BINDONI, Francesco
Figlio maggiore di Alessandro, fu anch'egli editore, tipografo e libraio a Venezia, durante il sec. XVI. Seppure sia possibile che sia nato nell'Isola Bella del Lago Maggiore, è molto più probabile che abbia avuto - come tutti gli altri Bindoni della seconda generazione - i natali, nei primi anni del secolo, a Venezia, quando già Alessandro vi si era trasferito. Finché questi visse, il nome del B. non compare nelle edizioni paterne. La prima edizione sottoscritta "Francesco di Alessandro Bindoni" compare nel 1523: è Il perché di Girolamo di Manfredi, operetta assai popolare in quei tempi. Le edizioni datate 1524 sono anche esse cose di poco conto: cantari di argomenti vari, facezie in rima, curiosità, libretti ascetici. Se ne possono ricordare alcune: Ottinello e Giulia,Lodovico e Beatrice,La sala di Malagigi,Frottole di più autori,Lamento di una giovanetta,Non aspetto giammai (raccolta di ballate),Vita di san Nicolao, Governo di famiglia,Itinerario de Ierusalem,Sermones cuiuscumque generis di G. D. Circondello (tarda ristampa di una edizione del Soncino, già più volte replicata a Venezia e Firenze).
Nel 1524 si costituisce la società regolare "Francesco di Alessandro Bindoni e Maffeo Pasini compagni", con bottega "presso la parochia de san Moysè nelle case nove Iustiniane"; la società adottò come marca editoriale ed insegna "l'Angelo Raphael".
Quale destino abbia allora avuto la primitiva azienda fondata dal padre Alessandro nel 1505 non è accertato: sembra probabile che il B. l'abbia ceduta allo zio Agostino, giacché questi usò la marca "della Giustizia" ed il figlio suo Marco (sul cadere del secolo) si trova "librarius ad signum Iustitiae de contrata sancti Salvatoris". Durante i primi anni di vita della società Bindoni-Pasini il B. continuò ancora una ridotta attività tipografica in proprio, stampando sia per suo conto, sia per conto di Giovan Battista Pederzani e degli eredi di Ottaviano Scoto. Ma dopo il 1527 questa attività indipendente cessò.
I due soci si limitarono a ristampare testi affermati, opere di smercio facile e sicuro. Larghissimo posto diedero nella loro editoria ai poemi e romanzi cavallereschi, certamente perché molto richiesti: numerose furono le loro edizioni del Furioso; della seconda redazione diedero la terza replica (1525), della quale oggi si conosce un solo esemplare, come da un solo esemplare è conosciuta la loro ristampa del 1528, cui seguirono le altre del 1530 e del 1531. Della redazione definitiva stamparono tre repliche: 1533, 1540, 1542. Dell'Ariosto stamparono inoltre tutte le commedie: la Cassaria (in prosa) nel 1526 e nel 1538,Il negromante (1540),La Lena (1535 e 1538),I Suppositi (in prosa) nel 1526. Ristamparono il poema del Boiardo con i libri aggiunti dall'Agostini (1525-26, 1527, 1530). Dalla loro bottega uscirono le ristampe dei Reali di Francia (1532 e 1537),Guerino il meschino (1535),Trebisonda (1525 e 1528),Troiano (1528 e 1536),Regina Ancroia (1526 e 1537),Dragoncino (1525),Morgante di L. Pulci (1525, 1530, 1537, 1541),Ciriffo Calvaneo di Luca Pulci,Il Belisardo di M. Guazzo (1528),Mandricardo inamorato di M. Bandarini (1535),Il Mambriano di