BALBANI, Francesco
Figlio di Giovanni e di Gianna Cenami, nacque a Lucca il 1° luglio 1481. Frequentò la scuola fino a quattordici anni. Nel 1495, dopo la morte del padre, avvenuta nel novembre, dovette interrompere gli studi e fu avviato alla carriera mercantile. Lo zio e tutore Paolo di Francesco Balbani, sciolta la compagnia "Gio. Iova e Niccolò Bernardi e C." di cui egli stesso e il defunto Giovanni facevano parte, formò assieme a Michele Burlamacchi e al proprio figlio Niccolò Balbani una nuova compagnia per la manifattura dei panni di seta, in cui investì i danari del B. e del fratello di lui, Agostino. Il B. attese alla bottega fino al 1504, quando ne fu riformata la ragione sociale, per il distacco di Niccolò Balbani, sotto il nome unico di Michele Burlamacchi, di cui il B. e il fratello Agostino continuarono ancora ad essere soci. Da quel momento il B. ebbe l'intera responsabilità della manifattura e del commercio di seterie, e diresse l'azienda con straordinaria perizia fino al 1524, quando la società fu disciolta. La prima somma investita in comune dal B. e dal fratello in questa società era stata di 2600 ducati. Con i profitti del negozio fu costituita la dote per le sorelle, che ricevettero ciascuna 800 ducati. Agostino ritirò in più volte la somma di 2000 ducati. Con tutto ciò, allo scioglimento della società, i due fratelli, detratte tutte le spese, videro la loro parte ammontare netta a 17.000 ducati. Separatosi da Michele Burlamacchi, il B. fondò una propria manifattura, con la partecipazione del fratello Agostino, che si era stabilito da qualche anno a Lucca. Il corpo della nuova società ammontò a 15.000 ducati: 10.000 del B. e 5.000 del fratello. In quell'anno il B. acquistava dall'Uffizio delle entrate la metà di una bottega in contrada San Michele, proveniente dalla confisca dei beni del defunto Stefano di Poggio.
La rapida fortuna degli affari dei B. si fondava su una organizzazione triangolare di rapporti commerciali i cui perni erano Lucca, Lione e le Fiandre (Bruges prima, Anversa dopo il 1520). Dal 1503 al 1509 i legami con Lione e Bruges furono assicurati dalla rete commerciale dei Buonvisi, associati a Bruges con Biagio Balbani. Nel 1509 fu fondata la prima succursale a Bruges: fu la compagnia di Agostino e Turco Balbani. Nel 1515 fu messa a punto una rete autonoma di succursali: a Lione la società prendeva la ragione sociale "Michele Burlamacchi, Francesco e Agostino Balbani e C." ed era diretta da Turco di Paolo Balbani; a Bruges la società era diretta da Agostino Balbani, con cui collaboravano Stefano di Michele Burlamacchi e Giovanni di Bonaccorso Balbani, fratello di Turco. Non si sa se dopo la morte di Turco Balbani la società lionese venisse rinnovata, o se il servizio di commissionario fosse assicurato da altra società, quale, forse, quella di Domenico Berti, con cui collaborarono in questo periodo alcuni Balbani, Timoteo e Luiso. Ad Anversa, dopo la partenza di Agostino Balbani dalla direzione della società nel 1520, gli affari rimasero nelle mani dei figli di Michele Burlamacchi e di Giovanni Balbani. Nel 1525 il B. inviava presso questa succursale il proprio figlio Giovanni. In coincidenza con la divisione avvenuta a Lucca nel 1524 tra il B. e i Burlamacchi, anche la società di Anversa fu sciolta. Giovanni di Bonaccorso Balbani e Giovanni figlio del B. fondarono nel 1525 o 1526 una nuova azienda commerciale che funse da corrispondente della bottega del B. di Lucca ed ebbe vita fino al 1529. Non è possibile sapere se nel 1530 i figli del B., Giovanni e Tommaso, abbiano costituito una società indipendente o se fossero soci della nuova compagnia "Bernardino Cenami e Giovanni Balbani e C.", cui dava il nome Giovanni di Bonaccorso Balbani e di cui era socio anche Giovanni Bernardini.
