BELLONI, Francesco
Nacque a Roma nel 1772 da famiglia agiata; contro la volontà del padre, che voleva si desse alla carriera ecclesiastica, si dedicò all'arte. Allievo della scuola del mosaico del Vaticano, la sua vocazione di mosaicista si maturò nella Roma di Pio VI, dove, nel fervore archeologico, rifiorivano le arti antiche della glittica e del mosaico.
Nel 1798 il B. si recò in Francia, come è confermato da una lettera del 7 giugno dello stesso anno, nella quale il cittadino J.-B. Dubois del ministero dell'Interno raccomanda caldamente il mosaicista all'amministratore della manifattura della Savonnerie perché gli venga data la possibilità di aprire in quello stábile uno studio di mosaico (Arrivée de B. à Paris, in Nouvelles Archives de l'art français, 1874-1875, p. 353). L'amministratore non accolse la raccomandazione, ma il B. successivamente ottenne di sistemarsi in altri edifici dello Stato. Questo studio fu da lui diretto ininterrottamente fino al 1832.
Nel 1802 lo studio si chiamava "Atelier de mosaïque établi par le gouvernement" e risiedeva nel collegio di Navarra a rue de la Montagne Sainte Geneviève; nel 1809, come "Ecole Impériale de mosaïstes", ebbe da Napoleone uno statuto; durante la restaurazione ebbe il titolo di "Manufacture royale de mosalque de Paris". Secondo lo statuto del 1809 lo studio doveva istruire 12 allievi in corsi di 6anni e dopo il terzo anno doveva fornire al governo lavori in mosaico per un valore di 12.000 franchi ogni anno (per la storia di questa scuola cfr. Projet de l'établissement d'une école de mosaique à Paris par Molinos et Legrand..., in Nouvelles Archives de l'art français..., 1874-1875, pp. 358 s.; J.Guiffrey, Notes et documents pour servire à l'histoire de la mosaïque en France, ibid., s. 3, II [1886], pp. 169-174. Dai cataloghi delle esposizioni dei prodotti dell'industria francese di stato (porcellane di Sèvres, arazzi dei Gobelins e di Beauvais, tappeti della Savonnerie di Parigi e mosaici di Parigi) si può rilevare come il B. lavorasse le tre tecniche del mosaico: quello cosiddetto fiorentino (con pietre dure a incrostazione), quello antico (tessere di marmo) e quello con tessere minutissime di smalti e marmi dipinti. Il B. lavorava principalmente mosaico di tipo fiorentino in uno stile corretto ma freddo, unito a una tecnica curata, ma era abilissimo anche nella tintura dei marmi e nel restauro.
Il B. eseguì restauri alla Malmaison: si conservano ordini di pagamento dall'anno XII della Rivoluzione (1803-1804) al 1807. Nel 1808 vi iniziò nuovi lavori che furono pagati 19.000 franchi nel 1805 e 1810. Da un acquerello esposto alla Malmaison si può pensare che mosaici (attualmente asportati e non localizzabili) ornassero le consoles del salone di musica, le sale del castello e della serra.
Un mosaico del B., già nella sala Melpomene del Louvre (attualm. in deposito nel castello di Compiègne), fu eseguito su un progetto del barone Gérard dipinto dai fratelli Franque, allievi del David: rappresenta Minerva che tiene la vittoria in una mano e guida con l'altra una quadriga, scortata dalla Pace e dall'Abbondanza; ai lati figurazioni del Nilo, del Danubio, del Po e dello Niemen; il tutto è contornato da un ricco fregio; la parte centrale, che fu esposta al Salon nel 1810, rivelava nel titolo come volesse simboleggiare Napoleone vittorioso (Frohner, 1870).Quest'opera, eseguita con le varie tecniche del mosaico, fu assai apprezzata dai contemporanei che vedevano nel mosaico la possibilità di riprodurre i quadri in modo durevole ed erano fieri che la scuola francese gareggiasse con lo studio vaticano. Sempre al Louvre, nella rotonda precedente la Galleria d'Apollo, era esposta nel secolo scorso una composizione musiva in grisaille, che, divisa in otto scomparti, rappresentava corse di carri (attualmente nei depositi del Louvre; è riprodotta, da un acquerello di Pujol, in Ch. Aulanier, Le pavillon du Roi, Paris 1958, fig. 63).
Nel 1816 fu dato incarico al B. di restaurare e trasportare l'antico mosaico rappresentante giochi del circo, scoperto nel 1805 a Lione (Lione, Museo). Il successo di questa impmsa delicata gli valse molte altre commissioni di restauro. Alle mostre dei prodotti dell'industria dal 1818 al 1832 il B. espose tra l'altro mobili di vario genere, spesso ispirati all'antichità, con incrostazioni e ritratti in mosaico (un ritratto di Luigi XVIII fu esposto alla mostra del 1819), caminetti in stile rinascimento (sono suoi probabilmente quelli nel Museo Charles X a Parigi; un caminetto era nel castello di Saint Cloud ma è andato distrutto con l'edificio).
Il nome del B. non appare più nei cataloghi dopo il 1832. Nel 1840 e 1843 indirizzava due lettere alla sua famiglia a Roma (cfr. Ponti, 1933).
Non si conosce la data della sua morte, avvenuta presumibilmente a Parigi.
Bibl.: De Clarac, Descr. des antiques du Musée Royal.Paris 1820, p. 147; Ch. Gabet, Dict. des artistes de l'Ecole franç. au XIXe siècle, Paris 1831, p. 44; W. Fröhner, Notice de la sculpture antique du Musée Nat. du Louvre, Paris s. a. [ma 1870], p. 359; Gerspach, Les mosaïques de B., in Gaz. des Beaux-Arts, XXXVII(1888), pp. 5559; A. Thiers, in La Grande Encyclopédie, VI, Paris s. d., p. 93; E. Ponti, Un mosaicista del Louvre, F. B., in Il Messaggero, 8 luglio 1933; A. P.de Mirimonde, Les dépenses d'art des impératrices Joséphine et Marie Louise, in Gazette des Beaux-Arts, s. 6, L (1957), pp. 104 s.; Ch. Aulanier, La salle des Cariatydes, Paris 1957, p. 109; Id., Le pavillon du Roi, Paris 1958, p. 91; Id., Le Musée Charles X, Paris 1961, p. 40; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 519.