ARAJA, Francesco
Nacque a Napoli il 25 giugno 1709 da Angelo e da Anna Cataneo. Studiò con il padre e con il nonno, Pietro Aniello, entrambi buoni maestri di musica. L'A. fu un fanciullo prodigioso: una gazzetta del tempo (negli Avvisi di Francesco Ricciardo, 2 nov. 1723), in data 29 ott. 1723, informa che nella chiesa di S. Maria la Nuova aveva avuto luogo una solenne funzione inonore di S. Giuseppe "con scelta musica de, primi virtuosi di questa Capitale, avendo per la prima volta comparso, a meraviglia ed applauso di tutti, da Maestro di Cappella, Francesco Araja, d'età d'anni 14". Cominciò a comporre presto per il teatro: Lo matremmonejo pe' vennetta (Napoli 1729), Berenice (Pratolino, Villa de, Medici, 1730), Ciro riconosciuto (Roma, teatro Aliberto delle Dame, carnevale 1731), S. Andrea Corsini, oratorio a 4 voci (Roma, Palazzo apostolico del Quirinale, 14 febbr. 1731 e rieseguito anche al Seminario Romano), Cleomene (Roma, teatro Aliberto delle Dame, 2 giugno 1731, e ripetuto con successo molte volte, contrariamente a quanto ne scriveva il Metastasio alla cantante Marianna Benti-Bulgarelli da Vienna il 23 giugno), La forza dell'amore e dell'odio (Milano, Teatro ducale, gennaio 1734) e Lucio Vero (Venezia, teatro S. Angelo, 4 genn. 1735). A Venezia l'A. venne scritturato dal violinista napoletano Pietro Mira - incaricato dalla zarina Anna di Russia di reclutare in Italia una compagnia lirica e coreografica per il servizio di corte -, probabilmente prima o durante l'esecuzione del Lucio Vero,se sul libretto l'A. si dichiarava "maestro di cappella di Sua Maestà regnante di tutte le Russie".
Giunto a Pietroburgo alla fine del 1735 con la compagnia di Pedrillo, l'A. fu subito nominato maestro di cappella e compositore di corte, con lo stipendio di 1220 rubli all'anno, alloggio gratuito, doni e gratificazioni speciali. La prima opera che egli diede nel Teatro imperiale il 9 febbr. 1736 fu una seconda edizione de La forza dell'amore e dell'odio, che aprì la serie, sotto la sua eccellente direzione (aveva organizzato l'orchestra e curato con particolare perfezione la parte vocale), di spettacoli musicali, operistici o no, che tanto contribuirono ad educare e influenzare il gusto dei Russi. A quest'opera seguirono altre espressamente composte dall'A. per la corte: La gara dell'amore e del zelo, cantata a due voci con cori (28 apr. 1736, la cui partitura è andata perduta; resta solo il libretto alla Biblioteca dell'Accademia delle scienze a Leningrado, in italiano e russo, in italiano e tedesco, secondo l'uso dei tempo), Il finto Nino, overo La Semiramide riconosciuta, su testo del Metastasio (29 genn. 1739; per il ruolo di Semiramide, l'A. aveva chiamato la cantante Costanza Piantanida, detta la Posterla) e Artaserse, su libretto del Metastasio (29 genn. 1738; i balletti sostituirono, forse dalla prima rappresentazione di quest'opera, gli intermezzi; la partitura è perduta).
Nell'autunno del 1738, per il congedo di diversi artisti, l'A. non poté mettere in scena grandi spettacoli teatrali e la sua attività fu così limitata alla musica per la corte (cantate, pastorali, intermezzi, ecc.). Morta la zarina Anna Ioannovna il 17 ott. 1740 e giurata fedeltà al piccolo zar Giovanni VI, l'A. chiese ed ottenne il permesso di recarsi in Italia per un anno e il gran maresciallo di corte, il conte R. von Loewenwolde, lo incaricò di scritturarvi degli artisti. Gli avvenimenti sopraggiunti il 25 nov. 1741 (arresto e deposizione del piccolo zar Giovanni VI insieme con la madre, la reggente Anna Leopoldovna, e ascesa al trono di Elisabetta, figlia di Pietro il Grande) fecero ritardare il suo ritorno in Russia, ma non gli impedirono di continuare le sue ricerche di artisti italiani per il Teatro impeperiale, Nell'autunno del 1742 l'A. era di nuovo in Russia e con lui erano ritornati, non si sa se per loro desiderio o per iniziativa dell'A., il cantante L. Saletti, i violinisti G. Passerini, T. Porta e A. Vaccari, l'oboista Stazzi, il librettista G. Bonechi, il decoratore di scene G. Valeriani e il maestro del balletto A. Rinaldi con la moglie Antonina. Riprese subito le sue funzioni, l'A. si dedicò a riordinare il teatro, di cui aveva la direzione, e alla sua attività di compositore, apprezzato molto anche dalla nuova zarina Elisabetta. Per il Teatro imperiale l'A. compose: Seleuco (Mosca, 26 apr. 1744), Scipione (24 o 25 ag. 1745), per le nozze dello zarevic Pietro Fëdoroviã con Sofia Augusta Federica d'Anhalt-Zerbst (la futura Caterina II), e il balletto di quest'opera Cupidon et Psyché, Mitridate (26 apr. 1747), L'asilo della Pace, festa teatrale (26 apr. 1748), Bellerofonte (28 nov. 1750), Eudossa incoronata, o sia Teodosio II (28 apr. 1751), tutte su libretti del Bonechi. Forse è da attribuirsi all'A. anche una serenata rappresentata a Pietroburgo in questo periodo, fra il 1750 e il 1752, La corona d'Alessandro Magno, su libretto del Bonechi (che era, partito dalla Russia nel 1752), nel quale il nome del compositore non è indicato. Si sa, dei resto, che per il servizio di corte l'A. aveva composto varie cantate e un gran numero di altri componimenti musicali. Verso il 1755, l'A. ebbe l'idea di musicare un'opera in lingua russa e su libretto dei drammaturgo Alessandro Petrovié Sumarokov compose Cefal i Prokris, rappresentata con successo al teatro di corte a Pietroburgo il 27 febbr. 1755 e rimasta nel repertorio fino alla fine del secolo.