F. Bello (1527-28),Rinaldo furioso di M. Cavallo (1526),Guidon selvaggio di A. Legname (1535),L'Antheo gigante di F. Lodovici (1534),Trionfi di Carlo (1535-36) e Il Sacripante di L. Dolce (1536),La Leandra di P. Durante (1525, 1536). Del Boccaccio ristamparono il Decameron (1529, 1533 e 1541 per conto di Curzio Navò), il Laberinto d'amore (1529), la Fiammetta (1527), il Filocolo (1530). Nel 1538 e nel 1539 ristamparono il volgarizzamento della Bibbia di A. Brucioli; nel 1551 i Fioretti della Bibbia, e più volte le Meditazioni sulla Passione di Gesù dello pseudo-Bonaventura (1526, 1531, 1537, 1538). Altre opere ascetiche - tutte ristampe - uscite dai loro torchi sono La vita di Gesù e della Madonna (1533), testo di ignoto, a stampa fin dal 1474, l'Imitazione di Cristo (1531 e 1534), il Transito di san Girolamo (1529), il Giardino di orazione attribuito a Nicolò da Osimo (1553), il Confessionale del Caviceo (1529) ed altre di minor conto. Numerose sono state le loro edizioni di romanzi, novelle, rime giocose, poemetti di vario argomento, come Le facezie di Poggio Bracciolini, volgarizzate da ignoto (1526 e 1547), il Libro del peregrino del Caviceo (1531), le rime di Serafino Aquilano,Ecatomphila di L. B. Alberti (1539), la Discordia d'amore e gli Errori d'amore di M. Guazzo (1526),L'origine dei proverbi del Cornazzano (1528 e 1530), la Notomia d'amore dell'Albicante (1539), del quale stamparono anche la Storia delle guerre del Piemonte (1539), che diede origine ad una aspra polemica con l'Aretino. Considerato il loro genere di editoria, assolutamente imprevedibile appare nel 1528 la loro ristampa del Missale Romanum glacoliticum, seconda edizione dopo la prima - veneziana anch'essa - datata 22 genn. 1483 e stampata da un tipografo non identificato per i frati francescani delle chiese slovene che seguivano il ritum Romanum. I bellissimi tipi che fece disegnare e fondere il Torresano per il suo Breviarium Romanum glacoliticum del 1493 sono stati usati dai Bindoni-Pasini per questo Missale, che è risultato di singolare bellezza, freschissimo nei caratteri, di perfetta eleganza nella disposizione delle pagine.
Quante siano state le edizioni stampate dai due soci è difficile precisare allo stato attuale delle ricerche bibliografiche sulla stampa italiana del Cinquecento: E. Pastorello e - sulla sua scorta - F. Ascarelli ne limitano il numero a centodieci, ma sono state certamente più del doppio.
Non si conosce la data di morte del B., avvenuta certamente dopo il 1554.
È da tener presente che un altro FrancescoBindoni ebbe stamperia a Venezia durante il sec. XVI, ma di lui sino ad oggi non si sono trovate tracce in carte di archivio: Stampe sottoscritte da un Francesco Bindoni sono conosciute, infatti, sino all'anno 1599, quando il B. - essendo, come s'è detto, nato attorno al 1800 - non avrebbe potuto essere più in grado di lavorare. Rimane dubbio l'anno in cui questo Francesco il Giovane cominciò la sua attività. Due soli bibliografi italiani ne accennano: E. Pastorello, che - seppur dubitativamente - gli assegna tutte le edizioni sottoscritte con quel nome dal 1553 al 1599, e F. Ascarelli, che accetta tali conclusioni.