A partire dall'anno 1534, quando morì il fratello e socio del B., Agostino, la società familiare vide legati assieme il B. ed i suoi figli agli eredi di questo, i quali nei primi anni furono rappresentati solo dai figli maggiori, di primo letto, Alessandro e Bernardino, cui si aggiunsero più tardi i figli di secondo letto, Turco, Biagio e Bartolomeo. Durante gli anni 1534-1537 il B. lavorò alla messa a punto di una nuova rete di filiali basata sulla collaborazione dei giovanissimi figli e nipoti. Ad Anversa, nel 1534, giunse il figlio del B. Filippo, che vi si fermò fino al 1537. Nel 1536 arrivava nelle Fiandre Bernardino di Agostino Balbani, e l'anno seguente un altro figlio del B., Matteo.
A Lione, nel 1538, era già aperta la succursale intitolata "Giovanni e Filippo Balbani e C.", la cui direzione fu dopo poco assunta dal figlio dei B. Matteo, con cui collaborarono fino al 1545 Filippo e gli eredi di Agostino Balbani, Alessandro e Bernardino.
Le fasi evolutive della rete commerciale diretta dal B. si possono così riassumere: 1° periodo (1496-1524): società indivisa col fratello Agostino, nella compagnia dei Burlamacchi. Mentre il B. risiede a Lucca, il fratello assicura la corrispondenza dall'estero e dopo il 1515 fonda una rete autonoma di filiali. 2° periodo (1524-1534): società divisa col fratello. I rapporti con Bruges e Anversa sono assicurati da altre società corrispondenti. 3° periodo (1534-1556): messa a punto di un grande consorzio familiare di società, realizzato grazie alla collaborazione dei figli e nipoti. Tra il 1534 e il 1556 questo sistema di associazioni fu più volte rinnovato, con variazioni nelle ragioni sociali delle varie società, la cui durata media era di 3 o 4 anni. Nel gennaio 1548 era creato uno di questi grandi consorzi. Vi parteciparono il B. con i figli, gli eredi di Agostino Balbani, Antonio di Pietro Balbani e Pietro Bernardini. Il corpo della compagnia fu fatto ammontare a 90.000 scudi complessivamente e fu diviso in 5 parti. A Lucca veniva investito poco più della metà del capitale: 50.000 scudi, suddivisi tra due botteghe di manifattura serica con capitale di 20.000 scudi ciascuna. La prima si intitolava "Francesco Balbani, Pietro Bernardini; e C." ed era diretta da Pietro Bernardini; la seconda era intitolata "Francesco, Alessandro Balbani e C." ed era diretta da Filippo Balbani e da Paolo Arnolfini. Alle botteghe si aggiungeva a Lucca un banco, con capitale di 10.000 scudi intitolato "Francesco Balbani e figlioli e Pietro Bernardini e C.", diretto da Giovanni, figlio del B., e da Alessandro di Agostino Balbani. A Lione era rinnovata una filiale con capitale di 20.000 scudi, sotto i nomi di "Giovanni, Filippo e Matteo Balbanì e C." e sotto la direzione di Matteo Balbani. Ad Anversa era fondata una filiale analoga, con capitale uguale a quella di Lione, con ragione sociale "Giovanni, Tommaso e Matteo Balbani e C." e diretta da Tommaso Balbani e da Turco di Agostino Balbani. Oltre che del commercio della seta il consorzio del B. si occupava di importazioni di pastello tolosano da Bordeaux ad Anversa ed era interessato alle assicurazioni marittime. A Lione partecipava ai prestiti alla corona francese. Verso il 1550 il fallimento di un mercante tedesco ad Anversa recò qualche danno a quella compagnia, ma il biografo della famiglia, Turco Balbani, che proprio in quegli anni si trovava alla direzione della ditta di Anversa, scriveva nel 1552 "tutte (le compagnie del B.) sino a qui hanno fatto bene,... e se non aranno altro danno, come si spiera, doveranno fare honesto guadagno".