Sebbene la partitura - conservata manoscritta alla Biblioteca musicale centrale dei Teatri accademici di Leningrado - imitasse l'opera italiana, non essendo l'A. in grado di cogliere il carattere russo del libretto, (non conosceva la lingua e dovette farsi spiegare parola per parola, e ciò rese i frequenti recitativi piuttosto malriusciti), quest'opera fu considerata, tuttavia, sia per il testo, sia per la sensibile influenza della canzone popolare russa nella musica, sia per i giovani cantanti russi, formati dal continuo contatto e dalla scuola di quelli italiani, la prima opera nazionale russa. La parte del protagonista maschile fu sostenuta dal tenore ucraino Gavriil Marcinkeviã con tale risalto, perfezione e impronta personale da far credere che sua fosse l'idea di quest'opera, che l'A. avrebbe poi musicato dietro suo suggerìmento.
Il gradimento dell'iniziativa da parte della zarina valse all'A. il titolo di suo consiglìere, il dono di una preziosa pelliccia di zibellino e 500 rubli d'argento Nel 1755 l'A. compose ancora l'Amor prigioniero, un dialogo del Metastasio rappresentato il 16 giugno al teatro che il granduca Pietro aveva fatto costruire nella sua residenza di Oranienbaum, e il 18 dicembre, al Teatro imperiale di Pietroburgo, l'Alessandro nelle Indie, su libretto del Metastasio. L'arrivo di una compagnia d'opera buffa - diretta dall'impresario G. B. Locatelli - nel 1757 diminuì l'interesse per l'opera seria di cui era esponente l'A. che, dispiaciuto, non scrisse più opere teatrali da questo anno, limitandosi a composizioni occasionali per la corte e le residenze imperiali, come le due cantate Urania vaticinante (7 luglio 1757) nel giardino del palazzo d'Oranienbaum, e Junon secourable Lucine (9 dic. 1757), probabilmente a Pietroburgo. Il 17 luglio del 1758 ebbe luogo nel parco d'Oranienbaum una festa campestre offerta dalla futura Caterina al marito, il granduca Pietro, ma la musica composta dall'A., su invito di Caterina, per questa festa è andata perduta. Nell'autunno del 1759 l'A., dopo aver raccolto notevoli ricchezze e onori (dal 1750 il suo stipendio era di 2000 rubli), chiese ed ottenne un anno di licenza per ritornare in Italia e si recò a Bologna, dove aveva intenzione di ritìrarsì, ottenuto il congedo definitivo secondo le sue speranze. Ma alla morte della zarina Elisabetta (25 dic. 1761), Pietro lo richiamò in Russia per le feste dell'incoronazione. Lusíngato, l'A. fece subito ritorno ad Oranienbaum. Al suo arrivo non v'è dubbio che egli riprese, sia pure temporaneamente, la sua carica di maestro di cappella alla quale era subentrato il compositore tedesco Hermann Friedrich Raupach, che Pietro III, però, pochi giorni appena dopo l'ínizio del suo regno, congedava.
L'A. si occupò dei concerti che settimanalmente venivano organizzati da Pietro III, e, secondo alcuni storici, lo zar lo avrebbe incaricato di comporre un'opera che, per la improvvisa deposizione (28 giugno 1762) e morte per assassinio (7 luglio) dello zar, l'A. non poté scrivere. Egli preferì allora lasciare il suo posto al pistoiese Vincenzo Manfredini, e abbandonata definitivamente la Russia, ricco e celebre, si ritirò a Bologna, dove visse insegnando a numerosi allievi, spesso da lui anche beneficati.
La data della sua morte è ignota, ma forse può collocarsi verso il 1770, e ignoto è anche il luogo: per alcuni storici sembra sia Bologna, per altri (Florimo, Eitner, Mooser) più attendibilmente Napoli.
