come nel Teseo con il Minotauro, dove F. eguaglia Antonio Pollaiolo nella padronanza della rappresentazione della figura umana.
La stima di cui F. godeva era tale che le sue miniature divennero beni d'esportazione a scopi diplomatici. Nel 1461 Luigi XI fu incoronato re di Francia e i Medici inviarono come dono al nuovo sovrano una Vita di Carlo Magno scritta da Donato Acciaiuoli e miniata da F. (Cambridge, Fitzwilliam Museum, ms. 180).
In quegli anni gli impegni si moltiplicarono: nel 1461 F. fu coinvolto, insieme con Filippo di Matteo Torelli e Ricciardo di Nanni, in un'altra committenza medicea: i corali della badia fiesolana. I documenti registrano pagamenti dall'11 febbr. 1461 al 27 apr. 1465, e la mano del maestro e della sua scuola è facilmente identificabile in numerosi antifonari (Firenze, Arch. capitolare di S. Lorenzo: B 201, C 202, D 203, F 205, H 207, I 208, K 209) dove la felice resa del paesaggio, dei volti e degli atteggiamenti, testimoniano dei rapporti di F. con la pittura e la scultura coeve (Landi, 1977, p. 933). La monumentalità di impostazione delle figure, unita a una costante ricerca in senso dinamico e spaziale, costituisce uno dei contributi più originali e innovativi di Francesco.
Il 4 luglio 1463, su iniziativa dell'arte della lana, gli operai del duomo di Firenze incaricarono F., insieme con Zanobi Strozzi, di miniare due antifonari. I sontuosi codici, portati a termine nel 1472, si conservano presso la Biblioteca Laurenziana (Edili, 148-151). Il documento di allogazione ripartisce i compiti fra i due miniatori con dovizia di dettagli, precisando che a F. spettano sette scene e a Zanobi quattro (Levi D'Ancona, 1988, p. 147). I corali di S. Maria del Fiore sono un unicum nella storia della miniatura fiorentina per la grandiosità dei formati e l'originalità d'esecuzione e per il fatto che sono presenti le iscrizioni dei nomi degli edili - gli amministratori dell'Opera del duomo - a suggello dell'ufficialità dell'impresa (Garzelli, 1985, pp. 113-118). Nel 1468 la morte di Zanobi Strozzi mise F. in condizioni di dirigere l'officina libraria produttrice degli antifonari: il programma si ampliò e a F. si affiancarono altri maestri fra cui Filippo di Matteo Torelli, Attavante degli Attavanti, Davide o Domenico Ghirlandaio agli esordi, Cosimo e Francesco Rosselli, a dimostrazione di una convergenza di interessi fra pittori e miniatori.
Nel 1472 F. miniò altri corali per una importante istituzione religiosa fiorentina: il Graduale B e il Graduale C per la Ss. Annunziata, di cui sono documentati i pagamenti (Taucci, 1933).
Dopo Piero de' Medici, Lorenzo il Magnifico diventò il committente cui indirizzare le prove più impegnative: i Trionfi del Petrarca del 1476 (Parigi, Bibliothèque nationale, Fonds Ital. 548), commentati da Jacopo di Poggio, sono l'esempio più illustre per originalità iconografiche e qualità esecutive (Garzelli, 1985, p. 119).
I Trionfi furono un terreno di sperimentazioni continue; nell'arco della sua carriera F. ne realizzò ben tredici, ricchi di varianti e di fantasiose invenzioni: la tematica amorosa della coppia di amanti nel paesaggio, ad esempio, prelude a futuri sviluppi nella pittura fiorentina. Questo rinnovamento nella concezione del corredo illustrativo costituì un evidente omaggio ai gusti del committente, celebrato con numerosi ritratti.
Che F. fosse il miniatore prediletto di Lorenzo emerge anche da altri episodi: nel Petrarca del 1457 (Parigi, Bibl. nationale, Fonds Ital. 545) il "poeta nello studiolo" a c. 12 cita espressamente il S. Girolamo nello studio di J. van Eyck che F. poté vedere nelle collezioni medicee. Il rapporto fra Lorenzo e F. non fu però esente da dissapori: a causa sua, nel 1472 F. rischiò l'espulsione dalla Confraternita di S. Paolo (Levi D'Ancona, 1962, p. 110).
La produzione di F. è diretta in questi anni alle principali personalità politiche e culturali d'Europa: nel 1475 miniò un Livio per Ferdinando d'Aragona (Valencia, Biblioteca universitaria, ms. 756), un Tolomeo per Borso d'Este in cui F. mostra cognizioni scientifiche e abilità come cartografo (Parigi, Bibl. nationale, Fonds Lat. 4801), nonché numerosi codici per Mattia Corvino. L'altro committente che poteva competere con Lorenzo il Magnifico per esigenze e ampiezza d'interessi fu Federico da Montefeltro, per il quale F. miniò il De varietate Fortunae di Poggio Bracciolini, ritratto di profilo con penetrante verità e Le Disputationes Camaldulenses di Cristoforo Landino, con dedica al "principe illustrissimo" (Biblioteca apostolica Vaticana, Urb. lat. 224 e 508). Il capolavoro di F. per quest'ultimo è la Bibbia in due volumi della Biblioteca apostolica Vaticana (Urb. lat. 1 e 2).