Nel 1555 la rete commerciale del B. fu rinnovata, con una partecipazione più ampia degli eredi di Agostino Balbani. In questo periodo essi sostituirono nella direzione delle aziende di Lione ed Anversa i figli del B., i quali rientrarono a Lucca per alcuni anni. Il nuovo consorzio di società, fondato nel 1555, doveva avere la durata di quattro anni e fu costituito da un capitale globale di 70.000 scudi, dei quali 50.000 investiti a Lucca e solo 20.000 nelle aziende all'estero. Furono costituite come d'abitudine cinque società: due botteghe d'arte serica in Lucca con capitale di 20.000 scudi ciascuna, la prima intitolata "Francesco e Filippo Balbani e C.", diretta da Filippo, e la seconda intitolata "Francesco e Turco Balbani e C.", diretta dal figlio del B., Giovanni, da Gabriello di Bonaccorso Balbani e da Turco Balbani; un banco a Lucca con capitale di 10.000 scudi intitolato "Francesco, Giovanni e Alessandro Balbani e C.", diretto da Giovanni e da Alessandro Balbani; a Lione e ad Anversa furono aperte due società con capitale di 10.000 scudi ciascuna: quella di Lione si intitolava "Giovanni, Turco e Bartolomeo Balbani e C." ed era diretta da Bartolomeo di Agostino Balbani; quella di Anversa portava i nomi di "Giovanni, Turco, Biagio Balbani e C." ed era diretta da Biagio di Agostino Balbani.
Nel periodo 1534-1556 il B. fu il capo effettivo della casata dei Balbani. Come primogenito, era stato avviato a dirigere la sede sociale di Lucca e a porre in quella città la propria residenza, dove egli poté partecipare con continuità alle attività di governo. La splendida riuscita commerciale ne aveva fatto l'uomo più influente ed il rappresentante della famiglia nei consigli cittadini. Assieme a Martino Buonvisi a Bonaventura Michaeli, a Iacopo Arnolfini, il B. fece parte di quella ristretta aristocrazia cittadina, che, nella prima metà del secolo, andava affermando il proprio dominio su tutta la vita economica e sociale della Repubblica, prendendola nelle maglie di un ristretto numero di enormi consorzi mercantili. I tumulti politici del 1522 e del 1531-32 furono le tappe della lotta dei grossi mercanti-banchieri-industriali contro i piccoli artigiani della seta fino allora indipendenti.
Il B. iniziò la carriera politica nel 1508, all'età di 28 anni. A partire da quell'anno, egli fu chiamato a far parte, ad anni alterni e senza soluzione di continuità, del Consiglio generale della Repubblica, di cui fece parte per 24 volte dal 1508 al 1554. Nello stesso 1508 fu eletto nel Collegio bimestrale degli anziani. Ricoprì nuovamente questa carica nel 1511, 1513, 1516, 1517, 1518, 1522, 1523, 1526, 1533, 1538, 1544, 1555. Il 20 dic. 1524 fu chiamato a far parte della deputazione inviata ad incontrare lo scozzese Giovanni, duca di Albany, detto "il duca di Albania", il quale alla testa di una parte dell'esercito francese taglieggiava il contado lucchese. Il 5 sett. 1525 fu nominato nell'uffizio straordinario di sei cittadini incaricati di raccogliere un mutuo straordinario di 20.000 ducati per la Repubblica. Lo stesso anno ricoprì per la prima volta la carica di gonfaloniere di giustizia, cui fu rieletto nel 1530, nel 1535, nel 1541, 1547 e 1553. Dal 13 apr. 1526 all'aprile 1528 il B. fece parte dell'Uffizio dell'abbondanza che dovette far fronte alla carestia eccezionale di quegli anni. Nel 1528 fu eletto nell'Uffizio dei sei alle entrate. Fu successivamente tra i 18 cittadini lucchesi che il 12 ott. 1529 dovettero trattare la posizione di Lucca con l'imperatore Carlo V nei riguardi della crisi finale della Repubblica di Firenze. Nel 1530, l'anno in cui si svolse la lotta attorno agli statuti sui telai, statuti con i quali i magnati industriali e i commercianti lucchesi cercarono di ridurre il prezzo della mano d'opera dell'industria tessile e di impedire di lavorare in proprio a chi non possedeva più di un telaio, il B. riceprì la carica di gonfaloniere. Due anni dopo, durante la cosiddetta "rivolta degli straccioni", il B. non si espose troppo, infatti scarse sono le testimonianze che si riferiscono alla sua persona in tale occasione: si sa solo che quando vide il palazzo di Martino Buonvisi assediato dall'artiglieria della città, egli si rifugiò a Lione e vi soggiornò dal novembre del 1531 al marzo 1532. A Lucca tornò soltanta il 13 apr. 1532, quando la rivolta era stata domata e i magnati avevano ripreso il sopravvento.