Compositore di buona scuola, l'A. non si scostò tuttavia dagli schemi tradizionali dell'opera seria nella prima metà del Settecento e da una musica gradevolmente maestosa, quale si addiceva appunto alle varie cerimonie di corte. Il suo principale merito è quello di aver per primo fatto conoscere l'opera seria italiana in Russia (con il balletto e la scenografia) e di avervi diffuso il gusto musicale italiano. Storicamente importante è anche il suo contributo alla formazione in Pietroburgo di un teatro permanente, sul modello delle altre corti straniere, a capo del quale si avvicendarono, dopo di lui, altri compositori italiani quasi ininterrottamente fino ai primi dell'Ottocento, mantenendo deciso e duraturo il prestigio della musica italiana. Né va dimenticato l'impulso che l'A. diede, con la sua opera Cefal i Prokris,alla nascita dell'opera musicale russa. L'A. fu assecondato e agevolato, durante i suoi ventiquattro anni di servizio alla corte russa, dapprima dalla zarina Anna Ioannovna che lo aveva chiamato a Pietroburgo (dove la prima scuola di musica fu da lei voluta il 10 genn. 1740),e poi dalla zarina Elisabetta, con il consenso della quale furono istituiti nel 1748i concertì di musica italiana, inglese e olandese a pagamento (un rublo; sembra, però, che questa iniziativa fosse dovuta ad uno dei violinisti della compagnia dell'A., Giuseppe Passerini). Quanto alla numerosissima produzione musicale dell'A., essa è, in massima parte, perduta; restano alcune partiture delle opere sopra citate, e tutte manoscritte, alla Biblioteca musicale centrale dei Teatri accademici di Leningrado. Un'aria soltanto dell'A. fu introdotta nel "pasticcio"Orpheus,rappresentato a Londra nel marzo dei 1736 con musiche di L. Leo e N. Porpora, e stampata in The favourite songs in the opera call'd Orpheus..., printed for I. Walsh, London [1736] (Londra, British Museum e Bologna, Biblioteca del Conservatorio). Altre opere e composizioni varie che furono attribuite all'A. da storici russi - e in special modo da I. Nosov - senza valida documentazione, sono da ritenersi false e il Mooser ne ha dato la lista completa. Controversa sembra essere anche la prima opera dell'A. rappresentata in Russia, La forza dell'amore e dell'odio, che alcuni dicono eseguita nel 1737e con il titolo Abiazare (da uno dei personaggi principali), forse sulla base delle osservazioni di G. Paisiello fatte ad Agostino Gervasi su alcuni musicisti napoletani (il manoscritto è conservato a Napoli, Biblioteca dei Filippini) che indicava appunto come prima opera dell'A. in Russia quest'ultima. Anche La Cimotoe dal Mooser indicata come una cantata scritta, ed eseguita a Napoli nel 1732 o 1733,per le nozze del principe d'Avellino con la duchessa di Maddaloni, secondo il Florimo sarebbe stata l'ultima opera ("dramma lirico") composta dall'A., forse a Bologna (un esemplare conservato nell'Archivio dell'Abbazia di Montecassino).
Fonti e Bibl.: Napoli, Archivio della Parrocchia di S. Marco a Palazzo, Registro XI nati 1709, fol. 134 t.; J. von Stänlin, Nachrichten von der Musik in Russland..., Leipzig 1734, par. 27, 30, 31, 32, 33, 35, 38, 40, 57; G. B. G. Grossi, I corifei della Scuola di Napoli, Napoli 1820, p. 217; C. A. De Rosa marchese di Villarosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840, p. 5; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, I, Napoli 1880, pp. 68, 76; II, ibid. 1882, p. 188; IV, ibid. 1881, p. VIIIe nota; F. Piovano, A propos d'une recente biographie de Léonard Léo, in Sammelbände der Internationalen Musikwissenschaft, VIII(1906), pp. 75 s.; U. Prota-Giurleo, Musicisti napoletani in Russia nel '700, Napoli 1923, pp. 6-9; E. Dagnino, L'Archivio Musicale di Montecassino, in Casinensia, Montecassino 1929, p. 288; Al. Mooser Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIII siècle, I, Des origines à la mort de Pierre III (1762), Genève 1948, pp. 121-131 e passim; E. Lo Gatto, Storia del teatro russo, Firenze 1952, pp. 51-53; T. Livanova, Russkoja muzikal'naja kultura XVIII veka v ee svjaziach s literaturoi, teatrom i bytom [La cultura musicale russa del sec. XVIII nei suoi rapporti con la letteratura, il teatro e la vita], I, Mosca 1952, pp. 75-79 e passim; R.Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, pp. 182 s. e X, p. 401; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, p. 187; Encicl. dello Spettacolo, I, coll. 775 s.; The British Union-Catalogue of early Music Printed before the year 1801, II, London 1957, p. 746; Dizionario Ricordi della Musica e dei Musicisti, Milano 1959, p. 49.