CAETANI, Francesco
Nacque a Roma il 17 apr. 1738 da Michelangelo (I), duca di Sermoneta, e da Carlotta Ondedei Zonga. Della sua formazione culturale si hanno notizie molto scarse che, peraltro, lasciano supporre un curriculum di studi piuttosto approssimativo: tra il 1752 e il 1756 studiò a Napoli nel monastero di Monte Oliveto sotto la guida dell'abate Romano Testa e, successivamente si dedicò a sporadiche letture di opere storicogiuridiche. Dopo essere stato affidato alla sorella Costanza, principessa dell'Ariccia, per essere iniziato alla vita di società, il C. si ritrovò ben presto ad essere il capo della sua famiglia, che nella seconda metà del Settecento godeva ancora di un prestigio assicurato dalla ragguardevole fortuna immobiliare. Il 4 maggio 1757, infatti, il padre gli rinunziò il titolo e il ducato di Sermoneta, di cui egli prese possesso il 7 giugno 1760. Ma nel momento in cui sarebbe stata necessaria una guida salda e illuminata per rinnovare un patrimonio e uno Stato ancora cospicui, il C. non fu in grado di far fronte alle molte difficoltà in cui il feudo di Sermoneta già dai primi del Settecento si dibatteva: infatti "preso chebbe il duca Francesco le redini di questo governo, per esser fresco d'età e non inteso degli affari del mondo, stimò buon partito riporre li propri interessi e la cura de' vassalli in mano d'alcuni ministri da lui e da altri creduti a proposito; ma la cosa è riuscita tanto al rovescio de' loro savissimi pensieri, che anzi, camminando gli affari dell'uno e degli altri al maggiore precipizio, non vedesi risultarne altro che dispendi inutili" (Pantanelli, p. 231). Nacquero inoltre lunghe vertenze con le comunità locali, come Cisterna, poco disposte a tollerare un governo ancora insensibile alla necessità di rivedere i vecchi privilegi, i vecchi schemi su cui nel passato i Caetani avevano fondato la loro politica amministrativa. Ma il C. piuttosto che preoccuparsi di queste gravose responsabilità, da lui scarsamente avvertite, le andò a poco a poco eludendo con impegni di carattere mondano e culturale.
Intorno al 1780 si accentua la sua presenza nei salotti letterari romani, scelti con preferenza tra quelli dove le discussioni puramente letterarie e filosofiche si alternavano a dibattiti su argomenti scientifici. Egli vi portava una buona conoscenza della più aggiornata produzione letteraria europea, di cui la ricca biblioteca privata conserva le opere fondamentali. Ma si ha l'impressione che quell'approccio con la nuova cultura rimanesse sempre un fatto puramente marginale, senza che nessuno dei postulati innovatori dell'esperienza illuministica trovassero presso di lui una profonda e intelligente comprensione. Nella sua apertura alla problematica del tempo traspare sempre qualcosa di improprio e di insufficiente, come se a guidarlo in questi orientamenti culturali fosse non tanto una scelta di fondo, ma poco più di un'effimera esigenza di decoro.
Ma, se non altro, questi generici interessi culturali si espressero in forme concrete di mecenatismo, che valsero al C. una certa fama tra gli intellettuali romani del secondo Settecento. Il Renazzi (Storia dell'Università di Roma, IV, Roma 1806, p. 299) fa risalire a lui "il pregio di aver il primo al nostro tempo eseguito la lodevole idea di formare in Roma una specola, confacevole all'uso di farvi osservazioni astronomiche".
L'osservatorio fu impiantato nel 1778 nel palazzo Caetani alle Botteghe Oscure, con la collaborazione del fratello Onorato, e l'assistenza del padre Audiffredi, direttore dell'osservatorio astronomico della Minerva. Ma dettero la loro esperta consulenza anche il padre Boscovich e l'abate Slop dell'università di Pisa. In breve tempo, sia per l'impostazione tecnica sia per l'attrezzatura scientifica, l'osservatorio Caetani divenne un'istituzione di una certa importanza, a cui non mancavano mai visite di viaggiatori o di studiosi di passaggio per Roma. La direzione di esso fu assunta dapprima dall'abate Luigi De Cesaris, allievo dello Slop, poi passò all'astronomo Atanasio Cavalli, un carmelitano chiamato alla cattedra di fisica del Collegio Romano dopo la soppressione della Compagnia di Gesù. A partire dal 1785 venne anche pubblicato un regolare bollettino dal titolo Effemeridi astronomiche calcolate al mezzogiorno tempo vero nel meridiano di Roma ad uso della Specola Caetani…, di cui fino al 1797 fu direttore l'ex gesuita portoghese Eusebio da Veiga. Sotto la successiva direzione di Feliciano Scarpellini, professore di fisica nel Collegio Romano, all'osservatorio venne aggregata l'Accademia di studi fisicomatematici, che ebbe sede presso il collegio Umbro Fuccioli di cui lo Scarpellini stesso era rettore. Tale accademia, interrotta la sua attività durante Poccupazione francese del 1798-99, grazie all'apporto finanziario del C. poté essere restaurata e venne inaugurata nel palazzo Caetani alle Botteghe Oscure il 16 apr. 1901, con un magniloquente discorso del matematico Gioacchino Pessuti. Proprio la presenza tra le fila degli accademici di personalità che, come il Pessuti, avevano dato convinta adesione al regime repubblicano creò qualche difficoltà quando, in un momento di particolare tensione, il governatore di Roma convocato il C. "segnò con una crocetta sette nomi dei soci inscritti nell'albo accademico, e gl'intimò di cassarli" (D. Carutti, Breve storia dell'Accademia dei Lincei…, Roma 1883, p. 112). Ma il duca fu irremovibile nel rifiuto e acquistò fama di intransigente protettore dell'accademia; nel 1807, quando ad essa venne dato, con una nuova sede - quella del collegio Umbro Fuccioli -, il nome poi definitivo di Accademia dei Lincei, il C. acclamato pomposamente "restitutor Lynceorum" venne proclamato presidente perpetuo.