Sul finire del 1532 fu eletto nell'Uffizio dei tre segretari, la magistratura che assicurava la polizia politica della città. Aveva già ricoperto questa carica nel 1522 (elezione del 18 dic. 1521), e la ricoprì nuovamente nel 1544 (elezione del 6 nov. 1543). Tutte e tre queste date coincisero con tumulti politici nella città: quello dei Poggi, quello degli straccioni e il tentativo di congiura di Pietro Fatinellí. Dal 20 nov. 1534 al nov. 1536 fece parte per la seconda volta dell'Uffizio dell'abbondanza. Il 19 nov. 1537 fu eletto rettore delle scuole di Lucca, carica che ricoprì per la seconda volta nel primo semestre del 1550 (elezione del 19 nov. 1549). Il 16 nov. 1540 fu nuovamente eletto all'Uffizio dei sei alle entrate. Costituitosi a Lucca l'Uffizio della religione, per sorvegliare e reprimere i movimenti ereticali che si erano manifestati nella città, e che davano occasione al Santo Uffizio e alle potenze straniere di intervenire nella politica lucchese, il B. ne fece parte nel 1551 (elezione del 2 dic. 1550).
Il 21 ott. 1550 era stato chiamato a far parte della commissione composta da Tobia Sirti, Iacopo Arnolfini, Girolamo Lucchesini, Bernardino Cenami e Martino Bernardini ed incaricata di compilare il nuovo statuto della Gabella maggiore di Lucca, che fu compiuto nel luglio 1551. Nel 1557, qualche mese dopo la morte, avvenuta il 2 ag. 1556, il B. veniva ancora sorteggiato per il Collegio degli anziani.
Aveva sposato nel 1508 Maddalena di Tommaso Mei, che gli sopravvisse fino al 1577 almeno, e da cui aveva avuto quattro figli maschi: Giovanni (1509-1579), Tommaso (n. 1515), Filippo (n. 1516) e Matteo (n. 1518), i quali assicurarono la continuità dell'azienda commerciale della famiglia dopo la morte del Balbani.
Fonti e Bibl.: Genève, Bibliothèque publique et universitaire, Libro dei dignissimi ricordi delle nostre famiglie, raccolti da V. Burlamacchi, Cronaca della famiglia Balbani, f.17-17v; Lucca, Bibl. gov., ms. 1103, G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi, Famiglia Balbani, ff.41-44, 52-55, 64, 123; Archivio di Stato di Lucca, Riformagioni, reg. 32, f. 230; reg. 34 ff.174, 289; reg. 37, f.324; reg. 39, f. 137; reg. 40, f. 121; reg. 41, f.125; reg. 44, f.136; reg. 45, f. 139; Id., Anziani al tempo della libertà, vol. 766; Lucca, Arch. notarile, Notaio Gius. Piscilla, vol. 39, ff.169, 172; G. Tommasi, Sommario della Storia di Lucca dall'anno 1004 all'anno 1700, in Arch. stor. ital., a cura di C. Minutoli, s. 1, X (1847), suppl., p. 209; Inventario del R. Archivio di Stato di Lucca,a cura di S. Bongi, II, Lucca 1876, p. 37; J. A. Goris, Etude sur les colonies marchandes méridionales (portugais, espagnols, italiens) à Anvers de 1488 à 1567. Contribution à l'histoire des débuts du capitalisme moderne, Louvain 1925, pp. 181, 253, 617, 641; M. Rosi, Cenni sulla politica lucchese durante l'assedio di Firenze. Miscellanea lucchese di studi storici e letterari in memoria di S. Bongi, Lucca 1931, pp. 213, 219; G. Carocci, La rivolta degli straccioni in Lucca, in Riv. stor. Ital., LXIII (1951), pp. 28-59; H. Lapeyre, Simon Ruiz et les asientos de Philippe II, Paris 1953, p. 32; M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del '500, Torino 1962 (ed. prov.), p. 114.