Quando Vespasiano da Bisticci coinvolse F. nell'esecuzione della Bibbia per Federico, forse fin dal 1476, egli era l'indiscusso caposcuola della miniatura a Firenze e poteva vantare una prestigiosa produzione che si estendeva dal minuscolo libro d'ore al grandioso antifonario, spaziando dai testi sacri a quelli umanistici. La scelta delle immagini e il programma iconografico riflettono un intento esegetico che sottolinea i temi del giusto governo, della legge e della morale, consoni al committente-destinatario duca di Montefeltro. Alla luce della cultura filosofico-cristiana e del recupero di Aristotele in senso etico-politico da parte della Firenze umanistica, vanno interpretate anche le scene figurate che esemplificano tale orientamento. F., così come era accaduto per gli antifonari della Laurenziana, diresse una équipe di pittori e miniatori: Domenico e Davide Ghirlandaio, Cosimo Rosselli a fianco di Attavante e Biagio d'Antonio.
Nel 1477 F. fu designato perito, insieme con Attavante, per stimare le miniature eseguite da Mariano del Buono (Levi D'Ancona, 1962, p. 111). Gli ultimi dati su F. riguardano la sua attività nella Compagnia di S. Paolo: fu governatore dal 1480 al 1484, anno della morte, avvenuta il 17 ottobre, a Firenze, dove fu sepolto nella chiesa del Ceppo. Si ha notizia di un figlio che gli premorì e fu sepolto nella chiesa di S. Nicolò a Firenze.
Fonti e Bibl.: G. Milanesi, in Vasari, Le vite (1568), II, Firenze 1878, p. 521 n. 1; P. D'Ancona, La miniatura fiorentina, Firenze 1914, I, pp. 59-65; II, pp. 375-469; P.R. Taucci, I corali miniati della Ss. Annunziata di Firenze, in Studi storici sull'Ordine dei servi di Maria, I (1933), pp. 150-153; G. Corti - F. Hartt, New documents…, in The Art Bulletin, XLIV (1962), pp. 160, 163; M. Levi D'Ancona, Miniatura e miniatori a Firenze dal XIV al XVI secolo, Firenze 1962, pp. 108-116; E. Steingraber, Zwei "Libri d'ore" des Lorenzo Magnifico, in Studien zur toskanischen Kunst, München 1964, pp. 303-313; A. Caleca, Un codicetto di F. d'A. del C., in Critica d'arte, XII (1965), pp. 50-56; S. Daneu Lattanzi, I manoscritti… italiani della Biblioteca Bodleiana di Oxford…, in Bollettino d'arte, LVII (1972), p. 48; A. Garzelli, Codici miniati laurenziani. Appunti per un catalogo. 1, in Critica d'arte, XL (1975), 143, pp. 19-38; Id., Codici miniati… 2, ibid., 144, pp. 25-40; Id., La Bibbia di Federico da Montefeltro, Roma 1977; E. Landi, I corali medicei della Badia fiesolana. I: I documenti, in Prospettiva, 1977, n. 8, pp. 7-17; Id., I corali medicei della Badia fiesolana. II: Le miniature di F. d'A. e di Ricciardo Nanni, ibid., n. 10, pp. 31-39; F. Ames-Lewis, The earliest documented manuscript decoration by F. d'A. del C., in The Burlington Magazine, CXX (1978), pp. 390-393; A. Garzelli, Sulla fortuna del Gerolamo mediceo del van Eyck…, in Scritti… in onore di R. Salvini, Firenze 1984, pp. 347-353; Miniatura fiorentina del Rinascimento 1440-1525. Un primo censimento, a cura di A. Garzelli, Firenze 1985, I, pp. 101-164; A. Garzelli, Zanobi Strozzi, F. di A. del C. e un raro tema astrologico nel Libro d'ore, in Renaissance studies in honor of C.H. Smyth, Florence 1985, 2, pp. 237-252; Id., Note su artisti nell'orbita dei primi Medici…, in Studi medievali, XXVI (1985), pp. 435-482; A. Padoa Rizzo, Pittori e miniatori a Firenze nel Quattrocento, in Antichità viva, XXV (1986), 5-6, pp. 5-15; M. Levi D'Ancona, Appunti d'archivio. L'anagrafe di F. d'A. del C., in Miniatura, I (1988), pp. 145-147; G. Mori Beltrami, Manoscritti corviniani alla Biblioteca capitolare di Verona…, in Atti e mem. dell'Accad. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, CLXIV (1987-88), pp. 259-271 e passim; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 464 (s.v. Cherico, Francesco d'Antonio); E. Colnaghi, A dictionary of Florentine painters, London 1928, p. 70 (s.v. Cherico, Francesco d'Antonio).