Di una certa propensione per le accademie, del resto, egli aveva già dato prova quasi negli stessi anni fondando l'Accademia Esquilina di cui fu a capo nei brevissimi anni in cui essa visse tra il 1795 e il 1901. Assolutamente irrilevanti, come sembra certo, furono i risultati di questo tranquillo e ristrettissimo cenacolo letterario, che tra i fondatori annoverava, oltre al C., Francesco Battistini, Giuseppe Capogrossi, Gaetano Grassetti ed Enrico Caetani. Circa gli scopi dell'istituzione, lo statuto ricorda che "i prelodati soggetti unitamente a molti colti uomini si dilettavano di unire la recita delle loro produzioni alla lezione di parecchi celebri autori, e segnatamente dei tomi d'Arcadia" (Leggi dell'Accademia Esquilina…, Roma 1799, p. 13). Scarsissimi, forse, e del tutto ignoti i frutti letterari usciti da queste periodiche sedute: ma è probabile che alle "produzioni" più importanti venisse concesso l'onore della pubblicazione presso la stamperia Caetani, la piccola officina tipografica che il C. aveva allestito nel proprio palazzo alle Botteghe Oscure per la stampa dei bollettini astronomici e successivamente trasferita nella villa di S. Maria Maggiore e messa a disposizione dei suoi colleghi accademici. Pochissimo attiva e definitivamente dispersa dopo la morte del C., la tipografia era affidata allo stampatore Giambattista Gonzales che vi stampò anche qualche opera di un certo respiro come le Opere toscane di Luigi Alamanni (1806), sebbene l'attività della tipografia sembri essersi limitata sostanzialmente alla pubblicazione di scritti riguardanti da vicino la famiglia Caetani (come la Recensio plantarum, Romae 1803, repertorio scientifico di tutte le piante esistenti presso la villa esquilina redatto dal naturalista Antonio Valenti).
Il C. svolse anche una modesta attività letteraria in seno all'Arcadia (di cui fu membro con il nome di Rosmilio Pamesiano) ove pronunciò il discorso in lode del padre Appiano Buonafede che era stato suo amico e consigliere (Adunanza tenuta dagli Arcadi nella sala del serbatoio il dì 15maggio 1794 in lode del defunto Agatopisto Cromaziano P. abate D. Appiano Buonafede…, Roma 1794). Degna di ricordo è la generosa protezione accordata ad artisti quali Pompeo Batoni e soprattutto Antonio Cavallucci, al quale vennero affidati importanti lavori nel palazzo Caetani. Né, tra i meriti del C., va dimenticato l'impegno per tutelare l'importantissimo archivio di famiglia che a Sermoneta, dove si trovava, rischiava di essere irreparabilmente danneggiato: il 7 marzo 1769 venne trasferito a Roma con saggia decisione perché qualche decennio dopo (25 luglio del 1798) la rocca sermonetana venne saccheggiata dai soldati francesi.
Il C. morì a Roma il 24 ag. 1810.
Fonti e Bibl.: Numerose notizie sul C. sono nel Giornale delle cose rimarcabili nel felice governo dell'Ecc.mo Signor Don F. C., ms. presso l'Archivio Caetani, Misc.331/190(copie nello stesso Archivio Misc.332/194 e 368/607), un ampio diario dall'anno 1757 al 1775 redatto dal segretario del C., il letterato Giuseppe Ceppitelli. Esso è però scarsamente utilizzabile per l'impostazione estremamente enfatica ed encomiastica che impone di accogliere i dati con molta prudenza. Fonti più utili sono i carteggi conservati nel medesimo Archivio, Fondo generale.Di queste edi altre fonti manoscritte dà un ragguaglio G. Caetani nella scheda biografica del C., in Caietanorum genealogia, Perugia 1920, p. 88. Si veda pure la breve commemorazione in Giornale del Campidoglio, 5 sett. 1810, p. 416.Sui rapporti con il Cavallucci: G. B. Vinci, Elogio storico del celebre pittore A. Cavallucci…, Roma 1795;G. G. De Rossi, Vita di A. Cavallucci da Sermoneta pittore, Venezia 1796;e inoltre una memoria di L. De Cesaris, in Archivio Caetani, Fondo generale, 1777 marzo, n. 92089.Sulla specola: L. Fiorani, Onorato Caetani. Un erudito romano del Settecento, Roma 1969, pp. 88ss. (con bibliografia). Mancano notizie sulla tipografia Caetani: qualche rapidissimo cenno in A. Valenti, Recensio plantarum villa atque horto praesertim botanico Francisci Caetani ducis comprehensarum…, Romae 1803, p. VI. Della sua attività di governo si hanno accenni sparsi in P. Pantanelli, Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sormoneta in distretto di Roma, II, Roma 1911, pp. 200, 231.