Tra il 1553 ed il 1561 le edizioni a nome di Francesco Bindoni sono oltre quindici; tra esse sono degne di menzione la Cronica di M. Guazzo (1553), la traduzione di L. Domenichi degli Elogia del Giovio (1558, 1560), le due ristampe dei Compassionevoli avvenimenti di Erasto (1558, 1559), il Rationale divinorum officiorum di J. Belethus (1561) e la traduzione dell'opera del Magnus Olaus, vescovo di Upsala,Storia dei costumi de' popoli settentrionali (1561), nonché un Rituale clericorum dello stesso anno. Dal 1561 al 1572 non sono ancora state reperite edizioni a nome di Francesco Bindoni, mentre dal 1572 inizia una serie di stampe sottoscritte "apud Franciscum & Gasparem Bindonum fratres" ed anche "apud Franciscum Gasparem & fratres Bindonum". Non sono molte: la prima sembra quella delle Contradictiones,dubia et paradoxa in libros Hippocratis di Rorarius Nicolaus (1572), una traduzione dei De institutione bene vivendi per exempla sanctorum di M. Marullo, fatta da R. Nannini (1580), un Breviarium Romanum (1579), replicato nel 1583. Le ultime stampe ove compare il suo nome assieme a quello del fratello sono datate 1598 e 1599.
Di questo Gaspare, fratello di Francesco il Giovane, si possono segnalare, oltre alle edizioni sottoscritte con Francesco,Historia catholica de' nostri tempi, traduzione italiana di G. Horologgi della compilazione di S. Fontaine (1563); nel 1576 stampò il primo tomo delle Opere di Aristotele, mentre gli altri furono impressi presso la "Officina Salicatiana" (Altobello Salicato); nel 1570 il terzo volume dei Consilia di Paolo da Castro fu stampato "apud G. Bindoni & socios" (che erano G. B. Guarisco e fratelli e I. Piccaia, che avevano preparato i primi due volumi dell'opera). Del De febribus opus fu solo editore, ed uscì "Apud G. Perchacino expensis G. Bindoni 1576". Assieme a P. Longo pubblicò Sylua allegoriarum sacrae scripturae di Hyeronimus Lauretus (due volumi, in 4º, 1575).
Un secondo Gaspare ebbe negozio a Venezia sul finire del sec. XVI e nei primi anni del XVII, ma fu più libraio che tipografo: "ad istantia di Gaspare Bindoni il giovane" e "apud G. Bindoni iuniorem" si legge in fine del trattato di G. Tagliacozzo De curtorum chirurgia per insitionem (1597) e della commedia IlDiogene (1598) del Caliginoso Accademico Gelato (M. Zoppio). Con i tipi di F. Prati e in società con Zacharia Horatius aveva pubblicato un volumetto nel 1596. Due edizioni del 1598 e 1599 recano la menzione: "ad istantia di Gaspare Bindoni il giovane".
Fonti e Bibl.: Arch. Stato di Venezia,Senato,Terra, reg. 61, c. 10; Venezia, Civico Museo Correr,Cod. Cicogna 3044,ad annum 1524; I. Kukuljević Sakcinski,Bibliogr. hrvatska, Zagreb 1860, pp. 5, 38; E. Motta,Uno stampatore del Lago Maggiore a Venezia, in Boll. stor. della Svizzera ital., XIV (1892), p. 199; P. Kristeller,Die italienischen Buchdrucker-und Verlegerzeichen, Strassburg 1893, p. 74, n. 195; E. Pastorello,Titografi editori librai a Venezia nel sec. XVI, Firenze 1924, p. 11; Id.,Bibl. storico-analitica della stampa in Venezia, Venezia 1933, n. 104; W. H. I. Weale-H. Bohatta,Bibliographialiturgica: catalogusmissaliumritus Latini, Londini 1928, n. 1333; F. Ascarelli,La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, pp. 176, 178; J. Norton,Italian printers: 1501-1520, London 1958, p. 130. Su Gaspare il Vecchio e il Giovane, cfr.: Venezia, Civico Museo Correr,Elenco di tipografi e librai di Venezia, c. 2; Ibid.,Libro delle minute della schola dell'arte dei tipografi e librai di Venezia,ad annum 1571; G. Fumagalli,Di un nuovo libro sulle insegne tipografiche, in Riv. delle biblioteche, II (1889), pp. 33 ss. Ancora, Pastorello,ibid., p. 13, e Ascarelli,ibid., p. 49.